RUSCONI (Ruscone), Giovanni Antonio
RUSCONI (Ruscone), Giovanni Antonio. – Nacque a Venezia intorno al 1500-05 (Cellauro, 2004, p. 228) da Giorgio, stampatore milanese di origini ticinesi ivi operante dal 1500, e da Elisabetta Baffo, i quali ebbero anche tre figlie e un altro figlio, Giovan Francesco; questi, alla morte del padre, nel 1522, proseguì con il fratello l’impresa, stampando a loro nome venti titoli di soggetto sacro e profano; dal 1525 alla chiusura, nel 1527, diresse la stamperia in contrada S. Moisè (Cellauro, 2004, pp. 223 s., 226). L’ambiente editoriale restò centrale negli interessi dei Rusconi, avendo una sorella di Giovanni Antonio sposato lo stampatore e miniatore Nicolò Garanta, oriundo bresciano come il marito di un’altra sorella, Alessandro Paganini, titolare di una rinomata stamperia. In tale contesto il futuro architetto apprese l’incisione.
In relazione con Niccolò Tartaglia (Cadorin, 1858, pp. 14 s.), docente di matematica euclidea dal 1536 alla Scuola dei Ss. Giovanni e Paolo, questi accennò all’ingegnoso discepolo in una lettera a Girolamo Cardano del 7 agosto 1539 edita nel primo volume di Quesiti et inventioni diverse (Tartaglia, 1546); i quesiti decimo e undecimo del secondo libro dell’edizione del 1554 sono di «Zanantonio di Rusconi pittor et architettor» (Tartaglia, 1554).
Restando ignota un’attività pittorica, si riscontra invece dagli anni Quaranta quella di «inzegnero» idraulico. Il 6 ottobre 1544 il Senato veneto concesse a Rusconi la privativa per 30 anni di un «modo particolare di far mulini» (Cadorin, 1858, p. 15); dell’ottobre 1545 è una perizia sull’insabbiamento dell’Adige (Piasentini, 1978-1979, pp. 74-79).
Prendeva corpo all’epoca il progetto di traduzione e illustrazione del trattato di Vitruvio.
Nei primi anni Cinquanta l’editore Gabriele Giolito ne promuoveva la propaganda. La traduzione «cum figuris factam» è compresa nel privilegio fiorentino del duca Cosimo I stampato nelle Trasformationi di Ovidio del 1553, le cui vignette, «tra le migliori del Rinascimento italiano», si devono a Rusconi (Guthmüller, 1983, p. 771). Una réclame è persino fra i versi dolciani di Filemone e Bauci (Le trasformationi..., 1553, p. 185). L’uscita veneziana, nel 1556, del Vitruvio di monsignor Daniele Barbaro, con la consulenza e le illustrazioni di Andrea Palladio, consigliò di abbandonare l’impresa, mancando una simile «base filologico-architettonica», nonostante l’eccezionale corredo di circa 300 rami, incisi anche per dei commentari del testo vitruviano (Bedon, 1996, pp. XVII s.). Tuttavia, le 160 figure selezionate nel 1590 per la pubblicazione postuma composero un pregnante prontuario visuale dell’arte del costruire, accompagnato da un testo redazionale.
Sempre ai primi anni Cinquanta datano occasionali illustrazioni di tema vitruviano. Per un saggio di Giovanni Antonio Sicco (1553, p. 489) Rusconi eseguì la tavola in sezione prospettica degli ambienti delle terme romane. Disegnò sei tavole per la traduzione dei Commentari di Cesare stampata nel 1554 da Giolito; di quella del ponte sul Reno fu sottolineata l’aderenza al testo, per la «piena intelligenza» da parte di Rusconi «dell’opra di Vittruvio, che alcuna cosa simile descrive nel quinto e nel decimo libro (la quale opra da lui a comune utilità tradotta tosto si darà in luce)» (Baldelli, 1554).
Alla piena maturità risalgono le prime notizie dell’attività di architetto, segnata dal sodalizio con Palladio. Fra il 1553 e il 1554 parteciparono entrambi al concorso per la Scala d’oro di Palazzo Ducale, vinto nel 1555 da Michele Sanmicheli con Jacopo Sansovino (Lorenzi, 1868, doc. 615). Il 19 luglio 1561, a Padova, Rusconi sovrintese al contratto fra Alvise Grimani e il capomastro Stefano Franzacurta per la rifusione palaziale di un coacervo edilizio al Prato della Valle, ma una vertenza avrebbe rinviato di vent’anni l’esecuzione su progetto altrui (Piasentini, 1978-1979, pp. 105-109). Interpellato nel 1562 con Galeazzo Alessi e Palladio dal pubblico Consiglio di Brescia in merito al palazzo della Loggia in costruzione, per pareri sulla stabilità generale, sullo scalone e sulla sala al piano nobile, il 18 luglio Rusconi firmò una relazione col collega vicentino (Zamboni, 1778, pp. 137-139).
