GARZONI, Giovanni Antonio
, Giovanni Antonio. Figlio di Stefano e di Anastasia Buzzi, nacque nel 1537 a Viggiù (Varese).
La sua presenza a Caprarola è documentata a partire dal 1564, quando nel Consiglio comunale del 30 novembre un "mastro Giovanni Antonio", con la sola qualifica di scalpellino, venne proposto come supervisore alla divisione dei nuovi terreni che erano stati acquisiti a favore delle famiglie caprolatte a seguito del primo abbassamento di livello delle acque, appena realizzato nel lago di Vico su progetto di Giacomo Barozzi da Vignola. Il G. compare tra le maestranze del cantiere del palazzo Farnese di Caprarola il 4 ag. 1566, menzionato come "mastro Giovanni Antonio milanese" e con la qualifica di "capo mastro di scarpello nella fabrica del cardinale a Caprarola", quando fu eletto perito di parte, insieme con lo scalpellino viterbese Paolo Cacciavino, per valutare il lavoro eseguito dagli scalpellini Nuto di Bernardo fiorentino e Domenico ronciglionese per la nuova fontana pubblica di Ronciglione (Archivio di Stato di Viterbo, Notarile Acquapendente, 96/I…)
Realizzata in bronzo e in pietra, su disegno di Antonio Gentile, nella parte inferiore la fontana presenta in bassorilievo sia gli stemmi del ducato di Castro e del Comune di Ronciglione sia quelli dei fratelli cardinali Alessandro Farnese e Ranuccio Farnese; quest'ultimo era deceduto nel 1565, evidentemente poco dopo che la stessa opera era stata commissionata e iniziata.
Che il G., non ancora architetto, lavorasse nel cantiere del palazzo Farnese sotto la guida del Barozzi è confermato da un contratto del 9 febbr. 1571, con cui la Comunità di Caprarola appaltò lo sterramento della via della Valle, che si sarebbe dovuta eseguire proprio secondo le indicazioni date dal Vignola e dal G., scalpellino. Di quest'ultimo soltanto a partire dal 29 luglio 1570 negli atti notarili di Caprarola si precisano anche il cognome e il luogo di provenienza, permettendo così di identificarlo con l'architetto che, dopo la morte del Vignola, nel luglio del 1573, continuò a seguire i lavori di Caprarola per il cardinale Alessandro Farnese.
Risultano del tutto infondate le ipotesi di identificare il G. con i contemporanei architetti G.A. Dosio e G.A. Ghetti. Anche nella redazione delle misure del palazzo Farnese di Caprarola dal 30 nov. 1577 al 5 febbr. 1583 lo stesso G. risulta essere presente con la qualifica di architetto di quella rocca. Particolare non trascurabile è l'attività in quel cantiere di molti altri scalpellini lombardi, quasi tutti provenienti da Viggiù, coordinati dal G. che, in qualità di capomastro, quando era ancora alle dipendenze del Vignola, era in grado di eseguirne fedelmente i disegni. Questa fu la principale ragione per cui il cardinale Farnese, di fronte a molti autorevoli e raccomandati architetti, preferì nominare proprio il G. come suo architetto nella fabbrica di Caprarola.
Iniziatosi a costruire nel 1570 il muro di cinta per il barco pentagonale di Caprarola sulla strada verso Roma, soltanto il 15 ott. 1573 fu stipulato il contratto per continuare e completare l'edificio del casino di caccia, proprio sulla collina del barco che domina un laghetto con isoletta artificiale, "secondo il disegno fatto da Gioanantonio scarpellino". L'edificio fu poi completato per la visita di papa Gregorio XIII dell'11 sett. 1578.
Vicino alla chiesa di S. Rocco, al termine del rettifilo vignolesco che dal basso sale verso il palazzo Farnese e taglia in due l'antico abitato di Caprarola, fin dal 1573 Mattia Gherardi, mastro delle poste pontificie, e il figlio Marcello acquistarono alcuni immobili per edificarvi un palazzo, poi monastero e oggi residenza comunale, i cui lavori, se non progettati, forse furono seguiti e diretti dal G., dato che alcune volte nel 1574 fu presente o agì nell'interesse di quei committenti.
Anche a Vetralla, sottoposta al governo del cardinale Alessandro Farnese fin dal tempo di Paolo III, il 22 nov. 1574 fu appaltata la fabbrica dell'acquedotto che si doveva costruire dalla fonte di Setano alla porta del prato di Giacobono, non lontano dalla chiesa di S. Antonio, seguendo in questo lavoro il disegno fornito dall'architetto Garzoni. Il successivo 29 novembre la stessa Comunità di Vetralla affidò allo scalpellino Ludovico di Lorenzo Parenti da Cortona, abitante in Viterbo, tutto il lavoro di concio con il nenfro di Barbarano Romano per la costruzione della nuova porta a capo dell'abitato. Oltre a riferirsi al disegno fornito dal G., dichiarato architetto del cardinale Farnese, si precisò l'esecuzione, nel frontespizio, dello stemma semplice con il regno e le chiavi della S. Sede e delle insegne del cardinale governatore e della Comunità di Vetralla, come sarebbero state stabilite dallo stesso architetto insieme con le lettere dell'iscrizione (Archivio di Stato di Viterbo, Notarile Vetralla, 104/bis…). Spostata e ricostruita nel 1834-35, la porta fu distrutta durante la seconda guerra mondiale.
