PASSIONEI, Giovan Francesco
PASSIONEI, Giovan Francesco. – Nacque nel 1591, probabilmente a Fossombrone, da Silvio di Domenico e da Vittoria Baviera.
La famiglia Passionei, originaria di Urbino, a seguito delle disavventure finanziarie di Domenico si divise in quattro rami tra Cagli, Fossombrone e appunto Urbino, dove rimasero due gruppi familiari. La linea di Giovan Francesco lasciò Urbino nel 1569 e si trasferì a Fossombrone nel quartiere di S. Maurenzo. La discendenza dei Passionei si distinse soprattutto nei ranghi ecclesiastici e tra gli eruditi. Silvio fu impiegato per conto dell’amministrazione finanziaria della Chiesa nelle cosiddette societates officiorum, incaricate di prelevare i risparmi per l’acquisto degli uffici vacabili. Celebre resta la figura del beato Benedetto Passionei, al secolo Marco, fratello di Silvio. Un fratello di Giovan Francesco, Domenico, fu tra i priori del Consiglio di Fossombrone nel 1621 e mantenne il controllo sulle proprietà familiari a Fossombrone anche per conto di Giovan Francesco.
Scarse sono le notizie sugli anni giovanili di Passionei. Nel 1614 è descritto tra gli assistenti alla processione di Fossombrone, nel 1616 rettore del locale Monte di pietà. Compì studi universitari dapprima a Urbino, poi a Bologna, dove si laureò in utroque iure. Intraprese quindi la carriera ecclesiastica tra i referendari di Grazia e giustizia. La prima carica amministrativa di rilievo fu quella di governatore di Forlì, a cui fu nominato da Urbano VIII nel dicembre 1629. Contemporaneamente ricevette la nomina alla sede della vicina Cagli, che tenne dal 24 dicembre 1629 all’autunno 1641. Godette della stima di Urbano VIII, di cui fu prelato domestico, e del cardinal nipote Antonio, che nel 1634 fu nominato nunzio in Toscana, succedendo a Giorgio Bolognetti. La nunziatura durò circa sette anni, fino al marzo 1641, quando gli succedette Camillo Melzi, arcivescovo di Capua.
Della nunziatura Passionei ha lasciato ampia traccia documentaria non soltanto nel carteggio diplomatico e familiare, ma anche in un volume dedicato a papa Barberini che, sebbene destinato alle stampe, rimase manoscritto: una testimonianza preziosa, tanto più che nell’archivio della nunziatura fiorentina la sua missione diplomatica ha lasciato scarse tracce documentarie. Di questo progetto rimangono alcune copie manoscritte (Fossombrone, Biblioteca civica, Card. Passionei, b. 102; Archivio segreto Vaticano, Fondo Pio, 141; Segreteria di Stato, Nunziature diverse, 206), organizzate come segue, con qualche variazione di sequenza tra gli esemplari: lettera dedicatoria a Urbano VIII; breve relazione delle persone della corte toscana: il granduca, la granduchessa, i principi (Giovan Carlo, Mattia e Leopoldo), gli zii del granduca (il cardinale Carlo e il principe Lorenzo); decrizione del Consiglio di Stato e del governo della giustizia; negozi appartenenti alla Reverenda Camera apostolica; copie di alcune lettere ricevute e inviate durante la nunziatura. L’Indice è rivelatore di un progetto fortemente meditato, costruito come un’opera complessa e articolata, destinata a svolgere una funzione istruttiva e al tempo stesso riassuntiva della nunziatura, ricca di note personali e giudizi sintetici e non convenzionali.
Nella relazione sulla corte e i vertici della burocrazia sono di notevole interesse i profili delle figure del Consiglio di Stato. Passionei è attento ai tratti degli uomini e alla natura e funzionamento delle magistrature, anche di quelle subordinate (il tribunale criminale degli Otto di guardia e Balìa), ritenute decisive nell’amministrazione «del governo circa la giustizia». Attenzione va anche ai «consultori della coscienza del Gran Duca e Teologi»: il padre Giovannandrea Centurione carmelitano scalzo, il gesuita Maurizio de Curtis, Francesco Casullo, proposto dei barnabiti.
Largo spazio è dato alle questioni che Passionei dovette affrontare nello svolgimento delle sue funzioni, sullo sfondo dei delicati equilibri politici che coinvolgevano il Granducato: i rapporti con i diversi sovrani italiani e stranieri; la considerazione generale della «pace e libertà d’Italia» durante la guerra dei Trent’anni; l’acquisto granducale di Pontremoli dalla Spagna.
Nel corso del soggiorno ebbe anche modo di spostarsi da Firenze seguendo gli itinerari della corte. Scrivendo allo zio Benedetto il 24 marzo 1635, Passionei lo informa di trovarsi a Pisa. Sempre al seguito della corte, da Pisa si trasferì a Livorno, dove si trattenne per tre giorni. Da Livorno, cercando di viaggiare in incognito, passò nello Stato di Lucca, dove, riconosciuto e annunziato da un sistema di spionaggio efficace, fu accolto ufficialmente da alcuni emissari della Repubblica a Pescia.
