BORRONI, Giovan Angelo
Nacque a Cremona il 3 sett. 1684 da Francesco e Virginia Grandi. Avviato allo studio della pittura, fece il suo alunnato, secondo le notizie del biografo Zaist, sotto Giuseppe Natali (di cui resta nella pinacoteca di Cremona un ritratto, firmato, di mano del B.), Uberto La Longe, Angelo Massarotti, eseguendo a soli tredici anni opere di qualche merito (due dipinti per i "Signori della Missione" [Zaist], una Madonna e santi per S. Cecilia a Cremona, opere disperse). Si trasferì in seguito a Bologna dove, con il coetaneo F. Monti (che i biografi indicano improbabilmente come suo maestro), seguì la scuola di G. G. Dal Sole e di M. A. Franceschini; da Bologna sembra inviasse in patria il Martirio di s. Andrea per la chiesa di S. Gallo (disperso). Ritornato infine per breve tempo a Cremona, si recò in seguito a Milano, dove aveva maggiori possibilità di lavoro. Si daterebbe al 1719, secondo gli storici locali, l'inizio della sua attività nel duomo di Monza, con gli affreschi nella cappella del Sacro Chiodo - o del Rosario -, a cornu epistulae:la cui volta, sempre del B., mostra caratteri più tardi; è tramandato che nel 1752 lostesso artista riprese uno degli affreschi della cappella (l'Inserzione del Sacro Chiodo).
Non si hanno date certe per alcuna delle opere eseguite fuori Cremona; la cronologia è pertanto possibile solo in base a qualche termine post quem:l'Allegoria con Apollo del salone al piano nobile nella villa Alari Visconti a Cernusco sul Naviglio - unica opera superstite in loco fra quante il B. ve ne eseguì - non è databile, per ragioni esterne, a prima del 1721; e i caratteri stilistici porterebbero anzi intorno al 1730. Posteriore al 1731 la serie di begli affreschi nel palazzo Mezzabarba di Pavia (Allegoria della vittoria della Virtù sul Vizio,Favole di Diana e altre figure nel salone da ballo: opera nota ab antiquo ed elogiata dai biografi; volte con il Carro di Fetonte - conaiuti - e l'Allegoria dell'Abbondanza - molto guasta -; medaglioni con il Sonno di Eolo e Agar e Ismaele in altri ambienti: v. Bossaglia, 1964). Anteriore al 1738 il ritratto di Lavinia Natta d'Alfiano, della quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano; né molto tardo pare l'Autoritratto del pittore conservato nella Pinacoteca di Brera. Nel 1741 il B. era impegnato in S. Maria in Camposanto, a Milano; e infatti nel 1742 veniva compensato dalla fabbrica del duomo (Annali)per un esame dell'affresco da lui stesso già eseguito nella cappella di Nostra Signora in quella chiesa (scomparso). Dopo il 1741 - ma presumibilmente in una data assai vicina - è collocabile la decorazione del saloncino in palazzo Clerici a Milano (Allegoria mitologica nella volta, Favole di Diana in monocromato), non documentata e attribuita di recente (Bossaglia, 1964). Del medesimo giro d'anni - comunque posteriori al 1741 - sono i due affreschi (Diana e Endimione al pian terreno, Venere,Vulcano e Marte al piano nobile) del palazzo Carones Brentano di Corbetta (ora sede del seminario G. Emiliani), documentati (Bossaglia, 1966). Nel 1744 il B. era a Cremona a dipingere, con il quadraturista Zaist, la cupola, il presbiterio e l'arco trionfale della chiesa dei SS. Egidio e Omobono (Gloria della Trinità,Fatti della vita di s. Omobono,allegorie)che è il complesso meglio conservato dell'artista. A questa impresa dovettero partecipare molti aiuti, in particolare il figlio del pittore, Vincenzo (autore di alcune figure, andate perdute, nel teatro di Cremona), cui è legittimo riferire le medaglie della volta centrale, nettamente borroniane; il complesso fu terminato nel 1753. Nel 1746 il pittore valtellinese G. P. Ligari, scrivendo a C. Venosta (cfr. Carteggio Ligari, nella Bibl. Civica di Sondrio), nomina il B. tra i sei massimi pittori di Lombardia (elenco in cui figurano anche i veneti Balestra e Piazzetta). Del 1747 dovrebbe essere, stando alla data non più leggibile sul dipinto ma tramandata dalle fonti, il S. Benedetto del duomo di Cremona, firmato. Le altre tele che le fonti indicano come del B. nella stessa chiesa (Noli me tangere e Cena in Emmaus:la seconda con caratteri stilistici assai problematici) sono tradizionalmente riferite alla tarda età dell'artista, tanto più che il Panni, scrivendo nel 1762, non ne fa ancora menzione. Nel 1753-54 il B. comunque era a Monza, a dipingere con il quadraturista Agrati la volta della cappella trasformata nel 1741 in battistero; si può presumere che il grande affresco con il Battesimo di Adaloaldo della medesima cappella sia stato eseguito dal B. intorno a quest'ultima data.