Un primo incarico pubblico seguì all’iniziativa presa dal Consiglio dei dieci il 31 marzo 1563 di nuove carceri accanto al Palazzo Ducale. Secondo uno dei «due modelli» chiestigli, dopo il 14 luglio iniziarono i lavori; il 27 agosto si pagarono «al fedel nostro Zuan Antonio Rusconi protho» 74 ducati, una lira e cinque soldi per le spese sostenute nel demolire buona parte della casa da trasformare «di là dal rio di Palazzo» (Lorenzi, 1868, docc. 669, 674, 677). Qualche anno dopo la morte, nel 1560, di Cristoforo Sabbadino, proto dell’Ufficio delle acque, l’«inzegnere» ne assunse il ruolo vacante. Del 1° maggio 1564 è una «deposition» sulle condizioni degli argini del Piave danneggiati dalle piogge (Svalduz, 2004, p. 263).
Nel 1564 per la Compagnia degli Accesi curò gli allestimenti fra maggio e giugno in onore del nuovo ammesso Francesco Maria II della Rovere.
Celebre lo spettacolo del «Teatro del Mondo», natante su un’immensa conchiglia, «dipinto tutto a marmore bianco, co’ freggi d’oro, pieno di pitture nobilissime e maravigliose, con cento nicchi allo intorno; in cadauno de’ quali vi era in piedi una gentildonna [...]. Il quale theatro era tirato o rimurchiato da due galere, e condotto per il Canale Grande, sino al ponte di Rivo alto, e d’indi se ne ritornava poi a San Marco, là dove si era dipartite, per desimbarcare le gentildonne: conducendole poi nella sala Grande del Conseglio» (Malespini, 1609, cc. 110v-111r). All’evento si collega l’incarico ottenuto da Palladio con «la mediazione di Rusconi» di un teatro ligneo all’antica per gli Accesi (Foscari, 1979, p. 75).
Tra le informazioni chieste dall’imperatore Massimiliano II, in cerca di un progettista per il castello di Neugebäude, l’8 gennaio 1569 l’ambasciatore viennese riferì su Rusconi di aver avuto notizia di molti ed «egregi» edifici eretti in Ancona, a Pesaro, a Ravenna e altrove (Bedon, 1996, p. XVI). Contemporaneo è il progetto del cenotafio a dittico marmoreo dei dogi Lorenzo e Girolamo Priuli, che il figlio del secondo, il 19 gennaio 1569, ottenne dai padri di S. Salvatore di poter erigere in chiesa; nel 1575 gli fu preferita dai procuratori di S. Marco una riduttiva soluzione elaborata da Alessandro Vittoria, ma alla fine dell’anno i Priuli ripristinarono l’originario programma (Da Mosto, 1966).
Dal 1570-71 Rusconi portò avanti i lavori del palazzo Grimani sul Canal Grande, intrapreso da Sanmicheli nel 1556, e inaugurato nel 1576 (Gallo, 1960, p. 157). Proseguendo l’attività peritale, nel novembre 1571 valutò questioni confinarie fra le località di Scalve e Berno, in area bergamasco-bresciana (p. 157). Progettò il casino per il Lido di Venezia chiestogli ai primi del 1573 da Daniele Pisani, e compiuto nel 1575 col contributo di Palladio (Chiappini di Sorio, 1988). Con la peste del 1576, tra gli architetti che elaborarono proposte per la chiesa del Redentore prima della soluzione palladiana della Giudecca, ne propose una nel sito della chiesa della Croce (Temanza, 1762, p. LXIII).
Incaricato con Palladio del restauro del Palazzo Ducale dopo l’incendio del 1574 (lavori durante i quali strinse amicizia con il Tintoretto), per quello più grave del dicembre 1577, cinque mesi dopo la fine dei lavori, Rusconi partecipò al consulto con un’autonoma perizia del 1° febbraio 1578, cui venne preferita quella del vicentino (Lorenzi, 1868, doc. 856; Bedon, 1996, p. XV).
Progettato nel 1577 il pavimento marmoreo del salone dell’Albergo nella Scuola Grande di S. Rocco, grazie ai buoni uffici del Tintoretto (Bedon, 1996, p. XVI), il 1° luglio 1578 Rusconi stilò la «scritura» che impegnava il tagliapietre Cesare Franco e lo scultore Girolamo Campagna per l’edicola tetrastila dell’altare del Sacramento in S. Zulian (Mason Rinaldi, 1975-1976, pp. 453 s.), progetto pagatogli 10 ducati il 24 di quel mese (Sapienza, 2013, p. 81). Per la parrocchiale di S. Silvestro nel sestiere di S. Paolo disegnò in periodo imprecisato lo scomparso altare della Croce, «de’ mercatanti dal vino» (Sansovino, 1581).
