GUIDABOMBARDA, Giovan Battista
Figlio del "magistro da muro" (cioè maestro e imprenditore) Marco e di Caterina de Rossi, nacque a Milano il 27 luglio 1590 e fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di S. Lorenzo Maggiore. Nel 1610 sposò Margherita Plantanida.
Le principali fonti per lo studio dell'attività d'architetto del G. sono: i manoscritti e i disegni della Raccolta Ferrari, conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano; i documenti dell'Archivio Trivulzio confluiti all'Archivio di Stato di Milano; e, in questo stesso archivio, i documenti del Fondo di religione e del Fondo notarile. Altre testimonianze della sua attività sono conservate, sempre a Milano, presso l'Archivio storico civico (disegni autografi nella Raccolta Bianconi e documenti nel Fondo famiglie) e l'Archivio storico diocesano (Fondo spedizioni diverse). Un quadro completo della documentazione, in Gatti Perer, 1964-65; Gatti Perer - Cibolini; Mauri, 2001-02 e 2003).
I documenti ci restituiscono il profilo di un architetto raramente impegnato nella progettazione ex novo di interi edifici. Il suo lavoro fu infatti, il più delle volte, limitato alla revisione di progetti altrui, alla risistemazione o al completamento di edifici preesistenti, al consolidamento di strutture danneggiate. Numerosi tra i documenti conservati sono rilievi, progetti di demolizioni e stime di edifici interi o parti di essi. Pur essendo spesso impegnato in importanti fabbriche di Milano e del territorio circostante, fu quindi raramente vero e proprio protagonista e artefice della costruzione di un edificio; e il suo nome appare quasi sempre affiancato a quello di altri architetti, fra cui spicca F.M. Ricchino. Nel catalogo delle sue opere non mancano tuttavia alcune realizzazioni di grande importanza, sia a Milano, sia in altri centri lombardi. Poiché la maggior parte di queste sono, purtroppo, andate distrutte, o sono state fortemente modificate, più che la qualità dei suoi interventi è l'estensione della sua attività che può essere ricostruita attraverso l'analisi della copiosa documentazione esistente, fra cui vanno segnalati numerosi e interessanti disegni autografi. In particolare, i codici S133 sup. (manoscritti) e S156 sup. (disegni) della Raccolta Ferrari (i cui indici sono pubblicati in Gatti Perer, 1964-65) sono molto utili perché consentono di fare un bilancio complessivo dell'opera del G., soprattutto in relazione al metodo di lavoro, al ruolo dei disegni, alla collaborazione con altri architetti e ingegneri.
Il G. ebbe i primi contatti con l'architettura milanese attraverso il padre Marco, documentato in alcuni importanti cantieri del periodo (dal monastero delle monache di S. Maria Maddalena al Cerchio in Porta Ludovica, alla chiesa di S. Sepolcro, alla chiesa della Beata Vergine di Rho, al seminario maggiore) al fianco di alcuni fra gli architetti più attivi del periodo, come A. Trezzi e D. Campazzo (per l'attività di Marco si vedano i documenti in Raccolta Ferrari, XII, XIX, e Baroni, 1968, ad indicem). Proprio Campazzo, presso cui il G. lavorò per sei anni e che lo preparò all'esame di ammissione al Collegio degli ingegneri e architetti della città di Milano, potrebbe avergli commissionato (1610) la trascrizione (Raccolta Ferrari, P246 sup.) del Discorso di architettura di Pellegrino Tibaldi. Si trattò di un'esperienza certamente fondamentale nella formazione del giovane G., che lo portò alla conoscenza del pensiero del massimo rappresentante della cultura artistica milanese della fine del Cinquecento. Il 16 dic. 1613 gli venne conferita la patente di ingegnere.
Il primo impegno concreto del G. è già complesso e prestigioso: si tratta della riforma del monastero dei padri di S. Girolamo a Castellazzo, dal 1614 al 1618 o forse oltre, oggi non più esistente, ma documentato da tre fogli manoscritti e da otto disegni (alcune soluzioni planimetriche per l'edificio conventuale e studi per la sacrestia, il campanile e i cancelli dell'altare maggiore) conservati nella Raccolta Ferrari. In questi stessi anni fu coinvolto nel cantiere della distrutta chiesa milanese di S. Rocco a Porta Romana (1616); ma i pochi documenti esistenti (misura e stima dei lavori per la casa parrocchiale, pianta quotata della chiesa) non chiariscono quale sia stato il suo ruolo effettivo in questa fabbrica.
