DARIF, Giovanni Andrea
Figlio di Bartolomeo, nacque a Venezia il 7 sett. 1801 da famiglia di origine friulana; compì i suoi studi in quella città dedicandosi alla pittura nella quale riuscì a raggiungere una certa notorietà in età precoce.
Il nome del D. è legato a quello di alcuni artisti veneti, Felice Schiavoni, Giovanni Servi, Ludovico Lipparini, a lui coetanei, che lavorarono a Venezia nel secondo decennio dell'800 e furono vicini a Francesco Hayez quando, tra il 1817 e il 1820, tenne il suo studio a Venezia.
Tali giovani artisti si formarono sotto l'influsso della tradizione artistica settecentesca veneta, subendo nel contempo la suggestione della pittura neoclassica fatta conoscere da Teodoro Matteini, primo professore di pittura nella nuova accademia napoleonica, ricco dell'esperienza milanese che gli aveva dato la possibilità di stringere amicizia con G. Bossi e A. Appiani. Ben presto, peraltro, la pittura romantica e di storia, inaugurata dal Palagi e dallo Hayez, avrebbe fatto sentire la sua eco anche nell'ambito dell'accademia veneziana.
Nel 1825, anno in cui vennero terminati i lavori di costruzione delle sale nuove dell'accademia, il D. fu chiamato ad affrescare le lunette della seconda sala nuova con busti di pittori veneziani, mentre fu affidato a Giovanni De Min l'incarico di eseguire quelle della prima sala e a Tranquillo Orsi il compito di decorare i soffitti a comparti prospettici. I ritratti dei pittori veneziani dipinti dal D. e dal De Min, visibili nella loro collocazione originaria nel dipinto di G. Borsato, Le onoranze in morte del Canova (Venezia, Gall. d'arte mod. di Ca' Pesaro), furono successivamente rimossi e sono attualmente conservati nei depositi dell'accademia stessa.
Il D., di cui non è documentata l'appartenenza all'accademia né in veste di allievo né di espositore alle mostre che periodicamente vi venivano indette, ebbe certamente ripetuti contatti con essa, senza peraltro mai divenirne insegnante; dal 1827, e forse anche antecedentemente, il D. fu infatti membro dell'accademia in qualità di socio d'arte ed il suo nome continuò ad apparire fino alla morte negli Atti delle premiazioni relative alle esposizioni annuali, talora in veste di pittore di storia, talaltra di incisore.
Benché negli anni tra il 1820 e il 1825 il D. avesse cominciato a frequentare l'ambiente milanese dove, al seguito dello Hayez e di altri giovani artisti veneti, iniziò ad esporre alle mostre dell'accademia di Brera, la sua attività a Venezia proseguì ininterrottamente: nella chiesa della Salute è ancor oggi conservato il suo dipinto raffigurante S. Marco. Ne dava già notizia Giannantonio Moschini nella Nuova Guida per Venezia... (Venezia 1834, p. 189), attestando l'esistenza della tela del D. in una lunetta della sagrestia piccola di S. Maria della Salute.
Sono inoltre ipotizzabili in questi anni vari soggiorni del D. a Udine, dove numerosi estimatori della sua opera lo incaricarono di eseguire dipinti poi esposti a Milano alle mostre braidensi. Il Museo civico di Udine conserva alcuni disegni del D., fra cui una Sacra Famiglia.
A partire dal 1824 il D. appare fra gli espositori alle annuali mostre organizzate dall'accademia di belle arti di Brera a Milano: in quell'anno partecipò, infatti, con l'opera ad olio S. Giovanni Battista nel deserto. Forse introdotto da Hayez, che considerava i suoi "piccoli ritratti finissimi e assai somiglianti", intorno al 1826 il D. eseguì il ritratto di Stefano Stampa a sette anni, figlio di Teresa Stampa, moglie di Alessandro Manzoni (disegno a matita conservato nel Museo Manzoni di Milano).
Fra i ritratti eseguiti dall'artista in questi anni sono conservati presso le Civiche Raccolte d'arte di Milano un Ritratto di signora, miniatura ad olio su tela, e un Autoritratto, disegno a matita e gesso su carta.
Nel 1827 il D. espose alla mostra dell'accademia braidense la pala di altare rappresentante la Vergine con Bambino in gloria, s. Sebastiano e s. Girolamo e una Sacra Famiglia, attualmente di proprietà dell'accademia stessa, della quale nelle Glorie delle belle arti... (Milano 1827, pp. 54 s., con riprod.) viene lodata la "vaghezza del veneto colorito"; tale opera riscosse evidentemente un certo successo, dal momento che l'anno seguente (Colpo d'occhio…,1828) fu segnalata fra le migliori tele a soggetto religioso insieme a quelle di Hayez, Palagi e Diotti.
Alla mostra di Brera il D. propose in quegli anni opere di soggetto storico, dimostrandosi ancora sotto l'influsso di Hayez nelle scelte tematiche e stilistiche, sebbene non esitasse poco dopo a ritornare ad eseguire dipinti religiosi e composizioni mitologiche di gusto neoclassico: nel 1829 espose Il ratto delle spose veneziane eseguito dai corsari triestini in occasione del giorno destinato alle loro nozze; nel 1831 Giulio Sabino e la di lui moglie e figliscoperti dai soldati di Vespasiano, di cui si conosce un disegno inedito (inchiostro, seppia e biacca; coll. priv.); nel 1832 Belisario cieco in casa della famiglia rustica da lui salvata dalla strage degli Unni e Beata Vergine con Bambino, s. Giuseppe, s. Giovanni; nel 1834 Il Giudizio di Paride e S. Anna che insegna a leggere alla Vergine.
