DELLA VOLPE, Giovambattista
Nato a Vicenza in data imprecisata da famiglia cittadina che aveva dato "huomini eccellenti nella scientia della ragion civile et nella disciplina militare" (G. B. Pagliarino, Croniche di Vicenza, Vicenza 1603, VI, p. 278), nel 1455, abbandonata la citta natale, "daris des circonstances restées inconnues, s'en alla chercher fortune parmi les Tatars" (Pierling, La Russie et le Saint-Siège, p. 131). Nel 1459, anno in cui la sorella Angela Angarano lo nominava erede dei propri beni insieme agli altri fratelli, Carlo e Nicola, cui raccomandava di custodire la parte del D. questi risulta stabilito a Mosca, al servizio del gran principe Basilio II. Convertitosi all'ortodossia il D., anzi, come viene chiamato nelle cronache, Ivan Frjazin (diminutivo di frjag, dal greco ϕράγκος, denominazione usuale degli stranieri di origine italiana nella Russia dal tempo), si occupò della coniazione delle nuove monete e raggiunse presto una posizione di rilievo alla corte del granduca Ivan III il Grande, successore di Basilio. Il suo nome è infatti legato a un avvenimento di una certa rilevanza storica: il matrimonio di Ivan 111 con Zoe (Sofia) Paleologo, nipote dell'ultimo imperatore di Bisanzio, Costantino XII.
Il Pierling identifica nel D. addirittura il promotore del matrimonio, coluì che ne strinse tutti i fili muovendoli come riteneva opportuno; le fonti non confortano tale ipotesi, ma confermano che fu lui a seguire la vicenda in tutte le sue fasi, dalle prime trattative alla celebrazione delle nozze.
Il matrimonio della giovane principessa bizantina con il principe di Mosca va situato nel quadro più generale del periodo costituito per l'Europa centrale e la Cristianità dall'espansione turca nel bacino del Danubio. Presa Costantinopoli nel 1453, Maometto Il aveva conquistato il Peloponneso, Trebisonda, Mitilene, il Negroponte e la sua avanzata appariva inarrestabile; la Repubblica veneta era la più direttamente colpita nei suoi molteplici interessi orientali, ma anche il pontefice, il veneziano Paolo II, sentiva profondamente il problema della liberazione dei cristiani greci e dei Balcani dal giogo turco, non risparmiando energie per muovere alla crociata i principi cristiani; al suo fianco, infaticabile, era il cardinale Bessarione, già metropolita di Nicea, ora legato a latere in Bologna e tutore degli orfani di Tommaso Palcologo. A Roma, dove erano giunti nel 1465 poco dopo la morte del padre, Andrea, Manuele e Zoe si professavano ferventi cattolici; non stupisce quindi che il papa, su cui ricadeva l'onere del loro sostentamento, cercasse di finalizzare al bene supremo della Cristianità i progetti matrimoniali della giovane principessa. Il Bessarione aveva spesso espresso la convinzione che l'adesione di Mosca alla lotta contro gli Osmanidi avrebbe apportato un contributo forse decisivo; da parte sua il papa univa all'attenzione per la crociata la speranza (alimentata da informazioni inesatte) di portare la Chiesa ortodossa di Russia all'obbedienza a Roma; il matrimonio del gran principe con Zoe poteva realizzare l'una e l'altra. D'altro canto, stringere legami di parentela con la casa imperiale di Oriente poteva interessare anche a Ivan per rafforzare ulteriormente all'interno la propria posizione di preminenza.
Le fonti non sono chiare su chi abbia mosso il primo passo: il Pierling propende a ritenere che l'iniziativa sia partita da Mosca, anzi dal D.; le fonti russe e gli studiosi russi e sovietici l'attribuiscono invece a Roma, e A. L. Choroskeviè avanza l'ipotesi che vi si fosse adoperato anche il re di Polonia, Casimiro IV, che proprio nella primavera del 1468 aveva inviato a Mosca un'ambasceria (Russkoe gusodarstvo v' sisteme mežudunarodnych otnošenij [Lo Stato russo nel sistema delle relazioni internazionali], Moskva 1980, p. 182).
