Morandi, Giorgio
La meditazione attorno alla natura e agli oggetti
Giorgio Morandi è stato uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento. Ha dipinto paesaggi solitari e nature morte fatte di oggetti comuni, illuminati secondo diverse angolazioni con effetti di delicata poesia
Giorgio Morandi nasce a Bologna nel 1890. Le sue prime esperienze pittoriche rivelano l’influsso dell’artista francese Paul Cézanne, vicino agli impressionisti, che ritrae la realtà secondo personali elaborazioni mentali.
Nella sua produzione pittorica Morandi si dedica al paesaggio e alla natura morta, rappresentando di preferenza oggetti collocati su un tavolo o vasi con fiori. I temi scelti sono ripetitivi perché l’artista sembra avvertire il bisogno di tornare continuamente sul medesimo soggetto per esaurirne significato ed espressività: una bottiglia, un vaso o una ciotola possono cambiare aspetto in base al modo in cui la luce vi si posa sopra.
Oltre che alla pittura, Morandi si dedica anche all’incisione, di cui tiene la cattedra all’Accademia di belle arti di Bologna per ventisei anni, dal 1930 fino alla pensione, nel 1956. Per tutta la vita lavora con queste tecniche, in particolare con l’acquaforte, creando incisioni dallo stile inconfondibile.
Benché lavori in autonomia, Morandi segue le evoluzioni dell’arte contemporanea. Si avvicina al movimento futurista (futurismo), anche se in modo superficiale, e guarda con interesse al cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque. Esercitano un’influenza notevole sulla sua opera sia maestri del passato più recente come il francese Jean-Baptiste Chardin, di cui Morandi apprezza i colori tenui e i delicati accordi tonali, sia la tradizione italiana del Trecento e del Quattrocento (per esempio Giotto, Masaccio, Paolo Uccello, Piero della Francesca), che lo attrae per la semplicità di visione e per la capacità di rendere la purezza geometrica delle forme.
Durante gli anni della Prima guerra mondiale, Morandi si avvicina alla metafisica di Giorgio De Chirico, anche grazie alle informazioni che gli provengono dalla rivista bolognese Raccolta, dove si pubblicano i testi di vari esponenti del movimento (Alberto Savinio, Filippo De Pisis, Carlo Carrà). In quest’epoca l’artista crea nature morte in cui compaiono manichini e vari oggetti (un pezzo di pane, una bottiglia, un foglio di carta, un libro) dipinti con colori che variano dal giallo al marrone, con contorni netti, che emanano un’atmosfera enigmatica e un’idea d’immobilità.
Dopo il 1920 Morandi abbandona la metafisica e torna a dipingere gli oggetti amati in una dimensione più umana e poetica: nei dipinti la pennellata si ripresenta morbida, i margini di vasi e bottiglie diventano meno netti, i colori appaiono tenui, smorzati; la luce incide sugli oggetti, proiettando ombre più o meno profonde e sembra dare vita alle cose inanimate. Le sue nature morte acquistano in questa fase una solida consistenza, anche grazie alla vicinanza alle idee diffuse dalla rivista Valori plastici.
Col passare degli anni Morandi continua ad approfondire gli stessi temi sia con la pittura sia con l’incisione: accanto alle composizioni con oggetti appare molto presente anche il paesaggio, che è disabitato e spoglio ed è reso attraverso una trama di tratti incrociati.
Negli ultimi vent’anni della sua produzione, fino al 1964, anno della morte, i dipinti tendono a diventare più piatti: gli oggetti prediletti sono accostati strettamente tra loro al centro del quadro, dipinti come netti campi di colore (simili a grandi tessere di mosaico), fin quasi ad allontanarsi dal motivo reale.
A Morandi la città di Bologna ha dedicato un museo personale nel 1993.
Le nature morte di Morandi hanno spesso come protagonisti gruppi di bottiglie di varie dimensioni e dalle forme affusolate. Queste bottiglie diventano col tempo uno dei motivi più tipici e conosciuti dell’artista.
Giò Ponti, importante architetto e designer italiano, si ispirerà a queste immagini di Morandi per una serie di bottiglie prodotte per la ditta Venini di Murano, impegnata nel rilancio della tradizionale arte veneziana del vetro.
Le forme sono le stesse di quelle morandiane, ma Ponti rinnova e trasforma il motivo attraverso l’utilizzo di colori accesi stesi attraverso movimentate striature.