MORIGI, Giorgio
MORIGI, Giorgio. – Nacque a Ravenna da Pietro e da Luigia Giunchedi il 3 gennaio 1908.
Conclusi gli studi tecnici, dal 1919 iniziò a frequentare i corsi preparatori per l’accesso all’Accademia di belle arti di Ravenna allora diretta da Vittorio Guaccimanni. All’Accademia si diplomò nel 1927 dopo aver seguito i corsi di scultura, intaglio e mosaico. Proprio grazie all’arte musiva poté ottenere il suo primo successo pubblico nel 1927, quando vinse il primo premio alla Mostra internazionale d’arte di Conegliano Veneto. Nel 1928 fu presente a Cervia alla Prima Mostra del sindacato fascista di belle arti esponendo un mosaico e tre sculture; nel dicembre dello stesso anno vinse il concorso d’ammissione e una borsa di studio, che gli fu riconfermata anche l’anno successivo, per la Regia Scuola d’arte della medaglia presso la zecca di Roma. Trasferitosi nella capitale per la durata del biennio della scuola, diretta allora dall’incisore Giuseppe Romagnoli che aveva anche la cattedra di modellato, ebbe occasione di vedere e studiare approfonditamente le tante opere d’arte presenti nella città, con uno sguardo particolare nei confronti del mondo classico e della scultura rinascimentale. Durante il periodo romano entrò in contatto con il gruppo di artisti legati a Novecento, ai quali lo accomunavano la capacità espressiva di sintesi e le forme levigate e composte ispirate alla classicità romana
secondo lo stile in auge in quel periodo. Nel 1929 partecipò alla Mostra del sindacato di belle arti di Bologna esponendo cinque medaglie e, nel corso dello stesso anno, preparò una mostra personale a Roma dove presentò alcune sculture e dipinti a olio.
Conclusa l’esperienza alla Scuola della medaglia, nel 1930 rientrò a Ravenna dove allestì il suo studio realizzando con continuità una produzione artistica tutta personale, dalla pittura alla scultura, senza tralasciare l’arte della medaglia. Risalgono a questi primi anni di attività, tra il 1930 e il 1931, la serie di bozzetti preparatori nonché diversi modelli per la medagliapremio coniata in occasione dei campionati nazionali di sci che si tennero a Cortina d’Ampezzo nel 1932. In questi anni si collocano anche le due medaglie ispirate al motto latino Mens sana in corpore sano (Panzetta, 2005, p. 130) oltre a quella ispirata alla Battaglia del grano, opere che si impongono per la bellezza del modellato e per i valori plastici delle figure influenzati dalla scultura classica. Nel 1931 partecipò al concorso per le statue del foro Italico di Roma, dove presentò una grande statua di un nudo maschile reggente la clava, reinterpretazione di Ercole dalle assonanze classiche.
Nel 1932 vinse il concorso nazionale bandito dal Municipio di Ravenna per la realizzazione della medaglia da eseguire in occasione del III Colloquio internazionale di archeologia cristiana. Di piccolo formato, raffigura nel diritto il mosaico del Buon Pastore del mausoleo di Galla Placidia e, nel rovescio, il Monogramma del re Teodorico, realizzando una sapiente sintesi storico-artistica dell’importante evento culturale ravennate. Nel 1932 Morigi partecipò anche a numerose esposizioni mostrando la varietà della sua produzione: a Faenza realizzò una medaglia commemorativa in occasione della Settimana faentina d’arte e artigianato mentre a Voltana (frazione di Lugo) progettò una fontana con giardino; sempre nello stesso anno a Rimini fu presente alla I Mostra d’arte contemporanea romagnola con il dipinto Sogno (Ravenna, Museo d’arte della città).
In seguito si distinse come scultore, facendo propria la lezione di Domenico Rambelli (amico e maestro riconosciuto) e di Francesco Messina. Nei ritratti, in particolare, sperimentò una nuova cifra poetica, quasi espressionistica; ne sono un esempio il busto di Mussolini, in bronzo, commissionatogli dal Collegio degli avvocati di Ravenna e inaugurato nel 1933 all’interno del palazzo di Giustizia, e il ritratto in gesso di Arnaldo Mussolini eseguito in occasione del concorso bandito dall’amministrazione provinciale di Forlì e collocato nella sala delle adunanze del rettorato provinciale. Di grande impatto emotivo sono anche i busti raffiguranti Il vecchio (1933), Lo sfregiato (1935; Ravenna, Museo d’arte della città), L’alienato cieco (1936), Vittorio Guaccimanni (1939; Ravenna, Museo d’arte della città) e Antonio Beltramelli (1939; Viroli, 1998, pp. 218 s.).
