BOLTRAFFIO (Beltraffio), Giovanni Antonio
La data di nascita di questo pittore, di antica famiglia milanese, figlio di Bono, può essere fissata al 1467 in base alla lapide mortuaria già nella chiesa di S. Paolo in Compito (Musei civici di Milano, n. 333) che lo dice morto a 49 anni il 15 giugno 1516, mentre i registri mortuari alla stessa data (Motta) lo dicono di 45 anni. È tuttavia frequente un'approssimazione di questo tipo, come si può rilevare da un attento esame del registro stesso tuttora conservato all'Archivio di Stato di Milano.
Da una sintetica nota di Leonardo si ricava che un "Gian Antonio" (probabilmente il B.) lavorava vicino al maestro fin dal 1491 (Richter, p. 364).
Nel 1498 la fama del B. come ritrattista doveva essere affermata se Isabella d'Aragona, vedova di Gian Galeazzo Sforza, lo mandava a Mantova per copiare il ritratto, posseduto dai Gonzaga, di suo fratello Ferrante d'Aragona (finora non identificato: Luzio). Per testimonianza del Lamo e del Vasari sappiamo che il B. dipinse nel 1500 a Bologna, su commissione del poeta Gerolamo Casio, la cosiddetta pala Casio per la chiesa della Misericordia, oggi al Louvre. L'interesse ritrattistico del B. è evidente, in questa tavola, oltre che nella figura del donatore inginocchiato, nella rappresentazione della Madonna e del Bambino, per i quali il B. potrebbe aver preso a modello la moglie del Casio con un suo bambino (v. Reggiani Rajna, pp. 343 s.).
Nel 1502 il B. è di nuovo a Milano; gli viene commessa dalla congregazione di S Maria presso S. Satiro una Santa Barbara (Staatliche Museen, Berlino Est), opera di complessa cultura dove agli echi che risalgono al Perugino e alla recente esperienza bolognese (Francia) si associano componenti autenticamente lombarde nella linea del Bergognone, del Bramantino, ma, soprattutto, del Solario. Allo stesso periodo della Santa Barbara appartiene il disegno dell'Ambrosiana tradizionalmente ritenuto ritratto di Isabella d'Aragona. Il 10 ag. 1503, come risulta dagli Annali del duomo di Milano, il B. è chiamato a giudicare i modelli per la porta verso Compito. Poco prima del 1506 il B. potrebbe essere stato a Roma, se è suo l'affresco con la Vergine,il Bambino e il donatoreFrancesco Cabañas nella chiesa di S. Onofrio: indicativo per l'attribuzione il confronto con un'incisione del 1835 (in L'Arte, 1903, p. 311) precedente un pesantissimo restauro che rende impossibile leggere oggi l'affresco. Del 1508 è la pala d'altare eseguita per i da Ponte nella cattedrale di Lodi (Budapest, Museo, n. 4224). L'impostazione del dipinto è di un leonardismo tutto esteriore, la definizione delle figure richiama soprattutto il Solario. Altre notizie biografiche sul B. si possono ricavare da due imbreviature notarili nell'Archivio di Stato di Milano dalle quali risulta che nel 1509 e 1510 abitava nella parrocchia di S. Paolo in Compito: doveva essere in florida situazione economica, dato che prestava denaro. Qualche cenno si trova ancora nei manoscritti vinciani. Il 26 sett. 1510 Leonardo nota che "Antonio si rupe la gamba, à a stare 40 dì" (sempre che in "Antonio" si identifichi il Boltraffio). Altra nota di Leonardo: "vedi il tornio del Beltraffio e falli trarre una pietra".
Sulla base delle tre opere sicure la critica ha tentato la ricostruzione dell'opera del Boltraffio. Una fervida opera di rivalutazione dei "leonardeschi" si deve al Suida, che creò la personalità dello Pseudo Boltraffio, distinta da quella del B., mentre il criterio estensivo di A. Venturi e del Berenson porta come necessario corollario la definizione di un B. estremamente diseguale. Gran parte delle opere che dalla critica sono state attribuite al B., non senza qualche discussione, sono oggi da ritenersi di bottega (per es. Un giovane con freccia in figura di S. Sebastiano già nella coll. Frizzoni di Bergamo, un Narciso degli Uffizi e uno della Galleria Naz. di Londra, la Madonna, perduta, già nei depositi dei Musei di Berlino, quella del Castello di Milano, quella già Crespi di Milano, quella n. 2496 della Galleria Naz. di Londra). Elenchiamo qui di seguito quelle che riteniamo siano da attribuirsi al Boltraffio.
