BOTTA, Giovan Antonio Sebastiano
Figlio di Sebastiano e di Margherita Capello, nacque a Bra (Cuneo) il 9 febbr. 1746 da antica famiglia del luogo. Essa aveva nella chiesa di San Giovanni banco e sepolcreto, in cui appariva l'arma rappresentata da due botte (pesci) d'argento in palo, in capo l'aquila. Il B. fece i primi approcci con l'arte tipografica sotto la guida di Giuseppe Davico, tipografo piemontese, che vantava una lunga tradizione familiare nell'arte libraria. Nella stamperia che questi aveva aperto nel 1760 a Torino egli fu assunto come "novizio" il 20 apr. 1761. Qui rimase un certo numero d'anni, perfezionando la tecnica tanto da ottenere nel 1766 la direzione della stamperia che Giovanni Michele Briolo insieme con sette soci aprì, acquistandola da Lorenzo Arduino, dapprima nella casa Arcore presso i gesuiti e poi, nel 1781, nelle case della Confraternita della Trinità in via Dora Grossa (l'attuale via Garibaldi). Il B. vi rimase sei anni, dopo di che passò alla Stamperia Reale di Cagliari e, in seguito, a quella di Torino.
L'entrata nella Stamperia Reale di Torino è senza dubbio una data importante nella carriera del Botta. La Stamperia, che godeva di larghi privilegi concessi dai sovrani, occupava allora circa cento persone tra operai, proto, viceproto e correttori, ed era provvista di numerosi caratteri, fra i quali due greci e due ebraici, che "gettava" tanto per sé, quanto per altri stampatori. Nel periodo in cui vi lavorava il B. furono tra l'altro pubblicati: la Theologia moralis universa di Paul Gabriel Antoine, 1789, in due volumi; i Monumenta Aquensia di Giovanni Battista Moriondo, 1789-90, pure in due volumi; le Memorie storiche della chiesa di Monteregale, a opera di Gioachino Grassi, 1789, in due volumi.
Ma le floride condizioni della Stamperia Reale di Torino dovevano ben presto, in seguito alle guerre napoleoniche, decadere come avvertiva V. Appiano, direttore della Stamperia, in una lettera indirizzata a "Vittorio Emanuele I per riottenere titolo e privilegi: "...Il più funesto avvenimento lo [stabilimento tipografico] privò nel 1798 del glorioso nome di Stamperia Reale e di tutti i privilegi annessivi e lo lasciò invece sovraccarico di libri, carte, stampe, ordigni e utensili d'ogni genere, necessari alla fonderia dei caratteri, oltre una quantità grandissima di questi, e di torchi, i quali divenuti pressoché inutili tra per le circostanze dei tempi, e tra per lo maggior avviamento che altre stamperie più benvise allo scorso governo [il governo francese] ebbero il mezzo di procacciarsi, furono la sorgente di indicibili perdite alla società promotrice dello stabilimento Memedesimo..." (Torino, Arch. di Stato, Istruzione Pubblica,proprietà letteraria, mazzo n. 4).
Presumibilmente per il complesso di questi motivi il B. lasciò la decaduta Stamperia Reale e passò alla tipografia Avondo, fondata nel 1757 da Giacomo Giuseppe in società con Paolo Giuseppe Zappata, della quale divenne, alla morte del fondatore, dapprima socio ed amministratore insieme con due altri operai, Antonio Bussano e Giovanni Battista Giriodi, poi la acquistò in società con due amici, Francesco Prato e Giovanni Battista Paravia, formando nel 1802 la ditta "Botta, Prato, Paravia stampatori e librai". Il nome della società è impresso per la prima volta sull'"Ordre du jour 8 Floréal an 10" (28 aprile 1802) firmato "Emé Louis Lespinace, chef de Brigade, commandant la place".
Nel 1812, come appare da due lettere circolari di quell'anno, veniva comunicato che la società si scioglieva, che il B. era l'unico proprietario della stamperia, che da solo rispondeva ai corrispondenti della liquidazione concernente la stamperia stessa, mentre il Paravia rispondeva di quanto riguardava propriamente il negozio di libri. L'attività dei due soci continuò poi indipendentemente, dando vita a due distinte case editrici divenute famose nel corso del secolo. Due anni dopo la scissione, il 20 ott. 1814, il B. moriva nella casa dell'amico Domenico Boeri a Valle San Pietro, frazione di Pecetto Torinese.
Ammogliato tre volte, il B. lasciò eredi i due figli Giacomo Carlo Camillo e Giovanni Sebastiano che continuarono l'opera paterna sotto la ragione "Eredi Botta".
Bibl.: G. Vernazza, Dizionario dei tipografi..., Torino 1859, ora ristampato a cura di V. Armando e M. Bersano Begey, Torino 1964, pp. 77-79. Pure sostanzialmente a quest'ultimo risalgono le notizie sulla vita del B. riportate da M. Marocco, Cenni sull'origine e progetti dell'artetipografica in Torino dal 1474 al 1861, Torino 1861, pp. 111 s., corredate in nota da alcuni documenti; G. Arneudo, Dizionario esegetico tecnico e storico per le arti grafiche, Torino 1913-25, p. 213; D. Gianolio, Il libro e l'arte della stampa, Torino 1926, p. LXII; G. Fumagalli, Lexicontypographicum Italiae, Florence 1905, p. 419. Un ricordo appena del nome del B. è contenuto nell'opuscolo: L'origine e l'opera della ditta G. B. Paravia & C., Torino 1914, p. 7; altri documenti, già esistenti nell'archivio della Casa Editrice Paravia, sono andati distrutti nel 1942.