AMENDOLA, Giovanni
Nato a Salerno nel 1886, si segnalò dapprima con articoli ne La Voce di G. Papini e G. Prezzolini, come segretario della fiorentina Biblioteca filosofica e giornalista. Sono di quel tempo i suoi scritti migliori, di filosofia e letteratura (trad. di M. de Molinos, Guida spirituale, 2ª ed., Napoli 1908; di J. Ruskin, Le fonti della ricchezza, Roma 1908; ed. di M. A. Buonarroti, Poesie, Lanciano 1911; Maine de Biran, Firenze 1911; La categoria, Bologna 1913; Etica e biografia, Milano 1915).
Corrispondente romano del Corriere della Sera, nel 1914-15 partecipò attivamente, anche attraverso i Gruppi nazionali-liberali, da lui fondati, con altri che non condividevano le opinioni dei nazionalisti in fatto di politica economica (liberismo) ed interna (liberalismo) alla campagna in favore dell'intervento italiano nella guerra mondiale. A questa partecipò come volontario, conseguendo il grado di capitano d'artiglieria e una medaglia al valore.
Attratto dalla politica, benché avesse mentalità piuttosto d'ideologo, sostenne una politica di riavvicinamento agli Slavi, nel cosiddetto Patto di Roma contro la Monarchia austro-ungarica (1918) e durante l'infatuazione wilsoniana; come deputato (1919-1924), sottosegretario di stato (per le Finanze; Gabinetto Nitti, 21 maggio-30 giugno 1920), ministro (per le Colonie, Gabinetto Facta, fino al 28 ottobre 1922) quindi ancora come deputato e giornalista, fu avversario del fascismo, fino alla morte, avvenuta a Cannes, il 6 aprile 1926.