SCOPOLI, Giovanni Antonio
– Nacque a Cavalese in Val di Fiemme da una famiglia di giuristi e funzionari vescovili e vi fu battezzato il 15 giugno 1723. Il padre Francesco Antonio era dottore in diritto, luogotenente e commissario militare del principe vescovo di Trento; la madre, Claudia Caterina dei Gramola, era figlia di Antonio Gramola patrizio tridentino.
Degli studi primari sappiamo soltanto che acquisì in patria i primi rudimenti della lingua latina. Proseguì la sua istruzione presso il ginnasio di Trento, poi in quello di Hall in Tirolo. Nel 1741 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Innsbruck dove ebbe come insegnanti Girolamo Leopoldo Bacchettoni, Friedrich Peyer e Karl Philipp Gesner. Laureatosi a Innsbruck nel 1743 con una tesi intitolata Dissertatio de diaeta litteratorum, tornò in val di Fiemme per svolgervi la pratica medica nel nosocomio locale. Successivamente esercitò per alcuni anni presso l’ospedale di Trento sotto la guida di Domenico Zucchelli e a Venezia sotto la guida di Lotario Giuseppe Lotti.
Nel dedicarsi all’esplorazione botanica delle montagne tra la val di Fiemme e la val d’Adige, avvertì il bisogno di aggiornare i propri strumenti tassonomici. Intorno al 1745 effettuò un viaggio a Venezia allo scopo di visitare l’orto botanico di Leonardo Sesler. In tale occasione si servì dei sistemi classificatori di Joseph Pitton de Tournefort e John Ray; ma perfezionò anche la conoscenza della tassonomia linneana della quale diventò poi un convinto sostenitore. Nel febbraio del 1749 sposò Albina de’ Miorini, figlia del presidente della Magnifica Comunità di Fiemme, legandosi così a una delle famiglie più influenti della valle. La protezione di Pietro Borsieri, protomedico di Trento e fratello del famoso Giambattista, gli fornì l’occasione di accompagnare il principe vescovo Leopoldo Ernesto di Firmian dapprima a Graz, poi a Seckau. Dai contatti avuti durante quel viaggio scaturì l’opportunità di un soggiorno di due anni in Stiria. Ciò gli consentì di preparare l’esame di abilitazione alla pratica medica che gli avrebbe permesso di esercitare la professione in tutti i territori austriaci. Nel 1753, a Vienna, Scopoli sostenne l’esame finale di fronte a una commissione presieduta da Gerhard van Swieten che ne sostenne la carriera successiva. In quello stesso anno pubblicò a Trento la dissertazione De affectibus animi dedicata a Leopoldo Ernesto di Firmian.
Nel 1754 nuove prospettive di carriera lo indussero a lasciare la Val di Fiemme. Nelle speranze di Scopoli, la nomina a medico di fabbrica a Idria, centro minerario della Carniola (oggi Idrija in Slovenia), avrebbe dovuto rappresentare un primo passo verso mansioni di crescente prestigio nell’amministrazione asburgica. Tale incarico si rivelò invece assai gravoso, scarsamente remunerativo e troppo prolungato per le ambizioni di uno studioso non più giovanissimo. Alle difficoltà quotidiane, rese più penose dalla lontananza dai centri scientifici maggiori, si aggiunsero gravissimi lutti familiari. Nonostante ciò, egli visse a Idria per almeno quattordici anni, un periodo durante il quale poté trarre sollievo morale dalle frequenti escursioni botaniche e da occasionali soggiorni a Vienna. Un secondo matrimonio, nel 1758, con Caterina von Franchenfeld di Lubiana, risollevò le sorti della sua vita privata.
I primi risultati scientifici di rilievo vennero alla luce con la pubblicazione della Flora carniolica (Vienna 1760) in cui adottò la nomenclatura linneana, seguita da una dissertazione chimico-mineralogica intitolata De Hydrargyro Idriensi (Lipsia 1760, Venezia 1761, Jena e Lipsia 1771, trad. tedesca Monaco 1786) in cui espose i risultati degli studi sul mercurio e sul vetriolo di Idria, nonché sulle malattie dei minatori. Per arricchire il quadro di quella che appare come una ricognizione storico-naturale dell’intera regione pubblicò la Entomologia carniolica (Vienna 1763). Una serie di pubblicazioni minori a carattere agronomico mostrano quanto la sua attenzione fosse rivolta anche al miglioramento delle tecniche produttive in agricoltura, coltivazione dei boschi e apicoltura. I meriti scientifici accumulati in anni di faticose e minuziose ricerche gli valsero il passaggio, nel 1763, alla cattedra di metallurgia e chimica di Idria. L’originalità delle pubblicazioni lo impose all’attenzione dei naturalisti di tutta Europa. Tra questi spicca il nome di Carlo Linneo, con il quale Scopoli ebbe un significativo scambio epistolare che durò dal 1760 al 1773.
