CAPODILISTA (Cha de Chavi de Lista, Cavi di Lista, de Capiteliste, Capitelistae, Capud Liste), Giovan Francesco
Gli antichi scrittori che si occuparono dei Capodilista premettono alla biografia di ciascun personaggio brevi notizie sull'origine di questa nobile e ricca famiglia padovana, che alcuni spingono romanzescamente fino ai tempi di Carlo Magno: i Capodilista sarebbero discesi dal ceppo dei Transalgardi, una delle tante schiere di guerrieri che al seguito del re franco scesero in Italia contro i Longobardi.
Figlio di Francesco e di Iacopa Capodivacca, il C. nacque a Padova probabilmente nell'ultimo ventennio del sec. XIV. Dopo aver seguito i corsi di diritto civile si addottorò il 2 ott. 1401, come risulta dal documento riportato dal Gloria (p. 390 n. 2172), avendo come promotori Francesco Zabarella, Bartolomeo Saliceto, Pietro Alvarotti e Mezzoconte Mezziconti. Il Gloria aggiunge che il C. nell'anno successivo fuascritto al Collegio dei giudici e che in seguito svolse intensa attività di consulente. Il 18 sett. 1403 il C. ottenne il dottorato in diritto canonico e nello stesso anno fuchiamato ad insegnare tale disciplina nello Studio cittadino: infatti l'8 ott. 1403 lo troviamo promotore, insieme con Francesco Zabarella, Giovanni Ubaldini ed Enrico Alano, del dottorato in diritto canonico di Priamo Enselmini (ibid., p. 420 n. 2245).
Il 22 nov. 1405 il C. insieme con Prosdocimo de' Conti, Rambaldo Capodivacca, Guido Francesco Zenario, Giovanni Solimani e Francesco da Noale fece parte della ambasceria mandata a Venezia per la dedizione del Comune di Padova alla Signoria: i sei inviati conclusero l'accordo con il doge Michele Steno a condizioni onorevoli per la loro città (ibid., pp. 443 s.).
Nel 1419 il C. si trovava a Venezia: qui fu accusato di infedeltà verso la Repubblica e il 30 agosto fu condannato dal Consiglio dei dieci a dieci anni di confino da trascorrere a Candia. Le scarse notizie giunteci su questo episodio non consentono di conoscere meglio la natura del reato di cui il C. venne accusato. Comunque, egli non scontò la pena: nel luglio del 1420 fu condottonel Friuli da Roberto Morosini, luogotenente di quella provincia, come proprio vicario e l'anno dopo (il 31 luglio 1421) il Consiglio dei dieci revocò in maniera definitiva la condanna.
Nel 1422, a detta del Facciolati, il C. leggeva le Decretali con lo stipendio di 200 ducati e in questo stesso anno si recò a Roma per conto dell'abate di S. Nicolò di Lido. Nel 1428, secondo il Facciolati, fu inviato dal Senato veneto a Ferrara insieme con Paolo Correr e Girolamo Contarini al congresso della pace, che si tenne in quella città tra Venezia e Filippo Maria Visconti (il Facciolati non citaal riguardo alcuna fonte e il nome del C. non è ricordato da F. Cognasso nel suo saggio nella Storia di Milano, VI, Milano 1955, il quale, basandosi sul Battistella, nomina quali oratori della Serenissima i soli Paolo Correr e Santo Venier).
Nel 1433 il C. insieme con Andrea Donato è inviato quale ambasciatore di Venezia al concilio di Basilea, dove chiamava come suo siniscalco o maggiordomo il cronista Andrea Gatari. Nel Diario del concilio che questi scrisse è riportato un lungo frammento della orazione che il C. pronunciò dinnanzi ai padri conciliari il 13 ott. 1433, nella quale, seguendo le istruzioni ricevute dal doge Francesco Foscari, poneva in chiara luce la posizione di mediazione assunta dalla Serenissima nel contrasto tra Eugenio IV e il concilio di Basilea.