Al periodo giovanile sono da riferire due sportelli con Santi edevoti dei Musei Civici di Milano in cui, su di un sottofondo foppesco, vengono definendosi gli interessi del B.: rinnovata cromia, ricerca ritrattistica, suggestioni leonardesche. Il Busto diCristo della coll. Crespi di Milano, già appartenuto ai Vittadini di Arcore, viene oggi concordemente riconosciuto al Boltraffio. Il supposto ritratto di Costanza Bentivoglio di Chatsworth (Trustees of the Chatsworth settlement), un ritratto di Giovane impugnante una freccia, già nella coll. di lord Elgin a Dunfermline (Scozia) sono opere indubbiamente affini realizzate dal B. con molta probabilità dopo la pala Casio e la S. Barbara, quando i modelli di Leonardo lo attiravano sempre più. La Figura con gli attributi di s. Lucia, nella coll. Schloss Rohoncz di Lugano-Castagnola, è probabilmente la S. Lucia citata nell'epigramma di Lancino Curzio nel 1521. Inoltre il Ritratto femminile della Gall. Borghese di Roma, il Ritratto del Casio a Brera (per cui M. Reggiani Rajna avanza l'attribuzione al Francia, p. 348), i Due devoti della stessa pinacoteca (per cui M. Gregori, in Paragone, VIII [1957], n. 93, p. 30, propone l'attribuzione a Gian Francesco Bembo), il Ritratto di giovane nella Gall. Naz. di Washington, il Ritratto della coll. Contini Bonacossi (già coll. Frizzoni), il Profilo della Gall. Naz. di Londra, il Ritratto di giovane della Gall. di Berna (Longhi, p. 142, propone di riferirlo al Garofalo; con esso è da mettere a confronto il disegno dell'Ambrosiana ritenuto ritratto di Francesco Melzi), il cosiddetto ritratto di Clarice Pusterla, già coll. Del Maino Soranzo di Milano, il Ritratto d'uomo e quello di Dama in grigio della coll. Borromeo all'Isola Bella. Le Madonne del Museo di Budapest n. 52, del Poldi Pezzoli a Milano n. 642, della Gall. Naz. di Londra n. 728, dell'Ermitage di Leningrado (Madonna Litta) sono indicative del momento in cui il B. si mostra più sensibile alla grande lezione leonardesca. Alcuni critici avanzano anzi l'ipotesi, per alcune di queste opere, di una collaborazione Leonardo-Boltraffio e per la Madonna Litta è stato anche fatto il nome dello stesso Leonardo. Concordemente ascritta al B. è la Madonna (unico tondo su tavola) dell'Accademia Carrara di Bergamo. Per gli affreschi nelle sopralogge nella chiesa di S. Maurizio in Milano è forse da riprendere il parere del Morelli che pensò a scolari del B. che lavoravano su cartoni da lui forniti; qualche intervento di sua mano non è tuttavia da escludersi. Per il problema dell'attribuzione della Belle Ferronnière al Louvre si può supporre che "ad un certo momento Leonardo abbia tolto il ritratto dal cavalletto del suo allievo (probabilmente il B.) e l'abbia terminato col suo pennello" (G. Castelfranco, Leonardo aMilano, in Storia di Milano, VIII, Milano 1957, p. 521; v. anche M. Hours).
Per il complesso problema dell'attribuzione di disegni al B. sono da studiarsi numerosi fogli nelle seguenti collezioni: Ambrosiana di Milano, Gall. degli Uffizi, British Museum di Londra, Museo del Louvre, Museo di Strasburgo, Accademia di Venezia, Albertina di Vienna, Bibl. Reale di Windsor ed inoltre nella coll. del duca di Devonshire, e in quella del Christ Church College di Oxford.
