CASSANA, Giovanni Agostino
Pittore, figlio di Giov. Francesco, nacque probabilmente a Venezia (non, come solitamente affermato, a Genova), dove il padre si era trasferito in giovane età dalla città natale al seguito di Bernardo Strozzi. La data di nascita del C. si ricava, anche se solo con approssimazione e non senza contraddizioni, dal Soprani-Ratti che lo dice fratello minore di Nicolò (nato nel 1659) e morto a Genova nel 1720 a circa sessantadue anni (su questo punto vedi Torriti, 1971, p. 357).
Secondo il Delogu (1962, p. 493 senza citare la fonte) il C. risulterebbe iscritto alla fraglia dei pittori veneziani dal 1687 al 1703: lo era con certezza ancora nel 1711 (T. Pignatti, La Fraglia dei pittori..., in Boll. dei Musei civ. veneziani, X[1965], 3, p. 23). Da una lettera scritta dal C. al pittore fiorentino A. D. Gabbiani (Bottari-Ticozzi, V, pp. 301 s.) sappiamo che l'artista si trovava a Venezia ancora nel 1714. Queste sono le uniche notizie documentarie che abbiamo sull'artista, per la cui biografia il Soprani-Ratti resta la fonte più importante. Secondo la stessa fonte, il C. fu denominato abate Cassana "perché vestiva abito da Cherico": il suo Autoritratto in veste di abate è conservato negli Uffizi (inv. 1890, n. 1806).
Allievo, come i fratelli Nicolò e Giovanni Battista, del padre Giov. Francesco, sembra che il C. abbia esordito come ritrattista (in Soprani-Ratti è ricordato un ritratto, non rintracciato, del Doge Francesco Erizzo)in uno stile naturalistico che doveva essere prossimo a quello di Nicolò (vedi anche il Ritratto del doge Giovanni Corner II nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, attribuito al C.); tuttavia, "per non recar pregiudizio a Niccoletto suo fratello, si diede a dipinger bestiami..." (Soprani-Ratti, p. 16). Questa affermazione è confortata dalle numerose opere di questo genere ricordate nelle fonti e negli inventari delle antiche raccolte.
Il C., sempre secondo il Soprani-Ratti, fu per qualche tempo al servizio della duchessa di Guastalla, ma non conosciamo opere di questo periodo, e quindi alla corte di Firenze, dove il fratello Nicolò era divenuto intimo del principe Ferdinando. Opere del C. sono documentate negli inventari della collezione di quest'ultimo (Chiarini, 1973) a partire dal 1697, ma non possiamo precisare quando l'artista fu a Firenze: certamente la consuetudine con l'ambiente fiorentino, probabilmente grazie alle introduzioni del fratello, fu prolungata, come attesta la citata lettera del 1714. Suoi Frutta e Animali, proprietà di un "cav. S. Pappagalli", furono esposti nel chiostro dell'Annunziata nel 1715 e nel 1729 (F. Borroni Salvadori, Le esposizioni d'arte a Firenze..., Firenze 1974, p. 74). Secondo il Soprani-Ratti il C. si trasferì da Venezia a Genova nel 1718 "icon copioso fornimento di suoi quadri", morendovi il 5 maggio 1720.
