ARCIMBOLDI, Giovanni
Nobile milanese, oriundo parmigiano, figlio di Niccolò giureconsulto, e giureconsulto esso stesso, fu consigliere segreto del duca Galeazzo Maria Sforza, per incarico del quale andò ambasciatore ai Medici, a Venezia, in Francia, all'imperatore e alla corte papale. Rimasto vedovo di Briseide, dalla quale ebbe il figlio Alvise, abbracciò la carriera ecclesiastica; e nel 1468 fu da papa Paolo II destinato alla sede vescovile di Novara. In tale qualità fu di nuovo ai servigi del duca di Milano; nel 1473, essendo a Roma ambasciatore dello Sforza, per premura del duca fu da papa Sisto IV insignito del cardinalato. Sennonché poco appresso (non si sa il motivo) scontentò il suo signore; e quando questi il 26 dicembre 1476 perì vittima della nota congiura, la sua casa fu dal popolo messa a sacco. Nel 1483 fu preposto al governo della provincia dell'Umbria e nel 1484 promosso all'arcivescovado di Milano, il quale ministero non gli impedì di assolvere altri incarichi politici presso l'Imperatore, presso gli Ungheresi e presso i Boemi, che riconciliò con la S. Sede. Quale arcivescovo arricchì la chiesa milanese di beni e di ottimi provvedimenti, commendatario del cenobio di S. Ambrogio Maggiore pose rimedio alla corruzione, che tra quei monaci si era insinuata. Ma forse l'ambiente politico milanese non gli era benevolo e dopo tre o quattro anni rinunciò all'arcivescovado e alla commenda e si ritirò a Roma, dove morì nel 1491. Fu tumulato in S. Agostino senza alcuna iscrizione: un'epigrafe invece si legge nella Metropolitana di Milano.
Lasciò più scritti quasi tutti inediti: Statuta plebis Gaudiani (anno 1469; Statuta Ripariae Sancti Julii, 1473, 1482; Statuta pro Cleri reformatione; De ponderibus, mensuris et monetis; Homiliae; Orationes. Interessante una sua relazione di una suntuosa festa data in Roma il 3 febbraio 1473 dal celebre cardinale Pietro Riario, relazione pubblicata dal Ghinzoni (Arch. Stor. Lombardo, XX, 962). Si conoscono più lettere a lui dirette dal cardinale Ammannati vescovo di Pavia, da Matteo Bosso canonico lateranense (Epistolae, Bologna 1493, n. 9), da Francesco Filelfo, da Pietro Martire d'Anghiera, ecc.
Bibl.: F. Argelati, Bibliotheca Scriptorum Mediolanensium, I, ii, 1745, coll. 127-8; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, 1914, pp. 17, 188, 205.