CIMAROLI (Cimarolo, Cimarollo, Cimeroli, Simarolo, Chimeroli, Cingheroli, Cignaroli), Giovan Battista
Figlio di Girolamo e di Angela Magnanine, nacque a Salò (Brescia), dove fu battezzato il 12 dic. 1687 (Morassi, 1972, p. 168). Iniziò lo studio della pittura alla scuola del bresciano Antonio Aureggio e di Antonio Calza, ignoto il primo, paesaggista e battaglista abbastanza conosciuto il secondo, del quale divenne cognato. L'alunnato del C. presso il Calza sarebbe avvenuto a Brescia per l'Orlandi, a Bologna, invece, per il Crespi e l'Oretti.
Secondo questi due ultimi biografi, il C. avrebbe sposato la sorella di Angiolà Agnese Pakman, terza moglie del Calza., abbastanza nota come pittrice di fiori, frutta e animali. Anche la moglie del C., di cui non si conosce il nome di battesimo, si dedicava a questo genere di pittura come provano le due Nature morte con fiori, cagnoletto e confetture da lei eseguite, acquistate per 12 ducati dal feldmaresciallo Mathias von der Schulenburg a Venezia e successivamente inviate in Germania nel settembre del 1736 (Morassi, 1972, p. 170).
Dopo un soggiorno a Bologna, che l'Oretti dice abbastanza lungo, il C. si trasferì a Venezia, dove fin dal 1722, se non prima, entrò in rapporti con il Canaletto, di dieci anni più giovane ma già affermato, e ne divenne uno dei collaboratori. Con il Canaletto infatti lavorò all'esecuzione di alcuni dipinti allegorici raffiguranti le Tombe di illustri personaggi inglesi, commissionati a un gruppo di artisti veneziani e bolognesi dall'impresario irlandese Owen Mc Swiney per conto del duca di Richmond (Watson, 1953; Constable, 1962; Mazza, 1976).
Nella Tomba di lord Somers (Birmingham, City Museum and Art Gallery) spetta al C. l'esecuzione del paesaggio, mentre le figure sono di G. B. Piazzetta; ugualmente frutto della collaborazione tra il C. paesaggista e il Canaletto, autore delle architetture e della composizione d'insieme, è la Tomba dell'arcivescovoTillotson (Liverpool, coll. P. Moores) nella quale le figure appartengono a G. B. Pittoni. Sempre con il Pittoni e con Pietro Paltronieri detto il Mirandolese, il C. dipinse un altro quadro della serie, dedicato alla Tomba di Charles Sackwille (Londra. vendita Sotheby, 14 maggio 1958), limitando però la sua opera alla pittura del fogliame degli alberi; ancora con il Pittoni esegui la Tomba di James primo conte di Stanhope (Norfolk, Virginia, Chrysler Museum); con Antonio Balestra e i fratelli Giuseppe e Domenico Valeriani, infine, il C. condusse a termine la Tomba di Guglielmo III d'Orange (Inghilterra, coll. del duca di Kent).
A Venezia il C. ebbe modo di affermarsi anche in proprio, lavorando "per commissioni venutegli dall'Inghilterra e da altre città lontane che gradivano i suoi dipinti" (Orlandi, 1751, p. 272), come provano, tra l'altro, i sei Paesaggi eseguiti espressamente daWartista per conto del console e collezionista inglese Joseph Smith. Tre di questi paesaggi, che riecheggiano in tono minore motivi desunti da Alessandro Magnasco e da Marco Ricci, ancora si conservano nelle Raccolte Reali di BucIdugliarn Palace (Watson, 11953, p. 206). Nel 1729, nel Chiostro della ss. Annunziata a Firenze, venivano esposti due suoi Paesi all'acquarello, proprietà di F. M. Gabburri (F. Borroni Salvadori, Le esposizioni d'arte a Firenze..., in Mitteilungen des Kunsthist. Institutes in Florenz., XVIII[1974], p. 76.
