BELLASO, Giovan Battista
Della sua vita, svoltasi fra prima e seconda metà del sec. XVI, risulta pochissimo. Nato a Brescia da nobile famiglia, laureato in diritto, fu a Roma, non sappiamo con quale incarico, nel 1549 al seguito del cardinale R. Pio da Carpi. A quest'epoca aveva già elaborato il suo primo sistema crittografico.
La crittografia costitui sempre, come egli stesso diceva nel 1564 (Il vero modo..., c. 1 v), la sua "particolar inclinatione" e il suo "spasso", cui si dedicò con maggior impegno quando constatò che alcuni principi generali da lui rinvenuti riscuotevano approvazione e venivano seguiti e imitati. Nel 1553 decise perciò di rendere noto a un più vasto pubblico il suo sistema di crittografia e diede alla luce un volumetto di 6 cc. dal titolo: La cifra del sig.G.B.B... nuovamente da lui medesimo ridotta a grandissima brevità et perfettione..., Venetia 1553, che ebbe notevole successo e fu ristampato nel 1557.
La metà del Cinquecento era un periodo d'oro per là crittografia, e il B., anticipando i sistemi di G. Cardano, di G. B. Della Porta e di B. de Vigenère, fu uno dei pionieri. Il suo primo sistema apparteneva al tipo di quelli "a trasposizione" e aveva il pregio della praticità e semplicità; era basato sull'uso di un termine convenzionale, con l'inserimento del quale la serie alfabetica era completamente trasformata; come segno nullo" era adoperata la x.
Due anni dopo il B. pubblicava una seconda opera, Novi et singolari modi di cifrare..., Brescia 1555, dedicata a due nuovi sistemi crittografici da lui escogitati sulla base di due alfabeti cifranti; il primo si avvaleva di un "contrasegno" (frase convenzionale), ogni lettera del quale corrispondeva a quattro lettere; il secondo, più semplice, sull'alternanza nell'uso dei due alfabeti; come "segno nullo" era adoperata la y. Al termine dell'opuscolo il B. enunciava alcuni principi generali di notevole importanza, che possono essere ritenuti quelli sui quali è impostata tutta la sua opera sistematica: "La importanza dele cifre non consiste nel formare delle carte, ma consiste in trei [sic] cose principali, che non si possino intendere, che siano facili da cifrare e discifrare et di poche lettere, cioè lettera per lettera" (c. 4 r). Dopo dieci anni usciva in Brescia l'ultima e più importante opera del B., Il vero modo di scrivere in cifra con facilità, prestezza et securezza..., Brescia 1564, dedicata al cardinale A. Famese. In essa vengono esposti ben sei sistemi crittografici, alcuni corrispondenti a quelli già resi noti, altri del tutto nuovi, ma basati sugli stessi principi.
All'inizio il B. elenca le "singolar qualità" delle sue cifre, che, a suo parere, assommano a tredici, e vanno dalla rapidità alla semplicità, dalla omissione di simboli e numeri alla possibilità di escogitare innumerevoli cifre diverse. In un'avvertenza posta al termine dell'opera reagisce all'impostura di alcuni non nominati plagiari e rivendica a sé la scoperta di quattro "inventioni", che realmente costituiscono per lui altrettanti titoli di merito: l'adozione di un unico "contrasegno"; l'uso della x e della y come "segni nulli"; la funzione del termine convenzionale ("dittione") su cui poggia la trasposizione alfabetica; l'eliminazione dei numeri o dei simboli e l'adozione esclusiva delle lettere dell'alfabeto latino.
Il B. escogitò i suoi sistemi soprattutto ad uso delle cancellerie dei vari principati italiani, ma nessuna di queste li adottò ufficialmente. Solo nella curia pontificia ebbero fortuna sistemi analoghi, derivati evidentemente, da quelli del crittografo bresciano. Se ne ignorano la data e il luogo della morte.
Bibl.: F. Wagner, Studien zu einer Lehre von der Geheimschrift (Chiffrekunde), in Archival. Zeitschrift, XII(1887), pp. 11-13; A. Meister, Die Geheimschrift im dienste der päpstlichen Kurie von ihren Anfängen bis zum Ende des XVI. Jahrhunderts, Paderborn 1906, pp. 36-38; J. S. Galland, An histor. and analytical Bibliography of the Literature of Cryptology, Evanston 1945, p. 21 (con bibl.).