CREMONINI (Zamboni), Giovan Battista
Nacque a Cento (Ferrara) intorno al 1550 da Matteo di Zanebone (da cui Zamboni), fuoruscito da Cremona e trasferitosi a Cento (Orsini, 1880), e da Mattea Pilanzi.
Dal padre pittore, documentato come frescante dell'oratorio della chiesa della Pietà nel 1566 (Monteforti, 1780, c. 51v) e di quello di S. Rocco nel 1569 (Cento, Arch. com., ms. n. 73: A. Tosi, Raccolta degli Annali del padre Biagio Bagni dal 752 al 1766, ad annum), apprese i primi rudimenti dell'arte che perfezionò poi a Bologna formandosi nel clima del secondo manierismo dei vari Fontana, Sabbatini, Procaccini e Sammachini.
Le fonti concordano nell'attribuirgli una rapida carriera e l'apertura di una scuola da cui uscirono il Fialetti, il Savonazzi, il Gessi e in cui avrebbe soggiornato anche il Guercino (alunnato questo su cui la critica contemporanea ha espresso fondate riserve: cfr. Mahon, 1968).
Abile e veloce decoratore, pertanto richiestissimo come quadraturista e ornatista, il C. fu anche, secondo il Malvasia (1678), valente "meccanico" e apparatore, lavorando per spettacoli effimeri, non più documentati, presso le corti di Modena, Parma e Mirandola, ottenendo grandi consensi e la protezione del Pico, di cui fu anche architetto.
Alla prima fase dell'attività del C. va certamente ascritta la pala con la Deposizione di Cristo della Pinacoteca comunale di Cento, già nella cappella Carandini di S. Pietro.
L'opera, di fattura veloce e approssimativa, conferma pienamente le riserve mosse dal Malvasia sullo stile del C., ritenuto troppo affrettato e impreciso: presenta le figure dei santi in stereotipati gesti di dolore intorno al corpo di Cristo adagiato su un blocco di marmo emergente da un fondo brumoso che relega totalmente le figure in secondo piano.
La prima notizia dell'attività bolognese del C. è del 1569, anno in cui Ercole Riario gli commissionò un fregio nel salone del proprio palazzo (ora Sanguinetti) con le Storie di Caterina Sforza e Girolamo Riario. Gli affreschi, visibili sino al 1795, sono stati coperti al volgere del XVIII sec. (Giordani, 1835).
Nel 1587 il C. iniziò a lavorare per il convento di S. Michele in Bosco, per cui dipinse le logge e la fuga dell'infermeria e, in tempi successivi, numerosi camini (1589), la cappella del noviziato (1594), un quadro per l'altare di S. Giovanni Battista nello "scurorolo", cioè nella chiesetta sotterranea (1596), quattro imprese per la venuta di Clemente VIII (1598) e il camino fatto costruire da Rainero Saccomanno nel 1600.
Del 1598 è anche la tela con L'andata al Calvario, ora nei depositi della Pinacoteca nazionale di Bologna (n. 809), già ricordata dal Malvasia nel convento delle monache di S. Agnese soppresso nel 1797.
L'impostazione manieristica del dipinto, dominato dalle diagonali della gran croce portata dal Cristo caduto ginocchioni e dal corpulento sgherro posto di schiena, in primo piano, si alimenta del sottile contrappunto psicologico tra i volti impregnati di patetico sentimentalismo della Veronica e di Cristo e quello carico di feroce determinazione dell'armigero che gli è alle spalle. L'opera, lontana dal naturalismo carraccesco che proprio in quegli anni rivoluzionava la pittura bolognese, propone un clima assai vicino alla malinconia e al patetismo di maniera dell'ultimo Francia, definendo un'interpretazione in chiave arcaica dell'invito controriformistico a una pittura di facile e chiara resa emotiva.
Nel 1600 il C. divenne "massaro" della Compagnia dei pittori (carica che ricoprì anche nel 1605 e 1609: cfr. Arch. di Stato di Bologna, Assunteria delle Arti, Notizie attinenti all'Arte dei pittori, b. 28) e al contempo ebbe l'importante commissione degli affreschi della rotonda della Madonna del Monte per i quali risulta impegnato ancora nel 1602 (Oretti, Notizie..., c. 197).