A testimonianza del favore incontrato dalle opere del C. sul mercato inglese, in parte quale surrogato dei dipinti del Canaletto difficilmente accessibili ai più per le altissime quotazioni raggiunte, ci rimangono due documenti dell'epoca. Il primo è una lettera senza data dello stesso C., nella quale il pittore si dice disposto a eseguire alcuni dipinti al prezzo di favore di sei zecchini l'uno "con condizione di segretezza, stante che io opero continuamente per l'Inghilterra con prezzi assai maggiori" (G. Bottari-S. Ticozzi, Raccolta di lettere..., IV, Milano 1822, pp. 33 s.). Il secondo è una lettera del conte svedese Carlo Gustavo. Tessin, spedita da Venezia a Stoccolma il 16 giugno 1736: nel passare in rassegna i più noti pittori veneziani del momento, accenna anche al C., osservando che l'affuiátà tematica dei suoi dipinti con quelli del Canaletto era apprezzata a tal punto dai collezionisti inglesi, impossibilitati a procurarsi gli originali del Canaletto stesso, da far salire la quotazione del più piccolo di tali dipinti a ben trenta zecchini (O. Sirén, Dessins et tableaux... dans les coll. de Suède, Stockholm. 1902, p. 108).Se l'attività del C. quale pittore paesaggista è oggi abbastanza nota - suoi Paesaggi sitrovano in palazzo Taverna a Roma, nella collezione Cini a Venezia e in numerose raccolte private o in gallerie di vendita italiane e straniere -, non altrettanto si può dire di lui come autore di "vedute", anche queste di gusto canalettiano. Tra le "vedute" tradizionalmente attribuite al C. sono la Villa Negrelli già Foscarini a Stra (Bruxelles, Museo reale) e la Piazza S. Marco con il combattimento dei tori (già Chester, coll. E. P. Jones), ricordata ancora nel 1761 dalla guida del Dodsley come opera di collaborazione tra il Canaletto e il C., per la quale, tuttavia, oggi la critica tende ad escludere la partecipazione del Canaletto, assegnandone invece la paternità solamente al C. (Morassi, 1972, p. 167). Inoltre, dall'Inventario e dai Libri cassa dell'archivio dei feldmaresciallo Schulenburg (Morassi, 1972, pp. 169, s.) risulta che furono pagati all'artista So zecchini, con saldo il 12 luglio 1736, per l'esecuzione di due vedute di Venezia, l'una con la Punta di Dogana, l'altra con la Chiesa della Carità, oggi non più identificabili.
Null'altro sappiamo di lui se non che era iscritto nella fraglia dei pittori veneziani negli anni dal 1724 al 1737, quando risulta avere due figli e abitare in S. Felice (Favaro, 1975) e che viveva ancora a Venezia nel 1753 (Orlandi, 1753).
Poiché non ci sono pervenute opere firmate dei C., i suoi dipinti, talora per motivi commerciali, talaltra a causa della scarsa conoscenza di questa figura artistica, sono stati attribuiti sovente ad autori diversi e più noti, come G. F. Costa, G. Zais, F. Battaglioli, G. Zocchi e soprattutto F. Zuccarelli, pittore ricercato in Inghilterra al pari dei Canaletto, di cui, in certi casi, il C. cercò volutamente di imitare lo stile. Tuttavia, da una più attenta analisi delle opere sicuramente autografe, come le Tombe e i Paesaggi di Buckingham Palace, è possibile "individuare i caratteri dell'arte del Cimaroli, osservando i tronchi alti, i rami allungati, il fogliame ben delineato con fare meticoloso, le foglioline distaccate e la prospettiva aerea digradante in successioni sempre più trasparenti e leggere" (Morassi, 1972, p. 167).
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, ms. B.131, IX: M. Oretti, Notizie dei professori di disegno [1780], f. 230; P. A. Orlandi, Abecedario pittor., Venezia 1753, p. 272; L. Chizzola, Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico, Brescia 1760, p. 173; R. Dodsley, London and its environs, London 1761, U. p. 31; L. Crespi, Felsina pittrice, III, Roma 1769, p. 189; G. Brunati, Dizionarietto di uomini ill. di Salò, Milano 1837, p. 58; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 101 s.; G. Nicoletti, IlLibro della Fraglia, in Ateneo veneto, s. 4, XIV (1890), p. 710; W. Arslan, Alcuni dipinti per il Mc Swiny, in Rivista d'arte, XIV(1932), pp. 132, 139 5.; T. Borenius, A Venetian Apotheosis of William III, in The Burlington Magazine, LXIX (1936), p. 245; R. Pallucchini, Veneti alle mostre di Brescia e di Genova, in Arte veneta, I(1947), p. 149; J. F. B. Watson, G. B. C.: a collaborator with Canaletto, in The Burlington Magazine, XCV(1953), pp. 205-207; Id., An allegorical painting by Canaletto, Piazzetta and C., ibid., pp. 362-365; W. G. Constable, An allegorical painting by Canaletto and others, ibid., XCVI (1954), p. 154; E. Arslan, Altri due dipinti per il Mc Swiny, in Commentari, VI (1955), pp. 191 s.; F. Haskell, Stefano Conti, Patron of Canaletto and others, in The Burlington Magazine, XCVIII (1956), p. 299; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 68-70; R. Pallucchini, La pittura venez. del Settecento, Venezia-Roma 1960, pp. 173-175; W. G. Constable, Canaletto, Oxford 1962, ad Indicem;F. Haskell, Mecenati e pittori, Firenze 1966, ad Indicem;P. Zampetti, A Dictionary of Venetian Painters, Leigh-on-Sea 1971, pp. 33 s.; A. Morassi, Saggio su G. B. C. collabor. del Canaletto, in Arte veneta, XXVI(1972), pp. 167-176; E. Favaro, L'arte dei pittori in Venezia..., Firenze 1975, ad Indicem;B. Mazza, La vicenda dei "Tombeaux des Princes".... in Saggie memorie di storia dell'arte, X(1976), pp. 79-102, 141-151; F. Zava Boccazzi, Pittoni. L'opera completa, Venezia 1979, ad Ind.;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 604.