PINO, Giovan Battista
PINO, Giovan Battista. – Sono ignoti data e luogo di nascita, sebbene quest’ultimo possa essere collocato con buon margine di certezza a Benevento.
Restano molti anche i dubbi relativi alla sua professione, dal momento che i repertori eruditi lo identificano ora come aromatario ora come dottore di medicina ora come notaio (Pino, 1982, p. 19); quest’ultima professione sembra più conforme alle attitudini politiche e diplomatiche di Pino. Secondo quanto riportato da Giovanni Bernardino Tafuri (1752, pp. 90 s.), entrò in rapporto con i letterati dell’epoca grazie alla mediazione del concittadino Niccolò Franco. Il legame di amicizia tra i due è attestato da un sonetto di Franco posto in testa all’edizione del Ragionamento sovra de l’asino di Pino, pubblicato, adespoto e senza note tipografiche, probabilmente tra il 1560 e il 1568 da Mattia Cancer (Toscano, 2000a), e soprattutto da sei lettere datate tra gennaio e marzo 1558 (quattro di Franco e due di Pino) conservate nel copialettere autografo di Franco (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 5642, cc. 527v-529v, 531v-532v, 545v).
Nonostante i contatti intellettuali che Pino avrebbe allacciato, la sua attività letteraria risulta piuttosto in ombra, considerando da un lato i pochi testi editi, dall’altro la scarsità di testimonanze giunte sulla sua produzione. Le maggiori informazioni al riguardo emergono dai suoi stessi scritti. In due luoghi del Ragionamento ci si imbatte in un elenco di opere che presumibilmente gli vanno attribuite: «Infiniti libri di medicina e poesia, fra ’ quali eran cinque legati in oro: la Guerra d’Amore, il Tempio di Beltade, il Desperato, il Pianto de la Verità e la Formica»; in un altro passaggio si parla di un «libretto chiamato Passatempo» (Pino, 1982, pp. 48, 123). Un altro elenco è in un’ottava di un’opera dispersa, il Carnevale: «Cantai dell’immortal Carlo li honori / l’Africa, il Disperato, e la Formica. / Dell’Alma veritate i gran dolori, / et quanta falsità li dea fatica. / Colorai l’Asinello di colori, / che tal non l’hebbe dall’etate antica; / et hor mia musa è pur senz’oglio e sale; / pensi ch’io canto il padre Carnevale» (cit. in Chiocchiarelli, 1780, p. 313). Il primo verso dell’ottava richiama il Triompho di Carlo Quinto a’ cavallieri et alle donne napoletane, edito a Napoli nel 1536 (tip. G. Sultzbach), un inno diviso in tre canti in terza rima composto in occasione dell’ingresso a Napoli di Carlo V dopo la trionfante impresa di Tunisi. Due anni più tardi, nel 1539, uscì un avvertimento: Alli Studiosi dela volgar lingua premesso al Ragionamento del terremoto del nuovo monte del aprimento di terra di Pozuolo, nell’anno 1538, e dela significatione d’essi, un dialogo del medico e filosofo Pietro Giacomo de Toledo dedicato al viceré don Pedro de Toledo.
Si tratta di un brevissimo scritto sul prestigio raggiunto dal volgare sancito da letterati del calibro di Pietro Bembo, Ludovico Ariosto, Pietro Aretino, Francesco Maria Molza e Jacopo Sannazaro, i quali sono celebrati tanto «per li volgari componimenti che per li latini». Pino invita gli studiosi della lingua volgare a non preoccuparsi delle critiche di censori pedanti e maligni, ottusi difensori dell’assoluto primato delle «latine lettere»; secondo Pino, con il suo Ragionamento Toledo era riuscito abilmente a disquisire in volgare «del terremoto e de l’aprimento di terra e degli effetti di quelli tanto accortamente che è meraviglia» (Bruni, 1983, pp. 177).
