GESSI, Giovan Francesco (Francesco)
Nacque a Bologna il 20 genn. 1588 da Ottavio e da Fiordeligi Tognoni (Malvasia, 1678, pp. 245 s.).
Dopo un primo alunnato nella bottega di Denis Calvart e poi presso Giovan Battista Cremonini, il G. entrò nella scuola di Guido Reni. Dell'iniziale formazione tardomanierista risente la tela con S. Carlo in preghiera fra gli appestati realizzata nel 1612 per la chiesa della Madonna dei Poveri a Bologna; mentre i dipinti successivi testimoniano il progressivo avvicinamento dell'artista ai modi di Reni. Tra il 1614 e il 1618 il G. partecipò insieme con un nutrito gruppo di artisti, tra i quali Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino, alla decorazione a fresco dell'oratorio di S. Rocco a Bologna dove eseguì la Morte di s. Rocco in carcere e la Speranza; a questi anni risalgono probabilmente anche la tela con la Madonna del Rosario per la parrocchiale di Castelnuovo nei Monti e quella con la Madonna e santi per la parrocchiale di Pianorso, nelle quali sono state evidenziate (Benati, 1989) anche affinità con lo stile di Giovanni Andrea Donducci, detto il Mastelletta. In questi anni Colombi Ferretti (1982), sulla scorta delle indicazioni fornite da Malvasia (1678), ritiene probabile un soggiorno a Roma del pittore, al seguito di Reni, durante il quale sarebbe stato raccomandato a Francesco Albani.
Nel 1615 Reni affidò al G., a Giovan Giacomo Sementi e a Bartolomeo Marescotti l'incarico di affrescare, in base ai propri cartoni, la cappella del Ss. Sacramento nel duomo di Ravenna, opera che fu condotta a termine nel 1620. La suddivisione delle parti eseguite da ciascun pittore è controversa: l'ipotesi più accreditata è che al G. spettino la pala con la Raccolta della manna e gli affreschi raffiguranti Cristo e gli angeli con i simboli della Passione e Melchisedech che benedice Abramo (Negro, pp. 239 s.). In questo stesso periodo, secondo Malvasia, Reni confidava a tal punto nelle capacità del G. e del Sementi da inviarli nel 1617 a Mantova per eseguire autonomamente, senza neppure la scorta dei suoi cartoni, alcuni affreschi, perduti, nella villa ducale La Favorita (Cellini). Intorno al 1620 il G. dipinse, su cartone di Reni, la pala con il Redentore benedicente per l'altare maggiore della chiesa di S. Salvatore a Bologna, nella quale l'artista sembra aderire perfettamente allo stile del maestro. Vicina ai modi di Guido è anche la tela con l'Angelo custode per la chiesa di S. Maria Assunta a Castelfranco Emilia, datata da Thiem agli anni Venti del secolo, ma secondo Benati (1991, p. 159) posteriore di almeno un decennio.
Nel 1621 Reni si recò a Napoli con il G. per eseguire a fresco la decorazione della cappella del Tesoro di S. Gennaro nel duomo; tale incarico tuttavia fallì provocando, secondo Malvasia (1678, p. 246), la rottura dei rapporti fra il maestro e l'allievo. Pochi anni dopo, nel 1624, il G., pur di partecipare comunque a questa impresa, tornò in segreto a Napoli dove iniziò a lavorare accanto a Fabrizio Santafede; la sua pittura tuttavia non piacque ai deputati della cattedrale che, dopo pochi mesi, lo licenziarono. L'unica opera realizzata dal G. durante il breve soggiorno napoletano fu un quadro raffigurante L'estasi di s. Girolamo (Napoli, chiesa dei girolamini), commissionatogli da Domenico Lercaro e consegnato solo molti anni dopo, fra il 1646 e il 1648. Partito da Napoli, il G. fece tappa a Roma e, alla fine del 1626, tornò a Bologna, infermo. Sulla strada del rientro a Bologna, il G. forse si fermò a Perugia per eseguire le due tele con l'Orazione nell'orto e l'Incontro di Gesù con la Veronica nella basilica di S. Pietro: in queste opere sono state messe in rilievo alcune possibili suggestioni stilistiche derivate dalla visione degli affreschi di Giovanni Lanfranco in S. Giovanni dei Fiorentini a Roma (Roli, p. 46).
Ma la datazione dei due quadri è controversa; e parte della critica li reputa anteriori di circa un decennio al soggiorno napoletano del pittore; in essi sono stati ravvisati infatti complessi rimandi alla cultura romana del Cavalier d'Arpino (Giuseppe Cesari), di Giovanni Baglione, di Orazio Gentileschi, nonché una vicinanza di stile con le prime opere del G. quali gli affreschi dell'oratorio di S. Rocco a Bologna (Negro, p. 241).
