ORSI, Giovan Gioseffo Felice
ORSI, Giovan Gioseffo Felice. – Nacque a Bologna il 19 giugno 1652, da Mario, patrizio bolognese, e da Girolama Castiglioni, nobile mantovana.
Rimasto orfano di padre in giovane età, fu avviato dalla madre agli studi d’umanità sotto la guida di precettori privati. Intraprese quindi lo studio della filosofia, della giurisprudenza e della matematica. Decisivo per la sua formazione fu l’incontro con Geminiano Montanari, lettore di matematica presso l’Università di Bologna. Proprio la partenza di quest’ultimo per l’ateneo patavino nel 1678 avrebbe fatto scemare in Orsi la «voglia d’ulteriori fatiche ed applicazioni per le scienze gravi» (Muratori, 1735, p. 555). Interrotti gli studi, manifestò un precoce interesse per il teatro, prendendo parte all’allestimento di commedie in case private. Esercitò un ruolo importante nella vita culturale bolognese attraverso l’istituzione nella sua casa di accademie, in cui due volte la settimana si dibatteva di questioni riguardanti la lingua italiana, la poesia e l’eloquenza. Alle adunanze prendevano parte fra gli altri Angelo Antonio Sacchi, Carlo Antonio Bedori, Gregorio Malisardi, Carlo Antonio del Frate e figure di spicco come Eustachio Manfredi e Pier Jacopo Martello.
Nel 1686 fece uccidere dal menzionato Malisardi la moglie, la marchesa Anna Orsi Castracani, coinvolta in una vicenda di tradimenti coniugali (da lei aveva avuto tre figlie: due si fecero monache; la terza, Lucrezia, andò in sposa al conte Astore Ercolani). Presumibilmente per calmare le acque dopo l’uxoricidio, significativamente sottaciuto da Ludovico Antonio Muratori nelle Memorie (1735), nello stesso anno partì per la Francia insieme con Malisardi.
Poco si conosce sul soggiorno parigino, se non che fece conoscenza con molti letterati, e «massimamente di coloro, che illustravano allora il teatro franzese» (Muratori, 1735, p. 557).
L’interesse per il teatro d’Oltralpe, di cui Orsi rappresentò, insieme con altri membri della sua cerchia, il principale veicolo di diffusione, è tuttavia da ascrivere agli anni precedenti: l’allestimento dell’Amalasonte di Philippe Quinault e del Cid di Corneille a Bologna testimonia un interesse già radicato. Orsi si impegnò anche a tradurre testi, promuovendo una riforma del teatro in direzione francesizzante: sono attribuibili a lui alcune traduzioni contenute nei tomi III e IV della raccolta Opere varie trasportate dal francese e recitate in Bologna (Bologna 1724-50), tra cui la Rodogunadi Corneille, sottoposta a dure critiche nelle Osservazioni di Scipione Maffei (composte nel 1700, ma pubblicate in Rime e prose, Venezia 1719). È assai probabile che le Opere varie fossero state concepite da Orsi e da Pier Jacopo Martello proprio in risposta al Teatro italiano di Maffei (Verona 1723-25), il cui intento era rilanciare il repertorio tragico nostrano in chiave soprattutto antifrancese.
Durante il viaggio Orsi sostò a Torino, dove conobbe il gesuita Pietro Valle, e a Milano, dove strinse amicizia con il padre Pantaleone Dolera e Carlo Maria Maggi. Rientrato a Bologna, probabilmente nello stesso 1686, ripartì per Roma al servizio del cardinale Rinaldo d’Este, che, impegnato a mediare tra la S. Sede e Luigi XIV nell’ambito della controversia delle franchigie, affidò a Orsi il «maneggio» della «scabrosa pendenza» (Muratori, 1735, p. 558), incarico che assolse brillantemente, guadagnandosi la stima di personalità della Curia, in particolare di monsignor Lorenzo Casoni.
Nel 1690, passato a nuove nozze con la marchesa Teresa Lanzi (da cui avrebbe avuto due figlie, una delle quali, Caterina, sposò il conte Guido Ascanio Orsi), tornò a Bologna. L’anno seguente entrò nell’Accademia degli Accesi, costituita nel 1686; nel 1692 divenne membro dell’Arcadia romana con il nome di Alarco Erinnidio. Ebbe poi un ruolo di primo piano nella fondazione della Colonia Renia (1698-1796), di cui fu vice custode.
Nel quadro dell’Arcadia bolognese cominciò a delinearsi il suo progetto di replicare alle critiche rivolte dai francesi alla letteratura italiana, accusata di retoricismo e barocchismo dal gesuita Dominique Bouhours nella Manière de bien penser dans les ouvrages d’esprit, uscita anonima a Parigi nel 1687. Orsi rispose con le Considerazioni sopra un famoso libro franzese (Bologna 1703, ma 1704), in sette dialoghi, pubblicate anonime, già morto Bouhours, solo dopo essere passate al vaglio di Muratori – allora impegnato nella stesura della Perfetta poesia italiana, annotata peraltro da Orsi – e di altri letterati appartenenti all’Accademia della Crusca e all’Arcadia.
