SICARDI, Giorgio
– Di famiglia altolocata, nacque il 10 novembre 1739 a Frabosa Inferiore (oggi Frabosa Sottana, in provincia di Cuneo) da Agostino e da Maria Margherita Bassi.
Fu precocemente avviato agli studi ecclesiastici nel seminario di Mondovì, dove ricevette l’ordinazione presbiterale, e poi a Milano, acquisendo la laurea in teologia il 4 luglio 1771. Segretario del vescovo Michele Casati, che nel 1772 gli ottenne dalla regia amministrazione un titolo canonicale nella cattedrale di Mondovì, fu impegnato nella guida delle conferenze morali del clero. In tale incarico seguì l’orientamento critico nei confronti della morale rilassata ascritta al probabilismo di ascendenza gesuitica, con aperture alla corrente settecentesca del giansenismo. Tale opzione dottrinale è riscontrabile nella lettera pastorale composta da Sicardi per il suo vescovo, Intorno alla costumanza già da qualche tempo introdotta che le donne si facciano acconciare il capo dagli uomini del 7 novembre 1772 (Il giansenismo in Italia, 1970, p. 366, nota 5; Peyron, 1904, p. 349), ma soprattutto si evince dall’intervento nel 1773 di sei vescovi piemontesi disapprovante la prassi penitenziale benignista del vescovo di Saluzzo Giuseppe Filippo Porporato. Alla redazione del documento partecipò direttamente come estensore Sicardi, con il permesso del vescovo Casati che, sebbene d’accordo nella sostanza, non lo sottoscrisse per ragioni di prudenza (Il giansenismo in Italia, 1970, pp. 267-270, 423). Il registro della perduta miscellanea manoscritta di suoi ‘opuscoli teologici’, un tempo custodita nella biblioteca dell’Università di Torino, evidenzia l’attenzione di Sicardi per la morale rigorista professata nella Summa christiana dal teologo francese Bon de Merbes (1598-1684), raccomandata dai vescovi subalpini più intransigenti nei confronti della morale probabilista, e per le Institutiones catholicae (1702) dell’oratoriano François-Aimé Pouget (1666-1723) annoverate tra le opere catechistiche ispirate dal giansenismo (Peyron, 1904, pp. 349, 351).
Nel 1776, per i tipi dell’editore monregalese Rossi, compose una Breve esposizione di ciò che si deve fare per conseguire il corrente Giubbileo dell’anno santo e l’anno successivo l’opuscolo Del Giubbileo da N.S. Papa Pio VI accordato a quelli, che visiteranno il Santuario di Nostra Signora di Mondovì presso Vico (Grassi, 1804). Per sua iniziativa e curatela fu riedita la Raccolta di lettere pastorali dell’illustrissimo e reverendissimo Monsignor Michele Casati... (Torino 1778). L’anziano presule lo incaricò di predisporre anche una nuova edizione della dissertazione sull’amministrazione della penitenza da lui composta nel 1781. La morte di monsignor Casati (1782) non condizionò il lavoro di Sicardi che diede alle stampe nel 1784 a Mondovì il De administratione sacramenti Poenitentiae praeceptiones theologico-practicae in frequenti sacerdotum conventu traditae a Michaele Casati episcopo Montis-Regalis et a Georgio Sicardi... adnotationibus auctae et illustratae. Nelle annotazioni al testo approfondì la curvatura agostinista, antimolinista e antiprobabilista caratterizzante gli sviluppi italiani del giansenismo nella seconda metà del XVIII secolo sulla base della teologia transalpina di Antoine Arnauld, Pierre Nicole, Jacques Joseph Duguet e Louis-Jacques Chapt de Rastignac. Gli Annali ecclesiastici di Firenze apprezzarono l’impresa editoriale e le chiose di Sicardi (12 agosto 1785, p. 131), avvicinandolo al moto riformista italiano. A riguardo di importanza decisiva risulta il carteggio con monsignor Scipione de’ Ricci, avviato nel 1785 e proseguito sino al 1790, nel quale il monregalese espresse vivo interesse per il sinodo di Pistoia del 1786 (Il giansenismo in Italia, 1970, pp. 401-438). Nella corrispondenza con Ricci si dimostrò consentaneo alle istanze riformiste nella liturgia, agli orientamenti teologici in materia di grazia sacramentale, oltre che alle tesi anticuriali, episcopaliste e parrochiste presenti negli atti pistoiesi. In questo sfondo si collocò nel 1791 lo scritto Della validità delle assoluzioni dai peccati date in virtù del solo ordine sacerdotale, senza verun’altra facoltà ed approvazione. Diatriba del Teologo G. S. Canonico della Cattedrale di Mondovì e Prefetto di moral Conferenza.