La produzione artistica del G. che si scala a partire dagli anni Venti del Seicento mostra un progressivo affrancamento dal magistero reniano, rilevabile in opere quali la Madonna col Bambino e santi dipinta per S. Maria dei Poveri a Crevalcore (Milano, Pinacoteca di Brera) e il Cristo nell'orto della Pinacoteca nazionale di Bologna.
Nella pala di Crevalcore, in particolare, l'artista sembra andare "molto oltre la pura imitazione del suo maestro Reni" (Spike, p. 456) tanto che alcuni studiosi, tra i quali Emiliani (1959, pp. 111 s.), la ritengono di epoca più tarda, intorno alla metà del quarto decennio del secolo.
Al terzo decennio risalgono anche, secondo Roli (1958), una serie di tele dipinte dal G. per chiese di Bologna, conservate nella Pinacoteca nazionale di quella città: la lunetta con S. Bonaventura che resuscita un fanciullo proveniente da S. Stefano; S. Francesco riceve le stimmate, già nella chiesa dei Ss. Naborre e Felice; S. Girolamo adora il Crocifisso proveniente da S. Barbaziano; la Sacra Famiglia con angeli musicanti.
Poco dopo la fine dell'epidemia di peste del 1630-31 si colloca la pala votiva con la Madonna col Bambino e s. Michele Arcangelo posta sull'altare maggiore della chiesa di S. Michele dei Leprosetti. In quest'opera, ricca di toni caldi e luminosi, il G. sembra quasi porsi in contrapposizione con la celebre Pala della peste di Reni (Bologna, Pinacoteca nazionale), paradigmatica del cosiddetto "stile argenteo" del suo antico maestro. Nelle opere immediatamente successive sembra che il pittore si riaccosti al classicismo reniano, forse anche per volere dei committenti. Si tratta dell'Allegoria della Pittura (Cassa di risparmio in Bologna), dell'Assunta di S. Nicolò di Carpi del 1633, del S. Rocco (Berlino, Gemäldegalerie) del 1634, del S. Benedetto dell'eremo di Tizzano, della Madonna col Bambino e s. Antonio da Padova del Museo Poldi Pezzoli di Milano.
A partire dagli anni Trenta la tavolozza del G. si accende gradatamente dei colori vivaci cari ai pittori "toscani riformati" quali Alessandro Allori e Iacopo Ligozzi. Questa tendenza, già in nuce nel S. Bonaventura che resuscita un fanciullo della Pinacoteca bolognese, si manifesta in opere quali il Martirio di s. Caterina per la chiesa di Bologna dedicata a questa santa (1628-37), nelle due tele con episodi della Vita di s. Andrea Corsini nella Galleria Corsini a Firenze, nel Transito di s. Giuseppe della chiesa romana dei Ss. Giovanni e Petronio dei Bolognesi.
Il G. si recò certamente nel Ducato estense dove è documentato nel 1637 (Negro, p. 242). A Reggio nell'Emilia rimangono, nel palazzo vescovile, la pala con la Madonna che affida il Bambino a s. Francesco con s. Michele Arcangelo e, nel Museo civico, la Tentazione di s. Tommaso; nella Galleria Estense di Modena è conservata una Madonna e santi, attribuita al pittore da Colombi Ferretti (1978).
All'ultimo periodo di attività del G., nel quale egli sembra approfondire la componente naturalistica della sua pittura guardando alla "fronda" di Simone Cantarini, risalgono una serie di opere tra le quali la Madonna col Bambino e i ss. Lorenzo e Filippo Neri dipinta intorno al 1640 per la cattedrale di Faenza, la Pentecoste (1641) ora nella chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo a Bologna, la Chiamata degli apostoli Giacomo e Giovanni in S. Giovanni in Monte e le due grandi tele della chiesa di S. Girolamo alla certosa di Bologna con la Pesca miracolosa e la Cacciata dei mercanti dal tempio realizzate rispettivamente nel 1645 e nel 1648. In questi stessi anni si colloca anche una natura morta, l'unica conosciuta dell'artista, con un Vaso di rose, che fa parte del ciclo pittorico con I misteri del Rosario nella chiesa bolognese di S. Egidio.
Il G. morì a Bologna il 15 sett. 1649 e fu sepolto nella chiesa di S. Stefano.