Nel 1619 eseguì annotazioni e rilievi della S. Casa nel santuario di S. Maria di Loreto, il cui progetto era stato definito entro il giugno del 1616 da F.M. Ricchino, con cui il G. dovette entrare in contatto fin da questi anni. Come si legge nei suoi stessi appunti, si trattava di schizzi preparatori per cinque tavole illustrative della S. Casa, poi però andate perdute.
Una tappa fondamentale nella carriera del G. fu l'incarico per S. Maria alla Fontana (chiesa e convento).
Rimasto interrotto il santuario, ideato da Giovanni Antonio Amadeo tra il 1508 e il 1509, il G. studiò l'ampliamento della chiesa superiore ricercando un continuo legame con il progetto precedente. A testimonianza della sua partecipazione all'impresa rimangono i documenti e i cinque disegni della Raccolta Ferrari, le due planimetrie della Raccolta Bianconi e la descrizione di Torre. Tuttavia, i successivi interventi novecenteschi (E.A. Griffini e P. Mezzanotte, F. Reggiori) hanno modificato ampiamente il progetto che il G. aveva realizzato avvalendosi della consulenza di Ricchino.
Dal 1625 e almeno fino al 1642 fu impegnato nel complesso della chiesa e del convento di S. Maria del Carmine. Qui si occupò dapprima della sistemazione delle cappelle di S. Alberto, di S. Apollonia e di S. Giacomo (le ultime due oggi murate), poi del completamento di una parte del convento e infine dell'ampliamento della piazza antistante la chiesa, per la cui realizzazione studiò l'acquisizione e la demolizione di alcune case. Come osserva Mauri, in questa occasione il G. attuò quindi differenti tipologie di intervento, dalla supervisione dell'apparato decorativo all'intervento architettonico, alla consulenza ingegneristica. E proprio quest'ultima divenne, in questa fase della sua carriera, predominante, come affermazione del suo ruolo "istituzionale" di ingegnere collegiato (ibid.). Altre importanti commissioni da parte dei padri carmelitani scalzi impegnarono il G.: dal 1631 fino al 1646, nel complesso del convento e della chiesa di S. Carlo in Porta Nuova, e nel 1635 per l'elaborazione del progetto, poi realizzato, del Deserto di S. Angelo sopra Cussano al Monte (Varese).
Il terzo decennio del Seicento vide il G. intensamente impegnato in altri edifici religiosi, dalla chiesa di S. Sisto in Porta Ticinese (1631-32) alla chiesa e al convento di S. Anna in Porta Comasina (1633). Negli stessi anni, e fino al 1640, si occupò della canonica di S. Tommaso in Terramara (per la cui realizzazione si concentrò per lo più sull'acquisto di alcune case) ed eseguì piccoli lavori di sistemazione e alcune stime (Baroni, 1968). Nel 1638 fece una stima della porta della chiesa di S. Maria dell'Hospitale di S. Celso a Milano e nel 1639 valutò le opere eseguite per la canonica del duomo di Milano. Dal 1630 è presente inoltre nel cantiere del seminario maggiore, dove furono impegnati anche il padre Marco, il fratello Giovan Pietro e Antonio Ferrari, detto il Balerna, marito della sorella Giovanna. Quest'ultimo morì proprio mentre lavorava al seminario; e il G. stimò molti dei lavori da lui eseguiti.
Il progetto più importante ed emblematico del G. è probabilmente quello per la parrocchiale di S. Ambrogio ad Nemus a Cinisello Balsamo, per cui studiò dal 1636 al 1644 la nuova sistemazione dell'interno e si applicò soprattutto al disegno della facciata.
Questa fu completata nel 1644; ma la lacunosa documentazione esistente non consente di precisare quanto del progetto del G. sia stato effettivamente realizzato. In ogni caso il progetto per la facciata costituisce una sorta di "testamento spirituale" del G. (Mauri, 2001-02), in cui convergono tutti gli insegnamenti di Tibaldi e di Ricchino. La documentazione esistente, conservata nella Raccolta Ferrari, comprende alcuni fogli di studi di elementi architettonici e diverse versioni della facciata, tutti di grande efficacia espressiva.
