FARINA, Giovanni Antonio
Nacque a Gambellara (Vicenza) l'11 genn. 1803, quintogenito di nove fratelli, da Pietro e Francesca Bellame. Venne educato dallo zio paterno, don Antonio Farina, cappellano di Locara e poi arciprete di Cereda, due paesi della diocesi di Vicenza. A quindici anni entrò nel seminario vescovile e, ancora studente di teologia, venne incaricato dal vescovo di insegnare grammatica minore e maggiore ai seminaristi. Nel 1827 fu ordinato sacerdote e, pur continuando l'insegnamento in seminario, venne nominato cappellano nella parrocchia di S. Pietro in Vicenza, che era una delle più popolose e povere della città.
Incaricato della direzione della Pia Opera di S. Dorotea, un'istituzione fondata per la sorveglianza e la formazione della gioventù femminile, decise nel 1831 di fonderla con la scuola di carità, esistente in parrocchia per l'istruzione e l'educazione cristiana delle fanciulle povere costrette all'accattonaggio, che era decaduta per l'inefficiente organizzazione. Diede vita in tal modo ad una nuova istituzione, destinata all'istruzione ed educazione delle fanciulle povere, che sotto la sua direzione divenne in breve tempo fiorente e attiva.
Convinto che la nuova scuola avesse bisogno di maestre in grado di fornire una continuità educativa con una dedizione totale e disinteressata, prese la decisione di fondare un istituto religioso che assicurasse "maestre di provata vocazione, consacrate al Signore e dedite all'educazione delle fanciulle povere" (Archivio dell'Istituto "Farina", Memorie storiche dell'istituto, 1828-1839, ms.). Nacque così nel 1836 l'istituto delle suore Maestre di S. Dorotea figlie dei Ss. Cuori, per il quale il F. scrisse le costituzioni, sollecitando e ottenendo l'approvazione governativa, vescovile e pontificia.
Successivamente la scuola fu aperta alle fanciulle cieche, sordomute, minorate psichiche. In seguito l'istituto fondato dal F. allargò il suo raggio d'azione, che dal campo dell'istruzione si dispiegò all'assistenza degli ammalati e degli anziani a domicilio, negli ospedali e nei ricoveri, nell'intento di abbracciare le forme di carità più rispondenti alle concrete necessità del tempo dal punto di vista sia religioso sia sociale.
Contemporaneamente il F. ricoprì vari incarichi nella diocesi: oltre che professore in seminario, fu canonico della cattedrale, vicedirettore dello studio teologico. direttore del liceo e della scuola femminile di Vicenza.
Nel 1850, a 47 anni, il F. venne nominato vescovo di Treviso. In quella diocesi effettuò tra il 1852 e il 1858 la visita pastorale, mentre non riuscì a realizzare il sinodo, alla cui preparazione aveva cominciato a lavorare sin dal 1852.
Egli favorì la nascita e l'istituzione nelle parrocchie di associazioni per il soccorso materiale e spirituale ai poveri, sollecitando la costituzione di una congregazione di sacerdoti per l'assistenza spirituale e sanitaria degli ammalati. Particolare cura dedicò alla catechesi dei fanciulli e degli adulti.
Per la difesa dell'ortodossia dottrinale ribadì l'importanza della formazione dei sacerdoti, che in seminario dovevano ricevere una profonda preparazione teologica e culturale e successivamente sottoporsi a un continuo aggiornamento. Particolarmente aspro fu il conflitto che lo contrappose al capitolo della cattedrale di Treviso per motivi giurisdizionali.
Nel 1860, resasi vacante la sede episcopale di Vicenza per la morte di mons. Giovanni Giuseppe Cappellari, il F. fu trasferito dietro sua richiesta alla guida della diocesi vicentina, che resse per ventotto anni fino alla morte. A Vicenza indisse nel 1863 il sinodo diocesano che non veniva celebrato dal 1689, dal quale fece promulgare costituzioni sinodali adeguate ai tempi. Tra il 1864 e il 1871 effettuò la visita pastorale a tutte le parrocchie della diocesi.
