ORSINI, Giorgio, detto Giorgio da Sebenico
Scultore e architetto, morto nel 1475 a Sebenico. Nulla si sa della sua educazione, formatasi certo in Venezia. Nel 1441 si recò da Venezia a Sebenico per attendervi alla fabbrica della cattedrale, della sagrestia, del battistero. Dimorò per dieci anni in Dalmazia; dal '44 al '47 fu a Spalato per costruirvi una cappella, ora distrutta, nella chiesa di San Rainerio; nel '48 tornòma Spalato per costruire . nella cattedrale la cappella di S. Anastasio. Nel 1451 si recò a Zara, e di là a Venezia e ad Ancona. Passò il resto della sua vita tra la Dalmazia e le Marche, dal '54 al '59, costruì in Ancona la Loggia dei Mercanti e la porta di San Francesco alle Scale; nel 1460 tornò a. Sebenico per lavorare nella cattedrale, ed ebbe l'allogazione della porta di S. Agostino in Ancona, rimasta incompiuta alla sua morte. Nel 1464 fu chiamato a Ragusa per il restauro del Palazzo dei Rettori; nel '66 fu a Pago per allargare e adornare il cortile del futuro episcopio e adornare la facciata della cappella nella chiesa parrocchiale. Nel '69 era di nuovo ad Ancona; nel '70 a Roma, nel '71 per l'ultima volta in Ancona; nel '72 fece iniziare dai suoi discepoli la facciata della chiesa di S. Maria in Civitanova Marche.
Trasse da Bartolomeo Bon le forme gotiche in contrasto con la pienezza, l'esuberanza delle sue figure, la libertà del fare, violento talvolta, a grandi tratti sommarî, rapidi, energici. Sotto i colpi del suo scalpello, il gotico prende impeto nuovo; le figure sembrano uscite dalle mani di un barocco del Seicento. Ma nonostante il serpeggiare delle linee tirate con violenza, il tagliapietra sa adattarle alla grandiosità dei festoni d'alloro massicci, ai fasci di colonnine poligonali o tortili, sotto il fogliame sventolante. Pare che l'architettura contenga la foga del quattrocentista barocco. Il suo stile scaturisce dall'arte veneziana dei Bon come si può vedere nella porta di S. Francesco ad Ancona. L'eredità veneziana impronta tutta l'opera di Giorgio da Sebenico, anche la porta di S. Agostino di Ancona; ma l'estro barocco dello scultore dà la sua impronta, nella lunetta di quella porta, al capriccioso capannone di San Agostino; appare anche nel gruppo stupendo della Carità scolpito per quella Loggia dei mercanti ad Ancona, che è forse la più tipica architettura del dalmata, tutta impeto, movimento pittoresco di ombre, forza di cornici. Con la sua Carità, Giorgio da Sebenico precorre Antonio Rizzo nella potenza della sintesi classica, nell'armonia delle forme vibranti. Iacopo della Quercia e Antonio Rizzo sono qui compagni al forte dalmata. E nelle forme giganti della Flagellazione di Cristo nell'Arca di S. Anastasio pare che il violento scultore precorra il regno delle michelangiolesche energie.
Bibl.: A. Fosco, La cattedrale di Sebenico e il suo architetto, Sebenico 1893; P. Gianuizzi, Giorgio da Sebenico architetto e scultore, in Arch. stor. dell'arte, VII (1894), p. 397 segg.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, La scultura del Quattrocento, Milano 1908; D. Frey, Renaissance-Einflüsse bei G. d. S., in Monatsh. f. Kunstwiss., IX (1916), p. 39 segg.; id., Der Dom v. Sebenico und sein Baumeister, Vienna 1913; H. Folnesics, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921 (con bibl.).