All'inizio degli anni Quaranta il suo nome appare nuovamente congiunto a quello di F.M. Ricchino in occasione di lavori nel complesso di S. Antonio dei padri teatini e in una stima per il campanile della chiesa di S. Agostino in Porta Nuova. Tra il 1641 e il 1651, su incarico di Paolo Torriani, affidatogli in vista della riforma dell'estimo, visitò e stimò tutte le case della città di Como. Nel 1642, a seguito del crollo del campanile medievale della chiesa di S. Stefano a Milano, il G., insieme con Ercole Turati, Cesare Osio e Carlo Buzzi, fu incaricato di valutare la possibilità di erigerne uno nuovo sulle fondamenta del vecchio e di elaborare un nuovo progetto. Venne prescelta la proposta di Buzzi. Nel febbraio del 1643 il G. si occupò della chiesa e della canonica di S. Maria della Scala. Nel 1646 espresse pareri circa la rottura dell'ornato superiore del portale minore di sinistra del duomo.
Il 30 dic. 1648 venne rogato il suo testamento (Arch. di Stato di Milano, Orfanotrofio femminile, Stella e Ochette, f. 3, notaio Camillo Buzzi).
Il G. morì a Milano il 9 genn. 1649 e venne sepolto nella chiesa di S. Simpliciano, come testimoniato dall'epigrafe oggi scomparsa (Forcella).
Il 6 marzo il figlio Leone Clemente Ludovico, nato nel 1623 da una relazione extraconiugale con Francesca Candiana e legittimato dal G. poco prima della sua morte (1648), compilò un inventario dei suoi beni, fra cui compaiono ottantaquattro libri di architettura e "un disegno del Sponsalitio di s. Giuseppe con la Madonna mano del maestro di Raffaele d'Urbino di finezza assai" (Arch. di Stato di Milano, Orfanotrofio femminile, Stella e Ochette, f. 3, 1649, 6 marzo: Inventario…).
Il fratello maggiore del G., Giovan Pietro, fu, come il padre, "magistro da muro". Non era invece architetto collegiato. Nonostante fino a tempi recenti sia persistita una grande confusione sulla composizione della famiglia e sui rispettivi impegni (si riteneva fosse il padre del G., ma spesso veniva confuso con il nonno, anch'egli Giovan Pietro), ormai definitivamente chiarita, è oggi possibile ricostituire un quadro dei suoi principali lavori. Oltre all'attività al seminario maggiore (Baroni, 1968), vanno ricordati almeno: S. Giovanni Battista a Busto Arsizio (Bertolli, 2002), la realizzazione di parte del complesso arcivescovile di Groppello (oggi Cassano d'Adda), la sua presenza nel cantiere dell'arcivescovado e al seminario di Arona (Balestreri, 1996; Mauri 2001-02). In più di un'occasione i documenti testimoniano la compresenza dei due fratelli nello stesso cantiere, spesso affiancati dal lapicida Balerna. Dall'Inventario dei debiti e crediti dei fratelli Giovan Pietro e Giovan Battista Guidabombarda (Mauri 2001-02) è possibile constatare non solo l'estensione quantitativa di impegni professionali affrontati insieme dai due fratelli, ma anche completare il catalogo delle loro opere, in quanto vi sono menzionati lavori di cui non esiste traccia nella Raccolta Ferrari.