La missione di cui il C. fu investito non fu certo scevra da grosse responsabilità: il pericolo sempre più insistente di una completa rottura tra la Chiesa di Roma e il concilio imponeva alla legazione veneziana una politica quanto mai cauta, che conciliasse gli interessi della Repubblica con quelli del pontefice e dell'imperatore Sigismondo. Nonostante la complessità della situazione il C. seppe comportarsi con abilità di autentico politico che gli valse onori e ringraziamenti da tutte e tre le parti: il 5febbr. 1434 l'imperatore Sigismondo lo nominò con una solenne cerimonia cavaliere e conte palatino.
Successivamente Venezia tentò di estendere i suoi domini nei territori del patriarcato di Aquileia: Eugenio IV si oppose decisamente e fu ancora all'abilità del C. che Venezia ricorse nel 1436 per curare i suoi interessi presso la Curia pontificia a Firenze.
Già molto innanzi negli anni, il C. tornò nella sua città natale e nello Studio patavino riprese il suo posto di professore con lo stipendio di 400fiorini. Secondo una suggestiva notizia riportata dal Panciroli, del cui fondamento si dubita, il C. sarebbe deceduto nel 1459 mentre era intento a spiegare ai suoi scolari una legge in cui si parlava del pensiero della morte. In realtà non si conosce con esattezza la data della sua fine: Montorio Mascarello, che ai funerali del C. pronunciò l'orazione fimebre, dice soltanto che "mancò a' vivi sotto il vescovado di Faustino Dandolo, che tenne il governo della padovana Chiesa dal 1447 al 1459" (cfr. Vedova, p. 214). Sebbene nessuna iscrizione possa confermarlo, sembra tuttavia che il C., come gli altri illustri membri della sua famiglia, abbia trovato sepoltura nella basilica di S. Antonio nella cappella di S. Prosdocimo (cfr. B. Gonzati, La basilica diS. Antonio, Padova 1851, p. 124). Dalla moglie Margherita di Nascimbene da Rodi, sposata fra il 1401 e il 1405, ebbe molti figli: Giacoma, sposa di Andrea Rabarella; Polissena, sposa di Checco di Paolo da Lion, ed infine Leonella, che andò sposa a Giovanni di Marco Martinengo da Brescia. Tra i figli maschi il più noto è Francesco, che divenne dottore in diritto civile.
Opere. Una testimonianza dell'insegnamento a Padova del C. è offerta da Iacopo Zeno, che nel ms. C. 83 conservato nella Biblioteca capitolare di Padova dichiara "nunc autem habeo annos quindecim et studeo in legibus sub D. Johanne Francisco de Capitibus Liste". Questo codice, secondo il Dolezalek, contiene anche "lecturae" del Capodilista. Alcuni suoi consilia si trovano nei codici 484 e 485, conservati a Ravenna nella Biblioteca Classense; altri a Venezia nella Biblioteca naz. Marciana, Lat. V, 2 ([= 2324]; Kristeller e Dolezalek); Lat. X, 348 ([=3260]; Kristeller). Ancora un consiglio si trova nel cod. Urb.lat. 1132, f. 454v, della Bibl. Apost. Vaticana; il ms. I. H. 3. f. 21bc (sec. XV) della Biblioteca nazionale di Napoli contiene un consiglio sottoscritto dal C. insieme con Signorinus de Homodeis, Benedictus de Plumbino, Raphaeli Fulgosio, Thadeus de Vicemercato, Prosdocimus de Comitibus, Hendricus de Alano, Alexander de Doctoribus, Benedictus de Doctoribus.
Notabilia e recollecta si trovano nel codice A. 13 della Biblioteca capitolare di Atri, f. 211r.