Coperti in età napoleonica in seguito alle trasformazioni del convento in villa, sono stati recuperati e staccati, limitatamente a quelli delle pareti, nel 1935-36. In origine presentavano la suddivisione dello spazio circolare tramite un colonnato corinzio atto a scandire il ritmo della narrazione della miracolosa edificazione della chiesa condotta con fare carraccesco. Secondo l'Oretti, nel vescovo e nei suoi consiglieri il C. ha rappresentato il committente abate Gabriele da Firenze e i due monaci Girolamo da Firenze e Cornelio da Napoli. La decorazione si completava con un fregio a fogliami nella trabeazione e con la Vergine assunta e angeli, dipinti nella volta, ora perduti ma ancora visibili nel 1803 (Gatti).
Parzialmente recuperato anche un altro importante ciclo di affreschi descritto dall'Oretti (Le pitture ... di Bologna, III, c. 1) a casa Montecalvi e rappresentante Episodi della guerra di Troia, di cui rimangono cinque esemplari nelle Collezioni comunali d'arte di Bologna. Di quest'opera si conservano due disegni preparatori nel Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi (Figura, nn. 6339-40). Nel 1607 dipinse due Santi sopra la porta del convento di S. Francesco per cui aveva già affrescato la cappella di S. Lucia, rimodernata nel 1604, e il S. Francesco e angeli sopra la porta dei sagrato (perduti).
Questa appare come l'ultima opera datata del C., che morì a Bologna nel 1610 e fu sepolto nella chiesa della SS. Annunziata il 9 maggio (Oretti, Notizie…, c. 195).
Dal testamento pubblicato dal Gualandi si apprende che, oltre alla moglie Lucrezia Cassiani o Cassioni, lasciò un figlio naturale, Marco Andrea, e uno legittimo, Matteo, che seguì le orme paterne divenendo pittore; l'Oretti lo dichiara attivo nel 1585 e lo Zani (1821) nel '90, date che rappresentano l'unico documento della sua attività.
Il limitatissimo numero di opere conservate non consente la precisa individuazione dell'evoluzione stilistica del C., la cui produzione, connotata di stilemi manieristici nelle pale d'altare, diviene dichiaratamente carraccesca (cfr. i disegni nn. 1566-68, Esposti; n. 5, Ornato;nn. 13847-49, 6338, Figura, del Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi) negli interventi a fresco di cui lasciò numerosissima copia in varie chiese e palazzi bolognesi.
Tra le opere perdute e citate dalle fonti: la decorazione con i SS. Biagio e Onofrio nella cappella Pepoli in S. Maria Mascarella; la decorazione della cappella Torfanini in S. Giorgio; gli arabeschi in S. Mattia; le Storie di s. Orsola nella cappella Palmieri in S. Trinità; i laterali con S. Francesco nel deserto e la Coronazione di spine nella cappella Zambeccari del Corpus Domini; i SS. Gioacchino ed Anna nella Madonna delle Grazie; in S. Domenico il S. Pietro martire, l'Annunziata e la Beata Vergine coronata dal Padre e dal Figlio nella cappella già Ghelli, i SS. Procolo e Francesco nonché tutte le storie nella cappella Barberini; ornati e due Sante laterali di un S. Rocco del Francia nella chiesa della Morte; l'Assunta in S. Maria della Vita; la prospettiva negli archi del portico dell'Annunciata; nella chiesa di S. Giuseppe un S. Onofrio a pendant del S. Sebastiano del Francia; il Crocifisso nella prima cappella degli Scalzi.
