GIGLIUCCI, Giovan Battista
Nacque a Fermo il 19 sett. 1815 dal conte Claudio e dalla contessa Marianna Garulli. Rimasto orfano dei genitori all'età di due anni, fu dapprima educato da precettori ecclesiastici, quindi seguì corsi di matematica e fisica. Passò poi a giurisprudenza, ma dovette interrompere gli studi per occuparsi del patrimonio familiare. Dopo alcuni viaggi in Italia e all'estero, nel 1837 fece ritorno a Fermo, dove fu chiamato a ricoprire le cariche di consigliere municipale (nel 1842) e consigliere provinciale (nel 1844). Nel 1847 apprezzò le aperture riformistiche di Pio IX e dopo l'istituzione della guardia civica fu tra gli organizzatori del battaglione fermano, del quale fu nominato maggiore e poi colonnello. Nel 1848, ormai approdato su posizioni liberali e patriottiche, presiedette il comitato elettorale per l'elezione dei deputati al Consiglio legislativo romano, ed egli stesso risultò eletto per il collegio di Fermo in seguito alla rinunzia di C. Berti Pichat. Dopo la fuga di Pio IX da Roma non venne invece eletto all'Assemblea costituente, né accettò dal governo repubblicano, del quale non condivideva il programma politico, la nomina a gonfaloniere, limitandosi a entrare nel Consiglio degli anziani del Municipio. Allorché l'esercito austriaco invase le Marche per restaurare il potere pontificio, egli ebbe l'incarico di trattare la resa della città.
Con il ritorno al potere di Pio IX il G., che era stato un convinto seguace del programma giobertiano e nell'ottobre del 1848 aveva presieduto la sezione fermana della Società per la federazione italiana, fu costretto ad abbandonare lo Stato della Chiesa per sfuggire alle persecuzioni della polizia. In un primo tempo riparò a Martinsicuro, sulla riva destra del Tronto, già in territorio del Regno delle due Sicilie, dove possedeva vaste proprietà terriere. Il governo borbonico, su pressione di quello pontificio, gli confiscò però quei beni e lo costrinse all'esilio con tutto il nucleo familiare. Importante fu in questo periodo il ruolo della moglie, Clara Anastasia Novello, nota cantante lirica, da lui sposata a Londra nel 1843, che per provvedere alle necessità della famiglia riprese l'attività artistica. Il G., che decise di stabilirsi a Nizza - ancora parte del Regno di Sardegna -, seguì pertanto la consorte in occasione dei suoi spostamenti di lavoro e visse per lunghi periodi in Francia e in Inghilterra.
Nel novembre 1860 il G. rientrò in patria da Londra, dove si trovava, per partecipare al plebiscito per l'annessione delle Marche al Regno sabaudo. Divenuto nel frattempo fervido sostenitore di Cavour, alla cui linea di liberalismo moderato restò fedele per il resto della vita, nel 1861 presentò la propria candidatura al primo Parlamento italiano e fu eletto deputato nel collegio di Fermo con una larga maggioranza di voti (168 contro i 14 dell'avversario A. Gennarelli). Eletto segretario dell'ufficio di presidenza della Camera, firmò in tale qualità il verbale della storica seduta del 17 marzo 1861 nella quale venne proclamato il Regno d'Italia.
Questi successi e la notorietà che egli acquisì non gli valsero tuttavia la riconferma in occasione della tornata elettorale del 1865, quando non raggiunse neppure il turno di ballottaggio. Il G. tentò allora di recuperare il seggio in Parlamento in occasione delle elezioni suppletive che si tennero nel gennaio 1866 nel collegio di San Benedetto del Tronto, ma venne sconfitto dal conte G. Piccolomini. Egli ebbe la meglio su questo avversario, nel medesimo collegio marchigiano, nelle elezioni del marzo 1867 e tornò così a occupare un seggio alla Camera per la X legislatura. Rimasto nuovamente escluso nella XI legislatura, fu però premiato dagli elettori del collegio di Fermo nelle elezioni del 1874, allorché sconfisse il marchese G.I. Trevisani, deputato uscente, con l'esiguo margine di soli sei voti (227 contro 221).
Assiduo frequentatore della Camera, non dette contributi particolari alle discussioni parlamentari. Nominato senatore nel gennaio 1889, fu a lungo anche consigliere municipale di Fermo.
Morì a Roma il 29 marzo 1893.
Uno dei suoi figli, Mario, nato a Fermo il 19 nov. 1847 e morto il 13 genn. 1937, prese parte alla guerra del 1866 combattendo fra i volontari garibaldini. Nel 1900 fu tra gli artefici della trasformazione in società anonima di una delle più importanti aziende siderurgiche del paese, la Magona d'Italia, che era stata costituita nel 1865 per iniziativa dello zio materno J.A. Novello. Membro del gruppo di comando della società con una quota del capitale azionario pari al 3 per cento, fin dal 1900 Mario fu chiamato a rivestire la carica di vicepresidente e più tardi quella di presidente, che mantenne fino alla morte.
Fonti e Bibl.: Carte Gigliucci, relative all'attività dei figli del G., Giovanni e Mario, si conservano a Firenze presso l'Archivio storico della Magona d'Italia. Si vedano C. Novello, Reminiscences, London 1910, passim; M. Gigliucci, Reminiscenze d'un uomo inutile, ovvero Reminiscenze inutili d'un uomo più inutile, Carate Brianza 1937, passim; I senatori fermani del Risorgimento, profili dettati da L. Mannocchi, pubblicati da E. Garulli con qualche nota illustrativa, Marina Palmense 1948, pp. 5-9; N. Gigliucci, Nerina, un'antologia, Firenze 1965, passim; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, 1894-1906, III, L'esperienza della Banca commerciale italiana, Milano 1976, p. 127; M. Lungonelli, La Magona d'Italia. Impresa, lavoro e tecnologie in un secolo di siderurgia toscana (1865-1975), Bologna 1991, pp. 18, 25, 32, 39, 44 s., 53, 58, 65-67, 81; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, p. 14; Diz. del Risorgimento naz., III, s.v.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 32.