Fonti e Bibl.: Per fonti inedite riguardanti la famiglia e il B. stesso v.: Archivio di Stato di Milano: Notaio Barzi Francesco fuLeonardo, filza 3903, n. 51 ss.; Notaio Casteni Giov. Ambrogio fuGiovanni, filza 5926, n. 1873; Milano, Biblioteca d'Arte del Castello, ms. K. 71: A. Bellani, G.A.B., 1936; vedi anche, per l'aggiornamento della bibliografia vinciana: Raccolta vinciana. Per una bibl. essenziale: Leonardo da Vinci, Scritti letterari..., a cura di J. P. Richter, London-New York-Toronto 1939, II, pp. 358 n. 1436, 364 n. 1458, 365 n. 1464; C. Cesariano, Di L.Vitruvio, Pollione de Architectura…, Como 1521, f. 48v.; L. Curzio, Epygrammaton Libri Decem, Milano 1521, f. 108; G. Casio, Cronica, Bologna 1525, ff. 46, 63; G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, pp. 51 s., P. Lamo, Graticola di Bologna, Bologna [1560] 1844, p. 14; [C. Bianconi], Nuova guida di Milano..., Milano 1787, p. 187; A. F. Rio, Leonardo da Vinci e la sua scuola, Milano 1855, pp. 205-207; G. L. Calvi, Not. dei principali profess. di belle arti…, Milano 1869, pp. 38, 49, 57, 59; Annali della fabbr. del Duomo, III, Milano 1880, p. 126; E. Motta, Morti in Milano dal 1452 al 1552, in Arch. stor. lomb., XVIII (1891), p. 259; A. Venturi, La gall.Crespi a Milano, Milano 1900, p. 237 e passim; A. Luzio, Isabella d'Este e la Corte Sforzesca, in Arch. stor. lomb., s. 3, XV (1901), p. 145; G. Biscaro, Le imbreviature... e la chiesa di S. Satiro,ibid., s. 3, XXXVII (1910), 2, p. 129; A. F. Albuzzi, Memorie per servire alla storia de' pittori... milanesi 1177-61, in L'Arte, LIV (1954), pp. 54-56 dell'appendice; G. Frizzoni, La raccoltadel sen. Morelli in Bergamo, in Arch. storico dell'Arte, V (1892), p. 224; G. Morelli, Della pittura italiana..., Milano 1897, p. 159; G. Carotti, ... La galleria di Brera…, in Gallerie nazionaliitaliane, IV (1899), pp. 298-331; F. Malaguzzi Valeri, La Pinacoteca di Brera (catal.), Milano 1908, pp. 165 s., 193 s.; L. Venturi, Saggio sulle opere d'arte italiana a Pietroburgo, in L'Arte, XV (1912), p. 213; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, 4, Milano 1915, pp. 1024-1041; L. De Schiegel, Arte retrospettiva: di alcuni dipinti di G. A. B., in Emporium, XLVI (1917), pp. 197-205; F. Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico ilMoro, III, Milano 1917, pp. 75-98 e passim; W. Suida, Leonardo und sein Kreis, München 1929, passim; F. Filippini, La tomba diLodovico il Moro e Beatrice d'Este, in Arch. stor. lombardo, n.s., II (1937), pp. 198-201; Mostra di Leonardo da Vinci (catal.), Milano 1939, passim; A. Venturi, Leonardo da Vinci e la suascuola, Novara 1941, pp. XXIX s., tavv. 73-84; M. Reggiani Raina, Un po'd'ordine fra tantiCasii, in Rinascimento, II (1951), pp. 337-383; M. Hours, Expos. de quelques nouveaux doc.scient.d'après les peintures de Léonard, in Hommage à Léonard de Vinci (catal.), Paris 1952, pp. 104 s.; R. Longhi, Officina Ferrarese…, Ampliamenti 1940…, Firenze 1956, p. 142; F. Mazzini, La pittura del primo Cinquecento, in Storia di Milano, VIII, Milano 1957, pp. 578-582; A. Ottino della Chiesa, San Maurizio alMonastero Maggiore, Milano 1962, pp. 35-42; L. Cogliati Arano, Andrea Solario, Milano 1965, ad Indicem; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance,Central Ital. and North Ital. Schools, London 1968, I, pp. 55-57; L. Cogliati Arano, Disegni diLeonardo e della sua cerchia allaGall. dell'Accademia, Venezia 1967, pp. 12, 14, 16, 40, 41; F. R. Pesenti, in La Certosa di Pavia, Milano 1968, pp. 86 s. (attribuisce al B. alcune delle Sante martiri nei tondi sugli archi trasversi delle navate laterali); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, pp. 256-258; Encicl. Ital., VII, p. 357.