DRAGONI (Draconi), Giovanni Andrea
Nacque a Meldola (Forlì), probabilmente intorno al 1540. La data, accettata comunemente dalla storiografia, sembra esser messa in dubbio dal Cametti, secondo il quale il D. nel 1574 era giovanissimo.
La dedica preposta al suo Primo libro di madrigali a 5 voci, del 1575, informa del fatto che egli fu allievo di G. Pierluigi da Palestrina. Il Baini assegna tale insegnamento agli anni in cui il Palestrina fu maestro di cappella a S. Giovanni in Laterano (1555-60), ma non riporta alcun documento che possa avvalorare questa eventualità. Dal giugno 1576 fino alla morte, avvenuta nel 1598, il D. fu maestro di cappella a S. Giovanni in Laterano, mantenendo quindi l'incarico per un periodo di tempo insolitamente lungo. Si può pensare che negli anni immediatamente precedenti il D. abbia svolto un tirocinio musicale, seguendo una consuetudine diffusa nella Roma del Cinquecento; ma anche tale ipotesi non è suffragata da alcuna testimonianza diretta.
Probabilmente diresse i cantori della cappella lateranense ai funerali del Palestrina (1594), insieme con i cantori e di rettori delle altre cappelle romane. Nello stesso anno fu poi incaricato dal cardinale F. M. Del Monte di far parte di una commissione, formata anche da Giovanni Maria Nanino, Luca Marenzio (poi sostituito da Giovanni Troiani) e F. Valesi, che aveva il compito di esaminare, in vista di una eventuale pubblicazione, il lavoro di revisione del Graduale portato avanti dal Palestrina in collaborazione con Annibale Zoilo fin dal 1577 per incarico di Gregorio XIII. Il figlio di Palestrina, Iginio, assicurava che il lavoro era per intero opera del padre. La commissione espresse però un parere contrario, appurando la non completa autenticità dei due volumi presi in esame e, nelle parti non rivedute dal Palestrina, la presenza di errori e discordanze tali da non poterne permettere la pubblicazione. Per quel che concerne la successione al Palestrina nella direzione della cappella Giulia, il D. fu in concorrenza con R. Giovannelli; benché la maggioranza dei canonici del capitolo della basilica vaticana si fossero espressi in suo favore, gli fu infine preferito il Giovannelli.
Il D. morì a Roma nel dicembre del 1598, lasciando in eredità alla basilica laterana, a detta del Baini, il suo archivio e tutti i suoi beni.
Dovette godere di una certa fama presso i contemporanei, come parrebbe testimoniare la notevole quantità di sue composizioni presenti in raccolte dell'epoca accanto a musicisti quali Talestrina, Marenzio, F. De Monte e altri. Insieme con tutti i nomi più illustri del panorama musicale romano, fece parte della "Vertuosa Compagnia de' musici di Roma" (poi Accademia di S. Cecilia), sorta fin dal giugno 1584 con intenti artistici e, ancor più, di mutuo soccorso. Lo attesta la presenza di un suo madrigale nella raccolta Le gioie, madrigali a 5 voci (Venezia 1589), contenente musiche di autori tutti appartenenti alla compagnia, e probabilmente l'elaborazione in stile policorale di due sezioni della Missa cantantibus organis Caecilia, un lavoro svolto in collaborazione con diversi altri compositori romani durante l'ultima decade del XVI secolo. Altre due composizioni polifoniche del D. sono invece inserite nel Fronimo. Dialogo nel quale si contengono le vere et necessarie regole del intavolare la musica nel liuto (Venezia 1584) di Vincenzo Galilei e giustificano questa inserzione con la tendenza, comune nel tardo Cinquecento, al prevalere melodico della voce superiore nel contesto polifonico, con la conseguente polarità fra soprano e basso. Nel suo Quarto libro di madrigali a 5 voci (Venezia 1594) il D. compose alcuni brani per tre soprani e due voci inferiori, espressione di una tendenza al concertato: sono da mettere forse in qualche relazione con l'allora famoso concerto ferrarese delle dame, per le quali molti musicisti scrissero e dedicarono proprie composizioni.
