ROCCA, Giovanni Antonio
– Nacque a Reggio Emilia il 31 ottobre 1607 dal conte Ercole e da Laura Ruffini.
Rimasto orfano di padre nel 1610, lo zio materno Flaminio, personaggio in vista della comunità, possidente, benefattore, mecenate divenne la principale figura di riferimento della famiglia.
Dopo i primi studi in patria, Giovanni Antonio fu inviato a Parma (1624-27) per completare l’istruzione nel Collegio dei nobili, istituito da Ranuccio Farnese nel 1601 e diretto dai gesuiti dal 1604 e, sempre a Parma, frequentò le lezioni della gesuitica scuola di S. Rocco, importantissimo centro di studio delle matematiche nei primi decenni del secolo. Gli anni del soggiorno parmense furono certo cruciali nell’esperienza formativa di Rocca, ma non è possibile documentare la scoperta di una inclinazione per le matematiche. La tesi di laurea, unico suo testo pubblicato (Theses philosophicae ex Academia Parmensis Soc. Iesu a Io. Antonio Roccha regiensi Collegii Nobilium Parmae Convictore Publice Defendendae ad Ser. Principem Alfonsum Estense, Parmae 1627), dà conto solo di un curriculum nel solco della Ratio gesuitica. A S. Rocco seguì le lezioni di matematica di Mario Bettini ma, all’inizio degli anni Quaranta, ebbe modo di rivendicare per via epistolare la sua formazione da autodidatta allorché quel padre gesuita pretese di annoverarlo, con lode, tra i suoi discepoli (Apiaria universae philosophiae mathematicae, Introduzione, Bologna 1642, pp. n.n.).
Nel 1627 tornò a Reggio dove passò il resto della sua breve esistenza. Scarna di notizie la biografia privata: una vita appartata in una città di provincia, l’onerosa gestione dei beni della famiglia materna, il matrimonio con Laura di Giulio Zanelletti nel 1644, un solo figlio giunto all’età adulta, Apollinare, l’impegno per accasare l’unica sorella con Carlo Toschi, sono le poche notizie riferite nella Vita, scritta da un discendente, Gaetano Rocca, sulla base di documenti di famiglia oggi sfortunatamente irreperibili. Pochi anche gli impegni pubblici di cui si abbia notizia: una missione nel contado per ordine della congregazione di Sanità in occasione dell’epidemia di peste del 1630, un paio di viaggi nel ducato (1649, 1652) per conto della Corte, per dirimere controversie amministrative e per pareri tecnici in materia di controllo delle acque. Nel 1650 si fece il suo nome per un incarico di insegnamento matematico a Bologna, ma gli stessi proponenti dubitavano che Rocca avrebbe accettato (Gualandi, 2009, p. 83). Giovanni Guasco lo dice affiliato, almeno a partire dal 1650, all’Accademia reggiana degli Elevati.
Assai copiosa è la corrispondenza superstite pubblicata nel 1785 e in grado di offrire materiale per la ricostruzione di una intensa vita intellettuale all’insegna di competenze scientifiche singolarmente ampie per un cultore non professionista. Tra gli interessi di Rocca un posto di rilievo ebbe la geometria. Esperto dell’algebra, per lo più trascurata dalla ricerca geometrica italiana del tempo – aveva studiato Cristoforo Clavio e François Viète, tra gli altri – fu in grado di comprendere e apprezzare prima di molti la novità rappresentata dalla Géometrie cartesiana (Leyde 1637), fondata proprio sul calcolo algebrico. Come attesta l’intensa e abbondante corrispondenza, negli anni Trenta e Quaranta fu costante punto di riferimento per Bonaventura Cavalieri negli studi preparatori della sua Geometria indivisilibus continuorum nova quadam ratione promota (Bononiae 1635), ma anche in seguito il gesuato lo consultò frequentemente, con umiltà, incondizionata fiducia e grande stima, per pareri, conferme o soluzioni di problemi specifici.
Lettore aggiornato, teorico e sperimentatore, attento valutatore di novità scientifiche, pur non avendo mai pubblicato i risultati delle sue speculazioni, dall’ampiezza e dal tono della corrispondenza, così come da attestati presenti in diverse opere di matematica del suo tempo (Cavalieri, Mario Bettini, Carlo Rinaldini), emerge la generale considerazione di cui godeva per le sue capacità di matematico, mentre molti si rivolgevano a lui per consiglio e aiuto nella soluzione di difficili quesiti.
Accanto alla matematica molto vivo fu in Rocca anche l’interesse per la fisica e l’astronomia. Conobbe e discusse le opere di Nicolò Copernico e di Keplero; nei tardi anni Quaranta – ormai lontano dalle posizioni di scuola sul tema discusse ancora nelle Theses del 1627 – sostenne la teoria del vuoto e ragionò in forma epistolare con il padre Giovanni Battista Riccioli sui dati di osservazione della cometa del 1653.
