BROCCO (Brok, Brock, Procho), Giovanni Antonio
Figlio dello scultore Antonio, originario di Campione, fu attivo a Praga come scalpellino e scultore tra il 1580 circa e gli inizi del sec. XVII. In un documento del 1588, con il quale l'imperatore Rodolfo II gli concedeva 150 talleri, si dichiara che i Brocco erano al servizio della casa imperiale già da trent'anni (Köpl, 1891, p. LXXVI, doc. 8258).
Antonio, infatti, aveva cesellato la parte superiore della fontana, tuttora conservata nel giardino del castello di Praga, fusa da Tomáš Jaroš, su disegno del pittore F. Terzio, tra il 1564 e il 1568(Köpl, 1891, p. XL, doc. 8106; Herain, 1905).Nel 1569è documentato a Praga nella Città Vecchia come garante in una cerimonia di conferimento di cittadinanza; e negli anni 1574-77lavorava, con aiuti, alla fontana marmorea nel giardino del castello di Litomyšl (Boemia orientale). Non è escluso che egli sia da identificarsi con l'Antonio Brack impegnato nel 1571 in lavori di addobbo al Thiergarten di Innsbruck sotto la direzione di Giovanni Lucchese, anch'egli proveniente da Praga (von Schönherr, 1893).
Nel 1585 un Antonio Brocco lavorava a Praga per Maria Manriquez de Lara, che sin dal 1583 aveva chiesto di ricostruire una cappella nel duomo di Praga per il monumento funebre del marito Vratislav di Pernštejn, cancelliere del regno di Boemia e castellano di Litomyšl (Köpl, 1891, p. LXXVI, doc. 8223). Non si conoscono la data e il luogo dove morì Antonio, ma si è portati a credere che molti documenti nei quali compare un Antonio Brocco siano invece da riferirsi a suo figlio Giovanni Antonio, come quello del 1580 per una misurazione di terreno nella Malá Strana.
Tra gli artisti italiani che si erano stabiliti nella Malá Strana, il B. aveva una posizione importante simile a quella dell'architetto Ulrico Aostalli, del costruttore Domenico de Bossi o del pittore Giovanni Mariano de Mariani. Nel 1590 fu nominato arbitro nelle cause che riguardavano le eredità del muratore Bernardo de Alberto e del costruttore reale Giovanni Maria Aostalli; in ambedue i casi funse da arbitro insieme con il de Mariani e Ulrico Aostalli (con quest'ultimo era evidentemente in amicizia: infatti nel 1591 fu testimone per la nascita del figliastro dell'Aostalli, nel 1597 testimoniò a favore del nipote dell'architetto e nel 1602 dette all'imperatore le informazioni sulla morte e sull'eredità dell'Aostalli [vedi von Voltellini, 1898]). Il 2 maggio 1591 il B. ottenne il diritto di cittadinanza nella Malá Strana a Praga, dopo aver presentato un certificato di buona condotta rilasciato a Campione il 23 marzo 1591. Lo stesso giorno egli testimoniò, insieme con Ulrico Aostalli ed Antonio Capitone, a favore di Francesco Aostalli a cui veniva conferito il diritto di cittadinanza, confermando che i genitori di Francesco si erano sposati a Savosa. Il B. garantì, spesso insieme con il de Mariani, nel 1593 (in quest'anno viene menzionato come "scultore" imperiale), 1596, 1600, 1601, 1602, 1604 per parecchi Italiani, allorché fu loro conferito il diritto di cittadinanza nella Malá Strana. Il suo nome appare anche tra i padrini dei figli dei muratori Giacomo Bossi, Antonio Maino e Pietro Piscina. Nel 1595 compilò nella sua abitazione il patto tra il costruttore Ettore de Vaccani, quale prestatore, e Pietro della Ronca, quale debitore. Egli fu nominato, il 22 apr. 1595, assieme al de Mariani, plenipotenziario dei tutori degli orfani del costruttore Giovanni Stazio; fu tutore, di nuovo con il de Mariani - per il testamento del quale egli sarà poi, nel 1606, fra i testi - anche degli orfani del muratore Bernardo de Alberto e del muratore Luca Calanca (o Caranca).
