GIOSUÈ
Figlio di Nun, fu il successore di Mosè come condottiero degli Ebrei nel periodo in cui costoro penetrarono nel paese di Canaan e vi s'insediarono.
Il suo nome appare nella Bibbia più comunemente sotto la forma Yehüshūa‛, col significato "Jahvè è salvezza"; più tardi tuttavia (Neemia, VIII, 17) appare anche, riferita allo stesso personaggio, la forma abbreviata Yeshūa‛ "Gesù", che fu l'usuale in tempi tardivi (v. gesù: Nome).
G. apparteneva alla tribù di Efraim (Numeri, XIII, 9, 17; I Cronache, VII, 22-27); sotto Mosè era già stato suo ministro, l'aveva coadiuvato in varie circostanze e ne era stato inviato con altri ad esplorare il paese di Canaan prima che gl'Israeliti si avvicinassero ad esso per invaderlo (Esodo, XVII, 9; XXIV, 13; XXXIII, 11; Num., XI, 28; XIV, 6 segg.); infine fu da Mosè, sullo scorcio di sua vita, stabilito pubblicamente come suo successore nella suprema reggenza d'Israele (Num., XXVII, 18 segg.). In questa sua qualità G. compì i fatti narrati nel libro che porta il suo nome.
Il libro di Giosuè. - È il sesto dei libri della Bibbia ebraica, venendo dopo i cinque del Pentateuco (v.). A questa serie corrisponde il filo della narrazione; giacché il Pentateuco, partendo dalle origini, ha narrato le vicende degl'Israeliti fino al loro giungere sulla riva orientale del Giordano, e occasionalmente ha riferito la loro legislazione: a questo punto subentra il libro di Giosuè che narra il passaggio del Giordano, la conquista di Canaan e la sua spartizione (v. ebrei: Storia, XIII, pp. 334-335). Quei critici moderni che scorgono nel Pentateuco la fusione dei quattro documenti, jahvista, elohista, sacerdotale e deuteronomista, parlano volentieri di Esateuco, supponendo che anticamente Giosuè formasse tutta una narrazione col Pentateuco, poiché lo ritrovano costituito degli stessi documenti.
Contenuto. - Si divide spontaneamente in due parti (capp. I-XII e XIII-XXII), seguite da un'appendice (capp. XXIII-XXIV). Nella prima parte si narra la penetrazione in Canaan e la sua conquista: cioè l'esplorazione della città di Gerico (II); il passaggio miracoloso del Giordano, che rattiene le sue acque fino a che l'Arca e tutto il popolo non siano passati (III-IV); la pratica, compiuta a Ghilgal, del rito della circoncisione, che era stato negletto nei 40 anni di peregrinazione nel deserto (V); la taumaturgica espugnazione di Gerico, le cui mura ruinano davanti alla processione condottavi attorno dagl'Israeliti con l'Arca (VI); il ripetuto assalto alla città di ‛Ai (Hai), la sua conquista, e la punizione di Achan, israelita che aveva violato il ḥerem (anatema di distruzione) pronunciato contro Gerico, e il pubblico arringo del popolo sui monti Garizim ed Ebal per la rinnovazione del patto della legge (VII-VIII); l'astuzia con cui i Gabaoniti evitano di esser distrutti dagl'Israeliti, dei quali divengono servi (IX); la vittoria sui cinque re amorriti, nella quale occasione G. comanda al sole di fermarsi per aver più tempo di sfruttare la vittoria, e il sole si ferma (X); la vittoria contro la lega capeggiata da Iabin re di Hasor (XI); altre vittorie ed estensioni della conquista (XII). Nella seconda parte si narra la spartizione del territorio conquistato, fatta da Giosuè alle varie tribù israelitiche, dapprima a Ghilgal (XIII-XVII), e in seguito a Silo dopo che ivi fu trasportata l'Arca (XVIII-XXII). L'appendice riferisce le ultime allocuzioni di G., la sua morte a 110 anni, e il suo seppellimento a Timnath-seraḥ nelle montagne di Efraim.
Il periodo storico a cui si riferisce il libro di Giosuè è fondamentale per la storia d'Israele. La supposizione di alcuni critici, che nel passato avevano ritenuto essere G. un personaggio mitico o eponimico, è oggi abbandonata; egli fu certamente il condottiero che ditesse quella penetrazione di Israele in Canaan, che dalle recenti scoperte (documenti di Tell el-‛Amārnah; scavi di Gerico, ecc.) è messa in luce sempre più chiara. Tuttavia la narrazione biblica è - come in altri casi - schematica spesso non segue la successione cronologica; alcune volte presenta i fatti di scorcio e in forma riassuntiva (basti ricordare che in Giosuè, XII, sono enumerati 31 re debellati dagl'Israeliti, dei quali solo una metà è ricordata nella relazione particolareggiata) senza mostrarne le scambievoli relazioni.