A palazzo Ercolani dipinse due grandi figure di Ercole a chiaroscuro lateralmente alla porta d'ingresso nonché una prospettiva in giardino con animali d'ogni specie; a casa Pietramellari operò nel cortile, nella cappella, e in tutte le stanze dispose "fregi e fughe adorne di Storie"; a casa Secadinari realizzò storiette e ornati nel cortile e nelle stanze; in palazzo Samperi decorò un soffitto; a palazzo de' Bianchi eseguì un medaglione in un soffitto e dipinti nella cappella; al Collegio di Spagna le Virtù laterali alle armi del cardinale Albornoz sulla facciata esterna; in casa Fiorini fregi in un camerotto; a casa Melari dipinse nella cappella e nel cortile e, infine, operò interventi imprecisati a casa Lucchini.
Fonti e Bibl.: C. C. Malvasia, Felsina pittrice [1678], a cura di G. Zanotti, Bologna 1841, I, pp. 225-28; Id., Le pitture di Bologna [1686], a cura di A. Emiliani, Bologna 1968, ad Indicem; Cento, Arch. comunale, ms. 159: G. Baruffaldi, Visita delle pitture della città di Cento..., c. 22; Ibid., ms. 43: G. F. Monteforti, Delle pitture che si conservano nelle chiese della città di Cento. App. III alle Memorie della città di Cento [1765], c. 645r; O. C. Dondini-Righetti, Le pitture di Cento e le vite in compendio di vari incisori e pittori…, Ferrara 1768, pp. 18, 47 s.; Cento, Archivio comunale, ms. 43: G. F. Monteforti, Delle chiese... di Cento... [1773], cc. 52r, 54v, 57r; Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, ms. B 104: M. Oretti, Le Pitture... di Bologna.., II, cc. 27, 106, 133, 154 s., 163; III, cc. 1, 7, 22, 28 s.; Ibid., ms. B 110: Id., Le pitture... nel Territorio Bolognese... (cfr. Indice ragionato, a cura di D. Biagi, in Istituto per i beni... culturali..., Regione Emilia-Romagna, Documenti, 15, Bologna 1981, pp. 47 s.); Ibid., ms. B 124: Id., Notizie de' profess. del disegno…, cc. 195-99; Cento, Arch. comunale, ms. 115: G. F. Monteforti, Memorie istor. delle chiese... di Cento scritte nel 1780, cc. 25, 26, 51; C. Cittadella, Catal. istor. de' pittori e scultori ferraresi…, Ferrara 1782, 11, pp. 154-61; A. Burriel, Vita di Caterina Sforza Riario..., Bologna 1795, III, pp. 853, LXXIX-LXXXV; G. Gatti, Descriz. delle più rare cose di Bologna, Bologna 1803, p. 195; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1809], a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, ad Indicem; P.Zani, Enc. metodica... delle Belle Arti, 1, 7, Parma 1821, p. 113; G. Giordani, Catalogo dei quadri che si conservano nella Pinacoteca d. Pontificia Accademia delle Belle Arti in Bologna, Bologna 1826, p. 50; Id., Relazione di un fregio dipinto a figure da G. B. C. nella sala del Palazzo Riario Sforza ora Donzelli in Bologna, in Almanacco statistico bolognese, VI (1835), pp. 133-73; M. Gualandi, Mem. originarie ital. risguardanti le belle arti, III, Bologna 1842, pp. 184 s.; IV, ibid. 1845, pp. 163 s.; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1844, pp. 399-408 (cfr. A. Mezzetti-E. Mattaliano, Indice ragionato…, I, Ferrara 1980, p. 102); A. Orsini, Cenni biogr. d. illustri centesi [1880], Bologna 1977, pp. 62 s., 72 s.; G. Zucchini, Catal. d. Collezioni comunali d'arte di Bologna, Bologna 1938, p. 384; Id., La Madonna del Monte di Bologna, Bologna 1939, pp. 36 s., 44, 63, 63; Id., S. Michele in Bosco, in L'Archiginnasio, XXXVIII(1943), pp. 31, 33, 40, 49, 57; D. Mahon, Il Guercino. Dipinti (catal.), Bologna 1968, p. 9; A. Emiliani, L'opera dell'Accademia Clementina per il patrimonio artistico e la formazione della Pinacoteca naz. di Bologna, Bologna 1971, p. 68; R. Renzi, S. Michele in Bosco, Bologna 1977, pp. 174, 216.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 82 s.