NATTA, Giorgio
NATTA (Nata, de Natis), Giorgio. – Figlio di Enrietto e di Leonora Roero (Rovere, Rovera) di Sciolze, nacque forse ad Asti o nel castello di Cerro Tanaro, intorno al 1420, da antico casato, già radicato soprattutto ad Alessandria e Asti e in seguito a Casale, ove la famiglia, che diede origine a numerosi giureconsulti (fra i quali il celebre Marco Antonio, nipote ex fratre di Giorgio), divenne particolarmente ricca e influente attraverso il servizio prestato ai Marchesi di Monferrato.
Enrietto Natta (morto il 20 maggio 1458), dapprima al servizio di Filippo Maria Visconti, fu poi personaggio di primissimo piano nell’ambito del Marchesato del Monferrato: stretto collaboratore del marchese Gian Giacomo, su incarico del quale svolse importanti ambascerie, consigliere, cancelliere e vicario marchionale, accumulò un cospicuo patrimonio e fu investito di numerosi feudi, alla spartizione e investitura dei quali il figlio partecipò nel 1459, dando origine alla linea dei marchesi del Cerro.
Nelle fonti Natta è di norma designato come miles e civis astigiano e tale si qualifica abitualmente egli stesso; ad Asti, secondo Serafino Grassi (1817), avrebbe fatto parte del Collegio degli avvocati, organismo di rilievo politico-istituzionale nel governo del Comune. La cittadinanza astigiana continuativamente rivendicata si coniuga peraltro con un profondo radicamento a Casale, ove Natta ebbe modo di intessere, sulle orme paterne, uno strettissimo rapporto di collaborazione con i marchesi Paleologi.
Sposò Agnese Rocca (per alcuni biografi Roero o Rovera), da cui, secondo la maggior parte dei genealogisti, ebbe Giovanni Albertino, Girolamo, Giovanni Francesco, Lucia, Caterina, Tommaso. Intorno al 1490 visse a Casale sotto la sua protezione Bernardino Dardano, il quale, citandolo come patronum suum, gli dedicò alcune odi latine. Le relazioni con Dardano permettono di collocare la sua figura in un rapporto armonico con la coeva vocazione di Casale a centro della cultura umanistica padana, parallelamente al suo assurgere definitivo a capitale politica del Marchesato. L’opera giuridica di Natta rimane peraltro strettamente ancorata ai canoni tradizionali del mos italicus, nella precipua e tipicamente 'bartolistica' finalizzazione alle esigenze della pratica, nel metodo, nello stile e nella scelta di argomenti ad alta rilevanza concreta.
Insegnò diritto canonico presso le Università di Ferrara (in concorso con Felino Sandeo) e di Pavia (1467-77). Nel 1477, forse a seguito di un'accusa, immediatamente purgata, di aver condotto trattative per il trasferimento dello studio a Parma, lasciò la cattedra pavese. Il 17 settembre, dopo avere a lungo patteggiato le condizioni del proprio impegno, partì per l’Università di Pisa, ove prese a insegnare diritto canonico come ordinario de mane, con uno stipendio di 400 fiorini (1477-78). L’insegnamento pisano si protrasse sino al 27 aprile 1479, quando, incombendo sulla città la peste, chiese licenza di rientrare in patria, partendo senza attendere risposta, dopo aver lasciato a sostituirlo nell’insegnamento Filippo Decio; subì per questo la sospensione dello stipendio.
All’attività universitaria e a quella di arbitro e di consulente privato, affiancò con intensità crescente il servizio del principe, raggiungendo, come già il padre, i vertici dell’apparato burocratico-amministrativo del Monferrato. Nelle vesti di consigliere e vicario marchionale, presenziò ad atti fondamentali per la storia del Marchesato: fu fra l’altro presente a Casale, il 1° aprile 1485, alla celebrazione del matrimonio di Carlo I di Savoia con Bianca di Monferrato, venendo poi incaricato di curare l’adempimento di parte degli accordi conseguenti, e il 17 ottobre 1485 fu teste alla ratifica del matrimonio fra Bonifacio III e Maria di Serbia; l’11 maggio 1491, assisté, sempre a Casale, al testamento di Bonifacio III.
Gli furono inoltre affidate numerose ambascerie, che lo portarono a viaggi frequenti. La legazione romana presso papa Innocenzo VIII gli fruttò, oltre al resto, titolo e prerogative di conte palatino (9 luglio 1485). La maggior parte delle sue missioni diplomatiche sembrano però riguardare il Milanese, rispetto al quale pare venirsi col tempo a determinare una sorta di sua 'specializzazione funzionale': così, nel 1482 si qualificò egli stesso come oratore marchionale presso il duca di Milano; Bonifacio III lo delegò a ricevere da Gian Galeazzo Maria Sforza l’investitura di Cassine, Felizzano e Refrancore (2 aprile 1483); presenziò, sempre in rappresentanza di Bonifacio, al matrimonio di Ludovico il Moro con Beatrice d’Este (gennaio 1491); fece parte della delegazione inviata da Guglielmo IX all’incoronazione di Ludovico il Moro (28 maggio 1495).
Morì poco dopo – o forse durante – quest’ultima missione, lasciando un patrimonio ragguardevole. Una lapide posta nella chiesa di S. Francesco in Casale ne attestava il decesso al 15 giugno 1495.
Nel quadro di una produzione giuridica più vasta, in parte rimasta manoscritta (come la Rubrica de testamentis, del 1472, conservata presso la Biblioteca universitaria di Leida), in parte di incerta e talora erronea attribuzione, la fama di Giorgio Natta resta fondamentalmente legata ad alcune repetitiones a stampa, nate nell’ambito dell’insegnamento pavese e poi variamente rielaborate, che ebbero vastissima diffusione e guadagnarono al loro autore fama di autorità presso la dottrina del tardo diritto comune nelle materie specificamente trattate.
Da parti diverse della sua repetitio sul capitolo Quamvis, De pactis, del sesto libro delle Decretali (VI, 1,18,2), terminata il 2 agosto 1475 ed edita più volte lungo i secoli XV-XVII in forma autonoma e in raccolte miscellanee, furono tratti sia il Tractatus de pactis sia il Tractatus de statutis escludentibus foeminas extantibus masculis. Il Tractatus de pactis, dedicato ai casi di origine convenzionale dell’exclusio propter dotem (l’esclusione della figlia dotata dalla successione paterna), confluì, con additiones anonime, nel Tractatus universi iuris (1584); il Tractatus de statutis, incentrato sui casi di previsione statutaria dell’exclusio, confluì anch’esso nei Tractatus universi iuris, e fu edito in varie raccolte lungo i secoli XVI-XVII. La repetitio sulla decretale Clementina saepe, risalente agli inizi dell’insegnamento pavese, poi rielaborata e ampliata, fu completata nel 1482 e dedicata all’Università di Pisa; pubblicata più volte fra la fine del ’400 e la prima metà del ’600, sia autonomamente sia in collezioni miscellanee, trovò particolare diffusione nell’edizione mercuriana del 1584.
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