TOLLIS, Giovan Battista de.
Fonditore e bombardiere (noto anche come Giovan Battista de Comitibus). Nacque nell’isola dalmata di Arbe (Rab), allora possedimento veneziano, oggi in Croazia. La data di nascita è ignota; la si stima verso il 1470. Nulla si sa dei genitori.
Il nome di battesimo è attestato per lo più nella forma Battista, prediletta stabilmente nelle sottoscrizioni delle opere. Le testimonianze divergenti e talvolta concorrenti, che, in volgare, si possono ridurre alla coppia delle Tolle e de’ Conti, hanno reso finora problematica l’individuazione del nome di famiglia. Una tradizione diffusa (si pensi all’analogo «delle Caldiere», ad esempio) ammette la possibilità che la prima qualificazione abbia un’origine professionale. Mai notata e meritevole d’indagini future è la coincidenza dell’altra occorrenza col nome di un’importante stirpe di fonditori veneziani, i Conti, le cui notizie cominciano tra i secc. XV e XVI e che nelle prime generazioni conta due membri di nome Giacomo, omonimi di un figlio di Battista.
La prima notizia risale all’8 ottobre 1504, quando si candidò a fonditore del Comune di Ragusa (oggi Dubrovnik) dichiarando d’essersi formato e d’aver operato «cum valentissimi et approbatissimi maestri» di getto e bombardieri, dando prova di sé «nelle città et terre maestre» (Gelcich, 1891, p. 17).
Nel 1505, mostrate le proprie capacità rifondendo una colubrina di dimensioni eccezionali, ottenne l’impiego pubblico, che mantenne a vita. Nel 1509 entrò nella locale confraternita dei mercanti di S. Antonio ed ebbe la cittadinanza ragusea. L’attività intensa è descritta da una folta documentazione (in partic.: Gelcich, 1891; Beritić, 1954; Fisković, 1959), che ne illustra i lavori, gli opifici, i traffici, i numerosi collaboratori. Oltre che per il Comune raguseo, Battista produsse artiglierie per armatori locali privati e per clienti forestieri, dall’Italia sino alla Spagna. Le epigrafi di alcuni pezzi d’artiglieria sottoscritti e datati tra il 1527 (o 1528) e il 1537 sono tràdite dallo Zibaldone settecentesco di Gian Maria Mattei (Praga [1939], 2014, pp. 430 s.; Beritić, 1954, pp. 59-61). Sopravvive un buon numero di campane sottoscritte e datate, scalate tra il 1506 e il 1535 e distribuite tra Dubrovnik e i territori circostanti (cfr. Muljević, 1999, pp. 39-59). Sono da segnalare i versi latini che corredano la produzione più impegnata di Battista; tra questi, i distici della colubrina del 1505 furono composti dall’umanista Elio Lampridio Cerva (Praga [1939], 2014, p. 426; sulla paternità di altri versi si registrano referti discordi). Rimane dubbio il fatto che l’artista abbia fuso una campana per il duomo di Spalato nel 1503.
Battista morì a Ragusa il 18 maggio 1540 (Gelcich, 1891, p. 23). Sono noti tre figli: Giacomo, che gli premorì; Paolo, anch’egli fonditore per il Comune di Ragusa fino, pare, al 1548; e la figlia naturale Catta.
Nel tempo, ha raggiunto una fama locale notevole, perfino proverbiale. Ne è un segno la fioritura di tradizioni aneddotiche non confermate, la cui vitalità primonovecentesca spiega l’approdo alle pagine dannunziane de L’urna inesausta (Italia e vita, 24 ottobre 1919; cfr. Praga [1939], 2014, p. 434).
In passato è stata più volte ipotizzata una sua formazione italiana, se non veneziana (cfr. Becker, 1908; Praga [1939], 2014, p. 432). Il costante benché generico riferimento al Rinascimento peninsulare è da confermare, per le tipologie così come per gl’apparati decorativi ed epigrafici. Un più stringente argomento è stato prodotto di recente identificando la derivazione della Madonna col Bambino sulla campana del 1535 nell’isola di Calamotta (Koločep) da una placchetta (Lupis, 2002, p. 250) che, nota in numerosi testimoni e varianti, potrebbe essere stata messa a punto da Bernardo Rossellino a partire da un’invenzione donatelliana (cfr. F. Rossi, La collezione Mario Scaglia. Placchette, I, Bergamo 2011, pp. 75-77, scheda n. II.1). Tale placchetta è stata altrimenti rilevata su campane di produzione veronese e friulana nei decenni a cavallo tra i secc. XVI e XVII (A. Jolly, Madonnas by Donatello and his circle, Frankfurt am Main 1998, pp. 156 s.). L’uso di placchette d’origine italiana è già attestato presso Battista nella campana della torre dell’orologio di Ragusa (1506), dove l’artefice impiegò un’altra nota placchetta rosselliniana della Madonna col Bambino, che, a sua volta, si rileva su campane prodotte in altri contesti peninsulari (ne è un esempio la campana del 1524 del Museo civico medievale di Bologna).
Le più risalenti campane ragusee del 1506 e del 1516 (chiesa di S. Domenico) dimostrano marcate componenti veneziane: dalle grandi figure sul corpo del vaso, che perpetuano una tradizione secolare prossima al tramonto, fino all’aggiornatissimo repertorio decorativo, che esibisce precisi lemmi della produzione lagunare bronzea e lapidea del passato più recente (il fregio del monumento Colleoni; i cantonali di palazzo Castelli a Ferrara) e pienamente coeva (i pili di piazza S. Marco; il fregio ferrarese del Camerino d’alabastro; la cappella Zen).
F. Becker, Arbe, Battista, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, II, Leipzig 1908, p. 59; J. Gelcich, Die Erzgiesser der Republik Ragusa, Wien 1891 (estratto da Mittheilungen der K.K. Central-Commission zur Erforschung und Erhaltung der Kunst- und Historischen Denkmale, XVII, 1891); G. Praga, Battista da Arbe fonditore dalmata del Cinquecento, in Archivio storico per la Dalmazia, XXVII (1939), pp. 162-173 (ripubblic. da Id., in Scritti sulla Dalmazia, a cura di E. Ivetic, III, Rovigno 2014, pp. 423-435); L. Beritić, Ivan Krstitelj de Tollis, in Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji, VIII (1954), pp. 48-66; C. Fisković, Ivan Rabljanin, in Anali Historijskog Instituta Jugoslavenske Akademije Znanosti i Umjetnosti u Dubrovniku, VI-VII (1959), pp. 205-232; V. Muljević, Ivan Krstitelj Rabljanin slavni hrvatski ljevač, Zagreb 1999; V.B. Lupis, Prilozi poznavanju sakralne baštine otoka Koločepa, in Dubrovnik, n.s., XIII (2002), pp. 246-256; C. Neue, Giovanni Battista d’Arbe, in Saur Allgemeines Künstlerlexikon, LIV, München-Leipzig 2007, p. 522; D. Tomić, Ivan Krstitelj Rabljanin, in Hrvatski Biografski Leksikon, 2005, http://hbl.lzmk.hr/clanak.aspx?id=103 (18 ott. 2019); Đ. Sjecavica, Rekvizicije zvona u Prvom svjetskom ratu na područiu Dubrovačke biskupije, in Anali Dubrovnik, LI (2013), pp. 541-608 (in partic. pp. 561, 569, 572, 579, 582, 584).