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LAMPUGNANI, Giorgio

di Francesca M. Vaglienti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)
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LAMPUGNANI, Giorgio

Francesca M. Vaglienti

Figlio del giureconsulto Uberto e di Giovanna Omodei, nacque probabilmente intorno al 1385 a Pavia, in parrocchia S. Colombano. Addottoratosi all'Università di Pavia, vi insegnò diritto per un certo periodo.

Nel 1447, all'indomani della morte del duca Filippo Maria Visconti, il L. fu tra i primi promotori, insieme con i fratelli Oldrado e Pietro e con il nipote Princivalle, di un reggimento cittadino autonomo - poi denominato Repubblica ambrosiana - per affrontare la crisi politica apertasi con l'estinzione della dinastia signorile legittima e per tentare di conservare a Milano l'indipendenza dai potentati stranieri e il ruolo egemonico della capitale ambrosiana sul dominio. Nominato sin dall'inizio tra i 24 capitani della Repubblica ambrosiana, nel gennaio 1449 fu accusato, insieme con Teodoro Bossi, da altri due capitani - Giovanni Ossona e Giovanni Appiani - di intrattenere segrete alleanze con Francesco Sforza e fu allontanato da Milano con il falso movente, creato per non provocare agitazioni, di una missione diplomatica presso l'imperatore; raggiunta Como fu catturato, imprigionato, condotto a Monza e sottoposto a processo per tradimento insieme con il collega. Il Bossi, sotto tortura, confessò il presunto tradimento e denunciò i suoi presunti complici, avendone in cambio salva la vita. Non così il L., cui non valse come difesa l'esser stato tra i primi fautori del reggimento ambrosiano. Probabilmente sul volgere del mese di gennaio del 1449 fu decapitato.

Il L. e Teodoro Bossi erano esponenti ghibellini di casati stretti da un forte vincolo consortile nella loro terra di origine, la tradizionalmente faziosa Legnano, dilaniata, a metà del XV secolo, tra sostenitori e oppositori all'ascesa al trono ducale di Francesco Sforza.

Pesò certamente sul L. il ruolo del fratello Oldrado, che già nel 1448 appoggiava apertamente il condottiero nelle sue azioni militari e politiche, ma anche un'indole personale giudicata a posteriori feroce e faziosa. Del resto, la grave incertezza istituzionale determinatasi nel Ducato di Milano con la morte dell'ultimo Visconti era destinata ad accelerare il tracollo sociale ed economico di molti rami, fra i più deboli di un medesimo lignaggio, stravolgendo l'originaria strategia di alleanze strette in ambito familiare, creando schieramenti compositi e trasversali, di difficile definizione, impegnati su fronti opposti in una dura lotta intestina.

Quando Francesco Sforza si insediò saldamente sul trono ducale di Milano, Giovanni Ossona e Giovanni Appiani furono rinchiusi a loro volta nelle carceri di Monza e, nel gennaio 1451, il fratello del L., Oldrado, fu inviato a interrogarli. L'incontro non sortì esiti immediati, ma fu forse prodromo degli avvenimenti del settembre 1452, quando i prigionieri tentarono di evadere e, scoperti, si rifugiarono in armi nella rocca di Monza. Intervenne prontamente la duchessa Bianca Maria Visconti che promise loro l'incolumità fisica e in cambio ne ottenne la resa pacifica e immediata. Durante il trasferimento dei prigionieri a Milano, a un solo miglio di distanza da Monza, Gerolamo Lampugnani, figlio di Princivalle e pronipote del L., che era riuscito a far parte della scorta armata di guardia, fece uccidere Giovanni Ossona vendicando la morte del prozio.

Fonti e Bibl.: A. Bianchi-Giovini, La Repubblica di Milano dopo la morte di Filippo Maria Visconti, Milano 1848, p. 178; L. G., in Nuovo digesto italiano, VII, a cura di M. D'Amelio, Torino 1938, p. 536; G. Sutermeister, Il castello di Legnano, in Memorie della R. Deputazione lombarda di storia patria. Sezione di Legnano, VIII (1940), pp. 31, 59; F. Cognasso, La Repubblica di S. Ambrogio, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 430; M. Spinelli, Ricerche per una nuova storia della Repubblica ambrosiana, in Nuova Rivista storica, LXX-LXXI (1986-87), p. 251; F.M. Vaglienti, "Non siando may puniti de li excessi fati, ogni dì presumono fare pegio": violenze consortili nella Legnano di fine '400, in L'alto Milanese nell'età del Ducato, a cura di C. Tallone, Varese 1995, pp. 147 s.

Vedi anche
Ghibellini Sostenitori della fazione tedesca capeggiata dagli Hohenstaufen, signori di Waibling (da cui il nome) e duchi di Svevia, in contrapposizione ai Guelfi. Francésco I Sforza duca di Milano Francésco I Sforza duca di Milano. - Figlio (San Miniato 1401 - Milano 1466) di Muzio Attendolo Sforza e della sua concubina Lucia; avviato all'arte militare dal padre, ventenne fu viceré di Calabria, poi riconquistò, al comando delle truppe ereditate dal padre (1424), Napoli per la regina Giovanna II, ... parrocchia Ente ecclesiastico territoriale di base che forma, assieme alle altre parrocchia di una determinata partizione di territorio, la diocesi. ● Il can. 515 la definisce come una determinata comunità di fedeli, eretta stabilmente nell’ambito di una Chiesa particolare (la diocesi), la cui cura pastorale è ... duca Titolo nobiliare che, nella gerarchia araldica, segue quello di principe. In età tardoromana il termine (lat. dux) individuava il detentore del potere militare in una o due province, ma dal Medioevo in poi passò a indicare colui che deteneva poteri militari e civili, con titolo e carica ereditari, in ...
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