MUZI, Giovanni Angelo
MUZI (Mutii), Giovanni Angelo. – Nacque a Roma in data ignota, probabilmente verso il 1625, da un Bartolomeo; non è documentata la discendenza dallo stampatore Nicolò Muzi.
Studiò da adolescente con Girolamo Frescobaldi, giungendo a saper «sonare la Partitura e far Contrapunti a 3» (notizie dello stesso Muzi nei Solfeggiamenti di Pompeo Natale, editi nel 1674). La sua formazione nell’arte della stampa deve essersi compiuta nella tipografia di Giacomo Fei, nel cui testamento compare come primo testimone (1652). Dalle nozze con Annunziata Felice Guidoni ebbe i figli Anna Maria e Bartolomeo. È possibile che abbia lavorato anche nella libreria di Giovanni Succetti, che nel testamento gli condonò tutti i debiti, lasciando un legato di 10 scudi al piccolo Bartolomeo (1660). Nel 1662 era vedovo; prima del 1670 si risposò con la romana Petronilla Villa, dalla quale ebbe altri sei figli.
Non aveva una propria tipografia e probabilmente lavorava ancora per la ditta Fei, collaborando con lo stampatore musicale Amedeo Belmonti. Dal 1666 Belmonti pubblicò a proprio nome, ma nel 1670 l’officina passò nelle mani di Muzi, come prova l’edizione dei Mottetti op. 1 di Giovanni Battista Giansetti, che reca in quattro fascicoli su sei il nome di Belmonti e nei restanti due quello di Muzi. Nello stesso anno, a solo nome di Muzi, uscì una ristampa dei ricercari di Bernardo Lupacchino e Giovanni Maria Tasso, promossa dal cartolaio-editore Giovanni Battista Caifabri. L’anno successivo stampò i Mottetti op. 2 di Giansetti e le Messe op. 18 del defunto Bonifacio Graziani. Casa e officina erano site in Borgo, dirimpetto a S. Maria in Traspontina.
Nel 1672 alla stampa delle Messe op. 15 e delle Letanie op. 16 di Francesco Foggia, rispettivamente per gli editori Franzini e Caifabri, affiancò la pubblicazione a proprie spese dell’ultima antologia mottettistica curata da Florido De Silvestris (Sacras cantiones), dedicandola al padre Matteo Orlandi generale dei Carmelitani, di stanza nel dirimpettaio convento della Traspontina. Anche la Vespertina psalmodia op. 7 di Tullio Cima (1673) uscì a spese di Muzi, che la dedicò al cardinal Luis Manuel Fernández de Portocarrero. L’anno dopo stampò la Psalmodia a 8 voci di Agostino Steffani e i citati Solfeggiamenti del didatta Pompeo Natale, edizioni che recano un avviso di Muzi «alli sig. musici»; il documento, interessante e insolito, offriva agli autori costi scontati, disponibilità nelle scelte grafiche, impegno di tener bassi i prezzi di vendita. I positivi effetti dell’avviso appaiono nelle cinque edizioni del 1675 (Psalmi op. 8 di Angelo Berardi, Messe di Foggia, Sacrae modulationes op. 8 di Cima, Mottetti di Francesco Cardarelli, Mottetti op. 3 del francescano Domenico Scorpione), tutte pubblicate in proprio salvo la raccolta di Foggia, promossa dall’editore Caifabri. In esse Muzi ristampò l’avviso ai musici, ma nel triennio successivo la produzione si limitò a una sola edizione per anno (le Messe op. 3 del francescano Jacques Duponchel nel 1676, i Ricercari per organo di Fabrizio Fontan a l’anno dopo, la raccolta di salmi L’arpa di David di Domenico Borgiani nel 1678), per poi annullarsi nel biennio 1679-80; la concorrenza della ditta Mascardi era forte e il mercato del settore mottettisticocalante .
Significativi perciò i Ricercari di Fontana, raccolta strumentale «in stile antico e grave»; la ripresa editoriale di Muzi si basò infatti sulla musica strumentale di autori moderni, a cominciare dalle Sonate a tre op. 1 di Arcangelo Corelli (1681). In questo nuovo ambito lo stampatore, che dal 1676 aveva spostato casa e officina nel vicolo Sugarelli presso via Giulia, ottenne un pieno successo: la raccolta corelliana andò esaurita e fu seguita da una quantità di ristampe in Italia e in Europa, una delle quali impressa dallo stesso Muzi (1688).
Tutte le successive edizioni furono appunto di musica strumentale: nel 1682 le Sonate a tre op. 2 di Carlo Mannelli, nel 1685 La cetra sonora di Giovanni Pietro Franchi e l’edizione originale delle Sonate op. 2 di Corelli, anch’esse seguite da una lunga serie di ristampe, tra le quali una dello stesso Muzi (1688). Del 1687 è l’unica edizione non musicale, la relazione del Congresso medico romano; sua ultima fatica furono invece i Balli op. 1 per violino e basso continuo del napoletano Salvatore Mazzella (1689).
Nello stesso 1689 cedette l’attività al provetto tipografo boemo Giovanni Giacomo Komarek, che aveva officina in via del Nazareno; andò ad abitare presso di lui, prestando la propria esperienza al nuovo titolare, che già nel settembre 1689 pubblicò le Sonate op. 3 di Corelli.
Dopo il 1690 non se ne hanno più notizie, ed ignota è la data di morte.
A lui va riconosciuto il merito di aver avviato una fase di edizioni strumentali di risonanza europea, ben presto arricchita dalla bella veste editoriale conferitagli da Komarek.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Capitolino, 30 Notarii Capitolini, notaio C. Constantinus, sez. 32, t. 18, testamento di G. Fei (15 novembre 1652); Arch. di Stato di Roma, 30 Notarii Capitolini, notaio J.F. Abinantes, uff. 9, b. 12, c. 188, testamento di G. Succetti (16 ottobre 1660); Roma, Arch. storico del Vicariato, Parrocchia di S. Giovanni in Laterano, Cresime, ad diem 24 maggio 1662; Parrocchia di S. Giovanni dei Fiorentini, Battesimi, ad diem 21 maggio 1682; Parrocchia di S. Andrea delle Fratte, Stato delle anime 1690, strada del Cavalletto; C. Sartori, Dizionario degli editori musicali italiani, Firenze 1958, p. 108; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 242-244; S. Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, Roma 1994, ad indicem.