La notorietà internazionale fu senz’altro uno dei fattori che gli permisero di lasciare Idria. Dopo aver rifiutato, nel 1766, la proposta di sostituire il famoso mineralogista Johann Gottlob Lehmann all’Accademia delle scienze di San Pietroburgo, nel 1769 accettò l’offerta di succedere a Nikolaus Joseph von Jacquin alla cattedra di mineralogia e metallurgia all’Accademia mineraria di Schemnitz (oggi Banská Štiavnica in Slovacchia). L’incarico appariva finalmente adeguato alle sue aspettative, ma ulteriori, dolorose vicende familiari tra cui la morte della seconda moglie ne misero a dura prova il carattere. Nonostante ciò, sul piano scientifico gli anni Settanta furono i più fecondi della sua carriera. Riuscì infatti a pubblicare un’impressionante serie di opere: Dissertationes ad scientiam naturalem pertinens (Praga 1772), Principia mineralogiae systematice et praticae (Praga 1772, Pragae 1776; trad. it. Venezia 1778), la seconda edizione, assai ampliata, della Flora carniolica (Lipsia 1772), Crystallographia hungarica (Praga 1776), Introductio ad historiam naturalem (Praga 1777).
A Schemnitz sposò Carolina di Freyenam, appartenente alla nobiltà ungherese, un matrimonio dal quale, il 2 agosto 1774, nacque il figlio Giovanni che ebbe una brillante carriera come prefetto del Regno italico.
Dopo aver tentato di approdare all’Università di Vienna, nel 1776 accettò la cattedra di botanica e chimica all’Università di Pavia. Presso l’Ateneo pavese creò l’orto botanico, il laboratorio di chimica e mineralogia, la collezione malacologica e zoologica. Compì numerosi viaggi naturalistici in Lombardia dedicandosi poi alla descrizione e raffigurazione dei reperti. Il frutto più cospicuo degli studi condotti nel periodo pavese è costituito dalle Deliciae florae et faunae insubricae (Pavia 1786-1788). La Pars I dell’opera contiene però un grave errore di identificazione che ne offuscò il valore complessivo (Elementi di chimica e di farmacia, 1786, p. 46 e Tab. XX). Si adoperò per riattivare le miniere di ferro della val Cavargna e, con l’insegnamento, contribuì alla rinascita della storia naturale in Lombardia negli anni successivi alla riforma teresiana.
Le sue qualità di didatta trovano conferma nel numero e nella qualità dei naturalisti che avviò alla ricerca; tra di essi Luigi Valentino Brugnatelli, Giovanni Maironi Da Ponte, Giovanni Martinenghi e Giovanni Serafino Volta. Tuttavia, neppure la fase finale della sua carriera fu esente da amarezze. I gravi dissidi personali e professionali che lo opposero a Lazzaro Spallanzani sfociarono in una feroce requisitoria di quest’ultimo (L. Spallanzani, Lettere tre di un professore..., 1788; Id., Lettere due del dottor Francesco Lombardini..., 1788) che rese pubblici gli errori di Scopoli compromettendone la reputazione scientifica. Si deve però sottolineare che, in ambito botanico e chimico-mineralogico, la sua opera continuò a godere della stima dei colleghi.
Morì a Pavia l’8 maggio 1788.
Opere. Methodus plantarum enumerandis stirpibus, Vindobonae 1754; Annus I. Historico-naturalis, Lipsiae 1769; Annus II. Historico-naturalis, Lipsiae 1769; Annus III. Historico-naturalis, Lipsiae 1769; Einleitung zur Kenntnis und Gebrauch de Fossilien, Riga-Mietau 1769; Annus IV. Historico-naturalis, Lipsiae 1770; Abhandlung vom Kohlenbrennen, s.l. 1771; Annus V. Historico-naturalis, Lipsiae 1772; Fundamenta chemiae, Pragae 1777, poi Papiae 1778; Fundamenta botanica, Papiae 1783, poi Venezia 1802; Elementi di chimica e di farmacia, Pavia 1786, poi 1790; Abhandung von den Bienen und ihrer Pflege, Wien-Leipzig 1787; Anfangsgründe der Metallurgie, Mannheim 1789; Dissertatio de diaeta litteratorum, Milano 1991 (trad. it. di D. Magnino).
