AMENDOLA, Giovan Battista
Scultore, nato il 19 gennaio 1848 in Episcopio (Sarno), morto di tisi a Napoli il 17 dicembre 1887. Studiò a Napoli con lo scultore Antonio Busciolani, e dopo all'Accademia. Il suo primo lavoro fu un busto del principe Amedeo, poi la statua del Pergolese morente, che è, ancora in gesso, nel peristilio del teatro di Salerno. Vinto col Caino un premio nell'esposizione napoletana del 1877, andò a Parigi e poi a Londra, dove modellò molti ritratti, tra gli altri il busto del pittore Alma Tadema e una statuetta d'argento della moglie di lui, e per la città di Addington in Scozia, la statua monumentale di lord Twiddale. Tornato per la malferma salute a Napoli, scolpì le cariatidi del mausoleo Schilizzi a Posillipo e, per la facciata del Palazzo reale, la statua di Gioacchino Murat.
L'arte sua è d'un sensuale delicato e malinconico. Nelle statuette minori, come la Miss Lucy modellata a Londra, e nelle teste di giovanette semplici e sode, Ada, Felicita, Vestale moderna, Una fanciulla, ecc., riappare la molle grazia delle tardive tanagrette e, più raffinato e pensoso, a detta di Vittorio Spinazzola, "il naturale genio figurinaio dei Napoletani, che aveva trovato perenni espressioni artistiche nella piccola arte popolare del '700 e dell'800, dei Cappiello, dei Mosca, dei Gori, dei Sammartino", autori di pastori e re da presepio. Ma quando vuole o deve salire alla grande scultura, l'A. s'affanna invano a gonfiare la voce gentile. Il suo Pergolese è un buon esempio della minuta scultura tardivamente romantica che da noi andò sotto il nome di veristica, come il Mozart morente di Rodolfo Carnielo, il Suicidio di Jacopo Ortis di Ettore Ferrari, i Parassiti di Achille d'Orsi, gli Amanti di Leonardo Bistolfi. Bene schizzati e caratteristici i ritratti a busto modellati dall'A., come quelli di Michele Amendola e di Michele Torraca.
Sarno nel 1922 gli ha eretto un monumento, opera di Ettore Ximenes.
Bibl.: Vita e opere di G. B. Amendola, Sarno 1922, con scritti di F. Abignente, G. Fortunato, V. Spinazzola, F. Verdinois.