Nel giugno del '68 Nicolò Gislardi, vicentino e imparentato con il D., e un greco di nome jurij arrivarono a Roma, conferirono con il pontefice e ripartirono, dopo aver ricevuto dalle casse pontificie 48 fiorini per le spese di viaggio. Stando alle cronache russe, nel febbraio dell'anno successivo giunsero a Mosca il greco Jurij, Carlo Della Volpe, fratello del D., ed Antonio Gislardi, suo nipote, e consegnarono ad Ivan una lettera; la cronaca non dice chi ne fosse l'autore, ma afferma che il greco jurij era stato mandato dal cardinale Bessarione. Lo scrivente diceva che a Roma viveva la principessa greca "di nome Sofia, cristiana ortodossa" (Polnoe sobranie russkich letopisej, XXVI, p. 225); "se tu vuoi conoscerla, io farò in modo di portarla nel tuo Stato" (ibid., XXVI I, p. 126).
Consultatosi con i suoi consiglieri, Ivan 111 decise di inviare il "nostro frazin per vedere la carevna" (ibid., XII, p. 120) e il D. partì per Roma. L'intraprendente vicentino pensò di approfittare del viaggio in Italia per promuovere in proprio un'altra iniziativa: offrire a Venezia la sua mediazione presso i Tatari di Crimea per portarli alla conclusione di una alleanza contro i Turchi. La proposta venne presentata al Senato da Antonio Gislardi ed accettata. Nel settembre 1471 Giovambattista Trevisan, inviato di Venezia, e Antonio Gislardi raggiunsero a Mosca il D., che presentò entrambi come parenti venuti a discutere questioni di famiglia. Ivan, nel frattempo, aveva deciso di accettare in sposa Zoe e incaricato il D. di tornare a Roma per accompagnarla nel viaggio a Mosca. Preso da tali più pressanti faccende, questi trascurò del tutto l'impegno assunto con Venezia e si rimise in viaggio alla volta dell'Italia abbandonando a Mosca il Trevisan. Evitò accuratamente i territori della Repubblica veneta e giunse a Roma verso la fine di maggio del '72.
q"Calendis Iunii per legatos Ducis Albae Russiae in Basilica Petri nomine ducis desponsa est despotorum soror Zoe vocata a vita ... Questus est postridie in Senatu Pontifex, sine mandato Ducis sponsam illam esse; nec prius animadversum id vitium, quam in dando anulo rogatus legatus illud exhibere, nullum attulisse se dixit, negans id ex more gentis Ruthenae in coniugis" (Giacomo di Volterra, col. 91). Cosi, in breve, viene ricordato l'avvenimento dal segretario dei cardinal Ammannati, che riferisce anche l'incidente avvenuto al momento dello scambio degli anelli. Mentendo, il D., che evidentemente aveva avuto disposizioni precise in merito, si richiamò a diverse usanze russe; in realtà, se il papa era disponibile a chiudere un occhio ed accettare un matrimonio misto senza le dovute garanzie, Ivan lo era evidentemente molto meno: nel giorno stesso dell'arrivo a Mosca di Zoe celebrò un nuovo matrimonio secondo il rito russo ortodosso, dimostrando di non ritenere valida la cerimonia celebrata a Roma.
