LEONI, Giovanni Antonio
Nacque tra il 1588 e il 1590 da Marco Antonio, probabilmente a Padova, essendo menzionato come "Antonius Aleonio quondam Marci Antonii, nobilis Paduani prope ecclesiae Sancti Filippi", in calce alla copia di una deposizione notarile, stesa a Roma il 5 genn. 1635. Nello stesso documento il L. attesta di conoscere da trent'anni il musicista ferrarese F. Nicoletti e di essere stato suo allievo in giovane età: l'incontro potrebbe verosimilmente risalire ai primi anni del soggiorno romano di Nicoletti (post 1603), avvenuto in seguito alla devoluzione di Ferrara alla Chiesa.
Intorno al 1617 - a detta del suo stesso maestro - il L. era già un impareggiabile violinista e nel 1625 inseriva un mottetto a due voci, Domine, Dominus noster, nell'antologia romana Sacri affetti contesti… da diversi eccellentissimi autori, raccolti da Francesco Sammaruco…: qui, accanto ai prestigiosi nomi di C. Monteverdi, G. Frescobaldi, G. Allegri e A. Grandi, ritorna lo stesso Nicoletti, il quale, tra i fedelissimi allievi, contava anche Pietro Paolo Sammaruco, probabile congiunto del curatore della raccolta.
Alla morte di Nicoletti, il L. gli subentrò nel posto di maestro di cappella presso la chiesa di S. Maria di Loreto alla Colonna Traiana, dove si faceva "la musica nei giorni di festa e ne' sabbati la sera per cantare la Salve Regina" (Morelli, pp. 145 s.). Alcuni documenti di pagamento indicano che l'incarico fu mantenuto dal L. fino al 1° febbr. 1640. L'attività successiva del L. si svolse sotto la protezione del cardinale G.B. Pallotta, protettore della nazione marchigiana: nel 1638, grazie alla sua mediazione, l'Arciconfraternita dei Piceni aveva eretto una propria chiesa per dare degna cornice alla miracolosa immagine della Vergine della Casa di Loreto e il 10 dicembre di ogni anno si teneva una solenne processione con apparati e musica. Il L. prestò servizio per il sodalizio marchigiano, certamente tra gennaio e Natale 1648, mentre nel 1652 dedicò al suo protettore la raccolta di Sonate di violino a voce sola… Libro primo opera terza, stampata a Roma nel 1652, per i tipi di Vitale Mascardi, la prima raccolta a stampa che si conosca interamente dedicata a lavori per violino solista e basso continuo.
Nella dedica al Pallotta, il L. sottolinea la protezione data dal cardinale alla musica tanto da offrire "la Venerabile Chiesa della Lauretana Vergine, come un sacro Parnaso, ove innumerabil volte trà l'anno si ragunano à far devota pompa […], hor con dolcissimi concerti delle divine lodi, hor con armoniose sinfonie" (Sartori, p. 415). Le sonate per violino solo, verosimilmente eseguite dallo stesso compositore, erano quindi destinate a trovare spazio entro le celebrazioni della chiesa lauretana. Anche se la raccolta del 1652 porta l'indicazione di "opera terza", non si conoscono precedenti lavori a stampa; peraltro il L. dichiara di essere ricorso alla pubblicazione per sottrarre le sue sonate sia agli inevitabili errori dei copisti sia all'appropriazione indebita di paternità da parte di colleghi e imitatori.
L'impiego professionale in qualità di violinista è dimostrato dall'appartenenza alla Congregazione dei musici di S. Cecilia, associazione romana che riuniva i migliori compositori ed esecutori di musica, e alla quale il L. risulta aggregato fin dai primissimi documenti del sodalizio (12 ott. 1657). Due anni più tardi, con il cardinale Pallotta in veste di protettore, fu nominato "guardiano degli strumentisti", incombenza che lasciò l'anno seguente per diventare consigliere, e poi riprese nel 1658 e ancora nel 1662. In questi quattro anni il L. è registrato negli stati delle anime della parrocchia romana di S. Stefano in Piscinula. Nel 1661 risulta tuttavia di stanza a Brescia, mentre la moglie, Lucia De Carolis, si trovava ad Amelia, in Umbria. L'attività in seno alla Congregazione terminò nel 1666, anno che segna anche la conclusione del protettorato del cardinale. A partire dal 1667, il maestro, oramai anziano e infermo, ricevette un assegno di sussistenza, rinnovato poi nel 1669. Nel marzo 1670 il L. ricorse alla mediazione della Congregazione per rivendicare una pensione di anzianità sulla chiesa di S. Martino di Marzano e ancora ad agosto compaiono tra i documenti della Confraternita le sue firme autografe.
