BELLAGAMBA, Giovan Battista
Tipografo bolognese, attivo tra la fine del '500 e i primi anni del '600. Sul cadere del sec. XVI e agli inizi; del successivo in Bologna - oltre ai maggiori - operavano tipografi di minor conto, ma pur degni di memoria: Vittorio ed Alessandro Benacci, Domenico Maria Pulzoni, Giovan Paolo Moscatelli, Fausto Bonardo - e il Bellagamba. Quest'ultimo fu uno stampatore che iniziò modestamente, ma seppe migliorare in breve la sua attrezzatura tecnica, tanto da poter pubblicare opere di pregio e di mole. I suoi primi prodotti furono due componimenti giocosi di G. C. Croce: Diporto piacevole nel quale si narra cento avvenimenti gratiosi occorsi a varie persone e accordati con i fini di cento stanze del Furioso (1597) e, nell'agosto dello stesso anno, Il solennissimo trionfo dell'abbondanza.
Nel 1599 pubblicò la Vita della b. Caterina da Bologna di Cristoforo Mansueto; nel 1600 il De lolio di Ippolito Grossetti, curioso libretto composto in occasione della carestia di quell'anno. All'epoca dell'interdetto contro Venezia (1606) stampò Gli Avvertimenti veri alla Repubblica di Venezia e a' suoi sudditi, uno degli innumeri pamphlets di ispirazione filocuriale composti per l'occasione da polemisti per lo più ignoti (in questo l'autore si nasconde sotto lo pseudonimo di Nicomaco Filateleo romano). Nel 1607 pubblicò il Discorso climaterico sopra il numero settenario di Giuseppe Rosaccio, noto divulgatore di argomenti eruditi in forma popolaresca, e nel 1608. Il Gradenigo di Lodovico Zuccolo. È anche da ricordare l'opuscolo - oggi rarissimo - di Michele Pancotto: Mirabili virtù del sale d'absensio (1608). Ma le edizioni che resero il B. più noto sono quelle di vari tomi della monumentale opera dell'Aldrovandi: Naturalis historia. Cominciata a stampare dal De Franceschi nel 1590, fu proseguita dal B. con i tomi II (1600), III (1603), IV (1604), V(1605) e VI (1612). Non lui, ma il Benacci pubblicò il tomo VII, mentre ancora il B. stampò il volume della Historia omnium quadrupedum bisulcorum (1613).
In questo anno il B. cessa, forse per sopravvenuta morte, la propria attività, e l'opera dell'Aldrovandi fu completata dal Ferroni e dal Tebaldini.
In tutte le sue stampe, anche nelle minori, usò sempre caratteri belli e fregi di buon gusto, secondo la nobile tradizione dell'editoria bolognese. Uso due marche tipografiche: l'una col motto "Non comedetis fruges mendacii" (Sorbelli, n. 41) e l'altra col motto: "Omni tempore" (Sorbelli, n. 42).
Bibl.: A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Milano 1929, pp. 121, 126; Id., Le marche tipografiche bolognesi del sec. XVI, Milano s. d.,p. 48; F. Ascarelli, La stamperia cinquecentina in Italia, Firenze 1953, p. 49.