ORTOLANO, Giovan Battista Benvenuti detto l'
Pittore, figlio di Francesco di Benvenuto. Non si conoscono le date della sua nascita e della morte. Nel 1512 aveva superato i 25 anni. Altri ricordi di lui si hanno in atti notarili del 1520 e del 1524: nessuno che si riferisca a commissioni di opere. Nel 1586, in un elenco di quadri restaurati, a cominciare da quell'anno, per Bastiano Filippi, nella cappella della duchessa di Ferrara, è ricordato, tra quadri di altri artisti "uno de una madonna de l'Ortelano". L'Ortolano fu a lungo confuso con il Garofalo. Oggi è nettamente stabilita la distinzione tra i due artisti.
Come il Garofalo, probabilmente l'O. si formò sugli esempî di Boccaccio Boccaccino, da lui imitato nella primitiva Natività della raccolta Dawis a Newport, con forme lignee, squadrate rigidamente, lavorate come a forza di pialle e di raspe. Reminiscenze del Boccaccino, e anche del Costa appaiono in altra Natività della galleria Doria a Roma, insieme con qualche prestito dalla S. Cecilia di Raffaello, da cui viene grandiosità e morbidezza di forme alla Sacra Famiglia della galleria Pallavicini. Mutevole nella scelta dei suoi modelli, l'O. s'ispira al Mazzolino nell'Adultera della raccolta di lord Lee of Fareham a Londra, dando prova a un tempo della sua assoluta incomprensione d'ogni effetto drammatico e della sua tendenza a un colore squillante, luminoso, con freschissimi verdi e rossi di fiamma. Anche dai maggiori discendenti di Ercole de Roberti - gli autori della pala Strozzi, delle lunette Massari e dell'Ateneo, del S. Giovanni di Budapest - l'O. deriva gli elementi di alcune sue opere, tra le più forti, con figure come di plastica policroma, esempî la bella Pietà della Galleria Estense a Modena, il San Sebastiano della Galleria Capitolina a Roma; la Pietà della Galleria Borghese, la Crocifissione della Galleria di Brera a Milano. In tutti i suoi dipinti il Ferrarese si mostra incapace di graduare il rilievo, di collegare le figure, di coordinarle nel ritmo generale della composizione. Ripete i suoi schemi parallelistici, di quadro in quadro: sente solo il colore, la vivezza degli smalti ferraresi e sebbene qualche sua opera, per la comune discendenza dal Boccaccino, abbia esterne affinità con altre del Garofalo, lo spirito dei due maestri è in assoluta antitesi: tutta ruvida forza l'uno, studioso l'altro di pose garbate, di colori sfumati, di esterna gentilezza. Capolavoro dell'O. è la pala dei tre Santi nella National Gallery di Londra, anzi, per meglio precisare, la figura di San Demetrio, che incarna la sua forza rude, la sua innata energia, e che trova paragoni solo nell'arte di Dosso Dossi.
Bibl.: G. Baruffaldi, Vita di Gio. B. B. pittore detto O., Venezia 1830; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, iv (La pittura del Cinquecento), Milano 1929, pp. 320-343; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932 (con bibl.).