A Caprarola, tra il dicembre del 1574 e il giugno del 1575, il G. conciò il pietrame servito per la fabbrica di una nuova osteria ma non si sa se utilizzò propri disegni, essendo andato disperso, prima del 1813, il volume contenente tutti i contratti della Comunità degli anni 1573-91. Nel 1577, sempre per conto della Comunità, si lavorava alla nuova porta di Caprarola verso Roma, per la quale il G. potrebbe aver fornito o utilizzato un suo disegno, molto simile a quello già eseguito per la porta di Vetralla. Purtroppo anche la porta di Caprarola, terminata nel 1578 per la visita di Gregorio XIII, fu demolita nel 1849. Si ritiene che negli anni 1576-77 il G. abbia diretto la sopraelevazione di un piano per ricavare un fienile sopra lo stallone dei muli posto vicino alla scala-peschiera ovata.
A Capranica il 21 maggio 1578, dovendosi procedere alla stima delle opere di scalpello impiegate nella facciata anteriore della chiesa della Madonna del Piano che, poco fuori dall'abitato, fin dal 1559 si stava realizzando su disegni del Vignola, il G. fu nominato perito dall'esecutore, lo scalpellino fiorentino Giovanni di Michelangelo.
Tra il 1579 e il 1583 fu data una nuova sistemazione alla strada della valle secondo un progetto del G., probabilmente per consentire la creazione del barchetto dietro il palazzo Farnese di Caprarola, includendo all'interno del muro di cinta alcune proprietà private, che furono perciò acquisite dallo stesso cardinale Farnese tra il 1583 e il 1584. Anche il casino del Piacere, all'interno del barchetto, probabilmente fu progettato dal G. con un'altana al centro (poi sbassata) come si vede in un dipinto, all'interno della loggia inferiore dello stesso edificio e databile intorno al 1586. L'antistante fontana del bicchiere, con le rampe e la catena dei delfini, ben diversa dalla prima sistemazione delineata dal G. secondo il menzionato dipinto, va invece attribuita a Giacomo Del Duca, che risulta essere al servizio del cardinale Farnese dopo il 29 giugno 1584.
Su disegni del G. tra il 1579 e il 1590 tramite lo scavo di nuove gallerie furono realizzati ulteriori abbassamenti di livello delle acque del lago di Vico con l'acquisizione di nuove terre da coltivare.
Tra il 1580 e il 1587 il cardinale Farnese fece restaurare e ampliare il palazzo abbaziale di Poggio Mirteto, chiamandovi a progettare e dirigere i lavori il G., al quale si deve attribuire anche il disegno per la porta di Poggio Mirteto che, realizzata nel 1577, conduce al medesimo palazzo. Prima del 15 ott. 1580 il G. eseguì una pianta sulla controversa confinazione tra la Comunità di Sutri e quella di Ronciglione, procedendo poi all'apposizione dei relativi termini il 23 e 25 sett. 1581. Poco prima del 24 maggio 1581 il G. si recò nella cittadina di Montefiascone, allora sotto il governo del cardinale Farnese, per fornire un modello, in base al quale si intendeva completare la costruzione ottagonale del duomo di S. Margherita.
Nel libro delle misure, tra il 1581 e il 1583, è documentata la costruzione dello stallone grande di Caprarola, terminato però soltanto nel 1585; non si hanno invece i cottimi con i muratori impresari e gli scalpellini che prepararono i conci lapidei. Non si esclude l'attribuzione del progetto al G. dal momento che il grande portale d'ingresso sulla testata principale risulta essere messo in opera già il 5 febbr. 1583, cioè oltre 17 mesi prima dell'arrivo di Giacomo Del Duca a Caprarola. Tra il 1583 e il 1586 la Comunità di Caprarola, per alcune opere di fortificazioni, potrebbe essersi servita del G. poiché venne pagato genericamente per più disegni da lui forniti.
Nel 1584 a Vetralla è di nuovo documentata l'attività del G., che predispose il disegno per un monastero di monache che si voleva fondare ex novo. Dallo stesso anno e fino al 1586, si costruì un nuovo ospedale, tuttora esistente in Vetralla, secondo la pianta fornita dal Garzoni. Nel novembre del 1584 il G. fu mandato a Nepi dal cardinale Farnese per dare un disegno per S. Tolomeo.
Nel 1586 la grande scala-peschiera ovata, antistante il palazzo Farnese di Caprarola e già realizzata al tempo del Vignola, fu sicuramente modificata e ampliata per rendere più agevole la salita alla sovrastante terrazza, trasformata da rettangolare in trapezoidale. Questa nuova sistemazione, con il riempimento della peschiera, potrebbe essere stata progettata dallo stesso G., ma completata molto più tardi, tra il 1609 e 1618.