Per quanto riguarda la produzione grafica del G., la consuetudine di Reni di far copiare agli allievi i propri disegni e di lasciare che li utilizzassero a loro volta, rende difficile distinguerne la mano. Oltre allo Studio per giovane giacente, all'Angelo custode e a uno Studio per la testa di Cristo riconosciuti al G. da Thiem nella collezione Koenig-Fachsenfeld della Staatsgalerie di Stoccarda, Roli (in Negro, p. 246) ha individuato in collezione privata un foglio con Studio per giovane inginocchiato (r) e Studio di mani e di braccio (v). Pellicciari (1989) ha restituito al G. un disegno copia del S. Filippo Neri (Firenze, Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi) dipinto da Reni per la chiesa di S. Maria in Vallicella a Roma; uno studio per S. Carlo orante, uno per la testa di S. Michele della pala dei Leprosetti e altri due per teste del Martirio di s. Caterina conservati nella Royal Library di Windsor Castle; uno studio per la Pentecoste (Firenze, Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi); una Sacra Famiglia e un S. Francesco (Venezia, Fondazione Cini). Negro attribuisce al G. anche uno Studio per il miracolo di s. Bonaventura (Madrid, Biblioteca nacional) e uno Studio di tre teste in collezione privata. Chiodini ha inoltre trovato, nell'Archivio di Stato di Bologna, tre studi del G. per i perduti affreschi di S. Maria del Baraccano a Bologna, datati 1621.
Fonti e Bibl.: F. Scannelli, Il microcosmo della pittura, Forlì 1657, pp. 356 s.; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, s.v.; G.P. Bellori, Le vite de' pittori scultori e architetti moderni (1672), a cura di E. Borea, Torino 1976, pp. 518, 528; L. Scaramuccia, Le finezze de' pennelli italiani, Pavia 1674, pp. 56, 59, 69, 85; F. Titi, Studio di pittura… scultura, et architettura nelle chiese di Roma, Roma 1674, pp. 105, 230; C.C. Malvasia, Felsina pittrice… (1678), II, Bologna 1841, pp. 245-249; Id., Le pitture di Bologna… (1686), a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, s.v.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1809, I, p. 324; V, pp. 112 s.; A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori…, Bologna 1840-43, V, pp. 205-211; A. Venturi, La Regia Galleria Estense in Modena, Modena 1882, pp. 182, 194, 218, 398; R. Roli, F. G. reniano in libertà (1588-1649), in Arte antica e moderna, I (1958), pp. 40-52; A. Emiliani, Un viaggio sconosciuto di F. G., ibid., pp. 53-57; Id., F. G., in Maestri della pittura del Seicento emiliano, Bologna 1959, pp. 106-113; A. Colombi Ferretti, in Restauri fra Modena e Reggio (catal.), a cura di G. Bonsanti, Modena 1978, pp. 121-123; Id., Simone Cantarini: dalla Marca baroccesca alla bassa padana, in Bollettino d'arte, LXVII (1982), 13, pp. 30, 32; C. Thiem, Disegni di artisti bolognesi dal Seicento all'Ottocento… (catal.), Bologna 1983, pp. 60-65; D. Benati, F. G., in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), Napoli 1984, pp. 150 s., 307; J.T. Spike, F. G., in Nell'età di Correggio e dei Carracci (catal.), a cura di A. Emiliani, Bologna 1986, pp. 454-456; A. Pellicciari, La bottega di Guido Reni, in Atti e memorie dell'Accademia Clementina, n.s., XXII (1988), pp. 119-141; D. Benati, G.F. G., in Nuove letture e acquisizioni dei Civici Musei di Reggio Emilia 1986-1989, Reggio Emilia 1989, pp. n.n.; Id., in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, I, pp. 226, 228, 231; M. Cellini, ibid., II, p. 758; A. Colombi Ferretti, F. G., in La natura morta in Italia, I, Milano 1989, p. 454; A. Pellicciari, La pratica del disegno all'interno della scuola reniana attraverso l'esperienza grafica di Sementi e G., in Bollettino d'arte, LXXIV(1989), 58, pp. 1-26; D. Benati, F. G., in Disegni emiliani del Sei-Settecento. Come nascono i dipinti, a cura di D. Benati, Milano 1991, pp. 159 s.; E. Negro, in E. Negro - M. Pirondini, F. G., in La scuola di Guido Reni, Modena 1992, pp. 237-249 (con bibl.); A. Pellicciari, L'eredità di Guido Reni, in La pittura in Emilia e in Romagna. Il Seicento, a cura di V. Fortunati, I, Milano 1992, pp. 185-206; F. Chiodini, Alcune aggiunte al catalogo di F. G., in Arte cristiana, LXXXVI (1998), pp. 221-223; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 495 s.; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori… italiani, V, p. 345.