PIGNA, Giovan Battista
Nato nel 1530, Giovan Battista Nicolucci ereditò dal padre, speziale in Ferrara, il soprannome di "Pigna" (dall'insegna della spezieria). Educato alla scuola di Gregorio Giraldi, di Alessandro Guarino e di Vincenzo Maggi, fu nominato appena ventenne professore nello Studio di Ferrara e si trovò giovanissimo in mezzo alla società colta di Ercole II d'Este; morto il quale, fu accolto nel 1532 tra i famigliari di Alfonso II, di cui divenne segretario, cancelliere fidatissimo e storico ufficiale. La sua Istoria de' Principi d'Este (1570), tradotta subito in varie lingue, è non solo una cronistoria estense sino al 1476, ma anche una rivendicazione dei diritti degli Estensi di fronte alle altre case regnanti in Italia, in particolare di fronte ai Medici, nella "questione della precedenza" che fece scorrere tanto inchiostro nella seconda metà del sec. XVI. Ma l'opera sua più interessante sono I Romanzi, in cui si discorre acutamente e non senza originalità dell'invenzione poetica e si tratta con gusto del poema e della vita dell'Ariosto e da cui ebbe origine una vivace polemica con G. B. Giraldi, autore dei Discorsi intorno al comporre de' Romanzi, ecc., editi nel medesimo anno 1554. Altro libro gustoso è la Gorgoferusa, il Monte Feronia e il Castello d'Amore (1561), narrazione di feste e spettacoli ferraresi (per il carnevale del'61 e per le nozze di Alfonso II con Barbara d'Austria) pubblicata anonima, ma certamente sua, come risulta dai frammenti autografi che ne sono rimasti. Compose versi italiani petrarcheggianti (un canzoniere col titolo di Ben divino) e latini (editi nel 1553, insieme con versi di Celio Calcagnini e di Ludovico Ariosto). Gli eroici (1561) sono un poemetto in ottave per la caduta da cavallo di Alfonso. Una sua commedia, Vestaria, è andata perduta. Altri suoi scritti (Il duello, 1554; Il Principe, 1561; la Pace, pubblicato dal Muratori nel 1708), per non discorrere di parecchie sue orazioni, attestano la versatilità e la curiosità, se non la profondità, della sua mente acuta e comprensiva. Nella corte di Alfonso II, vicino al Tasso, al Giraldi, a Bartolomeo Ricci e ad altri letterati di grido, fu potente e temuto. Tenne le chiavi del cuore del duca sino alla morte, che lo colse il 4 novembre 1575.
Bibl.: G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, IV, Modena 1783, p. 131; L. Barotti, Mem. istoriche di letterati ferraresi, II, Ferrara 1793, p. 177; V. Santi, La precedenza fra gli Estensi e i Medici e l'istoria de' Principi d'Este di G. B. Pigna, in Atti d. Dep. ferrar. d. st. patr., IX (1897), p. 35 segg.; L. Raffaele, I codici delle rime di G. B. P., ibid., XXI (1912), p. 35 segg. (con accurata bibliografia); G. Bertoni, T. Tasso e Lucrezia Bendidio, in Poeti e poesie del Medioevo e del Rinascimento, Modena 1922, p. 273 segg.