DORIA (d'Oria), Giovanni Antonio (Gianantonio)
Nacque a Desenzano del Garda (Brescia) il 27 febbr. 1717 da Francesco e Caterina Caprioli, ed ebbe come padrino di battesimo Giuseppe Bonatti, noto organaro di Desenzano.
Del padre Francesco di Egidio, anch'egli organaro, che operò prevalentemente nel Trentino, sono noti alcuni interventi di rest auro sugli organi della pieve di Riva del Garda, con l'aiuto di Alessio Rubini, nel 1720; del convento delle Grazie ad Arco, nel 1721; e della parrocchiale di Civezzano, nel 1724. A questi lavori si devono probabilmente aggiungere gli interventi sugli strumenti della parrocchiale di Lavino, nel 1737, e della parrocchiale di Mezzolombardo, nel 1738, per i quali la documentazione reperita riporta però il solo cognome "Doria". Francesco morì nell'ottobre 1758.
Il D. probabilmente si formò alla scuola del padre e del Bonatti. Sposatosi il 12 giugno 1743 con Caterina di Giovanni Gilardoni di Bogliaco, si trasferì nella cittadina della moglie, dove verosimilmente intraprese un'attività autonoma. Proprio nel 1743 operò nel Mantovano: abbiamo infatti la prima notizia della costruzione di un suo organo per la parrocchiale di Belforte (Mantova), che nel 1892 fu trasferito nella parrocchiale di Ospitaletto. Nel 1746 costruì un organo per la chiesa di Morì (Trento) e forse nello stesso periodo trasferì e ampliò l'organo della parrocchiale di Villa Lagarina. Nel 1754 c. lavorò forse a Vicenza nella chiesa di S. Corona (Rognini, p. 482). Nel 1758 restaurò l'organo di S. Marco a Rovereto e nel 1761 quelli della chiesa decanale di Cavalese - oggi nella chiesa di S. Sebastiano - e della parrocchiale di Varna (Bolzano). Ancora nel 1761 realizzò l'organo della parrocchiale di Borgo Sacco; nel 1763 eseguì un ampliamento dell'organo della chiesa arcipretale di Asola; l'anno dopo restaurò l'organo della parrocchiale di Avìo e nel 1767 quello della chiesa di Cìvezzano. Sempre in queglì anni lo vediamo attivo in diverse chiese di Verona: restaura l'organo di S. Fermo maggiore (1757), quello di S. Maria della Scala (1759 e 1768) e quello antegnatesco di S. Michele in Campagna (1763 e 1769). Nel 1769 costruì l'organo della parrocchiale di Tassullo (Trento), ancor oggi esistente, che tenne in manutenzione negli anni 1771, '72 e '78. Nel 1779 spostò l'organo della collegiata di Arco, rifacendone anche i contrabbassi. Nel 1782 si ha infine notizia di un restauro dell'organo della parrocchiale di Riva del Garda, eseguito da un non meglio specificato "Doria", da identificare probabilmente in Giovanni Antonio.
Morì a Bogliaco (comune di Gargnano, prov. di Brescia) il 22 apr. 1792.
Suo continuatore fu il figlio Giulio (che contrasse matrimonio nel 1768 a Bogliaco e risultava ancora vivente nel 1816), dei quale sono conosciuti soltanto alcuni modesti interventi di riparazione nel Trentino, sugli organi delle parrocchiali di Vigo di Tono (1794) - strumento proveniente dal castello della famiglia Thun -, di Cavedine (1804) - strumento che l'organaro stesso trasferì qui dalla chiesa di S. Maria Maddalena di Trento - e di Calavino (1807-09) - organo trasferito poi a Pelugo nel 1905. Concorse anche per i restauri dell'organo del duomo di Rovereto (c. 1797) e della collegiata di Arco (c. 1807), ma in entrambi i casi gli fu preferito l'organaro Girolamo Zavarise. Un organo "fabbricato da Doria", proveniente dalla chiesa delle salesiane di Rovereto, venne acquistato nel 1811 dalla chiesa della Madonna di Loreto della stessa città. Ai menzionati esponenti della famiglia di organari di Bogliaco va forse aggiunto un Giovanni Doria, "nipote e discepolo" di Francesco, che nel 1731 restauro l'organo della pieve di Riva del Garda.