Nel 1546 Pino è menzionato tra i membri della napoletana Accademia dei Sereni in un’orazione latina di Berardino Rota (Toscano, 2000b, p. 321n.), mentre nel 1550 gli rivolse un sonetto encomiastico Laura Terracina nelle sue Quarte rime (Venezia, D. Farri, 1560, c. 35rv). In seguito al tentativo del viceré Toledo di istituire a Napoli il tribunale dell’Inquisizione al fine di arginare ogni forma di dissenso religioso, nel maggio del 1547 il popolo napoletano reagì con tumulti cui prese parte anche Pino. La rivolta coinvolse anche il fronte nobiliare e portò allo scontro diretto con Carlo V; un passo del Ragionamento (Pino, 1982, p. 118) allude a un’ambasceria presso l’imperatore terminata nel marzo del 1548, durante la quale Pino, rappresentante eletto dal ceto popolare, e Giulio Cesare Caracciolo, eletto dei seggi nobiliari, denunciarono la cattiva amministrazione del governo vicereale. Contrariamente a quanto sperato, Carlo V rafforzò l’autorità politica di Toledo, il quale rispose con dure persecuzioni e processi che colpirono gli ambasciatori. In occasione delle celebrazioni per il Corpus Domini durante il maggio 1548, Pino accettò l’invito rivolto dal governo della città di allestire un arco con motti e figure allegoriche in piazza della Sellaria; esso fu ritenuto offensivo nei riguardi del viceré e, stando al racconto della vicenda che fornisce Pietro Summonte (1575, pp. 219-225), Pino venne condotto nelle carceri della Vicaria, dove convinse il giudice e il reggente delle carceri della propria innocenza grazie a un brillante discorso difensivo, ottenendo la scarcerazione.
Tali vicende spinsero Pino a comporre un ragionamento contro Pedro de Toledo, incentrato emblematicamente sulla figura dell’asino, attorno al quale erano raccolte maschere e allusioni burlesche. Del Ragionamento, pubblicato senza indicazioni tipografiche e presto proibito dall’Inquisizione (Toscano 2000a, pp. 217 s.), è conservato anche un manoscritto a Roma (Biblioteca Angelica, 2476) risalente al XVII secolo che, a un primo esame, sembra trasmettere un testo per buona parte conforme alla versione a stampa, ma con alcune varianti sostanziali.
Ambientato a Napoli l’11 novembre 1548, al termine quindi dei tumulti napoletani, il Ragionamento è incentrato sulla metafora dell’asino, simbolo di una tradizione consolidata (il cui capostipite riconosciuto da Pino stesso è l’Asino d’oro di Apuleio). Nel dialogo Toledo (paragonato per la sua statura minuta a un «asino piccino simile a quei di Sardegna», Pino, 1982, p. 42) è identificato in Giove e Apollo nello stesso Pino. Per bocca di un Padre Arculano l’autore narra le traversie subite a causa degli incarichi ricoperti durante le recenti vicende politiche, per poi passare in rassegna tutte le caratteristiche dell’asino, facendo massiccio ricorso a favole, proverbi, rimandi filosofici. Si tratta, per molti aspetti, di un encomio paradossale che, modellato su anfibologie permanenti, veicola una protesta sociale e politica, sintetizzata nella bestialità asinesca del potere costituito. Sono fitti i rimandi a eventi e personaggi coevi occultati entro un reticolo di allusioni erudite che complicano il dettato, caratterizzato da un linguaggio basso, comico, ruvido, icastico. Sul versante delle fonti letterarie si possono tracciare collegamenti con l’Asinus di Giovanni Pontano o con l’elogio dell’asino (Ad encomium asini digressio) che chiude il De vanitate et incertitudine scientiarum di Enrico Cornelio Agrippa di Nettesheim (1527), forse consultato nella traduzione di Lodovico Domenichi (Venezia 1547), ma sembra probabile anche l’influenza del modello aretiniano e delle opere di Franco. È verosimile che il Ragionamento vada incluso tra le fonti della Cabala bruniana (Ordine, 1996, p. 120 n. 10).