Le incombenze del ministero furono numerose e impegnative: da Firenze dovette mediare, tra l’altro, questioni e conflitti inerenti la legazione d’Urbino, acuiti dall’avere mantenuto i Medici il controllo sui beni allodiali dei Della Rovere in virtù del matrimonio tra Ferdinando II e la principessa Vittoria, dopo che la dinastia dei Della Rovere si era estinta nelle linee maschili e il Ducato era stato incamerato dallo Stato della Chiesa.
Il patrocinio delle istanze locali da parte di Passionei si accompagnò alle incombenze istituzionali connesse al ruolo di nunzio, chiamato a informare Roma sulle principali questioni su cui granduca e autorità ecclesiastica si confrontavano nell’ambito territoriale e giurisdizionale toscano. La prima questione presentata è la lunga e complessa controversia di Castel del Rio, feudo della montagna bolognese appartenente agli Alidosi, che Ferdinando II aveva acquistato da Mariano Alidosi nell’ottobre 1634, con un’operazione contestata dai familiari del venditore sulla base dell’investitura feudale originaria accreditata alla Camera apostolica.
Entrò in contatto anche con Galileo Galilei e con il cardinale Giulio Mazzarino, come attestano alcune lettere conservate nella Biblioteca civica di Fossombrone. Importante fu il rapporto con Galileo, che dopo l’abiura del 1633 si era ritirato ad Arcetri, presso Firenze. Evidentemente, Passionei era chiamato a esercitare una sorta di sorveglianza sui movimenti dello scienziato e sui rapporti intellettuali dello scienziato. Il 19 luglio del 1638 scriveva, in cifra, al cardinale Francesco Barberini informandolo di un contatto in corso tra gli «Stati Olandesi» e Galileo, a cui era stata inviata una lettera e l’offerta di un donativo di cui si ignorava l’entità, ma che pareva essere di 600 o addirittura 2000 scudi. Passionei aggiungeva però che Galilei non avrebbe accettato alcuna proposta senza avere ricevuto prima l’approvazione da Roma, testimoniando che con lo scienziato si era probabilmente creato una rapporto di amicizia più che di controllo.
Dopo aver lasciato Fienze, Passionei tornò verosimilmente nelle terre d’origine. Qui coronò la sua carriera con la nomina a vescovo di Pesaro nel novembre 1641, riservandosi una pensione di 600 scudi sul vescovato di Cagli. Sempre coltivando uno stretto rapporto con la famiglia di appartenenza e la sua tradizione, s’interessò alla raccolta di notizie biografiche sullo zio Benedetto, adoperandosi per avviarne la causa di beatificazione, secondo quanto appare da alcune lettere raccolte nel processo dell’Ordinario.
Passionei morì a Pesaro. Sulla data restano incertezze: escluso il 1651 (Ughelli, 1647, col. 956), parrebbe più verosimile accogliere l’agosto 1657 (Gauchat, 1935, p. 281). La data del 10 agosto 1658 (Fossombrone, Biblioteca civica, Card. Passionei, b. LXXXVII, dattiloscritto descrittivo del contenuto), precisa quanto al giorno, appare priva di riscontri documentari per l’anno e deve verosimilmente essere intesa come 10 agosto dell’anno precedente.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Nunziatura Firenze, 134; Segreteria di Stato, Nunziature diverse, 205-206; Segreteria di Stato, Vescovi, 42; Fondo Pio, 262; Fossombrone, Biblioteca civica, Card. Passionei, bb. VII, VIII, XV, XVI, LXXXII, CII; Urbino, Biblioteca universitaria, b. 173; Arezzo, Museo Casa Vasari, regg. 16, c. 116r-v; 17, cc. 164d-165s (consultabili sul sito ‹manus.iccu.sbn.it›); Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat., 7325, c. 7; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss. Galileiani, Parte I, t. XIV, c. 215; F. Ughelli, Italia sacra, II, Romae 1647, col. 956; A. Vernarecci, Dizionario degli uomini illustri di Fossombrone, Fossombrone 1872, pp. 23 s.; D.A. Tarducci, De’ Vescovi di Cagli, Cagli 1896, p. 100; A. Vernarecci, Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri…, II, Fossombrone 1914, pp. 742 s.; P. Gauchat, Hierarchia catholica, Monasterii 1935, pp. 129 s., 281; Ludovico da Ostra, Dinanzi allo stemma gentilizio e all’albero genealogico della famiglia Passionei, in L’Italia francescana, II (1961), pp. 106 s.; G. Galilei, Le opere, Firenze 1968, XVI, p. 184; XVII, p. 357; XX, p. 504; C. Weber, Legati e governatori dello Stato pontifico (1550-1809), Roma 1994, pp. 266, 829 s.; A. Serrai, Domenico Passionei e la sua biblioteca, Milano 2004, pp. 53, 262; A. Falcioni, La famiglia Passionei nel ducato d’Urbino al tempo del beato Benedetto, in Benedetto Passionei da Urbino (1560-1625), a cura di G. Avarucci, Roma 2012, pp. 27, 119.