Secondo lo Zaist, il B. morì a Milano nell'agosto del 1772 e fu sepolto in S. Vittore dei Legnamari; la data trova approssimativa conferma nel registro mortuario dell'Arch. di Stato di Milano, dove al 2 agosto 1772 risulta morto nella parrocchia di S. Vittore al Teatro un "Michelangelo Borroni d'anni 84".
Le fonti ricordano moltissime opere del B., per la più parte distrutte o disperse. Sussistono e sono note, oltre a quelle precedentemente menzionate: a Codogno, nel santuario della Madonna di Caravaggio, S. Michele e il demonio e l'ovato con S. Anna;a Cremona, il Cristo risorto in S. Siro (opera di scuola), affreschi mitologici (con il figlio Vincenzo?) nello scalone del palazzo Maggi-Affaitati e nel palazzo Vidoni di Soresina; a Milano, la tela con S. Marco che implora la fine della pestilenza in S. Marco; a Piacenza, in S. Sisto, il Martirio di s. Bartolomeo e, in S. Teresa, il seguito degli affreschi del La Longe (in partic., la Gloria della santa nella volta).
A queste opere vanno aggiunte quelle non ricordate dai testi e non documentate, ma via via attribuite al B., specie in studi recenti; alcune delle quali potrebbero corrispondere ai dipinti citati dallo Zaist come in palazzi milanesi di difficile identificazione. Esse sono: a Castell'Arquato, Museo: tela di soggetto allegorico; Cremona, Museo: due bozzetti con Noli me tangere e Cristo e la Samaritana (attribuzione antica, anche se stilisticamente problematica); Lodi, palazzo Barni, piano nobile: tracce degli affreschi; Milano: palazzo Cusani, salone Radetzky: affresco nella volta con una Apoteosi (Voltini); palazzo Radice Fossati già Stanga, piano nobile: affreschi mitologici in tre sale; piano terreno: due medaglie a fresco con soggetti mitologici; palazzo Stoppani: volta di salone con Flora,Eolo e i venti, Zuccone Robbasacco (Brianza), villa Jacini: tre tele con Favole di Diana.
Si dà qui di seguito l'elenco delle restanti opere citate nelle fonti e non reperite (oltre alle quattro tele giovanili e all'affresco in S. Maria in Camposanto, già menzionati); Cremona, S. Andrea: Martirio di s. Andrea (attribuzione Panni); pal. Ala Crivelli: affreschi e ritratto di Sebastiano Galeotti;Lodi, chiesa dei domenicani: dipinti; Milano, S. Simpliciano: S. Benedetto che scaccia il demonio, pal. Bellingeri, Bellisoni, Bia, Crivelli, Erba, Erbona, Litta Odescalchi, Pecorari, Serbelloni: dipinti. Novara: dipinti non specificati (Zaist): Pavia, chiese del Gesù, S. Invenzio, S. Marco: tele; luogo pio Pertusati: Preghiera di s. Francesco di Sales. Turano, palazzo Calderara: quadroni a fresco. Irreperito è anche il bozzetto a olio di cui è nota una riproduzione fotografica (cfr. Bossaglia, 1966, ill. 108 a) e il ritratto del Valcarenghi (incis., Civica raccolta Bertarelli, Milano).
L'attività del B. comportò anche una serie di importanti restauri pittorici. Quanto ai disegni, sono finora noti quello firmato del cod. 231 inf. n. 48 della Biblioteca Ambrosiana di Milano e un gruppo di altri affini, del medesimo fondo, che possono essere attribuiti al B. (cod. 232 inf., nn.289, 291; cod. 233 inf., n. 3; cod. 235 inf., n. 997; cod. 236 inf., nn. 11, 12);oltre alla Diana con Endimione delle coll. reali di Windsor (Bossaglia, 1966).