Il D. sembra partecipare al gusto e alle tendenze musicali del tempo anche per quel che riguarda la scelta dei testi da musicare. Nei suoi libri di madrigali, infatti, appare abbastanza rilevante la presenza di testi di J. Sannazzaro, e in particolare delle sestine, concorrendo in questo senso al successo tardivo, ma notevole del poeta napoletano, riscontrabile particolarmente fra i compositori dell'area romana a partire dal 1540 circa.
Nei lavori profani del D. l'insegnamento del Palestrina si rivela principalmente nell'attenzione posta alla chiarezza della declamazione e nella preoccupazione volta ad evitare l'uso ricorrente di immagini simboliche e "madrigalismi"; ne è un esempio il madrigale "Ohimè, trema la terra" (Ilsecondo libro di madrigali a cinque voci, Venezia 1575), in cui il D. non ricorre ai consueti artifici musicali usati dai compositori del tempo per illustrare la situazione verbale.
La produzione sacra, composta in stile severo sul modello palestriniano, comprende un libro in tre parti di mottetti a cinque voci pubblicato postumo dal capitolo di S. Giovanni nel 1600, che rappresenta l'unica sua opera di carattere sacro sicuramente stampata. A questa il Baini aggiunge anche un libro di mottetti per tutti i santi dell'anno a cinque voci stampato a Venezia dall'erede di G. Scotto nel 1578, di cui però non si ha più traccia. Per il resto la produzione sacra del D. era contenuta essenzialmente nei manoscritti conservati nella Bibl. di S. Giovanni in Laterano, che sono andati in buona parte perduti.
Una nota nel manoscritto 58 - una raccolta di lamentazioni di Annibale Stabile e del D. - indica quei manoscritti che allora formavano il nucleo centrale dell'archivio musicale. Tra i volumi menzionati vi è una collezione autografa di Magnificat messa in musica dal Dragoni. Nel foglio 69 del registro dei pagamenti dell'anno 1582 è registrato un pagamento di 77 scudi nel gennaio di quell'anno a favore di "Gio. Andrea" per la copiatura di sei libri di mottetti, cinque dei quali sembrano essere andati perduti. Ottavio Pitoni (1657-1743), nelle sue notizie manoscritte sui contrappuntisti, conservate nella Biblioteca Vaticana, afferma che ai suoi tempi si cantavano ancora molte composizioni inedite del D. e parla di un Benedictus a otto voci, che giudica "veramente bellissimo". Circa un secolo dopo il Baini riferisce invece di aver ascoltato, nei dieci anni in cui fu alunno del Seminario romano e "dovendo assistere nelle feste solenni al coro" della basilica lateranense, il solo Benedictus a otto voci (quasi certamente quello stesso lodato dal Pitoni), che anch'egli apprezza in quanto "tuttora freschissimo, e di mirabile effetto".
Tra le composizioni del D. si ricordano: Il primo libro di madrigali a cinque voci con un dialogo a otto nel fine (Venezia, "herede di G. Scotto", 1575); Il secondo libro di madrigali a cinque voci (ibid. 1575); Il terzo libro di madrigali a cinque voci con uno a sette nel fine (ibid. 1579); Il Primo Libro di madrigali a quattro voci (ibid. 1581); Il primo libro di madrigali a sei voci (ibid. 1584); Il primo libro delle villanelle a cinque voci (ibid. 1588); Il quarto libro di madrigali a cinque voci (ibid., G. Vincenti, 1594); Motectorum Io. Andreae Draconis in Basilica Lateranensi chori magistri, quae quinque vocibus concinuntur, tres in partes divisa, liber I prima (secunda, tertia) pars (Roma, Mutio, 1600).