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, Raccolta Ferrari, XIV, "Ingegnere Gio. Batta Guida Bombarda", S133 sup. (manoscritti), S156 sup., parte terza (disegni); ibid., I, "Duomo di Milano", cartt. CCXXXIII-CCXLI; ibid., XII, cod. 139 sup., parte terza; ibid., XIX, "Varj, storici e letterarj", cod. 147 sup., parte terza; Arch. di Stato di Milano, Fondo di religione, parte antica, "Conventi Milano", ff. 520, 644, 1371 (S. Maria del Carmine); ff. 205, 1055 (S. Carlo); f. 25782 (Deserto di S. Angelo); Amministrazione del Fondo di religione, f. 1928; Orfanotrofio femminile, Stella e Ochette, ff. 3, 26; C. Torre, Ritratto di Milano, Milano 1714, p. 213; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, V, Milano 1883, pp. 215, 217; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano…, IV, Milano 1890, p. 123 n. 168; C. Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel barocco, I, Firenze 1940, pp. 107, 110, 197, 205-207; P. Mezzanotte - G.C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 417, 526, 803; A. Ottino Della Chiesa, L'oratorio di Groppello d'Adda e il Fiammenghino, in Acropoli, IV (1960-61), p. 263 (su Giovan Pietro); M.L. Gatti Perer, Fonti per la storia dell'architettura milanese…:Francesco Bernardino Ferrari e la sua raccolta di documenti e disegni, in Arte lombarda, IX (1964), 1, pp. 173-222; 2, p. 157; Id., Fonti per la storia dell'architettura milanese…:il Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti, ibid., X (1965), 2, pp. 115, 130; L. Grassi, Province del barocco e del rococò. Proposta di un lessico biobibliografico di architetti in Lombardia, Milano 1966, pp. 197-199; C. Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel barocco, II, Roma 1968, pp. 186, 209 (per Marco, p. 464; per Giovan Pietro, pp. 459 s., 469-473); S. Kummer, Mailänder Kirchenbauten des Francesco Maria Ricchini, Würzburg 1974, I, pp. 191, 194, 196 s.; II, p. 24; P. De Grandi, Un architetto milanese a Varallo Pombia: G.B. G., in Boll. stor. per la provincia di Novara, LXXI (1980), 2, pp. 139-155; G. Galletti, Precisazioni su S. Maria alla Fontana a Milano, in Raccolta Vinciana, XXI (1982), pp. 39-93; A. Rovetta, Nuove ricerche per S. Maria alla Fontana in Milano, in Arte lombarda, XXII (1982), pp. 141-150; P. De Grandi, Il progetto dell'architetto milaneseG.B. G. (1590-1649) per il Deserto di S. Angelo a Cuasso al Monte, in Riv. della Società storica varesina, ottobre 1983, pp. 79-97; A. Scotti, Il Collegio degli architetti, ingegneri e agrimensori tra il XVI e il XVIII secolo, in Costruire in Lombardia, a cura di A. Castellano - O. Selvafolta, Milano 1983, pp. 98, 106; M.T. Fiorio, Le chiese di Milano, Milano 1985, pp. 113, 232; S. Della Torre, Le case dei borghi di Como nella stima di G.B. G., in Periodico della Società storica comense, LII (1986-87), pp. 93-110; A. Scotti, Les collections de dessins des archives milanaises, in Archives et histoire de l'architecture… Actes du Colloque… 1988, Paris 1990, pp. 96-98; I. Balestreri, Milano 1595-1623. Notizie sulla presenza di maestranze… nei cantieri arcivescovili, in Magistri d'Europa. Atti del Convegno… 1996, a cura di S. Della Torre - T. Mannoni - V. Pracchi, Como [1997?], p. 236 n. 60 (per Giovan Pietro); M.L. Gatti Perer - S. Cibolini, Profilo di G.B. G., in Studia Borromaica, XII (1998), pp. 409-440; I. Giustina, La chiesa di S. Maria di Loreto a Milanoe… F.M. Ricchino…, in Libri e documenti, 2000, n. 1-2, pp. 29, 34 n. 109; F. Bertolli, Il borgo e il cantiere di Busto Arsizio: fabbriceria, maestranze, materiali, in La basilica di S. Giovanni Battista nell'opera di F.M. Ricchino, a cura di A. Scotti, Busto Arsizio 2002, pp. 70, 72 n. 54; P. Bossi, F.M. Ricchino e la fabbrica di S. Giovanni di Busto Arsizio, ibid., pp. 79, 85 n. 34; C. Mauri, G.B. G. architetto milanese (1590-1649), tesi di laurea, Università cattolica del S. Cuore, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2001-02; Id., G.B. G. (1590-1649). Indagine documentaria sulla vita e l'opera di un architetto milanese, in Arte lombarda, 2003 (in corso di stampa); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 272.