Il giorno successivo alle nozze gli ambasciatori russi vennero ricevuti dal pontefice e dai cardinali e il D., che si era professato cattolico, pronunciò un lungo discorso in latino e vantando un "commercium privatum ... cum Tartarorum rege" si offrì di indurlo "ut duceret in Turcos grandem exercitum, quern nec Asia nec Graecia sustinere posset; eamque rem ille libenter facturum si postquam ingressum bellum esset, penderentur sibi in stipendii supplementum dena aureorum millia in singulos menses" (ibid.). Il papa, nutrendo saggiamente alcuni dubbi sulla affidabilità del D., lasciò però cadere nel nulla la proposta. Sul finire del mese di giugno Zoe, il D. e un nutrito seguito iniziarono il viaggio verso la Moscovia attraverso l'Italia e la Germania; giunsero a Mosca il 12 nov. 1472.
Qui si dimostrarono infondate le speranze di Paolo II, e di Sisto IV che gli era succeduto, tanto per quel che riguardava l'unione delle Chiese che la partecipazione alla crociata. Giunta in terra russa, Zoe riabbracciò l'ortodossia nella quale era stata allevata e il vescovo Antonio Bonombra, che l'aveva accompagnata come legato a latere e nunzio apostolico per occuparsi della questione religiosa, partì senza nulla aver concluso; quanto poi alla auspicata lega contro gli infedeli Ivan III, preoccupato soprattutto dai problemi tartaro e lituano, non dimostrò alcun interesse né alla rivendicazione dell'eredità bizantina né ad una guerra contro la Turchia in difesa della Cristianità.
Il D. si trovò ora a dover rendere conto al granduca della sua condotta ambigua. Scoperta la reale identità del Trevisan, Ivan lo fece arrestare e lo condannò a morte accusandolo di spionaggio; arrestò anche il D., insieme con la moglie e i figli, e lo esiliò a Kolornna. L'esecuzione dell'innocente Trevisan venne però sospesa e Antonio Gislardi fu inviato a Venezia con una richiesta di chiarimenti; il Senato rispose e inviò al sovrano ricchi doni. Ebbero così inizio, casualmente e fortunosamente, regolari rapporti diplomatici tra la Repubblica di Venezia e il Regno di Moscovia. A questo punto si perdono le tracce del D. e le notizie fornite dallo Spreti, secondo il quale, divenuto "capitano generale di tutto il regno di Moscovia, il D. fu arricchito di molti castelli e giurisdizioni per 40 miglia di circonferenze con la facoltà di battere moneta d'oro", appaiono infondate. Dalle cronache russe risulta ancora in vita, ed in Moscovia, nel 1484.
Fonti e Bibl.: Poinoe sobraine russkich letopisej (Raccolta completa delle cronache russe), XI-XII, Saint-Peterburg 1897, p. 120; XXV, Moskva-Leningrad 1949, p. 299; XXVI, ibid.-ibid. 1959, pp. 225, 242 ss., 248; XXVII, ibid-ibid. 1962, pp. 126, 136; XXVIII, ibid.-ibid. 1963, pp. 119, 129, 132, 135, 151, 305; Giacomo di Volterra, Diarium Romanum (1472-1484), in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXIII, Mediolani 1723, coll. 88 ss.; F. I. Uspenskij, Brak carija Ivana Vasil'eviča s Sofe'j Paleolog (Ilmatrimonio dello zar Ivan Vasil'evič con Sofi'a Paleologo), in Istoričeskij Vestnik (IlMessaggero storico), XII (1887), pp. 632-688; P. Pierling, La Russie et l'Orient, Paris 1891, pp. 17-63, 185 s s.; Id., La Russie et le Saint-Siège, Paris 1896, I, pp. 130 ss; A. L. Choroškevič, Russkoe gosudarstvo v sisteme meždunarodnyph otnošenij (Lo Stato russo nel sistema delle relazioni internazionali), Moskva 1980, pp. 176-183, 240; Volpe Džan Battista, in Biografičeskij slovar' (Dizionario biografico); V. Spreti, Enciclopedia storica nobiliare italiana, VI, p. 964; Enciklopedičekij slovar' (Dizionario enciclopedico) Efron Brokgaus, Saint-Peterburg 1902, XXXVI, p. 831.