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CAPPONI, Giovan Battista

di Martino Capucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)
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CAPPONI, Giovan Battista

Martino Capucci

Nacque a Bologna nel 1620 e dal padre Giovanni, che morì nel '29, ebbe la prima istruzione. Le fonti dichiarano una suagrande precocità, Sia in materie scientifiche sia letterarie, e tali interessi molteplici egli coltivò assiduamente per tutta la vita, dando un esempio, non unico ma certo rilevante, di vivacità intellettuale e di insaziabile curiosità, capace di spaziare dalle scienze fisiche e naturali alla medicina, alla filosofia, alla poesia, alla critica letteraria, all'erudizione e all'oratoria accademica, non senza, nel fondo, una propensione spesso affiorante verso studi esoterici.

Dopo la prima educazione domestica fu messo a studi di letteratura, retorica e greco sotto i gesuiti Alfonso Ferri e Ercole Francesco Cassola, e dal 1633 in poi seguì corsi di logica con Sebastiano Regoli e di medicina e anatomia con Daniello Carmeni e Giovanni Antonio Godi. Agli studi accompagnò tre anni di pratica medico-chirurgica nell'ospedale di S. Maria della Morte e numerosi viaggi sull'Appennino in cerca di erbe medicinali. Si addottorò in filosofia e medicina il 17 giugno 1641, e negli anni successivi si dedicò particolarmente a studi di geometria, trigonometria e astronomia sotto la guida del padre Cavalieri, con il quale restò in relazioni d'amicizia.

Tutta la vita del C. può collocarsi sotto il segno dell'università e delle accademie. Nominato lettore di logica il 25 sett. 1645, tenne l'incarico sino al '48, passando poi ad una cattedra di filosofia sino al 1652 e a quella di filosofia morale per due anni. Nel 1654 occupò la cattedra di medicina pratica e infine, nel 1671, fu promosso all'unica cattedra di storia naturale e di semplici medicinali, cattedra che era stata di Ulisse Aldrovandi, e toccò così uno dei vertici della gerarchia universitaria (il Simeoni, p. 94, indica il suo stipendio - riferendolo al 1677, data evidentemente erronea - come uno dei maggiori pagati dall'università). Alla cattedra universitaria accompagnò, dal '71, anche l'incarico di custode del Museo Aldrovandi, cioè della maggiore istituzione bolognese di storia naturale. Pure all'impulso suo e di Bartolomeo Massari si dovette l'istituzione del coro anatomico, dove settimanalmente si tenevano lezioni teoriche e sperimentali. Legate in modo diretto all'insegnamento universitario sono la Synopsis exercitationum publicae Anatomes, Bologna 1664, e la polemica con Carlo Lanzi Paltroni, medico e professore, autore di un'opera medica (Hippocratis Oracula, Bologna 1667) a cui subito il C. si oppose pubblicando, sotto lo pseudonimo di Charisius Thermarius Spado, le Distagmaticae Animadversiones (Bologna 1667), dove sostiene tesi di natura sperimentale.

Nel lungo elenco di opere manoscritte fornito dal Fantuzzi (III, pp. 88-90)spiccano alcuni scritti scientifici: le Observationes medicae et anatomicae tam in viventibus quam in mortuis, le Prolusiones philosophicae et medicae, la Historia medica universalis, le Consultationes et Epistolae medicae et philosophicae, il trattato De sanguine.Una Perizia medica è ms. a Bologna, Bibl. dell'Archiginnasio, ms. B. 458, f. 269;e vanno pure ricordate le Lettere a Lorenzo Grimaldi (Bologna, Bibl. universitaria, ms. 589 [814]), concernenti per lo più lo scambio di oroscopi.

Non meno intensa fu la sua attività accademica: nel 1636, ancor giovanissimo, fu aggregato all'Accademia dei Gelati, alla cui vita partecipò assiduamente ricoprendo più volte le cariche di segretario (1644-46 e ancora dal 1670) e di censore. Curò l'edizione, premettendovi anche le pagine introduttive, di due importanti raccolte celebrative dell'Accademia: le Prose de' signori Accademici Gelati, Bologna 1671, e le Memorie, imprese e ritrattide' signori Accademici Gelati, Bologna 1672. Fondò l'Accademia degli Indomiti, e vi prese il nome dell'Ostinato, e collaborò con sei sonetti e alcune sestine alle Primizie amorose degli accademici, Bologna 1642, pp. 51-62. Appartenne infine a numerose istituzioni di ogni parte d'Italia, tra le quali si segnalano la Crusca (dal 1663 col nome di Conservato, poi di Preservato), gli Incogniti di Venezia, i Traviati di Roma.

Nell'ambito dell'attività accademica vanno considerati gli scritti di carattere letterario, antiquario e oratorio. Tra le molte cose si possono ricordare La Lucerna. Panegirico a s. Giovanni Battista Decollato, recitato il 29 ag. 1643e stampato a Bologna nello stesso anno, e numerose orazioni e odi funebri: per G.B. Boncompagni (ode in Funerale di G.B. Boncompagni, Bologna 1639, pp. 30 ss.); per Giovanni Bortolotti (in Languidezze accademiche in morte di G.B., Bologna 1646, anche s.n.t.); per Andrea Mariani (in Andr. Mariani Lessus, Bologna 1662, pp. 48-55, dove è la canzone Per l'africane arene, e pp. 57-64, dove sono due curiosi testi commemorativi: l'Epitaphiun antiqua Brachmanum scriptura e l'Elogium Sinicum);per Berlingiero Gessi (orazione, detta il 27maggio 1671, posta a chiusura delle Pompe funebri nell'esequie di B. Gessi, Bologna 1671, pp. 23-47, e stampata anche a parte nello stesso anno).