Nel 1587 il G. era a Viterbo, dove fu pagato per la pianta e un disegno serviti al completamento di quel palazzo comunale. Nel febbraio del 1588, a seguito della minaccia di crollo del palazzo del governatore di Capranica, veniva richiesta anche la presenza del G., che però non poté intervenire trovandosi fuori da Caprarola.
A seguito dell'ordine impartito dal cardinale Alessandro Farnese con lettera da Roma dell'11 marzo 1588, il successivo 1° aprile nella rocca di Capodimonte fu stipulato il contratto di appalto coi muratori per la costruzione di una nuova grande chiesa sull'isola Bisentina, secondo il disegno predisposto proprio dal G., ovvero quello che anche altri architetti avrebbero poi potuto ulteriormente delineare. Altro riferimento allo stesso disegno fornito dal G. è nel contratto del successivo 30 aprile, quando, sempre nella rocca di Capodimonte, gli scalpellini Marzio di Mariano Chiaroli da Viterbo e il fiorentino Giuliano di Leonardo Luchesino si impegnarono a lavorare tutti i conci per la fabbrica della medesima nuova chiesa sull'isola Bisentina, i cui lavori furono terminati soltanto intorno al 1603, per cura del cardinale Odoardo Farnese.
Come architetto ducale il G., proprio a Capodimonte, tra il 9 e il 15 maggio 1590 preparò di proprio pugno anche i capitoli allegati a due distinti contratti per la riparazione del molino di ponte Sodo e dell'osteria presso il ponte dell'Abbadia, nei territori di Canino e Montalto di Castro.
Nel testamento del 26 sett. 1590, dettato a Roma nella casa che aveva nel rione di S. Eustachio, il G. si dichiara architetto in Roma alle Botteghe Oscure e dispone di farsi seppellire nella chiesa del Gesù; evidentemente soltanto dopo la morte del cardinale Farnese aveva deciso di trasferirsi da Caprarola a Roma, dove morì poco prima del febbraio 1591, poiché risulta defunto già nel codicillo testamentario di Martino Longhi il Vecchio da Viggiù del 23 marzo 1591.
Dal matrimonio con Caterina Crivelli il G. aveva avuto cinque figli: nel 1562 Giovanni Stefano; il 22 febbr. 1569 Angela (sposatasi nel 1588 con Stefano Longhi); il 23 ag. 1573 i gemelli Flaminio (sposatosi poi con Martina Longhi) e Marta (sposatasi nel 1591 con Angelo de Angelis da Castel Sant'Elia) e per ultimo nel 1581 Gerolamo. Di essi soltanto il maggiore Giovanni Stefano intraprese nel 1592 la stessa attività del padre; nel 1594 rilevò anche la pianta del lago di Vico; sposatosi nel 1595 con Aurelia Petti, morì nel 1596 e nel 1597 nacque postuma una figlia di nome Anastasia.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Viterbo, Notarile Acquapendente, 96/I, Horatius Astreus quondam Adriani ser Julij ab Aquipendio (1565-69), volante infra 95 s., 107 s.; Ibid., Notarile Vetralla, 104/bis, Laurentius Cattaneus Vetralle (1572-74), 365-368, 371 s.; A. Scriattoli, Vetralla, Vetralla 1971, pp. 221 s., 251 s., 257 s., 262; L.W. Partridge, Vignola and the villa Farnese at Caprarola, in The Art Bullettin, LII (1970), pp. 81-87; S. Benedetti, Sul giardino grande di Caprarola ed altre note, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, s. 16, 1970, n. 91, p. 13; Id., Giacomo Del Duca e l'architettura del Cinquecento, Roma 1972-73, pp. 260 s.; F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Inediti a Caprarola sulla prima degli "Intrichi d'Amore" del Tasso, in Biblioteca e Società, VI (1984), pp. 55-58; Id., G.A. G. da Viggiù: l'architetto dei Farnese a Caprarola dopo il Vignola, ibid., VII-VIII (1985-86), pp. 3-24; Bagnaia, Associazione amici di Bagnaia arte e storia: F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Il cardinale Giovanni Francesco Gambara e i suoi artisti - architetti, pittori e scultori - in Bagnaia (ms. 1987); F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Giacomo Barozzi da Vignola e la chiesa della Madonna del Piano a Capranica, in Arte e accademia - Ricerche studi attività '88, Viterbo 1988, p. 43; Id., Alessandro Farnese committente di architettura nella Tuscia, in Arch. stor. per le province parmensi, XLII (1990), pp. 425-437; C. Robertson, "Il gran cardinale" Alessandro Farnese, patron of the arts, New Haven-London 1992, pp. 172 s., 311-313; F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Le fonti d'archivio sui mutamenti di livello nelle acque dei laghi vulcanici di Bracciano, Vico e Bolsena…, in Bollettino di studi e ricerche della Biblioteca comunale di Bolsena, IX (1994), pp. 159-192.