GREGORINI, Giovanni Andrea
Nacque a Vezza d'Oglio il 30 ag. 1819, da Giovanni, le cui prime notizie circa l'esercizio dell'attività di "oste e ferratiere" risalgono al 1802.
Si trattava di una famiglia diffusamente presente nell'alta Valcamonica e nelle zone circostanti. Il padre aveva investito le risorse derivanti dall'esercizio di un'attività commerciale nel settore della piccola trasformazione dei manufatti in ferro. In particolare, presso le sue fucine venivano prodotti acciai detti naturali, "per ridurli in ottagoni per scalpellini, in lame da molla, in vomeri" e altri strumenti agricoli e casalinghi.
In quanto unico figlio maschio, il padre "volle che giovanissimo si dedicasse agli affari della sua professione, onde ispirargli la passione per le industrie, poiché egli non avrebbe desiderato che avesse rivolto l'animo ad altre imprese. […] appena ei fu giunto a oltrepassare da poco gli studi di umanità, il padre lo trattenne a casa, e volle che si abituasse di buon'ora a formare l'occhio per la stima dei boschi, a distinguere empiricamente i minerali buoni dai cattivi, a sorvegliare l'operaio, a giudicare della qualità buona o cattiva degli acciai, ed a fare contratti anche di rilievo" (Lessona, pp. 353 s.).
Il G. proseguì l'attività avviata dal genitore, impegnandosi ad accrescerla e innovarla, e intraprese alcuni viaggi, visitando gli stabilimenti siderurgici della Stiria e della Carinzia, come pure di alcune zone della Svizzera, in modo da conoscere i miglioramenti tecnici introdotti.
Risalgono al 1847 i primi contatti tra la Società industriale bergamasca e il G., il quale dieci anni dopo vi si iscrisse ricoprendo da subito il ruolo di membro della Commissione permanente di industria.
Nell'arco di pochi anni il G. realizzò una rapida riallocazione delle attività verso la bassa Valcamonica (egli stesso si stabilì definitivamente a Lovere, sul lago d'Iseo) alla ricerca di mercati di sbocco e di approvvigionamento più accessibili, anche mediante successive acquisizioni di proprietà e di beni appartenenti alle famiglie Franzoni (in particolare il forno fusorio di Forno d'Allione e la proprietà di boschi e miniere) e Panzerini (importanti filoni minerari lungo tutto il territorio della vallata camuna). Tale percorso si concretizzò con l'avvio della costruzione, nella seconda metà degli anni Cinquanta, del grande stabilimento siderurgico sul confine tra i comuni di Castro e Lovere, nell'Alto Sebino, presso un precedente sito manifatturiero, denominato "la fonderia", che sfruttava l'energia fornita dall'acqua del torrente Tinazzo, le cui prime notizie risalgono alla metà del Settecento. Dopo l'acquisto del terreno dal loverese S. Bosio, il G. vi stabiliva una fonderia di minerale di ferro proveniente dalle miniere della Valcamonica e della Valle di Scalve, potendo usufruire della vantaggiosa disponibilità di torba presente soprattutto a Iseo, sulla sponda opposta del lago, quale combustibile da sostituire al sempre più scarso e costoso carbone di legna. In questo modo venivano alimentati i forni a riverbero, ben presto adattati alla moderna tecnologia Siemens. Già nel 1858 lo stabilimento, dotato anche di laminatoi e fucine per la realizzazione di manufatti in ghisa e in acciaio, dava lavoro a circa 500 dipendenti, producendo "25.000 pesi di ferro battuto e cilindrato, 7.500 pesi di acciaio per molla da carrozza, 12.500 pesi di acciaio" per ulteriori trasformazioni (Arch. di Stato di Bergamo, Camera di commercio, b. 573, Prospetto degli esercenti miniere e fabbriche di ferro, inviato dalla ditta G.A. Gregorini, 1858).
La precocità e la rapidità dello sviluppo dell'attività del G. a Lovere erano progressivamente testimoniate sia dalle responsabilità istituzionali via via assunte in maniera sempre più consistente, sia dai risultati economici conseguiti nell'ambito del complesso industriale posseduto. Nel primo caso si trattava non solo della partecipazione alla Commissione d'industria della Società industriale bergamasca, ma altresì della stesura di una fondamentale relazione sull'industria siderurgica in provincia di Bergamo, a uso della locale Camera di commercio, redatta nel 1860 in collaborazione con A. Zitti, dal titolo Industria del ferro nella provincia di Bergamo.
Sotto questo aspetto appare significativa la convocazione per la partecipazione all'incontro di industriali e politici, avvenuto a Milano il 31 luglio 1860 dietro lo stimolo di P. Saunier e altre personalità (tra le quali G. Curioni, Q. Sella, G. Zanardelli, F. Giordano), al fine di promuovere la nascita di un'associazione di industriali lombardi. Inoltre, nell'ambito delle testimonianze raccolte in occasione dell'inchiesta industriale dei primi anni Settanta, al G. venne chiesta una deposizione sia scritta, sia orale (quest'ultima rilasciata il 28 sett. 1872), in rappresentanza degli industriali siderurgici lombardi.
Sotto il profilo, invece, degli esiti economici e produttivi, come pure dei significativi attestati conseguiti in merito all'attività siderurgica dello stabilimento loverese, il primo riconoscimento fu quello ottenuto nel 1857 all'esposizione provinciale di Bergamo, ove il G. ricevette una medaglia d'oro "per ricca mostra di ferro ben preparato, per la nota bontà dell'acciaio che presenta un largo consumo, e che, specialmente per la fabbricazione introdotta di molle ad uso dei rotabili, che prima dovevansi procurare all'estero".
