AMICI, Giovanni (Bernardino da Fossa, Bernardino Aquilano)
Nacque nel 1421 da nobile famiglia a Fossa (Aquila).
Egli nei suoi scritti si disse col suo nome di religione Bernardino Aquilano e con questo nome è generalmente conosciuto nelle fonti più antiche. L'appellativo "da Fossa", pure antico, è prevalso nei tempi moderni, forse sotto l'influsso della liturgia che lo chiama così. Altri scrittori sdoppiano il nostro in due diverse persone.Dopo aver studiato in patria, nel 1438 si recò a Perugia per addottorarsi in giurisprudenza in quella università; ma la santità di vita e la fama che circondava i grandi predicatori francescani, s. Bernardino da Siena, a. Giovanni da Capestrano, Alberto da Sarteano e a. Giacomo della Marca (che del resto egli aveva conosciuto e ascoltato nella sua fanciullezza), lo spinsero a entrare dopo cinque anni di studio, nel 1445, tra i francescani osservanti a Perugia, dove ricevette l'abito religioso dallo stesso s. Giacomo della Marca, che gli cambiò anche il nome di battesimo (Giovanni) in quello di Bernardino, in memoria dell'apostolo senese. Trascorso l'anno di noviziato a Gubbio, emise i voti religiosi a Stroncone nel 1446. Qualche tempo dopo dall'Umbria passò alla nativa provincia religiosa degli Abruzzi, nella quale esplicò in seguito la maggior parte della sua attività, trattenendosi specialmente all'Aquila. Ebbe presto presso i confratelli la stima di uomo dotto, prudente e atto al governo e al disbrigo degli affari più importanti dell'Ordine. Così, oltre essere stato più volte a capo della sua provincia religiosa degli Abruzzi come vicario (1454-1460 e 1472-1475), lo troviamo mandato, dal Capitolo generale degli osservanti celebrato ad Assisi il 20 maggio 1464, a governare la vicaria, allora riunita, di Bosnia, Dalmazia e Ragusa, contrastando la riluttanza dei frati delle tre province all'unione. Nel 1467, nel Capitolo generale degli osservanti celebrato a Mantova, fu eletto procuratore o commissario generale nella Curia romana, con l'incarico di trattare gli affari dell'Ordine con la S. Sede, ufficio che ricoprì per soli due anni, essendosi dovute rinnovare tutte le cariche dell'Ordine nel 1469, anziché nel 1470, a causa della morte del vicario generale Battista Tagliacarne da Levanto.
Particolari incarichi rivelano la considerazione nella quale era tenuto. Così, nel 1452, fu chiamato al Capitolo generale degli osservanti tenuto all'Aquila. Nell'anno seguente fu nominato membro di una commissione di cinque religiosi incaricati di esporre al papa Niccolò V lo stato d'animo dei minori osservanti. Nei primi del novembre 1455 prese parte alla Congregazione generale di Assisi, che doveva trattare dell'unione dei conventuali con gli osservanti, dove svolse un ruolo importante. Partecipò pure, come vicario della sua provincia, al Capitolo generale di Milano del 1457 e a quello di Roma del 1458. Delicati compiti ebbe pure nel Capitolo generale degli osservanti a Mantova nel giugno 1467.
Il cronista contemporaneo Marco da Lisbona afferma che l'A. rifiutò due volte il ves covato dell'Aquila, offertogli dal pontefice. Oltre che nel governo dell'Ordine, la sua attività si esplicò nel ministero della predicazione e nella composizione di scritti di carattere storico e teologico. La sua fama di predicatore è legata specialmente ai suoi sermoni, perché rimangono ben poche tracce dei nomi dei luoghi da lui evangelizzati: sappiamo che nel 1465 predicava la quaresima a Sebenico in Dalmazia. Allo scrivere si dedicò soprattutto negli ultimi anni della sua vita. La maggior parte delle sue opere sono rimaste inedite; alcune furono però pubblicate più tardi a Venezia dal nipote in quarto grado per parte fraterna Antonio Amici, che ne scrisse anche la prima biografia. Morì all'Aquila il 27 nov. 1503. Gode culto di beato nell'Ordine minoritico, confermato da Leone XII il 26 marzo 1828. La sua festa si celebra il 27 novembre.