La querelle, meglio nota come polemica Orsi - Bouhours, ebbe larga risonanza nelle pagine del neonato Giornale de’ letterati d’Italia, che annoverava tra i suoi fondatori Apostolo Zeno, autore di una delle undici lettere apologetiche (tra cui anche quelle di Muratori, Manfredi e Anton Maria Salvini) a difesa di Orsi, date alle stampe a Bologna nel 1707, unitamente alle quattro Lettere di Orsi ad Anne Le Fèvre Dacier e all’articolo XL dei Mémoires de Trévoux, e poi riunite insieme con tutti gli altri scritti relativi alla polemica nei due tomi dell’edizione postuma delle Considerazioni, curata da Muratori a Modena nel 1735 per Bartolomeo Soliani. Nel secondo tomo, oltre alle Memorie muratoriane, che costituiscono la principale fonte biografica su Orsi, figura anche un’Aggiunta alle rime orsiane, a completamento di quelle pubblicate a parte dallo stesso Soliani sempre nel 1735, a cura di Benedetto Piccioli, segretario di Orsi, e di Gian Pietro Zanotti. Del corpus poetico orsiano fanno parte, oltre ai numerosi sonetti, il Trionfo dell’ubbidienza, pubblicato a Bologna nel 1699; il primo e unico canto del poema Gennaio, comparso nei Fastidi Ludovico XIV, miscellanea poetica nata in seno all’Arcadia bolognese e pubblicata nel 1701 per il battesimo di Gerolamo Luigi Sampieri; la prima delle Egloghe dei pastori Arcadi della Renia, date alle stampe sempre nel 1701 per l’elezione al soglio pontificio di Clemente XI.
Nel 1694, su invito di Rinaldo d’Este, divenuto duca di Modena dopo la morte di Francesco II, Orsi si trasferì con tutta la famiglia nella capitale estense. Ebbe così inizio l’amicizia con Muratori, che durò tutta la vita. Da Rinaldo d’Este ricevette incarichi diplomatici (fu inviato presso la corte di Parma in occasione della morte del duca Ranuccio II, per trattare un’alleanza con il successore Francesco). Tornato a Bologna, riprese a organizzare le adunanze presso la propria casa, incentrando il dibattito su argomenti filosofico-morali. Del suo entourage facevano parte, tra gli altri, i francescani Alessandro Burgos e Giuseppe Maria Platina, i fratelli Francesco Maria e Gian Pietro Zanotti, l’abate Domenico Lazzarini.
Nel 1706 entrò nella polemica tra Girolamo Sbaraglia e i seguaci di Marcello Malpighi a sostegno del primo con l’anonimo De moralibus criticae regulis (Colonia 1706, ma Modena 1707) e con una Risposta alle opposizioni fatte da Teofilo Aletino, edita a Bologna nel 1711 sotto il nome di Malisardi. Seguì la polemica con Maffei, autore del trattato Della scienza chiamata cavalleresca (Roma 1710) cui Orsi, esperto di cavalleria e strenuo difensore di tale ‘scienza’, rispose polemicamente con le Dodici conclusioni cristiane, morali, legali e cavalleresche, pubblicate sotto il nome del conte Giuseppe Antonio Castiglioni (Milano 1715).
Se si fa eccezione per le periodiche villeggiature a Villanova, presso Bologna, il soggiorno di Orsi nella città natale durò fino al 1712, anno in cui si trasferì definitivamente a Modena, dove non perse la consuetudine di organizzare nella sua casa riunioni erudite. Nello stesso anno pubblicò a Bologna una traduzione della Vie du comte Louis de Sales redatta dal gesuita Claude Buffier.
Nel 1714 stilò l’Avvertimento al lettore premesso all’edizione modenese della Merope maffeiana (1714), rappresentata, alla presenza del duca e della corte, dalla compagnia di Luigi Riccoboni, che dichiarò di avere ricevuto i primi «lumi» in fatto di teatro proprio da Orsi. A sollecitare i pareri di Orsi come autorità in campo teatrale furono, tra gli altri, Gian Pietro Zanotti, il quale lo citò nella dedicatoria della Didone (Bologna 1718), e Antonio Conti, che gli sottopose il manoscritto del Cesare (Faenza 1726).