Nella Bibl. del Museo civico di Padova è, poi, un codice (B.P. 954), noto come "Codice Capodilista", poiché narra la vita dei più illustri personaggi della famiglia Transalgardi chiamata poi Forzatè e Capodilista. Il codice fu scritto dal C. durante il suo soggiorno basileese nel 1434: accanto al ritratto del celebre giurista padovano si legge una didascalia autobiografica che riassume brevemente i fatti più importanti della sua vita (per ulteriori notizie dettagliate intorno a questo codice si veda la descrizione fattane da Andrea Moschetti nel volume illustrante il Museo padovano: Il Museo civico di Padova, Padova 1938, pp. 63 s.; si veda inoltre: De viris illustribus familiae Transelgardorum,Forzate et Capitis Listae, a cura di M. Salmi-M. Blason Berton, Roma 1972).
Secondo il Kristeller lettere di Pietro del Monte al C. si trovano nel cod. Vat. lat. 2694, ff. 176 e 231.
Fonti e Bibl.: Padova, Bibl. del Museo civico, cod. B.P. 1418, I: Alcune memorie sopra l'origine et condizione delle famiglie di Padova,sub voce; Ibid., cod. B.P. 1630, I, II: Albero genealogico;Ibid., cod. B.P. 1361, Ia: B. Bertoldo, Cronica della origine e fondazione della città di Padova, ff. n. n.; Ibid., cod. B.P. 2129: G. A. Bertis, Famiglie di Padova, p. 131; Ibid., B.P. 954: I. F. Capodilistae De viris illustribus familiae Transelgardorum,Forzate et Capitilistae, f. 32r; G. B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XVII, 1, a cura di A. Medin - G. Tolomei, ad Ind.; V. Lazzarini, Un antico elenco di fonti storiche padovane, in Scritti di paleografia e diplomatica, Padova 1969, pp. 284-98; Monumenti dell'Università di Padova, a cura di A. Gloria, Padova 1888, II, p. 212; A. Gatari, Diario del concilio di Basilea, a cura di G. Coggiola, in Concilium Basiliense, Basel 1904, V, 4, pp. 377-442, Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini, a cura di G. Zonta-G. Brotto, Padova 1922, I, ad Indicem; Th.Diplovatatii Liber de claris iuris consultis, in Studia Graziana, X (1968), pp. 386 s.; M. Mantua Benavides, Epitoma virorum illustrium, Patavii 1559, f. 30r n. 95; B. Scardeonii De antiquitate urbis Patavii..., Basileae 1560, p. 174; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, II, p. 183; N. C. Papadopoli, Hist. degli scrittori veneziani, Venezia 1752, 1, p. 294; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, I, p. 42; II, pp. 24, 33, 35; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, Venezia 1823, VI, 3, pp. 670-672; G. Vedova, Biogr. degli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 210-15; G. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, VI, Venezia 1873, pp. 240 s.; Sicco Polenton, La catinia,le orazioni e le epistole, a cura di A. Segarizzi, Bergamo 1899, pp. 100 ss.; A. Segarizzi, F. Capodilista rimatore padov. del sec. XV, in Atti dell'Acc. scient. veneto-trentino-istriana, I(1904) pp. 59-61; N. De Claricini Dornpacher, Lo stemma dei Da Onara o Da Romano, Padova 1906, p. 19 ss.; R. Cessi, La biblioteca di Prosdocimo de' Conti, in Boll. del Museo civ. di Padova, XII (1909), pp. 140-145; R. J. Mitcheli, John Free from Bristol to Rome in the Fifteenth century, London 1955, pp. XII, 157; P. Posenato, Chierici ordinati a Padova dal 1396 al 1419, in Fonti e ricerche di st. eccl. padovana, II(1969), p. 91 n. 174; A. Sottili, Studenti tedeschi e umanesimo ital. nell'università di Padova durante il Quattrocento, Padova 1971, ad Indicem; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, Frankfurt a. M. 1972, ad Indicem; G.Mazzatinti, Inventari dei mss. delle Bibl. d'Italia, IV, pp. 248-250; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, ad Indicem.