Ammalato da qualche anno, Rusconi morì nel novembre del 1578.
Fonti e Bibl.: N. Tartaglia, Quesiti et inventioni diverse, Venetia 1546, c. 126v; G.A. Sicco, De balneis compendium, ex Hippocrate et Galeno, in De balneis omnia quae extant apud Graecos, Latinos, et Arabas, Venetiis 1553, pp. 489-498; Le trasformationi di M. Lodovico Dolce, Venetia 1553; F. Baldelli, I commentari di C. Giulio Cesare, Venezia 1554, prefazione e spiegazioni delle tavole, Nel quarto libro della guerra francese a c. CXXXIII, p. n.n.; N. Tartaglia, Quesiti et inventioni diverse de Nicolo Tartaglia, di novo restampati con una gionta al sesto libro, Venetia 1554, cc. 34r-35r; F. Sansovino, Venezia città nobilissima et singolare, Venezia 1581, p. 65; Della architettura di G.A. R., con centosessanta figure dissegnate dal medesimo secondo i precetti di Vitruvio, e con chiarezza e brevità dichiarate, libri dieci. Al serenissimo sig. duca d’Urbino, Venetia 1590; C. Malespini, Ducento novelle, Venetia 1609, cc. 110v-115r, Novella XLI. Apparato sontuosissimo della Compagnia della Calza...; I dieci libri d’architettura di G.A. R. secondo i precetti di Vetruvio, novamente ristampati et accresciuti della prattica degl’horologi solari, Venetia 1660; T. Temanza, Vita di Andrea Palladio vicentino egregio architetto, Venezia 1762, pp. LVII, LXIII; B. Zamboni, Memorie intorno alle pubbliche fabbriche più insigni della città di Brescia, Brescia 1778, pp. 69 s., 75, e doc. III, pp. 137-139; G. Cadorin, Pareri di XV architetti e notizie storiche intorno al Palazzo Ducale di Venezia, Venezia 1858, pp. 14-32; G. Lorenzi, Monumenti per servire alla storia del Palazzo Ducale di Venezia, ovvero serie di atti pubblici dal 1253 al 1797 che variamente lo riguardano... Parte I dal 1253 al 1600, Venezia 1868, pp. 287 s. doc. 615, 313-314 doc. 669, 318 doc. 674, 320 doc. 677, 433-438 doc. 856.
R. Gallo, Michele Sanmicheli a Venezia, in Michele Sanmicheli. Studi raccolti dall’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona per la celebrazione del IV centenario della morte, Verona 1960, pp. 97-160; A. Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, Milano 1966, p. 328; S. Mason Rinaldi, La cappella del SS. Sacramento in San Zulian, in Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CXXXIV (1975-1976), pp. 439-456; M. Piasentini, Un architetto dimenticato del secolo XVI: Giovanantonio R., tesi di laurea, Istituto universitario di Architettura di Venezia, a.a. 1978-1979, relatori A. Foscari - L. Puppi; A. Foscari, Ricerche sugli «Accesi» e su «questo benedetto theatro» costruito da Palladio in Venezia nel 1565, in Notizie da Palazzo Albani, VIII (1979), 1, pp. 68-82; B. Guthmüller, Nota su G.A. R. illustratore delle ‘Trasformazioni’ del Dolce, in Umanesimo e Rinascimento a Firenze e Venezia. Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, III, 2, Firenze 1983, pp. 771-779; I. Chiappini di Sorio, Palladio e la «Vigna» Pisani del Lido, in Notizie da Palazzo Albani, XVII (1988), 2, pp. 49-54; A. Bedon, G.A. R.: illustratore di Vitruvio, artista, ingegnere, architetto, in Della architettura di G.A. R. (1590), Verona-Vicenza 1996, pp. IX-XXI; L. Cellauro, La biblioteca di un architetto del Rinascimento: la raccolta di libri di G.A. R., in Arte veneta, LVIII (2001 [2003]), pp. 224-237; Id., La famiglia dell’architetto G.A. R.: un ambiente di stampatori nella Venezia del Cinquecento, in Venezia Cinquecento, XIV (2004 [2005]), pp. 223-237; E. Svalduz, Al servizio del magistrato. I proti alle acque nel corso del primo secolo d’attività, in «Architetto sia l’ingegniero che discorre». Ingegneri, architetti e proti nell’età della Repubblica, a cura di G. Mazzi - S. Zaggia, Venezia 2004, pp. 233-268; G. Capriotti, Mito, magia e iconografia. I sortilegi di Medea nelle stampe di G.A. R. per le ‘Trasformationi’ di Lodovico Dolce, in Il capitale culturale, VII (2013), pp. 33-56; V. Sapienza, Leonardo Corona et la chapelle du Saint Sacrement de l’église San Zulian à Venise: mécanismes de commande et signification d’une «oeuvre chorale», in ArtItalies, 2013, n. 19, pp. 73-82.