SANTACROCE, Giorgio
– Nacque a Roma nel 1452 da Paolo (fratello dell’avvocato concistoriale Andrea) e da Brigida figlia di Pietro de Leis.
Ebbe tre fratelli (Alfonso, morto giovinetto, Francesco, assassinato nel 1478 da Francesco Della Valle, e Giacomo, giustiziato nel 1503) e quattro sorelle (Margherita poi moglie di Battista Capizucchi e quindi di Agapito Capranica; Ninfa poi moglie di Sabba di Stefano Capodiferro; Giulia poi moglie di Paolo Orsini di Bracciano; Alessandra che avrebbe sposato Domenico di Girolamo Cenci).
Il padre Paolo, definito «mercator et bancarius» (Archivio di Stato di Roma, Collegio dei Notai Capitolini, reg. 1763, a. 1468, c. 25r) era titolare di un banco in Campo dei Fiori ed era molto attivo nell’importazione di stoffe e altre merci, ma anche nella compravendita di bestiame. Nel 1450 conservator Camere, morì nel 1470 poco dopo aver fatto testamento (Archivio di Stato di Roma, Archivio Santacroce, reg. 770, cc. 11r-12r) e fu sepolto nella chiesa di S. Maria de Publico vicino alla sua casa di residenza nel rione Arenula.
A differenza del padre e dei cugini, Giorgio (e così pure il fratello Giacomo) intraprese la carriera militare: strenuus dux armorum degli Orsini, fu partecipe delle imprese guerresche di questa casata baronale e degli scontri, anche molto cruenti, contro i Colonna e i loro alleati, come i Margani e i Della Valle. Il 3 aprile1482 – come testimonia Stefano Infessura (Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, 1890, p. 87) – «misser Iorio, con molti compagni armati et bene in ponto, assaltaro casa di misser Liello et di Iacovo della Valle [...] et lì combattendo contra ad quelli della Valle, uccisero lo signore Ieronimo Colonna, figlio naturale tantum dello prefetto della Colonna», motivo per cui il giorno dopo papa Sisto «fece gittare in terra le case de misser Iorio Santacroce et del fratello [Giacomo]».
Poté sempre contare sul favore degli Orsini, e in particolare di Gentile Virginio, che il 12 settembre 1493, in ricompensa dei servigi e della fedeltà verso la sua famiglia, gli donava il feudo di Viano (Vejano), Ischia di Castro e Rota, da poco acquistato da Franceschetto Cibo per 40.000 ducati.
In realtà, Orsini voleva creare intorno al suo feudo di Bracciano una specie di Stato cuscinetto affidato a un uomo a lui fedele, com’era appunto Santacroce, anche per frenare le mire espansionistiche dei Borgia a scapito della famiglia Orsini. Almeno all’inizio però Orsini ribadiva una sorta di controllo sul feudo concesso, come è indicato chiaramente nell’atto di donazione. Nello stesso atto si ribadiva il debito di fedeltà alla casata orsina da parte dei Santacroce, i quali – «sicut alii vassalli et subditi» – avrebbero dovuto prestare aiuto militare e fare ogni cosa possibile per favorire e onorare lo Stato e i domini dell’illustre donatore (Archivio di Stato di Roma, Collegio dei Notai Capitolini, reg. 176, cc. 820r-823r).
Marito di Aurelia, figlia di Luca Savelli, Santacroce ebbe due figli, Paolo, poi coniugato con Lucrezia di Francesco Colonna, e Onofrio (che ebbe tre mogli: Nicolosa Cesi, Maria Savelli, Vetruria Massimo), e almeno una figlia, Girolama, che avrebbe sposato Troilo Orsini.