Fu comunque nella medaglistica che Morigi ottenne i maggiori successi e il riconoscimento sia nazionale sia internazionale tanto da essere invitato ufficialmente alla XXI Biennale internazionale di Venezia del 1938, dove espose quattro medaglie di cui tre rappresentanti il Duce, Galeazzo Ciano ed Ettore Muty. Nello stesso anno fu presente alla I Mostra nazionale della medaglia di Roma con dieci opere, in gran parte presentate anche a Buenos Aires alla Mostra nazionale d’arte tenutasi sempre nel 1938.
Del nucleo di medaglie tematicamente legate al fascismo vanno menzionate quella del 1936 in ricordo della campagna in Africa orientale, quella dedicata all’autarchia, modellata nel 1938, particolarmente efficace per l’accuratezza d’interpretazione e per l’armoniosa e sintetica rappresentazione del programma economico propugnato dal regime (ibid., pp. 214 s.), quella, di grande effetto narrativo, voluta dal fascismo ravennate per celebrare i reduci della campagna di Spagna, coniata nel 1939. Nel 1938 fu coinvolto nella realizzazione della medaglia celebrativa di Alfredo Oriani, che reca nel diritto il Ritratto di Oriani mentre nel rovescio è rappresentata la Villa del cardello, storica residenza del poeta già dichiarata monumento nazionale nel 1924.
Sul volgere del decennio, realizzò alcune medaglie dalla forza e dolcezza inaspettate come quella per il piccolo Fulvio Conti o quella dedicata alla coppia di sposi Carla e Radamanto Conti nell’anniversario del loro matrimonio (Ravenna, collezione Conti).
Nel 1940 realizzò uno dei suoi capolavori per resa realistica e potenza espressiva: il busto in bronzo di Carlo Delacroix (Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense), che fu collocato all’interno della casa del mutilato a Ravenna, per la quale progettò anche la decorazione dell’arengario, con un altorilievo in marmo dove al centro campeggiava una Medusa. In un articolo apparso su Il Corriere padano della fine del 1940, Aglauco Casadio descrisse lo studio di Morigi ricordando, tra le opere lì presenti, il busto in gesso di Ettore Muty al quale stava lavorando pochi mesi prima di partire come volontario, col grado di tenente nel 29° reggimento artiglieria Modena, per il fronte greco-albanese.
Morì il 17 giugno 1941, presso Aliki, a qualche decina di chilomentri da Atene.
I resti di Morigi, traslati dalla Grecia nel cimitero militare di Bari, furono tumulati nel cimitero di Ravenna il 25 giugno 1962. In questo stesso anno, su proposta di Francesco Giannone, direttore artistico della Scuola d’arte della medaglia e del quale Morigi era stato compagno di studi alla Zecca di Roma, gli fu intitolata un’aula all’interno della scuola. Sempre quell’anno a Ravenna fu allestita una mostra antologica in cui Giannone nel testo introduttivo ricordava come l’opera di Morigi capace di «sintetizzare sapientemente impressioni, ritratti ed eventi » fosse per gli ex colleghi di studi fonte di compiacimento e orgoglio.
Fonti e Bibl.: R. B., La Mostra d’arte romagnola, in Il Resto del carlino, 27 settembre 1936; L. Pasquini, La II Sindacale d’arte a Ravenna. Rassegna totalitaria delle forze operanti in Provincia, in Il Corriere padano, 8 ottobre 1936; N. Montanari, Un medaglista d’oggi G. M., in Il Quadrivio, 27 novembre 1938, p. 8; Affermazione di artisti ravennati, in Santa Milizia, 23 settembre 1938; XXI Biennale di Venezia (catal.), Venezia 1938, p. 83; A. Casadio, Uno scultore romagnolo. G. M., in Il Corriere padano, 28 novembre 1940; F. Giannone, Ricordo di un collega, in Retrospettiva dello scultore G. M. (catal.), Ravenna 1962; A. Margotti, L’interessante retrospettiva dello scultore G. M., in Il Resto del carlino, 5 novembre 1962; M.G. Morganti, G. M., in Scultori italiani negli anni Trenta. Forme e miti tra città e provincia (catal.), a cura di G.C. Bojani, Faenza 1988, pp. 35-45; N. Galeati, Un grande scultore «dimenticato», in Il Resto del carlino, 8 febbraio 1996; G. Viroli, Il gesto sospeso. Scultura nel Ravennate negli ultimi due secoli, Ravenna 1997, pp. 211-218, 238 s.; La nuova «Casa del Mutilato» di Ravenna. Storia, arte, architettura, a cura di I. Simonini, Ravenna 2002; A. Panzetta, Eterni atleti. L’immagine dello sport nella scultura italiana tra 1896 e 1960, Bologna 2005, pp. 75-130; G. Morelli, G. M. Un artista nella Ravenna degli anni Trenta, in La Piè, LXXXVII (2008), 6, pp. 254-258.