ARCA, Giovanni Antonio (Iohannes Antonius Arcas Narniensis)
Appartenne alla famiglia Arca di Narni e visse a Roma sotto il pontificato di Giulio II e di Leone X, partecipando alla cerchia umanistica che fiorì intorno a Iohann Goritz (Ianus Corycius) e quindi, probabilinente, all'Accademia romana. L'Arsilli lo nomina ai vv. 211-212 del De poëtis urbanis:"Quantum Ramatio tellus Fulginia, tantum / Arcade grandisono Narnia terra nitet" (ed. Francolini, p. 18) e quattro sue poesie in lode del Sansovino e del Goritz sono raccolte tra i Coryciana.Nessun'altra notizia su di lui ha raccolto lo studioso che se ne occupò di proposito, Giovanni Eroli, e niente si trova nelle varie edizioni dell'Arsilli e nella bibliografia relativa ai Coryciana.
Un probabile soprannome dell'A., "Mercurius Narniensis", è attestato da una nota che il contemporaneo Fabrizio Delfini de Nobilibus pose in margine ai versi sopra citati, in un esemplare della prima edizione del De poëtis urbanis,pubblicata in appendice ai Coryciana,Roma 1524 (Biblioteca Vaticana, Stamp. Ross.4053, f. [LLiv] v).
La sua figura inoltre acquista qualche rilievo se si aggiunge alla sua bibliografia, come occorre fare, un breve trattatello che sembra rimasto finora sconosciuto, intitolato Epistola de prodigio piscium.Cosìnel frontespizio, mentre all'inizio del testo si legge: "Io. Antonii Arcadis Narnien. Epistola de Piscium Portento".
Si tratta di un opuscolo di sei fogli diventato oggi alquanto raro, uscito senza note tipografiche ma con lettera di dedica al cardinale Niccolò Fieschi datata da Roma il 7 sett. 1510 e riconosciuto ora come edizione di Giacomo Mazzocchi (F. Ascarelli, Annali tipografici di Giacomo Mazzocchi, Firenze 1961, p. 44 n° 27). La lettera è seguita da un "Manfredi Tetrasthicum" e da altri due distici "Borsi Merli Ad Tiberim", in cui l'A. è paragonato a Tagete, a Giano e ad Apollo.
In esso l'A., polernizzando con certi letterati suoi contemporanei, si rifiuta di considerare come prodigio il fatto che dopo l'inondazione dei Tevere del i settembre di quell'anno fosse rimasta in città una grande quantità di pesci, fatto che egli cerca di spiegare con cause naturali. Lo scritto, in cui viene largamente utilizzato Plinio il vecchio, è letterariamonte di scarso pregio, ma interessa in ogni modo per la cultura dell'A., che mostra di conoscere le dottrine cabalistiche, del resto allora assai diffuse, e afferma di avere visitato la biblioteca di Montecassino. E insieme costituisce il documento prfficípale, sembra, su una delle inondazioni del Tevere meno note, ma non trascurabile per il momento in cui avvenne: proprio lo stesso giorno, infatti, Giulio II partiva da Montefiascone p ogna e in Roma lo straripamento del Tevere apparve come uno dei presagi di guerra imminente (v. Paride de' Grassi, in Annales ecclesiastici ab anno 1198 ubi card. Baronius desinit auctore O. Rinaldi. Accedunt... notae chronologicae, criticae, historicae... auctore J. D. Mansi, Lucae 1754, p. 554).
Bibl.: G. Eroli, Miscell. stor. narnese.I,Narni 1858, pp. 571-574, che ripubblica anche i carmi dell'Arca. Il De poëtis urbanis dell'Arsilli fu ripubblicato dal Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,IV,Milano 1833, pp. 339-346, da W. Roscoe, The Life and Pontificate of Leo the Tenth,III, PhiladeIphia 1806, pp. 421-442 (nella traduzione di L. Bossi, VII, Milano 1817, pp. 223-247, con note pp. 248-263), da R. Francolini. Poesie latine di Francesco Arsilli medico e poeta senigalliese del sec. XVI,Senigallia 1837, pp. 1-47.
Dell'opuscolo dell'A. siconservano esemplari a Roma, Bibl. Corsiniana (Ascarelli, cit., p. 44), a Parigi, Bibl. Nat. (Catalogue général des livres imprimés de la Bibl. Nat., Auteurs,III,Paris 1900, col. 915), a Berlino, Deutsche Staatsbibl. e a Monaco, Bayerische Staatsbibl. (v. per entrambi Gesamtkatalog der preussischen Bibliotheken,VI,Berlin 1934, col. 169).