Più importanti però furono le ricerche di antiquaria, per le quali poteva giovarsi della larga conoscenza delle lingue antiche e moderne (francese e spagnolo) e delle lingue semitiche. Il C. accompagnò il dono a Luigi XIV di una medaglia in bronzo ascrivibile presumibilmente al primo secolo d. C. con una illustrazione che mostra, se non altro, un'estesa informazione erudita (De Othone aereo suo commentarius, Bologna 1669); e ancor più complessa è la trattazione di una pietra, pure del primo secolo, murata nella loggia inferiore di palazzo Albergati: Il Marmo Augustale. Discorso in cui dichiarandosi un'antica iscrizione si ragiona copiosamente delle terme, bagni, essercizi e giuochi de gli antichi romani, pubbl. nelle cit. Prose de' sig. Academici Gelati, pp. 219-99 (è anche in C.C. Malvasia, Marmora Felsinea, Bologna 1690, pp. 109-29). Tra gli inediti citati dal Fantuzzi figurano due libri di Lettere erudite, un libro di Elogia et Inscriptiones, una Introduzione allo studio delle medaglie antiche e il De multiplici pictorum in sacris abusu diatriba.

Un settore rilevante dell'operosità del C. è dato dall'esercizio poetico e soprattutto dalle curiosità critiche e teoriche. Più delle rime (Ode al card. Sacchetti legato di Bologna, Bologna 1637; Auguri felici per le nozze di Ferrante Gonzaga e Margherita d'Este, Bologna 1647; Applausi Davidici sopra il Salmo 44, Bologna 1650) e delle opere teatrali (la commedia I finti figli e i drammi per tornei Inatali di Felsina e L'Ifigenia in Aulide:opere citate dal Fantuzzi come inedite, al modo stesso dei nove libri di Poesie meliche)sono degni di menzione gli scritti di carattere critico, come le note marginali apposte a un esemplare dei Proginnasmi poetici di B.Fioretti, 1620-39 (conservato a Bologna, Bibl. dell'Archiginnasio, 16. B. II. 2-5), la Critica intorno alla prima parte delle poesie meliche di Giuseppe Battista (nella stessa Biblioteca, ms. B. 1686) e altre opere, ora non più reperibili, elencate dal Fantuzzi o dall'Orlandi: il De erroribus clarorum scriptorum latinorum, un analogo Degli errori de' chiari scrittori toscani, le Dilucidationes in artem poeticam Aristotelis, il Discorso della verità della favola tragica, la Risposta al Discorso della tragedia di G. Zinano, e infine La Trafila tragica, cioè Giudicio di cento tragedie toscane.Fu anche marginalmente coinvolto nella polemica intorno all'Adone:Angelico Aprosio gli dedica il cap. XXIII della Sferza poetica di Sapricio Saprici, Venezia 1643, pp. 164-66.

Morì a Bologna il 29 nov. 1675.

Fonti e Bibl.: Le glorie degli Incogniti, Venezia 1647, pp. 217-19; Memorie, imprese e ritratti de' signori accad. Gelati di Bologna, Bologna 1672, pp. 33 s., 256-63, 398, 405 s.; I. Zabarella, Aula Heroum, Patavii 1674, p. 390; G. Leti, L'Italia regnante, IV, Ginevra 1676, p. 482; C.C. Malvasia; Marmora Felsinea, Bologna 1690, pp. 59, 130, 565; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1714, pp. 153 s.; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1735, pp. 63 s.; G. Fontanini, Della eloquenza italiana, Roma 1736, p. 381; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1781-1794, III, pp. 85-90; V, p. 21; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital, VIII, Venezia 1796, p. 356; E. A. Cicogna, Le Inscriz. Veneziane, I, Venezia 1824, p. 189; G. Melzi, Dizion. di opere anonime, I, Milano 1848, pp. 30, 58, 85, 118, 199, 334; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professoridella università e dell'istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 83; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895-1901, I, p. 44; II, p. 28; L. Simeoni, Storia della Università di Bologna, II, Bologna 1947, pp. 94, 261; L. Thorndike, Ahistory of magic and experimental science, V, New York-London 1966, pp. 48, 250, 273.

Vedi anche
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battista1 battista1 (ant. batista) s. m. [dal lat. tardo baptista, gr. βαπτιστής, der. di βαπτίζω «battezzare»] (pl. -i). – 1. Propr., chi battezza, battezzatore; in partic., il sacerdote che ha l’incarico di battezzare in vece del parroco....
cappóna
cappona cappóna (o capponéssa) s. f. [da cappone1]. – Pollastra che abbia subìto l’asportazione chirurgica dell’ovario, per scopo sperimentale, o la sua distruzione in conseguenza di malattia (tubercolosi, tumori); diviene in tutto, tranne...
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