STREHLER, Giorgio
Attore, regista, direttore di teatro italiano, nato a Barcola (Trieste) il 14 agosto 1921. Esordisce come attore a Milano, dopo aver frequentato l'Accademia dei Filodrammatici, e s'inserisce nell'ambiente dei teatri GUF. Riparato in Svizzera, durante la guerra fonda la "Compagnie des Masques" e inizia la sua attività di regista con Assassinio nella cattedrale di Eliot (1944). Nel 1945 è di nuovo a Milano dove alterna al lavoro di regista per alcune compagnie di giro quello di critico teatrale per il quotidiano Milano Sera e fonda nel 1947, insieme con P. Grassi, il Piccolo Teatro di Milano, di cui è direttore unico dal 1972. S. si è imposto come uno dei registi più rappresentativi del teatro europeo fin dai primi allestimenti per lo stabile milanese: unendo al recupero dell'emozionalismo spettacolare reinhardtiano, fondato sull'uso antistorico della poesia drammatica e su di una concezione ludica del teatro, il realismo popolaresco della tradizione italiana come approccio formale al iatto scenico, S. elabora una concezione personale del teatro come momento di sintesi tra svago e didattica, e che aiuti l'uomo a riconoscersi in ciò che è umano, non in ciò che è disumano".
La sua attività per il Piccolo di Milano - oscillante a livello stilistico tra questi due poli - rappresenta un'esperienza trainante nel panorama del teatro italiano del dopoguerra, malato di provincialismo e ancorato alla leggenda della genialità del comico, per la sua apertura a problematiche sceniche più attuali e al recupero di quelle opere che, lontane tra loro per epoche e stili, fossero suscettibili di una rilettura nel segno della contemporaneità come Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni (1947), Casa di bambola di Ibsen (1951), La morte di Danton di Büchner e Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello (1952), Giulio Cesare di Shakespeare (1953). Con L'opera da tre soldi di Brecht (1955) S. inizia un significativo confronto col teatro brechtiano, in cui il rapporto col realismo - sia pur riletto in chiave lirica - diventa l'elemento portante del suo teatro, riproposto successivamente con L'anima buona del Sezuan (1958), Schweik nella seconda guerra mondiale (1961), L'eccezione e la regola (1962), Vita di Galileo (1963), Santa Giovanna dei Macelli (1971) e, infine, una nuova edizione di L'opera da tre soldi (1972). Lasciato il Piccolo nel 1968, sull'onda della contestazione, costituisce il Gruppo Teatro e Azione con cui mette in scena La cantata del Mostro Lusitano di Weiss e Nel fondo di Gor'kij. Tra le sue ultime regie, nuovamente per il Piccolo, Re Lear di Shakespeare (1973), Il giardino dei ciliegi di Čechov (1974), Il campiello di Goldoni (1975), Il balcone di Genêt (1976), la nuova edizione dell'Arlecchino e la trilogia goldoniana della "villeggiatura", La famiglia Antropus di Wilder, Il corvo di C. Gozzi, un recital brechtiano-weilliano cantato da Milva. Di particolare interesse, tra le numerose regie operistiche di S., gli allestimenti mozartiani (Il ratto dal serraglio, 1964; Le nozze di Figaro, 1973, e Il flauto magico, 1974) e L'amore delle tre melarance di Prokof'ev.