La corrispondenza di Rocca è di grande interesse, in generale, per la storia della scienza in Italia nella prima metà del Seicento. Vi sono testimoniate e discusse le innovazioni speculative e sperimentali, la circolazione e il possesso di libri e strumenti, la rete delle conoscenze e l’intensità degli scambi tra studiosi italiani ed europei. Ma, soprattutto, Rocca, forse anche per merito di un carattere curioso e disponibile, può essere considerato un ponte tra due dei più importanti – e tradizionalmente antagonisti in letteratura – settori scientifici della penisola: la ‘scuola galileiana’ alla quale era vicino per forma mentis (Cavalieri, Evangelista Torricelli, Giovan Battista Baliani ecc.) e la ‘scuola gesuitica’ alla quale si era formato e con i principali esponenti della quale mantenne per tutta le vita legami molto intensi e spesso amichevoli (Bettini, Wilhelm Weilhamer, Paolo Casati e Riccioli, tra gli altri).
Precocemente afflitto dalla gotta e da parziale cecità, morì a Reggio Emilia il 22 novembre 1656 e fu tumulato nella chiesa di S. Prospero dove ancora si trova una lapide commemorativa.
Un cratere della Luna è dedicato al suo nome.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Reggio Emilia, Atti di stato civile, Vacchette dei battesimi dal 1605 al 1608; Archivio di Stato di Parma, Istruzione pubblica farnesiana, Collegium nobilium parmensis nomenclatura universalis. Tertium decennium ab anno 1620 ad annum 1630, b. 9, f. 29; Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, G.A. Rocca, Theses philosophicae ex Academia Parmensis Soc. Iesu a Io. Antonio Roccha regiensi Collegii Nobilium Parmae Convictore Publice Defendendae ad Ser. Principem Alfonsum Estense, Parmae 1627; Reggio Emilia, Archivio diocesano, Registro dei morti, Parrocchia di S. Prospero 1626-1689.
C. Rinaldini, Ars analytica mathematum in tres partes distributa […] pars prima, Firenze 1665, p. 433; P. Mengoli, Anno, Bologna 1673, p. 263; G. Guasco, Storia litteraria del principio, e progresso dell’Accademia di belle lettere in Reggio, Reggio Emilia 1711, pp. 344 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, p. 280; IV, 1783, pp. 357-365; V, 1784, p. 270; VI, 1786, pp. 173 s., 200; G.A. Rocca, Lettere d’uomini Illustri del secolo XVII a Giannantonio R. filosofo, e matematico reggiano con alcune del Rocca ai medesimi, Modena 1785; G. Rocca, Vita del matematico G.A. R., Modena 1785; A. Favaro, Amici e corrispondenti di Galileo Galilei, XIX, Gianantonio R., in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere e arti, LXVI (1906-1907), parte II, pp. 142-167; C. Costantini, Baliani e i gesuiti: annotazioni in margine alla corrispondenza del Baliani con Gio Luigi Confalonieri e Orazio Grassi, Firenze 1969, ad ind.; Storia d’Italia Einaudi, Annali 3, Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento ad oggi, Torino 1980, ad ind.; L. Pepe, Note sulla diffusione della Geometrie di Descartes in Italia nel secolo XVII, in Bollettino di storia delle scienze matematiche, II (1982), 2, pp. 249-288; Bonaventura Cavalieri. Carteggio, a cura di G. Baroncelli, Firenze 1987, passim; U. Baldini, Legem impone subactis. Studi su filosofia e scienza dei gesuiti in Italia 1540-1632, Roma 1992, ad ind.; M. Bucciantini, Valeriano Magni e la discussione sul vuoto in Italia, in Giornale critico della filosofia italiana, s. 6, LXXIII (1994), pp. 73-91; V. Gavagna, Il carteggio Casati (1642-1695), in Bollettino di storia delle scienze matematiche, XVIII (1998-1999), pp. 3-157; Ead., I gesuiti e la polemica sul vuoto, in Gesuiti e università in Europa, a cura di G.P. Brizzi - R. Greci, Bologna 2002, pp. 331 s., 334 s.; U. Baldini, L’insegnamento fisico-matematico nella scuola di S. Rocco, 1600-1768: verso una ricognizione dei materiali didattici, in Annali di storia delle università italiane, 2005, n. 9, pp. 65-89, passim; A. Gualandi, Teorie delle comete. Da Galileo a Newton, Milano 2009, ad ind.; C. Travisonni, A proposito di alcuni frontespizi di tesi del Collegio dei Nobili di Parma, in Ricerche di s/confine, 2011, vol. 2, p. 149.