Architetto e scultore (Pavia 1447 circa - Milano 1522). Esponente del Rinascimento lombardo, la sua scultura, inizialmente tributaria di varie influenze, divenne via via sempre più elegante e delicata. Come architetto risentì molto del Filarete, i cui moduli sono rintracciabili in numerose sue opere, fra cui il mirabile tiburio di S. Maria delle Grazie a Saronno.
Nel 1466-67 lavorava con Protasio, suo fratello, nella Certosa di Pavia. Dal 1470 circa era impegnato nella costruzione e nella decorazione della cappella Colleoni a Bergamo, che resta l'espressione più caratteristica del suo gusto e di un momento del Rinascimento lombardo, ove l'ispirazione all'antico e anche all'arte toscana, e, insieme, un estremo virtuosismo tecnico, riescono a un risultato quanto mai singolare nel suo apparente eclettismo. Nelle sculture della Certosa di Pavia che gli si possono più sicuramente attribuire, e precisamente la porta del chiostro piccolo (circa 1469), e i rilievi con Cristo deriso, Gesù tra i dottori, la Resurrezione di Lazzaro (circa 1480-1490); nei rilievi per la smembrata arca dei Martiri Persiani per il duomo di Cremona (1481-84); nell'arca di S. Lanfranco nella chiesa dedicata a questo santo a Pavia (1498), e in molte altre opere, la scultura dell'A., sempre direttamente erede dei modi di C. Mantegazza, e pur sensibile alle più varie influenze, toscane e venete, si evolve verso una sempre maggior eleganza e delicatezza di forme. Come architetto, l'A. ebbe pure una vastissima attività in tutta la Lombardia. Architetto (dal 1481) del duomo di Milano, del quale è incaricato (1490), con il Dolcebuono, di erigere il tiburio, lavora al duomo di Pavia (dal 1488), a opere idrauliche e di ingegneria, al tiburio di S. Maria delle Grazie a Saronno (1505). Dopo la cappella Colleoni (a pianta centrale), anche le altre opere architettoniche dell'A. rivelano più la sua adesione fondamentale a moduli derivati dal Filarete, che non un'interpretazione di prima mano dagli esempi bramanteschi: così nella parte inferiore della facciata della Certosa di Pavia, nel tiburio del duomo di Milano e in quello di Saronno, che è forse il suo capolavoro in questo genere.