Nel 1558 Pino era impegnato a Napoli nel «maritaggio» di una figlia con un «giovane professo in medicina» (lettera a Franco del 22 gennaio 1559, in Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 5642, c. 528r). Per la morte di Carlo V (settembre 1558) compose un «centone de’ versi del Petrarca ridutti… in una canzone ne la morte de l’imperador Carlo Quinto» (lettera di Giovan Domenico Bevilacqua a Franco del 3 giugno 1559, c. 567r). Lo scritto risulta disperso, così come pure un poema sulla presa della città di Mahdia, in Tunisia, nel 1550 da parte delle truppe imperiali, che Pino volle dedicare a García de Toledo, figlio del viceré Pietro: la notizia si ricava da una lettera di Franco a García de Toledo risalente al 1555, (c. 487r). Quest’ultima opera potrebbe indicare una riconciliazione con gli ambienti vicereali dopo le persecuzioni subite oppure più semplicemente un’adesione, espressa da Pino fin dagli anni del Triompho di Carlo Quinto, alla politica imperiale.
Da uno scambio epistolare con Franco risalente al gennaio 1558 (cc. 527v-529v) si ricava la notizia della composizione di due capitoli satirici, intitolati Del Cinque e Dello Zero (il primo era probabilmente diretto contro la magistratura napoletana dei Cinque, mentre del secondo non si può stabilire con certezza l’argomento), che si collegavano al capitolo dal titolo affine di Franco Del Sei, del Sette e dell’Otto (Bruni, 1977, pp. 100 s.). Nella lettera del 30 gennaio 1558 Pino sembra sconsigliare all’amico, tramite riferimenti burleschi, di comporre i capitoli Del Nove e Del Dieci.
La data di morte di Pino va collocata presumibilmente dopo il 1579, anno in cui fu edito un suo sonetto «sopra il miracoloso sangue di san Gianuario» in coda alle Vite de’ sette santi protettori di Napoli di Paolo Regio (Napoli, O. Salviani).
Il Ragionamento sovra de l’asino è edito a cura di Olga Casale, Roma 1982.
Fonti e Bibl.: G.A. Summonte, Dell’historia della città e Regno di Napoli… ove si descrivono le vite et i fatti del Re cattolico e dell’imperador Carlo V, Napoli 1575, pp. 219-225.
G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1752, III, 2, pp. 90 s.; B. Chiocchiarello, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis ab urbe condita ad annum usque MDCXXXXVI floruerunt, Napoli 1780, ad ind.; A. Bulifon, Giornali di Napoli dal 1547 al 1701, a cura di N. Cortese, Napoli 1932, pp. 11, 14; C. Porzio, La congiura dei baroni, a cura di E. Pontieri, Napoli 1958, p. 239; R.L. Bruni, Per una bibliografia delle opere di Nicolò Franco, in Studi e problemi di critica testuale, XV (1977), pp. 84-103 passim; F.R. De Angelis, Epistolario di Niccolò Franco. Codice Vaticano Latino 5642, in FM. Annali dell’Istituto di filologia moderna dell’Università di Roma, I (1979), pp. 81-113, passim; R.L. Bruni, Alcune note su G. B. P., in Samnium, LVI (1983), pp. 169-180; N. Ordine, Simbologia dell’asino. A proposito di due recenti edizioni, in Giornale storico della letteratura italiana, CLXI (1984), pp. 116-130; Id., La cabala dell’Asino. Asinità e conoscenza in Giordano Bruno, Napoli 1996, ad ind.; T.R. Toscano, Il tipografo e la datazione del Ragionamento sovra de l’asino di G. B. P., in Napoli nobilissima, V-VI (2000a), pp. 212-219; Id., Letterati, corti, accademie. La letteratura a Napoli nella prima metà del Cinquecento, Napoli 2000b, ad indicem.