MANGANARO, Giorgio
Nacque a Portoferraio nell'isola d'Elba nel 1797. Il padre Giuseppe, appartenente a una facoltosa famiglia locale, durante l'occupazione francese del 1799 era stato uno dei principali esponenti dei democratici elbani: capitano della guardia nazionale, dopo la partenza dei Francesi dall'isola dovette temporaneamente andare in esilio. Compiuti gli studi inferiori a Portoferraio, il M. volle seguire l'esempio del fratello maggiore Giovanni (combattente nell'esercito napoleonico nelle battaglie di Lützen e Bautzen), arruolandosi, durante la permanenza di Napoleone Bonaparte all'Elba (maggio 1814 - febbraio 1815), nel corpo di artiglieria della "vecchia guardia", e ottenendo in breve tempo il grado di sottotenente.
Il M. conobbe personalmente l'imperatore, che acquistò dalla sua famiglia la tenuta di San Martino facendone la propria residenza.
Dopo la partenza di Napoleone dall'Elba, il M. abbandonò la vita militare e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pisa, conseguendo la laurea nel 1820. Negli anni seguenti, si dedicò alla professione forense, che non avrebbe mai abbandonato, e mantenne i convincimenti liberali maturati in gioventù. Nel 1832 fu coinvolto, insieme con altri sudditi elbani, nelle indagini su un tentativo rivoluzionario che si sarebbe dovuto realizzare il giorno di Pasqua. L'anno successivo, durante lo scalo a Portoferraio di una nave austriaca avente a bordo alcuni prigionieri politici dello Stato pontificio (vi erano, fra gli altri, C. Pepoli e T. Mamiani), il M. fece pervenire loro un saluto e un omaggio di giornali e di libri, ricevendone in cambio una lettera di ringraziamento.
Al 1833 risale anche l'inizio della sua profonda amicizia con F.D. Guerrazzi (in quel frangente detenuto nel forte Stella all'isola d'Elba). Negli anni seguenti, grazie alle questioni relative alla successione di villa San Martino, il M. entrò in relazione con Gerolamo Bonaparte e con Carlo Luigi Napoleone, il futuro Napoleone III.
Nel giugno 1848, dopo la concessione dello statuto da parte del granduca Leopoldo II, il M. fu eletto deputato per il collegio di Portoferraio. Nella Camera legislativa toscana il M., che riconfermò il seggio anche nelle elezioni del novembre 1848, prese la parola in numerose occasioni: particolarmente significativi furono gli interventi (entrambi del gennaio 1849) in favore della proposta di emissione di buoni del Tesoro per far fronte alle gravi necessità dello Stato e a sostegno della convocazione di una Assemblea costituente italiana, ritenuta dal M. indispensabile strumento per il conseguimento dell'unità e dell'indipendenza d'Italia.
Non meno rilevante fu il ruolo rivestito dal M., al di fuori delle aule parlamentari, nel concitato biennio rivoluzionario toscano: già nel novembre 1848 Guerrazzi, ministro dell'Interno nel gabinetto democratico presieduto da G. Montanelli, lo incaricò di riportare l'ordine nell'isola d'Elba, scossa da ripetuti tumulti. Con mano ferma e abile, il M. portò a termine in breve tempo la propria missione, guadagnandosi il pubblico elogio di Guerrazzi. Nei giorni immediatamente successivi alla fuga di Leopoldo II e alla costituzione del Triumvirato (8 febbr. 1849) composto da Guerrazzi, da Montanelli e da G. Mazzoni, fu affidato al M., nominato l'11 febbr. 1849 prefetto di Pistoia, il compito di sedare la rivolta scoppiata nella città di Empoli, ove bande di reazionari avevano distrutto la stazione ferroviaria. Senza spargimento di sangue e grazie all'arresto di alcuni parroci e degli elementi più scalmanati, il M. riuscì anche in questa occasione a garantire il ritorno alla normalità. Il 12 marzo 1849 fu eletto deputato dell'isola d'Elba all'Assemblea legislativa toscana, ove svolse solamente un breve intervento a favore dell'unità e dell'indipendenza italiane (3 apr. 1849). Il 24 marzo 1849 era stato nominato fra i componenti della commissione governativa incaricata di amministrare la città di Livorno. Negli stessi giorni il fratello Giovanni era stato designato da Guerrazzi come ministro della Guerra nel rinnovato esecutivo provvisorio toscano.