Morì probabilmente a Roma nel 1499 (Necrologi..., 1908), dopo aver fatto testamento il 18 settembre del 1498, in cui, oltre a nominare eredi i due figli maschi, stabiliva di essere sepolto nella chiesa romana di S. Maria de Publico, dove voleva fosse costruito un altare e istituita una cappellania, affidando alla confraternita del Ss. Salvatore la celebrazione del suo anniversario. Stabiliva inoltre che «omnia bona tam stabilia quam mobilia data et concessa suis stipendiariis et armigeris in castro Viani» doveva essere lasciata a loro, così che nel futuro «adsistant cum favoribus suis heredibus sicut ipsi testatori hactenus fecerunt» (Archivio di Stato di Roma, Archivio Santacroce, reg. 770, cc. 17v-21r).
Con Giorgio inizia dunque il ramo dei signori di Vejano e Rota, cui nella seconda metà del Cinquecento si aggiungerà Oriolo, borgo fondato da Giorgio II Santacroce. Nel feudo di Vejano, a Giorgio succedette il figlio Onofrio I (morto nel 1551), valoroso condottiero ma anche buon letterato, il primo vero signore della contea e il primo dei Santacroce a disporre la propria sepoltura nella chiesa di S. Maria di Vejano, che nel 1518 ricostruì la rocca del borgo distrutta dalle truppe dei Borgia; quindi fu la volta di Scipione, vescovo di Cervia, morto nel 1583; poi del di lui fratello Giorgio II, morto nel 1591, fondatore di Oriolo Romano, che fece compilare nel 1571 gli statuti di Vejano; infine, suo figlio Onofrio II, che sarebbe morto decapitato a Castel Sant’Angelo nel 1604 per aver istigato il fratello Paolo ad assassinare la madre Costanza (1599), vedendosi confiscare tutti i beni (tra cui il feudo) dalla Reverenda Camera apostolica.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Collezione pergamene, Famiglia Santacroce, cass. 280, n. 1, cass. 285, n. 3; Archivio Santacroce, reg. 770, cc. 17v-21r, 65r-71r; Collegio dei Notai Capitolini, reg. 122, c. 220r, reg. 176, cc. 820r-823v, reg. 1651, c. 359r, reg. 1661, c. 23v, reg. 1669, cc. 63r-64r, reg. 1868, cc. 164r, 187r-190r, 332r-333v; Il registro degli ufficiali del Comune di Roma esemplato dallo scribasenato Marco Guidi, a cura di O. Tommasini, in Atti della R. Accademia dei Lincei, Memorie della classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 4, III (1887), 1, p. 206; S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, Roma 1890, pp. 87, 109, 164-166, 168, 183, 216, 221; Il diario romano di Jacopo Gherardi da Volterra, a cura di E. Carusi, in RIS, XXIII, 3, Città di Castello 1904-1911, p. 94; Il diario romano di Gaspare Pontani (30 gennaio 1481-25 luglio 1492), a cura di D. Toni, ibid., III, 2, Città di Castello 1907-1908, pp. 5, 30, 41; Necrologi e libri affini della Provincia romana, a cura di P. Egidi, I, Roma 1908, p. 537.
P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, pp. 262, 282-284; A. Esposito, Famiglia, mercanzia e libri nel testamento di Andrea Santacroce, in Aspetti della vita economica e culturale a Roma nel Quattrocento, Roma 1981, pp. 195-220; A. Bruschi, Oltre il Rinascimento: architettura, città, territorio nel secondo Cinquecento, Milano 2000, pp. 43-77; G. Lepri, La committenza Santacroce del ramo di Viano: modi e realizzazioni, in Il sistema delle residenze nobiliari. Stato pontificio e Granducato di Toscana, a cura di M. Bevilacqua - M.L. Madonna, Roma 2001, pp. 195-208; C. Shaw, The political role of the Orsini family from Sixtus IV to Clement VII, Roma 2007, pp. 64 s. e nota 137; A. Esposito, I Santacroce: dalla mercatura alla signoria di Vejano (secc. XV-XVI), in Oeconomica. Studi in onore di Luciano Palermo, a cura di A. Fara - D. Strangio - M. Vaquero Piñeiro, Viterbo 2016, pp. 67-79.