La predisposizione del G. al permanente aggiornamento sia tecnico-strumentale sia delle tipologie produttive venne provata non solo dalla paternità di uno dei due metodi conosciuti all'epoca in Italia per produrre l'acciaio, ma anche dal suo già documentato e nel tempo confermato interesse per i viaggi in Europa, come pure dalla sua nutrita biblioteca personale, conservata presso i locali della Biblioteca civica di Lovere (dotata di decine di volumi, per la maggior parte in lingua francese, prevalentemente riguardanti le tecniche metallurgiche di lavorazione del ferro e dell'acciaio).
La qualità delle produzioni del G. ricevette notevoli riconoscimenti: nel 1861 ottenne una medaglia di merito all'Esposizione nazionale di Firenze e una d'oro assegnata dall'Istituto Reale lombardo di lettere, scienze ed arti; nel 1862 alla Esposizione universale di Londra ebbe una medaglia di bronzo; all'Esposizione di Parigi del 1867 ottenne una medaglia di rame. Qui entrò in contatto coi più importanti esperti di metallurgia del tempo, e tra questi in particolare con lo svedese Kilman, dal quale acquistò un nuovo tipo di forno di piccole dimensioni per il riscaldamento dei masselli in acciaio, capace di un sensibile risparmio di combustibile, che subito adattò per essere alimentato con gas di torba. Sempre a Parigi, nel 1867, venne a conoscenza degli acciai finissimi della ferriera di Sireville nella Charente, prodotti col sistema Pierre Martin, che ben presto venne introdotto anche a Lovere. Tra il 1870 e il 1871 ricevette altri riconoscimenti e premi, sia pubblici sia privati, alle esposizioni di Bergamo, Napoli e Milano. A motivare tali successi si ponevano diversi elementi, non esclusivamente legati alle scelte di aggiornamento tecnico realizzate presso la fabbrica di Lovere-Castro. In effetti le capacità imprenditoriali del G. si espressero anche sul piano dell'organizzazione d'impresa, mediante una decisa scelta di integrazione verticale dei diversi reparti produttivi, come pure sotto il profilo della strategia di crescita delle dimensioni complessive aziendali, alla ricerca di adeguate economie di scala, anche in termini di acquisizione delle materie prime disponibili sul territorio circostante, giungendo a gestire queste ultime in condizioni di sostanziale monopolio delle concessioni minerarie. Le innovazioni di prodotto favorirono i lusinghieri risultati delle ferriere Gregorini, soprattutto per quanto concerneva le principali e più caratterizzanti produzioni, sia in termini di materiale rotabile e getti finiti, sia per la fusione di cannoni su commessa dell'esercito e della marina militare.
Di ispirazione liberale, il G. fu eletto deputato al Parlamento nel collegio di Clusone-Lovere nel 1870, e a partire da quell'anno si fece affiancare, nella direzione dell'azienda, dal nipote Felice Ventura Gregorini il quale, nato anch'egli a Vezza d'Oglio nel 1836, si era diplomato ragioniere e, ventiquattrenne, aveva vissuto l'avventura dei Mille con G. Garibaldi. "Sedendo alla sinistra", il G. restò alla Camera fino alla morte, ricoprendo anche la carica di sindaco del Comune di Castro. In questi stessi anni, inoltre, si adoperò per promuovere la costituzione della Società operaia di mutuo soccorso loverese.
Nel 1872 il G. scrisse un volumetto dal titolo Considerazioni e dati statistici sopra un tronco di ferrovia che congiunga il lago d'Iseo, vallate e paesi circostanti colla grande ferrovia italiana, in cui sosteneva l'importanza e la necessità della costruzione di un tronco di ferrovia congiungente Palazzolo con Sarnico, vale a dire l'estremo sud del lago d'Iseo con la linea ferroviaria Venezia-Milano, scartando altri progetti alternativi di cui si discuteva all'epoca. Documentando con dati aggiornati i movimenti lacuali, in termini sia di passeggeri, sia di merci, il G. sostenne pure i vantaggi derivanti dal potenziamento della navigazione sul lago d'Iseo, anche con riferimento al trasporto delle proprie produzioni. La breve linea da lui prospettata venne realizzata nel 1876, non senza talune energiche resistenze motivate da divergenze d'interessi in tema di sviluppo viario locale, avanzate soprattutto dal bresciano G. Zanardelli.
Il G. morì il 3 ott. 1878 a Buffalora (ora frazione di Brescia), lasciando la moglie Sara Zitti, e trasmettendo al nipote Felice un'eredità di lavoro destinata a durare sino alla sua precocissima scomparsa, avvenuta nel 1882.
Fonti e Bibl.: Lovere, Archivio della Lovere Sidermeccanica; Ibid., Biblioteca civica, Donazione Ventura Gregorini; Arch. di Stato di Bergamo, Camera di commercio; Società industriale bergamasca; M. Lessona, Volere è potere, Firenze 1869, pp. 353-358; Atti del Comitato dell'inchiesta industriale, Roma 1873, III, V, passim; Notice sur l'établissement métallurgique de la maison G.A. Gregorini à Lovere, Paris 1889; G. Maculotti, I signori del ferro. Attività protoindustriali nella Val Camonica dell'Ottocento, Breno 1988, passim; G. Gregorini, La siderurgia dalla Restaurazione al decennio '80: localizzazioni, livelli produttivi, tecniche, in Per una storia della Valle Camonica nei secoli XIX e XX. Attività di base e vie di comunicazione, a cura di L. Trezzi, Breno 1993, pp. 39-146; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, p. 536; Enc. bresciana, a cura di A. Fappani, VI, Brescia 1985, pp. 67 s.