I pochi organi pervenutici e i non molti documenti finora reperiti sono sufficienti a chiarire che il D. e i suoi familiari operarono nell'ambito degli indirizzi stilistici e costruttivi di quella che Lunelli (1956) defini "scuola gardesano-veronese", scuola che fu particolarmente sensibile agli originali apporti offerti da organari d'Oltralpe operanti in Italia, quali il fiammingo W. Hermans e lo slesiano E. Casparini, e che ebbe in Giuseppe Bonatti il principale esponente. Non sembra improprio parlare di scuola in questo caso, dato che -come si è visto - il Bonatti fu padrino del D. e dunque non è inverosìmìle pensare che mantenesse dei contatti, e fors'anche avesse delle collaborazioni, con il padre di questo, Francesco.
Gli orientamenti del D. sono messi in luce dallo strumento di Tassullo (1769), ancor oggi esistente: esso è dotato di una tastiera di 45 note (C/E-c³) e consta di un ripieno esteso fino alla XXXVI, di voce umana, dei flauti in VIII e in XII, di un cornetto I (in XII) e di un cornetto II (in XV e XVII), di un registro di tromboncini spezzato in bassi e soprani, e collocato in un armadietto a sportelli apribili a mo' di "Brustwerk", oltre ai contrabbassi, ottave e tamburo al pedale; a questo strumento lo stesso D. aggiunse un registro di tromboni bassi alla tastiera nel 1771. Le peculiarità costruttive e foniche del D. vengono evidenziate anche nel progetto, presentato intorno al 1754 ma non realizzato, per l'organo della chiesa dei carmelitani scalzi a Verona; esso prevedeva i registri di principale (bassi/soprani), ripieno fino alla XXXVI, cornetto I (2 file), cornetto II (2 file), "Flauto in XII cantabile", "Fifaro o sia Voce umana", contrabbassi "con otto ottave" al pedale, e, a richiesta dei committenti, flauto in VIII e tromboncini bassi e soprani, essendo questi ultimi - come asseriva l'organaro stesso - "l'anima, al giorno d'oggi, di un organo" (Rognini, p. 482). Pure interessante è il progetto per il restauro dell'organo di Asola (1763), che prevedeva, tra l'altro, l'"aggiongerli il registro detto la Sesquialt[eIra che sono tre registri di canne in un solo registro e serve per corpo del rip ieno, di compire il registro di tromboni che di presente è solamente di mezzo, aggiungerli il secondo organo di otto registri con suo sumiere, cadenazzadura, tastatura e tutto l'occorrente" (Lunelli, 1973).
Fonti e Bibl.: Desenzano, Parrocchiale, Libro dei battezzati (2 marzo 1717); Bogliaco, Parrocchiale, Libro dei morti (23 apr. 1792); Ibid., Librodei matrimoni (12 giugno 1743); Archivio di Stato di Brescia, Protocolli dei notai di Bogliaco (atto del 24 maggio 1759: comunicazione del dr. Clemente Lunelli); P. Guerrini, Per la storia della musica a Brescia, in Note d'arch. per la storia musicale, XI (1934), p. 7; O. Dell'Antonio, I frati minori nel Trentino, Trento 1947, p. 203; R. Lunelli, Der Orgelbau in Italien in seinen Meisterwerken vom 14. Jahrhundert bis zur Gegenwart, Mainz 1956, pp. 158 s.; M. Levri, Organari e organisti nella Pieve di Riva, in Studi trentini di scienze storiche, XXXVI (1957), pp. 196, 204; R. Lunelli, Organi trentini. Notizie storiche - Iconografia, Trento 1964, pp. 27, 31, 89 ss., 115; Id., Strumenti musicali nel Trentino, Trento 1968, pp. 94-100; O. Mischiati, La terza nel ripieno italiano, in L'Organo, VI (1968), p. 6; U. Vaglia, Il lago di Garda. Storia di una comunità lacuale, Salò 1969, II, p. 162 (che cita però Francesco Doria col cognome alterato in "Doriacano"); O. Mischiati, Bonatti, in Diz. biogr. degli Italiani, XI, Roma 1969, p. 602; M. Levri, La cappella musicale di Rovereto, Trento 1972, p. 24; Id., L'organo della collegiata di Arco, in Studi trentini di scienze storiche, LI (1972), pp. 356 s.; R. Lunelli, Studi e documenti di storia organaria veneta, Firenze 1973, pp. 182 s.; E. Podavini, Gli organi di Salò e Valle Sabbia, Bolzano 1973, p. 174; M. Levri, Appunti e documenti per una storia dell'organo barocco in Valsugana, in Studi trentini di scienze storiche, LIII (1974), pp. 414 s.; LIV (1975), pp. 49 s.; R. Fauri, Pelugo e il suo organo. Numero unico per il restauro, Trento 1976, p. 15; L. Rognini, Organi e organari a Verona, in La musica a Verona, Verona 1976, pp. 450-455, 482; Il "Bonatti" di Civezzano, Trento 1977, p. 12.