Nell’opera, sulla scia di altri intellettuali ecclesiastici che l’avevano preceduto (Giovanni Battista Guadagnini, Luigi Litta e Pietro Tamburini), considerò il potere di assoluzione sacramentale derivato direttamente da Cristo e intrinseco alla grazia specifica del sacramento dell’Ordine, valido anche in assenza di una specifica attribuzione di giurisdizione. Il manoscritto, dapprima rifiutato dai revisori regi a Torino, rimesso da Sicardi a Pietro Tamburini, fu pubblicato per iniziativa del teologo pavese e di Giuseppe Zola, nella Biblioteca ecclesiastica e di varia letteratura antica-moderna (tomo II, n. 7, Pavia 1791, cfr. anche Il giansenismo in Italia, 1970, pp. 435-438). L’opera, stimata dagli Annali ecclesiastici di Firenze (9 settembre 1791, pp. 159 s.) e di Genova (25 maggio-22 giugno 1799; Il giansenismo in Italia, 1974), fu aspramente criticata dal Giornale ecclesiastico di Roma (15 ottobre 1791, p. 161; 25 febbraio 1792, p. 29; 13 ottobre 1792, p. 161) che la contrappose alla Dissertazione di Gianvincenzo Bolgeni sulla giurisdizione ecclesiastica in confutazione di una Diatriba del teologo Giorgio Sicardi (Roma 1791). L’eco suscitata dalla polemica conobbe anche un episodio locale verso la fine del 1791 quando Vincenzo Rossi, coadiutore del canonico teologo di Mondovì, già segretario del cardinale Sigismondo Gerdil, pubblicò le Osservazioni teologiche [...] sopra la diatriba della validità delle assoluzioni dei peccati date in virtù del solo Ordine Sacerdotale... (Mondovì 1791). A immediata replica Sicardi predispose le Riflessioni sulle osservazioni teologiche, e critiche fattesi sopra la Diatriba, accentuando la sua posizione giansenista, ma il manoscritto, ora presso l’Archivio di Stato di Torino, fu sequestrato dai regi revisori torinesi per evitarne la divulgazione o la stampa in altro luogo.
In occasione degli eventi rivoluzionari del 1798-99, Sicardi, il 16 gennaio 1799, pubblicò a Mondovì il Catechismo al popolo in occasione della proclamazione della libertà del Piemonte.
In dieci brevi lezioni, secondo lo stile dell’interrogatorio abitualmente impiegato nell’istruzione religiosa, convintamente tratta della libertà, dell’uguaglianza e dei doveri del cittadino, inneggiando al superamento della tirannia regia, sostenendo l’esplicito accordo tra la fede cristiana e i principi repubblicani e auspicando la razionalizzazione del culto.
Nell’aprile dello stesso anno assunse un ruolo pubblico nell’amministrazione municipale di Mondovì, ma già il mese successivo, il 5 maggio, copie del Catechismo gli furono requisite e bruciate pubblicamente in seguito alle rivolte antifrancesi scoppiate nel frattempo. Con il ritorno degli austro-russi e il ristabilimento dell’autorità sabauda, tra il 17 e il 19 giugno, Sicardi e altri esponenti della Municipalità rivoluzionaria, dapprima incarcerati, furono costretti all’esilio, come rievocato in tono commosso da Felice Bongiovanni in Mémoires d’un jacobin (1799) e, con giudizio severo, dal presule monregalese Giuseppe Maria Corte che ne riferiva al governo regio di Torino (Il giansenismo in Italia, 1970, pp. 401 s., nota 1). Il 4 luglio Sicardi scrisse da Alassio al vescovo Corte ritrattando quanto di erroneo aveva pubblicato e protestando costante fedeltà alla dottrina ecclesiastica.