Le sue opere sono di carattere storico e teologico. Appartengono alla prima categoria la Chronica Fratrum Minorum de Observantia,edita solo nel 1902 a Roma da L. Lemmens, che è l'opera sua principale, scritta verso il 1480. Di importanza capitale per la storia di questa famiglia francescana, ne narra le vicende dalle origini (1368) al 1470. Se per i primi anni si rifà alle fonti e alla tradizione, per il rimanente periodo fu testimonio oculare di quello che narra e conobbe anche i protagonisti di molti avvenimenti anteriori. Segue, per importanza, il Provinciae D. Bernardini coenobia,in cui l'A. descrisse i 15 conventi che avevano allora gli osservanti negli Abruzzi e tesse brevi biografie dei religiosi più illustri. Scritto nel 1463, fu edito a Venezia nel 1752 insieme con il Funerale,e di nuovo a Roma nel 1902 insieme con la Chronica.La Vita del venerabile P. Fr. Filippo dell'Aquila,scritta nel 1456,fu pubblicata a Roma solo nel 1870 dal P. Ugone da Pesco-costanzo. Il racconto In que modo lo loco de Sancto Angelo de Ocra è venuto alle mani de' Frati Minori chiamad de Observanrìa fu edito dal P. G. Costa all'Aquila nel 1912. Sono poi di carattere teologico: Admonitioni,cioè un breve catechismo, edito a Venezia nel 1752; Funerale,32 sermoni sull'assistenza ai moribondi e la cura per i morti, edito pure a Venezia nel 1752; Peregrinus,che contiene 25 sermoni; l'unica copia che se ne conosce è priva di frontespizio; pare edita a Venezia verso il 1572-78; Un sermone... sulla Vergine secundum dicta Dantis,L'Aquila 1856, Firenze 1896; Tractatus de nubere volentium doctrina:fu edito nella collezione Tractatus illustrium... iureconsultorum de matrimonio et dote,X, Venetiis 1584,f. 113 r-v. Le opere edite a Venezia (Admonitioni, Funerale, Peregrinus)sono rarissime.
Fin qui le opere edite; sono poi ancora inedite: Centurio,201 sermoni diversi conservati nel codice Z. L. LXXXIX della Biblioteca Marciana di Venezia; Quodlibetum,altra raccolta di 145 sermoni, si ha nel codice Z.L. CXLIII della stessa biblioteca; Quaestiones duae,riguardanti i frati minori, sono nel medesimo codice; Tractatus praedicabilis intitulatus de Floribus,contiene tre soli sermoni di un trattato incompleto: è nel medesimo codice; Sermones varii:154 prediche, o piuttosto schemi e abbozzi in un centone autografo ora presso l'Archivio di Stato dell'Aquila.
L'A. è scrittore ordinato, ingenuo e insieme vivace. Più che storico è un diligente cronista, veritiero ed equanime. Per le opere storiche ha usato poche fonti scritte, raccogliendo con diligenza quelle orali. Nelle opere teologiche mostra di conoscere bene i padri e gli scrittori ecclesiastici, soprattutto quelli del suo Ordine. Nè ignora i classici, specie Virgilio e Giovenale; particolare predilezione ha per l'Alighieri.
Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum, Novembris,III, Bruxellis 1910, pp. 686-723: vi sono edite le fonti, precedute da una buona trattazione sulla vita e gli scritti dell'A.; L. Wadding, Annales Minorum,XV, ad Claras Aciuas 1933, pp. 309-312; Ugone (Le Donne) da Pescocostanzo, Vita del B.Bernardino da Fossa,Napoli 1872; G. Pansa, Bernardino da Fossa,in Bullet. d. soc. di Storia Patria.., negli Abruzzi,V (1893), pp. 221-227; I. H. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci,I, Romae 1908, pp.131 s. G. Costa, Il convento di S. Angelo di Ocre e sue adiacenze, Aquila 1912, pp. 127-159; 2 ed., Grottaferrata 1954(app. 113-125vi è edita l'operetta dell'A.: "In que modo ecc." sopra ricordata); A. Chiappini, L'attività editoriale in Venezia di Antonio Amici da Fossa nella seconda metà del '500,in Bullett. d. Deputaz. abruzzese di Storia Patria,s. 6, I-II (1951-1952 [ma 1958]),pp. 93-128 (con indicazioni dei luoghi ove sono le opere a stampa di fr. Bernardino); P. Conte, Lirica e drammatica abruzzese,Roma 1953, pp.74,48, 49, 50-51.