Fonti e Bibl.: Il nucleo principale dell’epistolario inedito è conservato presso la Biblioteca civica di Verona, Carteggi, b. 691. Carteggio edito: Lettere inedite di Carlo Linneo a G.A. S., a cura di G. De Cobelli, Rovereto 1889; Alcune lettere inedite dirette a G.A. S., a cura di G. De Cobelli, Rovereto 1895. Altre parti edite del carteggio sono indicizzate in C. Viola, Epistolari italiani del Settecento, Verona 2004, pp. 530 s.; L. Spallanzani, Lettere due del dottor Francesco Lombardini bolognese al sig. dottore G.A. S., Zoopoli [ma Modena] 1788; Id., Lettere tre di un professore di storia naturale al chiarissimo signore G.A. S., Zoopoli [ma Modena] 1788.
G. Maironi Da Ponte, Elogio storico del Sig. G.A. S., Bergamo 1811; F. Ambrosi, Flora del Tirolo meridionale, Padova 1854, pp. 261 s.; P.A. Saccardo, Della storia e letteratura della flora veneta, Milano 1869, pp. 52 s.; W. Voss, Della vita e degli scritti di G.A. S., Rovereto 1884; J. Mihalovits, Die Entstehung der Bergakademie in Selmecbánya (Schemnitz), Sopron 1938, passim; Discipline e maestri dell’ateneo pavese, Milano 1961, ad ind.; J. Rostand, Lazzaro Spallanzani, Torino 1963, pp. 177-179; B. Bugyi, G.A. S., professor der chemie und botanik, in Pagine di storia della medicina, XIV (1970), pp. 35-43; O. Guglia, G.A. S. (1723-1788). Ein Gelehrtenleben au der Zeit Maria Theresias, in G.A. Scopoli, Flora carniolica, t. I, Graz 1972, pp. III-XXXIII; M. Ferrari, G.A. S. nell’anno 250° dalla nascita, in Natura alpina, 1973, vol. 24, pp. 283-303; P. Nicolao, G.A. S. nel 250° della nascita, Trento 1973; Scienziati del Settecento, a cura di M.L. Altieri Biagi - B. Basile, Milano-Napoli 1983, passim; La vita di Belsazar Hacquet ed il suo viaggio a vela sulla Sava da Lubiana a Semlin. Autobiografia di Joannes Antonius Scopoli a cura di G. Pilleri - D. Music, Waldau-Bern 1984, pp. 221 s.; A. Soldano, Nomenclator scopolianus, in Atti dell’Istituto botanico dell’Università di Pavia, s. 7, 1986, vol. 7, pp. 7-17; C. Violani - C. Giordano, G.A. S., 1723-1788, Como 1988; F. Abbri, Tradizioni chimiche e meccanismi di difesa: G.A. S. e la ‘chimie nouvelle’, in Archivio di storia della cultura, IV (1991), pp. 75-92; C. Violani, G.A. S., 1723-1788, dalla «Diaeta litteratorum» alle «Deliciae», in G.A. Scopoli, Dissertatio de diaeta litteratorum, Milano 1991, pp. 75-136; E. Vaccari, Giovanni Arduino (1714-1795), Firenze 1993, pp. 290 s.; A. Soldano, Appunti inediti sulle ricerche botaniche in Lombardia, in Natura. Rivista di scienze naturali, LXXXVI (1996), pp. 55-60; Fabio Barbagli - Fausto Barbagli - C. Violani, S., Linnaeus, and the wallcreeper Tichodroma muraria, in Bulletin of the British ornithologists Club, 1997, vol. 117, pp. 145-150; E. Vaccari, Giovanni Arduino e la mineralogia chimica svedese del Settecento, in Scienza, tecnica e ‘pubblico bene’ nell’opera di Giovanni Arduino (1714-1795), a cura di E. Curi, Verona 1999, pp. 43-45; A. Visconti, Il ruolo delle scienze in Lombardia nell’età delle grandi riforme, in Giuseppe Toaldo e il suo tempo, a cura di L. Pigatto, Padova 2000, pp. 611-623; M. Siviero, G.A. S.: corrispondenze e disegni inediti, tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, a.a. 2001-02; A. Bassetti, G.A. S., un uomo, uno scienziato, in UCT, 2002, n. 315, pp. 41-46; P. Mazzarello, Costantinopoli 1786: la congiura e la beffa, Torino 2004, pp. 264-300; Figure dell’invisibilità, a cura di M.T. Monti - M. Ratcliff, Firenze 2004, passim; M. Siviero - C. Violani, Drawings for an exacting author, in Archives of natural history, 2006, vol. 33, pp. 214-231 (in partic. pp. 221 s.); Linnaeus in Italy. The spread of a revolution in science, a cura di M. Beretta - A. Tosi, Sagamore Beach 2007, passim; M. Ciardi, Reazioni tricolori, Milano 2010, pp. 36 s.