ALDOBRANDINI, Giovanni
Figlio di Silvestro e di Lisa Deti, nacque non a Fano, dove il padre soggiornò nel 1534, come dice il Litta, ma parecchi anni prima, probabilmente a Firenze. Seguì il padre nelle diverse tappe del suo esilio: a Ferrara compì i suoi studi giuridici (1538) ed aiutò in seguito il padre nelle sue funzioni di auditore alla corte estense. Passò poi alla corte di Urbino ed infine a Roma. Alla corte pontificia, dove Silvestro, nella influente posizione raggiunta sotto Paolo IV, si sforzò soprattutto di continuare la sua appassionata lotta antimedicea, l'A., intrapresa la carriera ecclesiastica, si mantenne su posizioni di cauta neutralità e prese posto tra i più fedeli servitori della Santa Sede, sia in campo religioso sia in campo politico.
Nel 1554 fu nominato da Giulio III avvocato concistoriale al posto del padre, e nel 1556 da Paolo IV uditore di Rota. In tale funzione assolse, nel 1565, un primo incarico di rilievo, quando fu inviato da Pio IV in Spagna, come coadiutore di Ugo Boncompagni (futuro Gregorio XIII), che il papa aveva allora formalmente costituito giudice nella causa istruita dall'Inquisizione spagnola contro Bartolomeo Carranza, arcivescovo di Toledo. Il processo fu però interrotto dalla improvvisa morte di Pio IV.
Sotto il pontificato di Pio V, l'A. fu tra i più stretti collaboratori del papa, che, il 26 ag. 1569, lo nominò vescovo di Imola, e nel 1570 gli concesse la porpora. Nell'ottobre del 1569 il pontefice, che era finalmente riuscito ad ottenere da Filippo II il trasferimento del Carranza a Roma, scelse l'A., insieme con il cardinale Peretti, come proprio coadiutore nell'esame della delicatissima causa, che aveva superato il caso particolare dell'arcivescovo di Toledo, accusato di luteranesimo, ed era diventata un importante episodio della lotta che Filippo II e Santa Sede combattevano per imporre la propria suprema direzione alla Chiesa spagnola. Tale causa si protrasse fino alla morte di Pio V; ed anche nell'interregno che seguì, essa rimase formalmente affidata all'A., al quale però non restò che attendere l'elezione del nuovo pontefice.
Nel 1570 l'A. fu inoltre designato da Pio V tra i propri delegati per trattare il progetto di lega contro i Turchi tra Venezia, Spagna e Santa Sede. L'A. intervenne nelle trattative particolarmente per discutere la partecipazione finanziaria della Santa Sede, che egli ovviamente cercò di ridurre al minimo, e per conciliare Spagna e Venezia intorno al programma immediato della spedizione: l'A., che propose i propri personali buoni uffici alla Spagna, riuscì a fare accettare a Venezia una questione di principio insenta nel programma della lega, quello della guerra contro i domini musulmani dell'Africa settentrionale. Durante tutta la durata della lega, l'A. fu incaricato della gestione delle indulgenze, concesse per la Crociata, e delle risorse che ne provenivano alla Santa Sede - gestione che non mancò di suscitare alcuni delicati contrasti con la Spagna. Inoltre all'A., figlio di esuli fiorentini, venne affidato l'incarico di trattare la conciliazione di tutti gli esuli che partecipassero, personalmente o finanziariamente alla Lega, con le autorità dei loro paesi. L'ambasciatore spagnolo Zufliga, nei suoi dispacci a Filippo II, loda ripetutamente l'atteggiamento prudente assunto dall'A. nei molteplici incarichi che in questo periodo lo misero a contatto con la Spagna. Del resto, già quando nel 1568 era stato fatto il nome dell'A. tra i candidati alla porpora, l'ambasciatore, pur ricordando l'accesa passione antispagnola del padre Silvestro, non aveva potuto elevare appunti precisi nei riguardi dell'A., che faceva professione di sentimenti contrari a quelli del padre, e si era limitato a riferire al re, dubitativamente, la voce secondo cui l'A. sarebbe appartenuto al partito del cardinale Farnese. Filippo Il, pur prevedendo che il futuro cardinale si sarebbe schierato in conclave a fianco del Farnese, non aveva creduto opportuno opporsi alla sua elezione.
In campo religioso l'A. si distinse tra i più rigidi assertori dello spirito della Controriforma. Se è vero quanto affermava Clemente VIII più tardi, egli aveva avuto una parte importante nelle misure prese da Pio V, all'inizio del suo pontificato, per proibire ogni tipo di infeudazione di beni ecclesiastici. In seguito fece parte della Congregazione dei vescovi, istituita da Pio V con breve del 13 febbr. 1572. Fervente protettore dei gesuiti, l'A. riuscì a far nominare Francesco Toledo predicatore di Pio V.
Anche Gregorio XIII affidò all'A, alcuni incarichi di rilievo: insieme con C. Borromeo, con il Paleotto e con il Burali, egli fu designato a riorganizzare la Penitenzienia apostolica, ed a far parte della commissione di vigilanza per l'osservanza dei decreti del concilio di Trento. Sempre nel corso del 1573, l'A. fu nominato penitenziere maggiore (carica occupata prima da Carlo Borromeo) e prefetto dei Brevi.
L'A. morì a Roma il 17 sett. 1573 e fu sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di S. Maria sopra Minerva.
Fonti e Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Aldobrandini,tav. II; Correspondencia diplomádtica entre España y la Santa Sede durante el pontificado de S. Pio V, a cura di L. Serrano, Madrid 1914, II-IV, passim;G.Bentivoglio, Memorie e lettere,a cura di O. Panigada, Bari 1934, pp.33, 128; P. Herre, Papsttum und Papstwahl im Zeitalter Philipps II,Leipzig 1907, pp. 172-180; L. Serrano, La Liga de Lepanto entre España, Venecia y la Santa Sede (1570-1573),2 voll., Madrid 1918-19, passim;C. Eubel, Hierarchia catholica...,III, Monasterii 1923, p.213; J. Lecler, Le Saint-Siège et l'Inquisition Espagnole. Le procès de Barthélemy Carranza (1559-1576),in Recherches de science religieuse,XXV (1935), p.61; L. v. Pastor, Storia dei Papi,VII, Roma 1950, pp.501, 526; VIII, ibid. 1951, passim;IX, ibid. 1955, passim; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.,II, col. 56.