Nel 1834 apparve nuovamente nelle Glorie delle belle arti (pp. 182 s.) un giudizio lusinghiero riguardo alle due opere esposte in quell'anno dal D., di cui si lodavano inoltre i ritratti, gli affreschi ed "altri vaghissimi soggetti, specialmente puttini", lamentando peraltro la mancanza di "qualche tuono d'ombra un po' più sentito".
Per quanto riguarda l'affresco, si conosce del D. Achille e Briseide (Milano, Pinacoteca dell'accademia di belle arti), riportato su tela ed esposto nel 1900 alla mostra "Pittura lombarda del secolo XIX", che presenta strette analogie tematiche, stilistiche ed iconografiche con gli affreschi eseguiti dall'Appiani nella villa Passalacqua di Moltrasio. Tale confronto è inoltre avvalorato dalla presenza documentata (Atti della R. Accademia di belle arti, 1865) del D. a Moltrasio quando realizzò nove affreschi per la cappella Passalacqua eretta nel 1863 in occasione della morte di Leopolda d'Adda, consorte di Alessandro Lucini Passalacqua, raffiguranti Adamo ed Eva, Vescovi e santi della diocesi di Como.
Gli affreschi del D., eseguiti sulle pareti esterne della cappella, risultano assai danneggiati. Appaiono invece ben conservati gli affreschi dei saloni della villa (situata nelle strette vicinanze della cappella), fra i quali alcuni, raffiguranti allegorie neoclassiche della Pittura e della Musica: potrebbero essere stati realizzati dal D., come è stato ipotizzato da E. Piceni e M. Cinotti (in Storia di Milano, XV, Milano 1962, p. 475).
Nel 1840 il D. partecipò all'Esposizione internazionale d'arte di Trieste con il dipinto storico Agostino Chigi che presenta la Fornarina a Raffaello e, nello stesso anno, all'Esposizione braidense con un Ritratto.
Nel 1845 espose a Brera due Ritratti di donna, una Ninfa che sta per bagnarsi e una Sacra Famiglia (in tale anno è indicata la sua residenza in contrada dell'Olmetto a Milano); nel 1847 un Ritratto di donna e S. Maria Maddalena, ripresentata l'anno successivo alla Promotrice di belle arti di Torino; nel 1850 una Samaritana al pozzo (cfr. Album d. Esp. d. belle arti, Milano 1850, p. 150, dove si dice che "entra piuttosto nei domini della storia che in altro genere"), una Sacra Famiglia, riproposte entrambe alla Promotrice di Torino nel-medesimo anno e la seconda anche a Brera nel 1857, e Mezza figura rappresentante paesana romana.
Nel 1859 il D., allora domiciliato in via dell'Annunciata, propose il dipinto ad olio di soggetto storico e di dimensioni pressocché reali Pieruccio colpito da una pietra nella tempia è assistito da Vico Machiavelli e da Annalena, soggetto storico tolto dall'Assedio di Firenze del Guerrazzi; nel 1860 la Sposa abbandonata e Maria Vergine col Bambino; nel 1866, '67, '68, espose ancora quadri di soggetto sacro e ritratti; nel 1869 il ritratto di Ausano Ramazzotti, dipinto nel 1867 e tuttora conservato presso l'ospedale Maggiore di Milano che l'aveva commissionato (La Ca' granda... [catal.], Milano 1981, pp. 241, 365).
Il D. morì a Milano, nella sua abitazione di via Cernaia 10, il 2 dic. 1870.
Erroneamente il Thieme-Becker ha pubblicato invece la data dell'agosto 1871 sulla base di un necrologio uscito sull'Arte in Italia in quel mese ed anno e firmato da Michele Caffi: unitamente a sommarie notizie sull'attività e la vita dell'artista esso riportava un'altra indicazione imprecisa, l'attribuzione al D. del Ritorno trionfale dei milanesi dopo la battaglia di Legnano, la cui vera paternità è stata documentata come di Giuseppe Sogni.
Fonti e Bibl.: Oltre ai catal. delle mostre citate nel testo si veda: Milano, Accademia di Brera, Atti..., 1824, 1827, 1829, 1831, 1832, 1834, 1840, 1845, 1847, 1850, 1857, 1859, 1860, 1865-69 passim; Venezia, Accad. di belle arti, Atti, 1841-45, 1847, 1850, 1851, 1856, 1871; Colpo d'occhio sullo stato attuale delle belle arti in Lombardia, Milano 1828, pp. 36-38; G. Sacchi, Le belle arti inLombardia, Milano 1827, p. 36; F. Zanotto, Pittura veneziana, Venezia 1837, pp. 418 s.; Id., Guida per l'I. R. Accademia delle belle arti…,Venezia 1845, p. 24; A. Caimi, Delle arti del disegno e d. artisti nelle prov. di Lombardia dal 1777 al 1862,Milano 1862, p. 67; L'arte in Italia, Torino 1871, p. 125; F. Hayez, Le mie memorie, Milano 1890, pp. 67 s.; U. Bignami, La pittura lombarda nel sec. XIX. Esposizione retrospettiva, Milano 1900, pp. 40, 118, n. 412, tav. XII; A. M. Comanducci, Pittori ital. dell'800, Milano 1935, p. 179; A. Rizzi, I disegni antichi dei Musei civici di Udine, Udine 1970, n. 11; L. Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'800 (catal.), I, Milano 1975, p. 47; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 403 s.; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, IV, p. 118.