DE FRANCESCHI, Giovanfrancesco
Nacque a Venezia, nella parrocchia di S. Zulian, presumibilmente attorno al 1510, maggiore dei due figli di Zuan Lunardo di Piero e di Caterina.
Di famiglia cittadina originaria, anche se appartenente ad un ramo non tradizionalmente dedito agli uffici (il padre "tendeva al banco Dolfin"), intraprese relativamente tardi la carriera burocratica nella Cancelleria ducale e venne eletto notaio straordinario il 28 nov. 1542. Ancora con tale grado, oltre alle abituali mansioni, partecipò, sicuramente prima del 1551, ad una "longa delegatione col Clarissimo Marin Cavalli ambasciatore al Serenissimo Imperatore" con ogni probabilità con l'incarico di coadiutore - il solo che, di norma, potevano ricoprire gli straordinari nelle missioni diplomatiche - e con "il salario solamente de ducati sedese all'anno".
Eletto finalmente notaio ordinario il 21 giugno 1552, ottenne "un poco più di salario" e si apprestò a lasciare di nuovo Venezia. Non è dato sapere con certezza se per propria scelta - le missioni all'estero comportavano referenze non trascurabili per lo sviluppo della carriera - o per particolari doti che si intravedevano in lui, fin da quel momento la militanza del D. nella Cancelleria ducale pare concentrarsi nell'attività diplomatica, tralasciando quasi completamente le mansioni interne di carattere cancelleresco alle quali erano di norma dediti i segretari. Dal 1551 al 1554, infatti, lo troviamo in Inghilterra come segretario dell'ambasciatore residente Giacomo Soranzo, dal quale ebbe a ricevere, al termine della missione, lusinghieri elogi. Certo, espressioni di benevola lode erano spesso rivolte dagli ambasciatori ai loro sottoposti nelle relazioni, ed era si può dire di prammatica la richiesta per loro di riconoscimenti di carattere economico e di rapide promozioni; ma la collaborazione tra i due doveva essere stata in effetti soddisfacente e proficua, e le doti diplomatiche del D. significative, se lo stesso Soranzo chiese ed ottenne di averlo ancora con sé nella residenza presso la corte di Francia dal 1556 al 1558. Fatto ritorno a Venezia, il D. ottenne finalmente, il 30 giugno 1558, la caldeggiata ed auspicata promozione con la nomina, a segretario dei Pregadi.
Forte della nuova posizione acquisita, e degli indubbi meriti di cui si era insignito, il D. ritenne, il 10 genn. 1559, che fosse giunto il momento di accedere anche a benefici di natura economica. In una supplica presentata al Consiglio dei dieci, dopo aver ricordato le varie tappe della sua carriera, nonché le ingenti spese sostenute "sendo io stato astretto sempre comparere honoratamente di quel modo che si conviene a servitore et ministro suo", chiedeva infatti di poter integrare il suo salario di 80 ducati l'anno - che, "sendo obligato a tutte l'hore nell'Ecc.mo Collegio et Senato a tutte quelle cose chi mi sono comandate, né havendo altra industria che la sua bona gratia", non aveva né possibilità né tempo di arrotondare - con la concessione, al pari di molti suoi colleghi, di "una espettativa d'uno officio primo vacante, in questa città o fuori, de valuta de ducati 150 in circa". Consapevole delle prevedibili lungaggini che l'assegnazione, una volta approvata, avrebbe incontrato, il D. domandava altresì, "per potermi in qualche parte ristorare delle molte spese fatte come detto in servitio loro", gli fossero attribuiti nel frattempo 8 ducati al mese "delli denari delle limitazioni di questo Ecc.mo Consiglio".
Accolte le sue richieste, con la riduzione degli 8 ducati a 5, il D. venne richiamato ben presto a porre di nuovo le sue capacità diplomatiche al servizio della Repubblica: dal 1560 al 1562 è infatti ricordata la sua presenza in Francia come segretario. Esaurita la missione in terra di Francia e fatto ritorno a Venezia, il D. era destinato a ripartirne nel volgere di ben poco tempo. In accordo con le abitudini veneziane di inviare propri segretari come residenti nelle "corti minori", il Senato provvide, il 13 apr. 1563, a comunicargli che era stato deciso, tenuto buon conto "dell'esperienza che havemo già molto tempo della diligentia et sufficientia di te", di inviarlo a Milano come residente, in sostituzione di un altro segretario, Antonio Mazza, che aveva chiesto ed ottenuto di essere sostituito nell'incarico. Il soggiorno nella capitale della Lombardia spagnola doveva protrarsi fino al 1568, come si può desumere con buon fondamento da una supplica, presentata nel 1569, nella quale il D. fissava in 5 anni e mezzo la sua permanenza a Milano.
Ritornato a Venezia, dopo la missione non punteggiata da avvenimenti particolari ma improntata alla cauta diffidenza che caratterizzava in quegli anni la condotta della Serenissima nei confronti dello scomodo vicino, il D., oramai avanti negli anni, si risolse di inoltrare, il 23 nov. 1569, una nuova supplica al Consiglio dei dieci. L'aspettativa concessagli dieci anni prima non si era ancora tramutata in effettivo beneficio, e il D., oramai stanco e sfiduciato, chiedeva gli fosse almeno rinnovato il beneficio di 5 ducati mensili che gli era stato concesso nel 1559 per dieci anni e che stava per l'appunto scadendo, sempre in attesa dei 150 ducati annui, dei quali comunque era destinato a non dover mai usufruire.
Dopo una vita trascorsa per gran parte lontano da casa, celibe e senza figli, il D. morì infatti a Venezia nei primi mesi del 1572, come si può appurare da una supplica che il fratello Nicolò inoltrò, il 9 maggio 1572, per poter godere assieme ai figli dell'aspettativa della quale il D. non avrebbe più potuto personalmente beneficiare.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Comuni, filza 77, 10 genn. 1559, alla data; filza 106, 23 nov. 1569, alla data: Ibid., reg. 30, c. 112; Ibid., Avogaria diComun, busta 318/16; busta 367/7; Ibid., Senato, Dispacci ambasciatori Milano, Rubricario, filza I, cc. 88-120; Ibid., Senato. Secreta, reg. 73, cc. 53v-54; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. Ital., classe VII, 1667 (= 8459), Elenco degli ordinari, e straordinari, Segretari di Pregadi e Cancellieri grandi dal sec. XIII fino al XVII, c.6v; Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato…, a cura di E. Alberi, s. 1, III, Firenze 1853, pp. 85 s.; Relaz. degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di L. Firpo, I, Inghilterra, Torino 1965, pp. 345 s.; G. Trebbi, La Cancelleria veneta nei secc. XVI e XVII, in Annali della Fondazione L. Einaudi, XIV (1980), pp. 99, 110 s.