Particolare sollecitudine egli mostrò per la formazione dei futuri sacerdoti nel seminario vicentino, per il quale predispose nel 1864 un nuovo regolamento, improntato a rigorosa disciplina. Come già a Treviso, forte attenzione riservò al catechismo per i fanciulli e all'istruzione religiosa per gli adulti, favorendo il riordino delle scuole della dottrina cristiana e sottolineando il fondamentale ruolo dei genitori e la necessità della collaborazione dei laici. Egli favorì a Vicenza la nascita e la diffusione di confraternite e pie unioni, mentre rimase sostanzialmente estraneo alle iniziative di tipo sociale dei cattolici, che negli ultimi anni del suo episcopato stavano nascendo anche nel Vicentino.
Al concilio Vaticano I nel 1870 sottoscrisse con altri vescovi la richiesta di definizione del dogma dell'infallibilità pontificia, anche se non partecipò alla seduta finale, perché costretto a rientrare in diocesi a causa di gravi problemi inerenti la mensa vescovile.
In entrambe le sue esperienze episcopali, a Treviso e a Vicenza, il F. tenne ferma una unica linea di condotta, ispirata alla concezione paolina e riassunta in una sua frase: "chi resiste alle potestà della terra resiste a Dio stesso" (Lettera pastorale al clero e al popolo della diocesi di Vicenza, Treviso 1860, p. 12). Così egli si mostrò ossequiente e rispettoso verso l'Austria fino al 1866 e in seguito verso il governo italiano.
Al pensiero di s. Paolo e alla coscienza della propria missione episcopale bisogna riferirsi perciò esaminando l'azione e il magistero del F. e con essi spiegare in particolare il suo atteggiamento verso l'Austria prima del 1866, che non può essere liquidato quale austriacantismo puro e semplice, accusa ripetutamente rivoltagli dopo il 1866. Semmai è più legittimo parlare di culto dell'autorità, che lo portava a intervenire in modo inflessibile contro quanti, sacerdoti o laici, derogavano da quella che egli giudicava la retta via.
Il F. morì a Vicenza il 4 marzo 1888. È in corso la causa di canonizzazione.
Opere: Oltre a circolari e lettere pastorali, conservate negli archivi delle curie vescovili di Treviso e di Vicenza, a corsi di esercizi spirituali, a discorsi d'occasione, a regolamenti e norme per l'istituto da lui fondato, sono da ricordare: Lettera pastorale al clero ed al popolo della diocesi di Treviso, Vicenza 1851; "... sempre con voi...". Lettere del fondatore G. A. Farina alle suore, Vicenza 1978; "… dentro l'ampiezza del suo cuore". Lezioni e discorsi del fondatore mons. G. A. Farina alle sue suore, ibid. 1981.
Fonti e Bibl.: Lettere e manoscritti del F. (testi di omelie, discorsi alle suore, regolamenti ecc.), in buona parte inediti, sono conservati a Vicenza presso l'Archivio dell'Istituto "Farina". S. Rumor, G. A. F. vescovo di Vicenza. Appunti biografici, Vicenza 1888; Id., L'Istituto delle suore Maestre di S. Dorotea e il fondatore barone G. A. F. vescovo, I, ibid. 1898; II, ibid. 1903; L. Caliaro, Mons. G. A. F. vescovo di Vicenza…, Vicenza 1959; La visita pastorale di G. A. F. nella diocesi di Vicenza (1864-1871), a cura di G.A. Cisotto, Roma 1977; Il vescovo G. A. F. e il suo Istituto nell'Ottocento veneto. Atti del convegno ... Vicenza, 23-25genn. 1987, a cura di A. I. Bassani, Roma 1988; G. Sterbini, L'uomo della carità. Il servo di Dio mons. G. A. F. (1803-1888) vescovo e fondatore, Vicenza 1989; T. Goffi, Un cammino di carità ecclesiale. Mons. G. A. F., Brescia 1989; G. De Rosa, Storie di santi, Bari 1990, pp. 20 1-218; A. I. Bassani, G. A. F...., in Santità e religiosità nella diocesi di Vicenza. Vita e storia di pietà dal sec. XII al sec. XX, a cura di R. Zironda, Vicenza 1991, pp. 181 ss.; G. Zalin, Il legato Muttoni e il vescovo G. A. F., in Riv. della Diocesi di Vicenza, LXXXII (1991), pp. 560-564.