Il B. fu anziano delle maestranze dei muratone degli scalpellini del quartiere di Malá Strana; nel 1600, era rettore della Congregazione degli Italiani residenti a Praga e come tale si rivolse al governo di Venezia per chiedere un contributo per l'acquisto di indumenti liturgici per la cappella dell'Assunzione di Maria Vergine, costruita dagli Italiani - molto probabilmente con la sua collaborazione - tra il 1590 e il 1600 nella Città Vecchia di Praga, accanto alla chiesa dei gesuiti, dove il B. desiderava essere sepolto (von Voltellini, 1894). Nell'agosto 1612, comprò, dagli eredi di Ulrico Aostalli, una casa nel quartiere di Malá Strana, nella strada abitata da molti Italiani. Morì a Praga il 10 nov. 1613.
Nel suo testamento, scritto nel 1613, ma registrato nei libri comunali solo il 14 maggio 1615, il B. lasciava il suo patrimonio alla figlia Maddalena, sposata con Carlo Compagnone, e al figlio Cristoforo, e menzionava anche il cognato Oliviero Bussi di Campione. La vedova Benedetta incaricò l'amico del defunto, Giovanni Battista Bussi, di curare l'eredità; i pieni poteri furono inviati da Campione.
Il B. dirigeva una grande bottega, dove impiegava garzoni boemi, tedeschi e italiani (tra gli altri, Oliviero de Olivieri, Antonio Filippo, Francesco del Canto, Alessandro di Lugano). Lavorava per il Consiglio municipale della Malá Strana e per il re di Boemia. Nel suo testamento dichiara che il Consiglio municipale gli deve 114 talleri, e la Camera reale 200, per lavori eseguiti nell'edificio del Catasto del Regno nel castello di Praga, e 54 per altre opere, mentre l'architetto - evidentemente Giovanni Maria Filippi - gli doveva 60 talleri avuti in prestito per il viaggio in Italia. Con i suoi garzoni il B. lavorò anche, durante l'ultimo decennio del sec. XVI, nel castello reale di Brandýs sull'Elba vicino a Praga, probabilmente agli edifici e alle terrazze del giardino dell'imperatore Rodolfo II (vedi il rapporto del gestore del latifondo reale alla Camera di Boemia del 19 apr. 1593: Praga, Arch. Centrale dello Stato, SM B 94/16 111). Il B. fu certamente l'autore, nel 1594, della grotta dello stesso imperatore nel vecchio recinto reale a Praga-Bubeneč. Nel 1595 eseguì parecchi portali e finestre per il palazzo di Adamo II da Hradec, supremo burgravio del regno, nel quartiere praghese di Malá Strana (Třeboń, Arch. di Stato, VI, B b, Arch. patrimon. di Jindřichův Hradec;nel 1602, "costruttore imperiale", cercava una pietra resistente per parecchi lavori nel castello di Praga: evidentemente per le decorazioni della famosa sala, denominata "Spagnuola", nella quale il B. era ancora operoso il 2 sett. 1606, e delle scuderie di Rodolfo II, dove sono tutt'oggi conservati portali di tipo manieristico (vedi, nell'Archivio Centrale dello Stato di Praga, SM S 21-4, la relaz. dell'11 marzo 1605 e l'estratto conto del castello del 2 sett. 1606).
A Praga, all'incirca nello stesso periodo, vissero altri artisti di nome Brocco: nel 1580 Carlo, di Campione, e nel primo quarto del sec. XVII lo scalpellino Abramo; quest'ultimo ottenne nel 1614 la cittadinanza della Città Vecchia di Praga, dove possedeva due case; morì prima dell'anno 1629 lasciando la vedova Maria Elisabetta.