Il B. è personalità di primo piano tra i pittori del Settecento lombardo, rappresentando una corrente, di precisa estrazione accademico-emiliana che, pur ricevendo a un certo punto qualche influenza dal Tiepolo e dai veneti e ammorbidendo il proprio linguaggio in senso internazionale - specie per il diretto contatto con Carlo Carlone -, mantiene una sua linea regionale, e non si vuol dire provinciale, di chiara fisionomia. Portato in gioventù e nella prima maturità a una secca ed elegante stilizzazione (ne danno prova soprattutto gli affreschi di Cernusco, Pavia e anche di palazzo Radice Fossati a Milano), scioglie poi la sua maniera in cadenze più naturalistiche, scaldando di più morbidi effetti la tavolozza "lunare"; nell'equilibrio dei vari influssi raggiunge il clima felice degli affreschi in S. Omobono di Cremona, di sorprendente freschezza. La fedeltà all'accademia, unita a una personale accuratezza e robustezza di disegno, resta comunque la sua peculiarità più precisa, impedendogli le facili sciatterie dei corregionali, e il suo limite più appariscente.
Fonti eBibl.:Milano, Bibl. Ambrosiana, Fondo Varisco, n. 5 inf., fasc. 118; Annali della fabbrica del Duomo di Milano, VI, Milano 1885, p. 139; A. M. Panni, Distinto rapporto delle pitture... di Cremona, Cremona 1762, pp. 25, 29, 124, 159, 166; Vernagi Coringio (G. Guerrini), Alman. pittorico di Cremona, Brescia 1773; G. B. Zaist, Notizie istoriche de' pittori,scultori e archit. cremonesi, Cremona 1774, II, pp. 138-149; F. Bartoli, Notizia delle pitture..., Venezia 1777, I, pp. 219, 230; II, pp. 12, 26, 31, 33, 35, 110, 111, 136, 143, 147, 161, 170; G. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, pp. 65, 117; G. Aglio, Le pitture e le sculture di Cremona, Cremona 1794, pp. 16 s., 28, 68, 70 s., 135, 141; F. A. Frisi, Memorie storiche di Monza e sua corte, Milano 1794, I, p. 14; G. Grasselli, Abecedario biografico dei pittori, scultori ed architetti cremonesi, Milano 1827, p. 61; L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, VIII, Venezia 1839, p. 157; L. Scarabelli, Guida ai monumenti storici e artistici...di Piacenza, Lodi 1841, pp. 73, 163; L. Modorati, Descrizione storica della basilica di S. Giovanni Battista in Monza, Monza s.d., pp. 20, 71, 134, 148, 154; Id., Il duomo di Monza, Monza 1915, p. 44; G. Nicodemi, La pittura milanese dell'età neoclassica, Milano 1915, p. 12; A; Morassi, La regia pinacoteca di Brera, Roma 1942, p. 30; A. Puerari, La pinacoteca di Cremona, Cremona 1951, pp. 277-29; F. Voltini, Pregevole affresco scoperto a Milano... in Boll. stor. cremonese, XIX (1954), pp. 167 s.; E. Arslan, Notesull'arte di Pietro Antonio Magatti, in Commentari, VIII (1957), p. 715; R. Bossaglia, I Ligari nei rapporti coi pittori del loro tempo,ibid, X (1959), pp. 232, 234; A. M. Romanini, La pittura milanese nel XVIII secolo, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, p. 742; R. Bossaglia, Nuovi apporti per un catalogo di B.,Bortoloni e Magatti..., in Arte lombarda, IX (1964), I, pp. 229-35; Id., Aggiunte,rettifiche,novità per il Settecento lombardo, in Arte antica e moderna, 1966, n. 34-36, pp. 251 s.; A. Barigozzi Brini, Pittori settecenteschi nel duomo di Monza, in Arte lombarda, XII (1967), I, p. 74; R. Bossaglia, Corbetta,palazzo Brentano: gli affreschi settecenteschi, in Studi e ricerche nel territorio della provincia di Milano, Milano 1967, pp. 70 s.; A. Barigozzi Brini, Monza,il duomo: gli affreschi settecenteschi,ibid., pp. 164-172; A. Puerari, A. M. Panni e G. B. Zaist nella storia della critica artistica di Cremona, II, in Paragone, XIX (1968), n. 225, pp. 36-38; V. Ruggeri, Francesco Monti, in Critica d'arte, CVIII (1970), p. 52; R. Bossaglia, Storia di Monza e della Brianza, V: L'arte, Milano 1970, pp. 140 s., 143, 148 s., 152; S. Ticozzi, Dizionario..., Milano 1830, p. 201; P. Zani, Enciclopedia metodica delle Belle Arti, Parma, IV, 1820, parte I, p. 210; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 376.