Rimasto governatore unico di Livorno (6 apr. 1849), il M. tentò in un primo momento di organizzare la resistenza armata contro l'incipiente restaurazione granducale appoggiata dalle armi austriache. Ma, dopo i fatti del 12 apr. 1849, quando la Toscana, in maniera pressoché incruenta, si riconsegnò alla dinastia lorenese, il M., temendo per la propria incolumità, abbandonò Livorno e si rifugiò all'Elba. Nei mesi seguenti, sebbene fosse rimasto profondamente segnato dalla scomparsa del fratello Giovanni (settembre 1849), non abbandonò al proprio destino l'amico Guerrazzi, duramente colpito dalla reazione granducale, e collaborò attivamente alla difesa processuale del patriota livornese.
Il M. e Guerrazzi rimasero in contatto epistolare anche negli anni dell'esilio del vecchio triumviro: fiduciosi nell'azione di Vittorio Emanuele II, dissentivano profondamente rispetto alla politica di Napoleone III, che il M. avrebbe difeso anche dopo l'armistizio di Villafranca. D'altro canto, in qualità di amministratore delle proprietà elbane della famiglia Bonaparte, il M. era già stato in frequente contatto con l'imperatore.
Il 7 ag. 1859 il M. fu eletto deputato al Parlamento toscano, che assunse il nome di Assemblea dei rappresentanti. Nominato questore della nuova Camera, il M. votò a favore della definitiva decadenza della dinastia lorenese. Battendosi fieramente contro le tendenze autonomistiche, caldeggiò l'ingresso della Toscana in un regno costituzionale dell'Alta Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II. Il 25 marzo 1860, sconfiggendo nettamente G. Garibaldi, candidato dai democratici elbani, fu eletto deputato del collegio di Portoferraio per la VII legislatura del Parlamento subalpino, allargato per la prima volta ai rappresentanti della Toscana e dell'Emilia-Romagna. Il 12 maggio 1860 il M. presentò, insieme con altri deputati (fra i quali G. Finali, C. Pepoli, C. Berti Pichat), un disegno di legge volto ad accordare la cittadinanza italiana agli abitanti delle province non ancora annesse. Pochi giorni dopo si dichiarò in aula nettamente a favore della cessione della Savoia e di Nizza alla Francia. Il sostegno fornito in quella circostanza alla politica cavouriana incrinò in maniera definitiva la trentennale amicizia fra il M. e Guerrazzi.
Nominato nel marzo 1860 cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, il M. ebbe nel 1861 l'incarico di sottoprefetto di Sciacca, ove dovette sedare un moto contro la coscrizione obbligatoria. Negli anni seguenti fu sottoprefetto a Barletta, quindi a Portoferraio.
Da alcuni anni collocato a riposo, morì a Portoferraio il 9 febbr. 1872.
Fonti e Bibl.: Documenti del processo di lesa maestà istruito nel tribunale di prima istanza di Firenze nelli anni 1849-1850, Firenze 1850, pp. 447-450; F.D. Guerrazzi, Apologia della vita politica, Firenze 1851, pp. 44, 391 s.; Collezione di documenti per servire alla storia della Toscana dei tempi nostri e alla difesa di F.D. Guerrazzi, a cura di T. Corsi - T. Menichelli, Firenze 1853, pp. 154, 275; Le Assemblee del Risorgimento, Roma 1911, III, Toscana, ad ind.; L. Toschi, L'epistolario di F.D. Guerrazzi: con il catalogo delle lettere edite e inedite, Firenze 1978, ad ind.; Il Quarantotto in Toscana. Diario inedito del conte Luigi Passerini de' Rilli, a cura di F. Martini, Firenze 1948, ad ind.; P. Martini, Diario livornese. Ultimi periodi della rivoluzione del 1849, a cura di D. Novacco, Livorno 1961, ad ind.; E. Michel, Un complotto militare all'isola d'Elba (1820-21), in Rass. storica del Risorgimento, VIII (1921), f. straordinario, p. 109; G. Marcelli, Amici politici elbani di F.D. Guerrazzi, in Boll. stor. livornese, II (1938), pp. 257-291; A. Preziosi, Fermenti patriottici, religiosi e sociali all'isola d'Elba (1821-1921), Firenze 1976, ad ind.; R.P. Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli "anni francesi" all'Unità, in Storia d'Italia (Utet), XIII, 3, Torino 1993, p. 392.