Fonti e Bibl.: Praga, Archivio della Capitale, Registri comunali: n. 567, ff. 20, 31v, 45r, 60r, 64v, 68r, 75r; n. 1126, f. H 19r; n. 1160, ff. 114-117, 132-137; n. 2173, f C 25v; n. 2176, ff. A 2r, C 3v-4r; n. 2215, ff. B 29 s., F 2v-3r, H 4r, L 15, P 9; n. 2216, f. A 22; Registri dei battezzati della chiesa di S. Tommaso, I, ff. 14, 34, 35, 37; J. M. Schottky, Prag wie es war und wie es ist, II, Praha 1832, p. 391; A. Baum, Přispěvky ku životopisu některých v Praze druhdy činných stavitelů, kameníků a štukatorů(Contributi alla biografia di alcuni architetti, scalpellini e stuccatori operosi in passato a Praga), I, in Zprávy Spolku architektů a inženýrů, XVI (1881), pp. 68, 115; K. Köpl, Urkunden,Acten und Regesten aus dem k. k. Statthalterei-Archiv in Prag, in Jahrbuch der kunsthist. Sammlungen des a. Kaiserhauses, XII (1891), pp. XL, LXXVI, nn. 8106, 8223, 8258 (anche per Antonio); XXX (1911-12), 2, pp. VI, VIII, np. 20151, 20160; D. von Schönherr, Urkunden und Regesten aus dem k. k. Statthalterei-Archiv in Innsbruck,ibid., XIV (1893), pp. CXXXV-CXXXVI, nn. 10333, 10337 (per Antonio); H. von Voltellini, Urkunden und Regesten aus dem k. u. k. Haus-Hof- und Staats-Archiv in Wien,ibid., XV (1894), p. CLXXV n. 12569; XIX (1898), p. XXXIII n. 16330; J. Herain, Bronzová fontána v královské zahradě na Hradě pražskěm (La fontana di bronzo nel giardino reale del castello di Praga), in Ze staré Prahy, II, Praha 1905, pp. 4, 7, 9 (per Antonio); Z. Winter, Remeslnictvo a žvnosti XVI. věku v Čechách (L'artigianato ed i mestieri del Cinquecento in Boemia), Praha 1909, pp. 6, 69, 71, 78, 80 (pp. 71, 130 per Antonio); K. Chytil, Vincenzo Scamozzi v Čechách a jeho brána na Hradě pražském (V.S. in Boemia e la sua porta al castello di Praga), in Ročenka Kruhu pro pěstováni dějin umění, Praha 1923, pp. 26, 40; Id., Mistři lugánští v Čechách v XVI. století (Maestri luganesi in Boemia nel sec. XVI), ibid., Praha 1925, pp. 36, 48, 54, 55, 58, 61, 62, 64 (indica erroneamente tre scalpellini Antonio Brocco invece di due); L. Simona, Artisti della Svizzera italiana, II, In Boemia ed Austria nel XVI e XVII sec., Lugano 1933, p. 12 (per Antonio); F. Lašek, Litomyšl dějinách a výtvarném umění (L. nella storia e nell'arte), Litomyš1 1945, p.51; J. Křivka, O stavbě litomyškého zámku (Della costruzione del castello di Litomyšl), in Sborník přispěvků k dějinám Litomyšle, Pardubice 1959, p. 120 (maestro Antonio scalpellino, documentato al castello di Litomyšl, viene erroneamente identificato con Antonio Aostalli, muratore); G. Martinola, Lettere dai paesi transalpini degli artisti di Meride e dei villaggi vicini secc. XVII-XIX, Bellinzona 1963, pp. 177, 199; M. Vilímková, Španělský sál a Rudolfova galerie (La sala spagnuola e la galleria di Rodolfo II), Praha 1969, manoscritto per SURPMO; J. Krčálová, Architettura rinascimentale in Boemia e Moravia,in Československá vlastivěda-výtvarné umḥní (Storia nazionale cecoslovacca - Storia dell'arte) in corso di stampa; Id., Italští mistři Malé Strany na počátku 17. století (Maestri italiani della Città Minore di Praga all'inizio del Seicento), in Umĕní, XVIII (1970), pp. 558-562; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 36 (s. v. B. von Campiglione, Antonio); P. Toman, Novýslovník československých výtvarných umělců(Nuovo, dizionario degli artisti cecoslovacchi), I, Praha 1947, pp. 97 s. (indica erroneamente Antonio Brocco padre e figlio come una persona sola).