Sono inoltre da ricordare le prefatorie all’Arte oratoria di Platina (Bologna 1716) e ai venti canti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (ibid. 1736). Nella sua attività di critico si inscrivono anche un anonimo Ragionamento ad un amico sul De senectute ciceroniano (Padova 1724) e un Giudizio in forma di lettera in difesa del ferrarese Girolamo Baruffaldi, schieratosi al suo fianco contro Francesco Montani con ponderose Osservazioni critiche (Venezia 1710), nell’ambito della polemica con Bouhours.
Negli ultimi mesi della sua vita intraprese la stesura di una Risposta all’incivile critica fatta da alcuni sopra le Osservazioni al Petrarca di L.A. Muratori, rimasta incompiuta.
Morì a Ponte Basso, presso Modena, il 20 settembre 1733, assistito dal medico Francesco Torti, dal poeta Ippolito Zanelli e dall’amico Muratori, che ereditò tutti i suoi libri e le sue carte. Fu sepolto nella chiesa dei carmelitani scalzi. I funerali furono celebrati in forma solenne a Bologna; il padre Sebastiano Paoli vi lesse un’orazione (in S. Paoli, Orazioni, Lucca 1738).
L’elenco delle opere, redatto da A. Cottignoli, si legge in La Colonia Renia. Profilo documentario e critico dell’Arcadia bolognese, I, a cura di M. Saccenti, Modena 1988, pp. 189-191; il carteggio con Muratori è edito in L.A. Muratori, Carteggio con… G.G. Orsi, a cura di A. Cottignoli, Firenze 1984.
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Memorie intorno alla vita del signor marchese G.G. O., in G.G. Orsi, Considerazioni…, II, Modena 1735, pp. 511-573; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 197-209; S. Ingegno Guidi, Per la storia del teatro francese in Italia: L.A. Muratori, G.G. Orsi e P.J. Martello, in La rassegna della letteratura italiana, LXXVIII (1974), pp. 64-94; Id., Tra Francia e Italia. Discussioni letterarie nell’epistolario di G.G. O. ad A. Conti, in Accademie e cultura. Aspetti storici tra Seicento e Settecento. Atti del Convegno internazionale di studi muratoriani, Modena, 1972, Firenze 1979, pp. 161-209; A. Cottignoli, Un inedito settecentesco: le Annotazioni di G.G. O. alla «Perfetta poesia», in Filologia e critica, VI (1981), pp. 426-441; Id., O. corrispondente muratoriano fra buon gusto e autorizzamento, in Id., Muratori teorico. La revisione della «Perfetta poesia» e la questione del teatro, Bologna 1987, pp. 37-47; G. Guccini, Per una storia del teatro dei dilettanti: la rinascita tragica italiana nel XVIII secolo,in Il teatro italiano nel Settecento, a cura di Id., Bologna 1988, pp. 177-203; E. Graziosi, Vent’anni di petrarchismo (1690-1710), in La Colonia Renia, cit., II, pp. 106-118; M.G. Bergamini, Dai Gelati alla Renia (1670-1698). Appunti per la storia delle accademie letterarie bolognesi, ibid., pp. 5-52; M.G. Accorsi - E. Graziosi, Da Bologna all’Europa: la polemica O. - Bouhours, in La rassegna della letteratura italiana, XCIII (1989), pp. 84-136; S. Benassi, Definizione di gusto: la polemica O.- Bouhours, in Estetica e Arte. Le concezioni dei “moderni”, a cura di S. Benassi., Bologna 1991, pp. 107-126; S. Gensini, Polemiche linguistiche in Arcadia: O. vs. Bouhours, in Id. Volgar favella. Percorsi del pensiero linguistico italiano da Robertello a Manzoni, Firenze 1993, pp. 51-97; F.P.A. Madonia, Osservazioni in margine alla polemica O.-Bouhours, in Esperienze letterarie, XXIII (1998), 1, pp. 77-89; A. Battistini, Il Seicento nella polemica O. - Bouhours, in Id., Il Barocco. Cultura, miti, immagini, Roma 2000, pp. 253-261; C. Viola, Tradizioni letterarie a confronto. Italia e Francia nella polemica O. - Bouhours, Verona 2001; M.G. Accorsi, Le raccolte teatrali del Settecento fra scena e lettura, in Id., Scena e lettura. Problemi di scrittura e recitazione dei testi teatrali, Modena 2002, pp. 126-134; M. Verga, La Spagna e il paradigma della decadenza italiana tra Seicento e Settecento, in Alle origini di una nazione. Antispagnolismo e identità italiana,a cura di A. Musi, Milano 2003, pp. 49-81; P. Ulvioni, Le reazioni alla «Scienza cavalleresca», in Id. Riformar il mondo. Il pensiero civile di Scipione Maffei. Con una nuova edizione del «Consiglio politico», Alessandria 2008, pp. 73-102; A. Battistini, Bologna, 1703. Alla ricerca di un’identità nazionale, in Atlante della letteratura italiana, a cura di E. Irace, II, Torino 2011, pp. 571-576.