Fortemente provato per gli avvenimenti occorsi, l’11 luglio 1799 morì a Nizza Marittima, allora sotto il Regno di Sardegna, dove era nel frattempo riparato con altri esuli monregalesi.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, M.VI.32: Riflessioni sulle osservazioni teologiche, e critiche fattesi sopra la Diatriba. Della validità delle assoluzioni dai peccati date in virtù del solo ordine sacerdotale senza verun’altra facoltà ed approvazione, del teologo G. S., canonico della Cattedrale di Mondovì, le quali possono servire d’Appendice alla medesima (1791); Frabosa Sottana, Archivio della parrocchia di S. Giorgio, Liber baptizatorum, sub «die 13 novembris 1739», e Status animarum 1777, p. 49; Mondovì, Archivio storico diocesano, Catalogus clericorum civitatis et dioecesis Montisregalis, 1780; Torino, Biblioteca Reale, Manoscritti di storia patria, IV.828: G. Grassi di Santa Cristina, Serie delle dignità e dei canonici della cattedrale di Mondovì, dal 1440 al 1808, 1808, p. 120 (Torino, Biblioteca civica centrale, ms. B 106, Miscellanea monregalese, cc. 15-39).
G. Grassi, Memorie istoriche della chiesa vescovile di Monteregale in Piemonte dall’erezione del vescovato sino a’ nostri tempi, I, Torino 1789, pp. 239 s., 243-245; Id., Della Tipografia in Mondovì. Dissertazione, Mondovì 1804, p. CVI; G. Casalis, Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, X, Torino 1842, p. 787; C. Danna, A Terenzio Mamiani Ministro della Pubblica Istruzione. Monografia intorno la città e il circondario di Mondovì, Torino 1860, pp. 45 s.; B. Peyron, Codices italici manu exarati qui in Bibliotheca taurinensis Athenaei ante diem XXVI ianuarii M.CM.IV asservabantur, a cura di C. Frati, Taurini 1904, pp. 348-351; A.C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della rivoluzione, Bari 1928, p. 398, nota 2; E. Codignola, Illuministi, giansenisti e giacobini nell’Italia del Settecento, Firenze 1947, p. 20; D. Occelli, Il Monregalese nel periodo storico napoleonico (1792-1815), Mondovì 1950, pp. 201-203, 259 s., 287; M. Ristorto, Un giansenista polemico di Mondovì: il Canonico G. S., in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici nella provincia di Cuneo, XLIII (1963), pp. 49-59; Il giansenismo in Italia. Collezione di documenti, a cura di P. Stella, I, 2, Piemonte, Zürich 1970, pp. 267-270, 401-438, I, 3, Piemonte, 1974, p. 206; R. Amedeo, Vicende della chiesa monregalese e del suo clero nell’età napoleonica (1789-1815), in La diocesi di Mondovì. Le ragioni di una storia. Miscellanea di studi storici nel VI centenario 1388-1988, Mondovì 1989, pp. 141, 146 s., 158 s.; G. Vaccarino, I giacobini piemontesi (1794-1814), II, Roma 1989, p. 508, 618, 626-629, 675, 777; L. Guerci, Istruire nelle verità repubblicane: la letteratura politica per il popolo nell’Italia in rivoluzione, Bologna 1999, pp. 84, 161 nota 171; P. Stella, Il giansenismo in Italia, Roma 2006, II, Il movimento giansenista e la produzione libraria, p. 68, 141 s., 190-194, 403 s., III, Crisi finale e transizioni, p. 233; P.D. Guenzi, Inter ipsos graviores antiprobabilistas. L’opera di Paolo Rulfi (1731ca.-1811) nello specchio delle dispute teologico-morali del secolo XVIII, Cantalupa 2013, pp. 160 s.