Rinunciando affatto a identificare i Khabiru, mentovati nei documenti di Tell el-‛Amārnah, con gli Ibbrim ("Ebrei") di Giosuè (v. vol. XIII, p. 334), rimane ancora indeciso a quale epoca fissare il periodo di Giosuè e quindi dell'ingresso degli Ebrei in Canaan; i dotti sono di discorde parere, ché mentre alcuni lo stabiliscono all'epoca della XVIII dinastia egiziana (lungo il sec. XV a. C.), altri - oggi più numerosi - lo fanno discendere a sotto la dinastia XIX (lungo il sec. XIII a. C.). Gli scavi di Gerico, già praticati dai Tedeschi (Sellin, Watzinger) nel 1907-9, furono ripresi dagl'Inglesi (Garstang) nel 1930 al preciso scopo di fissare l'epoca della caduta della città, ma non hanno dato finora sicuri risultati: del duplice recinto di mura ritrovato, quello caduto sotto G. fu certamente quello interno che corre sulla cresta della collina, e che mostra evidentissime tracce di distruzione violenta; ma, mentre alcuni dotti fissano questa distruzione a circa la metà del sec. XV a. C. in forza della ceramica ivi rinvenuta, altri per diversa interpretazione degli stessi ritrovamenti la riportano a circa la metà del sec. XIIl (v. Palestine Explor. Fund, Quart. Stat., 1930, p. 123 segg.; 1931, p. 104 segg.).
Conquistate successivamente Gerico e varie località del Canaan centrale, G. estese le sue conquiste verso il Sud e poi verso il Nord del paese: a Sud egli s'impadronì del territorio "da Cadesbarnea fino a Gaza" (Gios., X, 41); a Nord vinse i re collegatisi con Iabin re di Ḥasor, impadronendosi della regione fino a "Ba‛al-Gad nella valle del Libano, sotto al monte Hermon" (XI, 17). Tuttavia i dati di queste due campagne non mostrano una succesione cronologica chiara, né appare in che precisa relazione essi stiano con i dati offerti dal tratto Giudici, I-II, 10, ove certo è contenuto un riassunto delle gesta di Giosuè, ma ove probabilmente si riferiscono di scorcio anche fatti occorsi dopo la morte di lui.
A ogni modo la penetrazione in Canaan sotto G., più che una vera conquista, fu un insediamento a mano armata, in cui le singole tribù dovettero spesso agire per propria isolata iniziativa. Non solo alla periferia la conquista fu limitatissima, ma anche al centro rimasero molti e importanti centri dei Cananei che continuarono ad abitarvi indisturbati, costituendo così quello che fu lo sfondo sociale-politico dell'epoca dei Giudici.
A Timnath-seraḥ, ove G. possedeva i terreni assegnatigli nella spartizione del paese, egli fu sepolto. A tale proposito il testo greco dei Settanta (XXIV, 30 bis) dà in più sull'ebraico la particolare notizia che nella sua tomba furono deposti i coltelli di pietra usati per la circoncisione praticata a Ghilgal. Timnath-seraḥ è oggi comunemente identificata con Tibne (a circa 15 km. a nord-est di Beth-el); ivi difatti, presso il Kefr Yeshū‛ā, "villaggio di Giosuè", esistono molte tombe scavate nella roccia. e in una di esse furono ritrovati nel 1870 parecchi coltelli di pietra, che lo scopritore (Richard) ritenne esser quelli deposti nella tomba di Giosuè.
Il redattore del libro di Giosuè si servì di documenti varî, parecchi dei quali certo assai antichi: notevoli fra questi il "Libro del Yāshār" (del "Retto"?, del "Prode"?; altri corregge in "Libro del Shīr", del "Canto") da cui è desunto il passo dell'antico carme, ove si riferisce il comando dato da G., in occasione della sua vittoria, al sole e alla luna che si fermassero, e l'effetto ottenutone (X, 12 segg.). Per la distinzione e l'epoca dei varî documenti sono da consultarsi i commenti.
Bibl.: Oltre alle varie storie d'Israele, menzionate a ebrei, XIII, p. 344, cfr. H. Holzinger, Josua, in Kurzer Hand-Commentar z. A. T., Tubinga e Lipsia 1901; Fr. de Hummelauer, Commentarius in libr. Josue, Parigi 1903; S. Friedeberg, Joshua, Londra 1913; G. A. Cooke, The book of Joshua, Cambridge 1918; E. Dimmler, Josue, Richter, Ruth, Gladbach 1922; C. Steuernagel, Das Buch Josua übers. und erklärt, in Handkommentar z. A. T., Gottinga 1923 (ristampa anastatica dal 1900); A. Schulz, Das buch Josue übers. und erklärt, in Die heil. Schrift des A. T., Bonn 1924; J. Kaulers, Het Bock Josuë, Brugge 1928; J. Garstang, Joshua, Judges, Londra 1931; per la distinzione delle fonti vedi l'edizione di W. H. Bennet nella Bibbia Policroma di P. Haupt (Lipsia 1895), seguace della teoria di I. Wellhausen.