La morte del L. è da fissare anteriormente al 6 luglio 1671, data in cui fu redatto un verbale in cui si fa riferimento a un quadro devozionale della Vergine, lascito testamentario del L. (Giazotto, p. 367).
Le sonate del L., solo recentemente oggetto di attenzione, da parte sia dei musicologi sia degli esecutori (incisione per la casa discografica Tactus, TC 591290), costituiscono un episodio significativo entro il repertorio romano per violino ben prima dell'affermazione di A. Corelli. La stretta adesione delle sonate alla destinazione liturgica si riflette nell'organizzazione della raccolta, scandita in base ai toni ecclesiastici. Stilisticamente simili, nelle 31 sonate per violino e basso continuo (ma dovevano essere 32, dato che la numerazione salta la n. 18) convivono linguaggi ereditati dalla tradizione modale e più aggiornati modelli di impianto tonale, avvertibili soprattutto nelle cadenze conclusive. Le sonate (lunghe all'incirca un centinaio di battute) si presentano in un unico movimento, scandito - tranne alcune eccezioni - in tre sezioni evidenziate dal cambio del metro (binario-ternario-binario), che tuttavia non determina significative cesure. La linea solistica, a cui è estranea l'esuberanza virtuosistica di D. Castello, M. Uccellini e altri violinisti coevi, si snoda privilegiando il procedimento dell'autoimitazione, dove il discorso musicale è ideato a partire da un'idea melodica che viene variata e trasposta, lasciando al basso continuo un ruolo sostanzialmente di accompagnamento, solo in poche occasioni richiamato dal violino nello scambio contrappuntistico.
Fonti e Bibl.: Memorie istoriche della miracolosa immagine di s. Maria delle Grazie esistente in Roma nella v. Chiesa, detta già S. Salvatore in Lauro ed ora S. Maria di Loreto della nazione picena, raccolte da Gio. Mario Crescimbeni maceratese, Roma 1716, passim; C. Sartori, Bibl. della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952, pp. 414-416; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Accademia nazionale di S. Cecilia, Roma 1970, I, p. 135 e passim; W. Apel, Studien über die frühe Violinmusik, in Archiv für Musikwissenschaft, XXXIII (1976), pp. 233-237; XXXIV (1977), pp. 133-135; W.S. Newman, The sonata in the Baroque era, New York 1983, pp. 44, 48, 154 s.; E. McCrickard, The Roman repertory for violin before the time of Corelli, in Early Music, XVIII (1990), pp. 563-573 (con l'ed. della Sonata prima); G.M. Fiorentino, Preliminari per l'analisi delle"Sonate di violino a voce sola" di G.A. L. (post 1590-1670), in Rass. veneta di studi musicali, VII-VIII (1991-92), pp. 107-119; Id., G.A. L.: nuove acquisizioni biografiche, in Recercare, VI (1994), pp. 193-202; A. Morelli, F. Nicoletti (ca. 1555-1634) compositore ferrarese: profilo biografico alla luce di nuovi documenti, in Musica franca. Essays in honor of F.A. D'Accone, a cura di I. Alm - A. McLamore - C. Reardon, Stuyvesant, NY, 1996, pp. 139-150; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 836; R. Eitner, Quellen- Lexikon der Musiker, VI, p. 140; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 372; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, p. 564; Die Musik in Geschichte und Gegenwart (ed. 2003), Personenteil, X, coll. 1611 s.