Inoltre sono pubblicati in raccolte: "Alba cruda" in Il quarto libro delle muse a cinque voci (Venezia, A. Gardano, 1574; rist., 1582); "Se dal soave et amoroso sguardo" in Dolci affetti (Venezia, erede di G. Scotto, 1582); "Pensai fra queste" e "Se la mia donna" a cinque voci in De floridi virtuosi d'Italia. Il primo libro de madrigali (Venezia, G. Vincenti e R. Amadino, 1583); "O dolorosi amanti" e "Eran sì chiari" in Fronimo, intavolatura per liuto di V. Galilei (Venezia, erede di G. Scotto, 1584); "Lo spirto afflitto" in Canzonette spirituali de diversi a tre voci di P. Quagliati (Roma 1585); "Sapete amanti che vuol dire amore" in Ilsecondo libro de madrigali a quattro voci di G. B. Moscaglia (Roma 1585); "Per uscir di martire" e "Scherzando l'aura intorno" in De floridi virtuosi d'Italia il terzo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, G. Vincenti, 1586); "Qual pena" in Le gioie, madrigali a cinque voci di F. Anerio (Venezia, R. Amadino, 1589); "Un modo solo" in Novi frutti musicali (Venezia, G. Vincenti, 1590); "Mentre io fuggivo" in Canzonette a quattro voci con l'intavolatura del cembalo e del liuto (Roma, S. Verovio, 1591); "Mentre io fuggivo" in Canzonette a quattro voci (Venezia, G. Vincenti, 1597); "O dolci sospiri" a cinque voci in La risa avicenda di Don Giovanni Flaccomio (ibid. 1598); "O bel viso leggiadro", "Già s'apre" e "Tu dunque, o madre" a tre voci in Tempio armonico di P. G. Ancina (Roma, N. Mutij, 1599); un brano in G. A. Terzi, Libro de intavolatura di liuto (Venezia, G. Vincenti, 1599); "Si quis extolli vult" in Hortulus musicalis di Michael Herrer (Monaco 1609).
Composizioni manoscritte, prevalentemente di genere sacro, si conservano in numerose biblioteche straniere e italiane; il catalogo della collezione dell'abate Santini di Roma indica sotto il nome del D. tre Benedictus a otto voci e un Dixit a otto voci; inoltre la Missa cantantibus organis Caecilia a dodici voci (in collaborazione con G. Pierluigi da Palestrina, R. Giovannelli, F. Soriano e altri compositori) è conservata nella Bibl. ap. Vaticana e pubblicata a cura di R. Casimiri in Monumenta polyphoniae Italicae (Roma 1930).
Fonti e Bibl.: Bibl. ap. Vaticana, Cappella Giulia, I, 1-3: O. Pitoni, Notizie de' contrapuntisti e compositori di musica, pp. non num.; G. Baini, Mem. storico-critiche della vita e delle opere di G. Pierluigi da Palestrina, Roma 1828, I, p. 71; II, pp. 23, 160, 182; R. Molitor, Die nachtridentinische Choralreform zu Rom, II, Leipzig 1902, pp. 12, 21, 24 s., 455 s., 53 s., 57 ss.; R. Casimiri, Il codice 59 dell'Arch. musicale lateranense: autografo di G. Pierluigi da Palestrina, Roma 1919, pp. 16 s., 25; A. Cametti, Palestrina, Milano 1925, pp. 170, 173, 341, 347, 356; A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton 1949, pp. 612, 828, 855; F. Testi, La musica ital. nel Medioevo e nel Rinascimento, II, Milano 1969, pp. 383 s., 480, 496 s., 608; Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 567-572; L. Bianconi, Il Cinquecento e il Seicento, in Letteratura ital. (Einaudi), VI, Torino 1986, p. 337; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 55; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, coll. 740 ss.; Enc. de la musique Fasquelle, I, p. 670; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, III, p. 248; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 341; The New Grove Dict. of music and musicians, V, p. 608; Diz. enc. univ. della musica ..., Le biografie, III, pp. 549 s.