La figura del C. quale artista non è ancora riemersa completamente alla luce. Riesumata dal Delogu. (1931, fig. 61), che raccolse un gruppo di opere intorno a una Natura morta firmata e datata 1704 (già sul mercato inglese), sotto il nome dell'artista si sono venuti riunendo dipinti che non presentano tutti una reale omogeneità, come le due Nature morte dell'Accademia di Venezia, giustamente considerate con dubbio dalla Moschini-Marconi. Le antiche guide, come del resto il Soprani-Ratti, indicano che le preferenze del C. andavano verso la rappresentazione di animali vivi, più che per la natura morta: "... due galli che combattono insieme, toccato con mirabile franchezza" (Brandolese; questo dipinto può riconoscersi con verosimiglianza in quello passato nel Museo civico di Padova, n. 1248); "... vaghissimo paese con un gallo... altri volatili, ed un coniglio..." (Bartoli), e così via. Tale interesse è confermato da un'opera che il C. può aver dipinto durante un suo soggiorno a Firenze, e cioè quella tela con "due galline, due conigli, piselli, baccelli, mele e altro" che con il suo pendant, anch'esso di proprietà delle gallerie statali di Firenze rappresentante un "capretto Morto, asparagi, limoni e ostriche", è descritta in un inventario dell'anno 1697 della collezione di Ferdinando de' Medici a Poggio a Caiano (Chiarini, 1973): è questa l'opera più antica che risulti finora documentata del Cassana. Ad essa si accostano stilisticamente altre sue tele, come quella del Museo civico di Padova, quella dell'Ermitage di Leningrado (Delogu, 1931, fig. 62) e quella di collezione privata genovese (Torriti, 1971, fig. 225) e gli animali che compaiono in due quadri dipinti dal fratello Nicolò per il principe Ferdinando de' Medici e inviati da Venezia nel 1707 (Chiarini, 1974). In tutte queste opere si avverte l'ascendente della pittura genovese e del colorito caldo dello Strozzi, che consente al C., soprattutto nelle tele più mature come gli Animali da cortile pubblicata dal Torriti (1971, fig. 228), di giungere a uno stile pienamente barocco che ci indica anche lo studio della pittura olandese del Seicento (M. Hondecoeter). Per quanto riguarda le attribuzioni più recenti, si veda Torriti, 1971, pp. 357 S. (notando, tuttavia, che la Cuoca degli Uffizi, almeno per quanto riguarda la figura, spetta a Nicolò). Rari sono anche i suoi disegni: uno a lui attribuito con verosimiglianza è nel Metropolitan Museum di New York.
Fonti e Bibl.: R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori, scultori et architetti genovesi... (1769), II, Genova 1797, pp. 16 s.; G. B. Rossetti, Descriz. delle pitture, sculture ed archit. di Padova..., Padova 1780, p. 185; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, p. 215; P. Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova, Padova 1795, pp. 10, 270; F. Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture... di Rovigo, Venezia 1793, pp. 210, 254, 273; G. G. Bottari-S. Ticozzi, Raccolta di lettere..., V, Milano 1822, pp. 301 s.; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati estensi..., Modena 1855, pp. 141 s.; A. Pinetti, Il conte G. Carrara e la sua galleria..., Bergamo 1922, pp. 76 n. 57, 116 n. 85; G. Delogu, Pittori minori liguri, lombardi, piemontesi del Seicento e del Settecento, Venezia 1931, pp. 61-65; A. Bonetti-A. Broglio, Guida della Pinacoteca, Rovigo 1953, p. 40; L. Grossato, Il Museo Civico di Padova. Dipinti e scult. dal XIV al XIX sec., Venezia 1957, p. 49; G. Delogu, Natura morta ital., Bergamo 1962, pp. 49, 172; A. Podestà, La Pinacoteca Stuard di Parma, in Emporium, CXXXIV (1961), p. 191; P. Torriti, La quadreria dell'Accad. Ligustica di Belle Arti, Genova 1963, tav. LXIV; C. Marcenaro-I. M. Botto, Dipinti genovesi del XVII e XVIII sec., Genova 1964, ad Ind.;A. Podestà, Ined. di Pittori genovesi del XVII sec., in Emporium, CXL (1964), p. 259; A. Ottani, in La natura morta italiana (catal.), Milano 1964, pp. 109 s.; A. E. Perez Sanchez, Pintura italiana del s. XVII en España, Madrid 1965, ad Indicem;C. Donzelli-G. M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 120 ss.; Mostra dei pittori genovesi . a Genova nel '600 e nel '700 (catal.), Genova 1969, pp. 163-166; M. Roethlisberger, Cavalier Tempesta, Newark, Delaware, 1970, p. 133; P. Torriti, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1971, pp. 341-44, 357 s.; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia, Opere d'arte dei secc. XVII, XVIII, XIX, Roma 1970, pp. 17 ss.; M. Chiarini, Tre quadri genovesi nelle Gallerie di Firenze, in Arte ill., VI (1973), 53, p. 152; Id., Niccolò Cassana, Portrait Painter of the Florentine Court, in Apollo, C (1974), 151, p. 238; U. Thienie-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 123; Encicl. Ital., IX, p. 326.